Doctor Robot in corsia: le innovazioni diffuse da ab medica

di Laura Magna ♦ Chirurgia robotica, telemedicina, sequenzazione del DNA. Sono le nuove frontiere dell’ health care, nel quale l’automazione avrà un luogo determinante. Su  questo business dagli sviluppi promettenti ha deciso di puntare ab medica, azienda italiana, che produce e distribuisce tecnologie medicali ed è attiva nell’ R&D,  con una serie di brevetti per  soluzioni innovative

Un business con una forte crescita mondiale, quello della chirurgia e della diagnostica robotica, con un promettente mercato anche in Italia e scenari da fantascienza in sala operatoria e in corsia. Come succede in altri settori della manifattura e dei servizi, l’automazione spinta fa il suo ingresso nell’ industria della salute con tecnologie innovative che preparano profonde trasformazioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.







Piattaforma robotica DaVinci

Ab medica

Da Vinci Xi è una piattaforma per la chirurgia robotica, l’unica presente sul mercato e prodotta dalla società californiana Intuitive Surgical, che consente di fare chirurgia mininvasiva da remoto. Viene utilizzata in urologia, chirurgia generale, ginecologia oncologica e benigna, chirurgia toracica, cardiochirurgia, urologia pediatrica, otorinolaringoiatria e chirurgia dei trapianti. E’ il fiore all’occhiello di questa società, fondata nel 1984 da Aldo Cerruti, che ne è ancora il proprietario e che la dirige con il ruolo di Presidente  insieme alla seconda generazione di famiglia.

Aldo Cerruti, fondatore e Presidente ab medica

b medica ha la sua sede principale a Cerro Maggiore, nella provincia milanese, e i prodotti che offre al mercato sembrano strappati alla scenografia di un film di fantascienza e che invece sono presenti in Italia, oggi, in 1160 reparti distribuiti in 430 ospedali. Oltre a Da Vinci, la società lombarda distribuisce altre quattro piattaforme di chirurgia robotica in esclusiva sul territorio nazionale, tutte made in Usa e tutte avveniristiche: CyberKnife, sistema robotico di Accuray Inc. per il trattamento di patologie e lesioni tumorali primitive e secondarie per polmone, fegato, pancreas e lesioni spinali; MAKO, una piattaforma robotica grazie a cui è possibile l’impianto di protesi multicompartimentali al ginocchio e di protesi d’anca con una precisione pressoché assoluta, una minima invasività e tempi di recupero postoperatorio molto più rapidi rispetto a quelli garantiti dalle tecniche convenzionali. Ancora, Renaissance, il sistema robotico di Mazor Robotics utilizzato nel posizionamento di viti e impianti per stabilizzazioni, scoliosi e interventi di chirurgia vertebrale; e i sistemi di telemedicina RP-LITE, RP-VANTAGE, RP-VITA Vita (InTouch Health).

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Telemedicina: soluzione in touch verticale

Non solo distribuzione, anche produzione

Ma ab medica è molto più che un distributore: è anche un produttore di device monouso per chirurgia, e in più conta sotto il suo ombrello una galassia di altre società, una parte acquisite nel tempo, altre con le quali ha realizzato partnership che le consentono oggi di offrire una gamma di servizi e prodotti molto ampia nel suo campo di attività. Da Medical Labs, polo produttivo del gruppo che si occupa della produzione, assemblaggio e collaudo di dispositivi medicali, ad A TLC, società di Ancona, che opera nel campo della telecomunicazione e con cui ab medica ha sviluppato una divisione dedicata allo sviluppo avanzato di sistemi e soluzioni per la telemedicina. Per arrivare a Genomnia, che è tra le quattro aziende italiane in grado di sequenziare il DNA e interpretare i dati attraverso servizi interni di bioinformatica.

Nel 2015 la società ha acquisito le Officine Ortopediche Rizzoli, e con esse il suo presidio nella produzione di protesi, apparecchi ortopedici, ausili e attrezzature ospedaliere. Ancora, della galassia fa parte Telbios, acquisita nel 2010, che offre servizi e soluzioni innovative per la cura della persona, ed è una delle prime aziende italiane a essersi occupata di telemedicina. «Telbios sviluppa e realizza sistemi integrati di telemedicina, piattaforme end-to-end per l’erogazione e fruizione dei servizi e gestisce, grazie al personale del suo Centro Servizi (operatori specializzati, cardiologi, infermieri), servizi come la teleassistenza, la telecardiologia e il telemonitoraggio domiciliare dei pazienti cronici attraverso soluzioni tecnologiche innovative e un approccio personalizzato » dice a Industria Italiana Filippo Pacinotti, direttore commerciale di ab medica e membro del cda.

