Dove vuole arrivare Dow Chemical, la seconda Industria chimica mondiale?

di Marco de' Francesco ♦︎ La multinazionale - 39 miliardi di fatturato e 35.700 dipendenti -ha quattro stabilimenti in Italia che generano 650 milioni di revenues. Il centro globale di R&S di tecnologie di applicazione dei poliuretani di Correggio. Le resine poliesteri di Parona per gli imballaggi dell’alimentare. E in futuro… Ne parliamo con il ceo Fabio Giambelli

Dow Italia impianto di Correggio

Plastica riciclabile non una volta, ma infinite volte. Un’innovazione legata a The Dow Chemical Company, secondo produttore e seconda industria chimica globale dopo la tedesca Basf, nonché società sussidiaria di Dow Inc., che nel primo trimestre dell’anno in corso è cresciuta dell’11% rispetto agli ultimi tre mesi del 2020. Dow nel Belpaese è presente dal 1960 con la consociata Dow Italia, guidata dal presidente e ceo (nonché home & personal care Europe sales director) Fabio Giambelli. La citata innovazione deriva da un recentissimo accordo con l’azienda britannica Mura Technology. Questa dispone di una tecnologia che utilizza il vapore supercritico per riconvertire la plastica nelle sostanze chimiche e negli oli da cui è stata generata. Dow utilizzerà questi “ingredienti” per sviluppare nuova materia vergine per gli imballaggi alimentari. A regime, questo sistema consentirà di riciclare fino a 80mila tonnellate di rifiuti.

Sempre Dow produce schiume poliuretaniche ricavando dalle imbottiture dei materassi (destinati alla discarica o all’inceneritore) il poliolo, un composto contenente gruppi ossidrilici che serve come matrice chimica. E ha inventato un silicone termo conduttivo per i pacchi batteria dei veicoli elettrici: la gestione del calore è fondamentale per la sicurezza e la durata degli accumulatori, e in questo contesto lo speciale riempitivo assume un ruolo chiave. È la svolta green di Dow, colosso da 39 miliardi di fatturato e 35.700 dipendenti. L’industria chimica, nata 124 anni fa ad opera del geniale Herbert Henry Dow, come si diceva ha fatto segnare un balzo in avanti nel primo trimestre 2021: 11,8 miliardi di dollari di ricavi, 2,1 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+ 21,6%) e 1,1 miliardi in più rispetto agli ultimi tre mesi del 2020 (+ 10,9%). Anche l’operating ebitda, a quota 2,2 miliardi, è risultato in crescita del 27,5% rispetto al valore dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. Per il secondo trimestre 2021 Dow prevede vendite anche superiori ai 12,5 miliardi.







La multinazionale è operativa in una molteplicità di campi. Ad esempio nelle plastiche di base, che costituiscono il 26% dei ricavi, e in quelle performanti (25%), come il polietilene, polipropilene e altro; ma anche nella chimica di base, con la soda caustica, il vinile, e il propilene, e quella ad alte prestazioni, come ad esempio le nitroparaffine o il nitrometano, utilizzati nell’industria farmaceutica.

Fabio Giambelli, presidente e amministratore delegato Dow Italia

 

L’industria chimica è conosciuta anche per la fusione con la Union Carbide (1999, per 9,3 miliardi di dollari) e per la fusione (2015) e separazione (2019) con il colosso DuPont. La società combinata, nota come DowDuPont , aveva un valore stimato di 130 miliardi di dollari, era detenuta in ugual misura dagli azionisti di entrambe le società e manteneva le rispettive sedi in Michigan e Delaware. DowDuPont si è sciolta, formando Dow Inc. Lo spin-off è stato completato il primo aprile 2019, momento in cui Dow Inc. è diventata una società indipendente quotata in borsa e la società madre diretta di The Dow Chemical Company.

Quanto a Dow Italia (oltre 400 dipendenti), nel 2019 ha fatto registrare un fatturato annuale di circa 650 milioni di euro. Dispone di impianti industriali a Correggio (Reggio Emilia), Mozzanica (Bergamo), Mozzate (Como) e Parona (Pavia). E, soprattutto, ospita nel primo stabilimento un centro globale di Ricerca e Sviluppo di tecnologie di applicazione dei poliuretani. «Proprio qui si sviluppano nuovi isolanti temici, per varie applicazioni nell’edilizia e nell’automotive» – ha affermato Giambelli, che abbiamo intervistato.

 

D: Cosa fate nello stabilimento di Correggio?

R&D Correggio PU moulding units. A Correggio Dow Chemical sta sviluppando applicazioni che contengono materiale derivato dal riciclo dei materassi. Il poliuretano, già contenuto nelle imbottiture dei materassi a fine vita, viene riutilizzato tramite un processo chimico grazie al quale si ottiene il poliolo, un composto contenente gruppi ossidrilici, che serve come matrice per la realizzazione di nuove schiume poliuretaniche flessibili e plastica poliuretanica semirigida per i mercati consumer e industriali

R: Sistemi poliuretanici per isolamento termico (frigoriferi, pannelli isolanti) e per applicazioni nell’industria automobilistica (sedili, volanti, braccioli, interno porte, cruscotti, filtri aria), dell’arredamento (imbottiture per divani, sedie, sanitaria) e della calzatura (scarpe da lavoro, sportive, casual); ma anche per gli adesivi (riciclo materiali, rivestimenti protettivi anticorrosione per infrastrutture). 

 

D: In quello di Mozzate, invece?

R: Resine poliuretaniche e speciali, utilizzate per la realizzazione di adesivi per l’imballaggio flessibile dei prodotti alimentari, plastiche per l’automotive, per la plastificazione della carta e per la “finta pelle”, che si realizza legando materie prime molto diverse le une con le altre.

 

D: A Parona e a Mozzanica, invece?

R: A Parona, resine poliesteri per la produzione di adesivi utilizzati nell’imballaggio dei prodotti alimentari e per applicazioni poliuretaniche nei settori del footwear, del construction insulation e degli elastomeri. A Mozzanica, emulsioni acriliche in fase acquosa, usate sia come Psa (“Pressure sensitive adhesives) sia come binders nel mercato tessile.

 

D: Dow Italia è un’azienda avanzata in termini di lean production.

Dow Chemical Mozzanica, dove si producono emulsioni acriliche in fase acquosa, usate sia come Psa (“Pressure sensitive adhesives) sia come binders nel mercato tessile

R: Sì, e ciò ci ha molto aiutato con la pandemia. In generale, abbiamo abbracciato il nostro sistema a livello corporate, che prevede standard molto più ambiziosi di quelli comunemente adottati, sia nelle aziende che in enti di tipo diverso. Così, quando la domanda ha iniziato a calare, siamo riusciti a distribuire i volumi tra i diversi Paesi verso i quali esportiamo in modo molto efficace, aumentando la quota di quelli più ricettivi per compensare la chiusura di altri. Tutto questo è stato possibile grazie all’organizzazione lean che ci eravamo dati.

 

D: Quali implementazioni di digital transformation avete realizzato?

R: A Correggio, ad esempio, disponiamo di una piattaforma digital di amministrazione degli ordini, collegata a Sap, il noto gestionale. Quando arriva un ordine, si sviluppa la formulazione delle miscele di sostanze necessarie per creare il composto poliuretanico da noi commercializzato; automaticamente, si genera la domanda di queste materie essenziali, e viene pianificata la produzione. Vero che quest’ultima attività è centralizzata nei Paesi Bassi, ma noi sappiamo real time cosa ci serve e conosciamo la tempistica. Agendo secondo prescrizioni definite, siamo coerenti con la qualità integrata richiesta dal gruppo, ed emettiamo certificati di analisi di valore globale.  Grazie al digitale, poi, anche la miscelazione è sempre più automatizzata a flessibile. Ciò ci consente grande agilità nel cambio di prodotto, e in questo modo incontriamo la domanda diversificata del mercato.            

 

D: Nel 2019 Dow Italia (oltre 400 dipendenti) ha fatto registrare un fatturato annuale di circa 650 milioni di euro. Si può avere qualche indicazione sui trend di andamento dell’azienda nel 2020?

Nello stabilimento Dow Chemical a Parona sono prodotte resine poliesteri per la produzione di adesivi utilizzati nell’imballaggio dei prodotti alimentari e per applicazioni poliuretaniche nei settori del footwear, del construction insulation e degli elastomeri

R: L’andamento è stato in linea con quello della chimica in generale, con una contrazione di volumi inferiore al 10% rispetto all’anno precedente. È un risultato di tutto rispetto, visto quello che è accaduto a tante altre aziende.

 

D: Quali sono i vostri obiettivi di crescita per l’anno in corso e per il prossimo?

R: Il nostro obiettivo è sempre quello di crescere un punto e mezzo in più rispetto al Pil del Paese. È un criterio serio per essere competitivi. Ci riusciremo? Il fatto è che ci sono tante variabili in grado di influire sul nostro risultato. Mi riferisco al persistere della pandemia, alla carenza di materie prime e degli ingredienti di base, al calo della domanda.

 

D: Quando si tornerà alla situazione del 2019?

R: Probabilmente non si tornerà alla stessa identica situazione del 2019. E non mi riferisco ai volumi, quanto al bilanciamento della domanda, che sarà necessariamente diverso. Per fare un esempio, con la chiusura di ristoranti e aziende, si è assistito ad un calo del consumo di detergente industriale e ad un aumento di quello domestico. Ma le abitudini che la gente ha contratto durante la pandemia saranno verosimilmente differenti. Quanto ai volumi, a livello macro (chimica) si tornerà ai livelli del 2019 solo alla fine del 2022. Andrà meglio nel comparto particolare del make-up: si tornerà alla normalità nell’ultimo trimestre dell’anno in corso, secondo diversi studi.     

 

D: Quali sono le strategie per la crescita di Dow Italia?  Su cosa puntate?

R&D Correggio Mechanical tests. Nello stabilimento di Correggio vengono prodotti sistemi poliuretanici per isolamento termico e per applicazioni nell’industria automobilistica, dell’arredamento della calzatura; ma anche per gli adesivi

R: La nostra strategia per la crescita si basa su quattro pilastri: l’innovazione, la sostenibilità, la centralità del cliente e l’inclusione. La spesa per il primo pilastro in Italia è anche superiore, in proporzione, al 2% di fatturato che rappresenta l’investimento a livello corporate.

 

D: Ad esempio, cosa comporta questa strategia? Nuovi prodotti? E in quali settori?

R: Per fare un esempio, a Correggio stiamo sviluppando applicazioni che contengono materiale derivato dal riciclo dei materassi. Il poliuretano, già contenuto nelle imbottiture dei materassi a fine vita, viene riutilizzato, ma il nostro non è un riciclo meccanico: non comporta un semplice prelevamento o la frammentazione, bensì un processo chimico grazie al quale si ottiene il poliolo, un composto contenente gruppi ossidrilici, che serve come matrice per la realizzazione di nuove schiume poliuretaniche flessibili e plastica poliuretanica semirigida per i mercati consumer e industriali. Si dà vita, cioè, ad una vera e propria economia circolare, un sistema per eliminare gli sprechi e il consumo continuo delle risorse. L’idea è che i “rifiuti” di un processo diventino “alimenti” per un altro. In questo modo, una materia trasformata in prodotto trova una seconda vita come sottoprodotto. Bisogna creare un circuito chiuso.  Ed è proprio quello che facciamo

 

D: È economico ottenere il poliolo con questa modalità?

Magazzino di The Dow Chemical Company, secondo produttore e seconda industria chimica globale dopo la tedesca Basf, nonché società sussidiaria di Dow Inc., che nel primo trimestre dell’anno in corso è cresciuta dell’11% rispetto agli ultimi tre mesi del 2020.

R: Direi di no. È complicato e costoso, ma risponde a nuovi trend industriali e sociali. Il riciclo chimico verrà applicato ad altre applicazioni del poliuretano a seguito della prima implementazione sul riciclo dei materassi a fine vita.

 

D: Ad esempio, quali altri prodotti?

R: Si pensi agli adesivi solvent-less. Dow ha sviluppato adesivi poliuretanici senza solventi o a base acqua, con materiali innovativi coperti da intellectual property. Trovano molte applicazioni: per laminazioni di poliestere, polietilene e altri film poliolefinici da imballaggio. Ma si pensi anche alla cosmetica. Dow ha realizzato un booster, e cioè un prodotto che amplifica i benefici di creme e sieri, che è a base biologica e quindi facilmente biodegradabile. Deriva dall’amido di mais certificato come non geneticamente modificato. Ancora, Dow ha inventato un silicone particolare, riempitivo a bassa densità, per applicazioni automobilistiche. Adatto, soprattutto, alle green car: i pacchi batteria dei veicoli elettrici sono un componente chiave. La gestione termica è fondamentale per la sicurezza e la durata degli accumulatori, e in questo contesto il riempitivo termo-conduttivo assume un ruolo chiave. Dunque, se la domanda è: perché queste cose non sono state fatte prima? La risposta è: perché non c’era la tecnologia. Ora c’è. Ma è anche vero che tutti questi nuovi prodotti risentono di un impegno più marcato da parte dell’industria chimica e di Dow in particolare: quello di creare un mondo più sostenibile grazie alla scienza dei materiali.  

 

D: La sostenibilità porta alla crescita?

Impianto Dow Chemical. La strategia della branch italiana per la crescita si basa su quattro pilastri: l’innovazione, la sostenibilità, la centralità del cliente e l’inclusione. La spesa per il primo pilastro in Italia è anche superiore, in proporzione, al 2% di fatturato che rappresenta l’investimento a livello corporate

R: Più che altro, non c’è una strada diversa. La spinta verso la sostenibilità è molto forte, e si traduce non solo in attività industriali, ma anche in collaborazioni e partnership con altre aziende, talvolta con aziende-clienti, e nel sostegno a start-up impegnate su questo fronte. 

 

D: Può fare un esempio di collaborazione?

R: Sì, ad esempio collaboriamo con un nostro cliente, Upm, che produce ad esempio materiali per l’etichettatura per il segmento alimentare, e per quelli delle bevande, della cura della persona e altro. Ecco, grazie alla partnership con la divisione Upm Biofuels noi utilizziamo un olio che deriva da una loro attività di pressatura della carta di cellulosa, e che poi serve per la realizzazione di alcune bio-based polietilene per utilizzo nei prodotti di imballaggio alimentari. Anche qui, si tratta di un ulteriore esempio di economia circolare e sostenibile.  

 

D: A proposito, invece, dell’altro pillar, l’innovazione, Dow Italia ha un centro globale di Ricerca e Sviluppo di tecnologie di applicazione dei poliuretani a Correggio e un Pack Studios, centro innovativo per lo sviluppo di prodotti e tecnologie nell’industria degli adesivi a Mozzate. Che cosa state realizzando?  

Pack Studios di Mozzate, centro innovativo per lo sviluppo di prodotti e tecnologie nell’industria degli adesivi

R: A Correggio, un isolante termico particolarmente efficace anche a spessori ridotti, e pertanto adatto a varie applicazioni di edilizia sostenibile (edifici ad emissione zero) mentre in ambito automotive stiamo sviluppando una serie di materiali più leggeri e performanti che consentono alle auto di essere più confortevoli e percorrere più km con pari consumo di carburante o di energia elettrica. Quanto agli adesivi, ne stiamo realizzando alcuni che permettono una applicazione con una grammatura e con un peso diversi: sono più leggeri, assolvono esattamente alla stessa funzione con una minore spesa di materiale; anzi, sono più performanti. Quanto al secondo, lì gli interlocutori della filiera del packaging hanno l’opportunità di collaborare con i nostri tecnici. C’è una laminatrice industriale. Si parte dall’esigenza del cliente e si cerca di tradurla in realtà. Ciò che si ottiene, alla fine, è uno studio “chiavi in mano” del progetto. 














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