Filippo Pacinotti
Filippo Pacinotti,direttore commerciale di ab medica e membro del cda

Telemedicina e teleassistenza

«Telbios sintetizza quelle che sono le nostre strategie future: uno dei progetti che stiamo realizzando tramite di essa è cercare di aiutare il sistema sanitario a sostenere l’allungamento della vita media e l’invecchiamento. Stiamo sviluppando un piano per la de-ospedalizzazione dei pazienti cronici che da un lato permetterebbe di svuotare letti ospedalieri e consentirebbe al paziente di stare a casa monitorato da tecnologie e piccoli robot quasi domestici. Il futuro è la robotica che esce dalle mura ospedaliere, grazie a dispositivi di monitoraggio remoto che noi stessi produrremmo in house e per i quali siamo in fase avanzata di sperimentazione».

Marco-Reale
Marco Reale, Direttore Generasle ab medica

Un know how che la capogruppo trae dalle controllate e da un’esperienza ultratrentennale che le ha consentito di chiudere il 2016 con un fatturato di 116 milioni di euro. Il gruppo conta 230 dipendenti, investe in media il 7% del fatturato in progetti R&D e vanta 7 partnership con istituzioni scientifiche italiane e internazionali oltre 13 brevetti all’attivo e 7 in progress. Il Direttore Generale è Marco Reale, in ab medica da 27 anni.

Una attenzione precoce per la robotica sanitaria

La scelta vincente è stata, nel 1999, virare sulla robotica quando nessuno ancora la faceva, in un ambiente come quello italiano che è terreno fertile per l’innovazione sanitaria. «Nel 1999 abbiamo fatto questo grande cambiamento – racconta Pacinotti – i prodotti che facevamo prima erano device usati nell’attività clinica, cateteri, materiali anestetizzanti, oggetti che non si abbinano ad apparecchiature».

«Diciotto anni fa abbiamo scelto, in un settore agli albori, di diffondere queste tecnologie in Italia, riuscendoci con un buon successo, dato che l’Italia è uno dei pionieri nell’applicazione dei robot ai settori medicale e chirurgia. Da quando abbiamo iniziato con la robotica ci siamo dovuto confrontare con le esigenze del mercato soprattutto nel post vendita; c’era la necessità di avere infrastrutture al servizio dei robot che si occupassero della manutenzione nel corso della vita stessa del prodotto».

La formazione   di nuove competenze all’interno

Insomma, da fabbrica pura, ab medica ha compiuto la metamorfosi a fucina di innovazione: quando i robot operano in remoto comandati da un chirurgo, essendo prodotti di grande precisione, hanno bisogno di ingegneri biomedici in sala che seguono ogni intervento. «Oltre agli ingegneri che si occupano dell’assistenza tecnica perché queste macchine necessitano di attività sofisticate di calibrazione e manutenzione, abbiamo anche ingegneri che seguono il percorso clinico – spiega Pacinotti – Gli ingegneri biomedici ci vengono segnalati dagli atenei, altri li reclutiamo attraverso inserzioni.»

«Tendiamo ad assumere neolaureati  ai quali offriamo, grazie a Intuitive Surgical, il nostro principale fornitore Usa, un periodo di addestramento teorico-pratico, che dura quattro settimane e si svolge in California. Al termine  gli operatori ricevono una certificazione per l’utilizzo dei macchinari in sala». Oggi ab medica ha sedi in Italia – a Padova e a Roma oltre che a Cerro Maggiore –  in Slovenia, a Madrid in Spagna e aprirà a Lisbona entro luglio una filiale che si occuperà di chirurgia robotica, la prima in questo Paese. Nel contempo distribuisce ancora i monouso attraverso le sue sedi a sud di Parigi e a Lugano.

Cyber Knife Accuray

Il mercato mondiale della chirurgia robotica e le prospettive italiane

La chirurgia robotica è un mercato enorme e in crescita: secondo la ricerca “World Medical Robotic & Computer Assisted Surgery (MRCAS) Market” pubblicata ad aprile 2016 da Allied Market Research , nel 2015 il  livello globale ha generato 3.945,1 milioni di dollari, con una previsione di crescita di 7.232,4 milioni nel 2022, che corrisponde a un tasso annuo dell’8,1%. La maggiore penetrazione di questo tipo di tecnologia rimane concentrata nel Nord America dove lavora il 53% della chirurgia robotica mondiale e la cui crescita annua è stimata di poco superiore al 9%. L’Asia -Pacifico sarà probabilmente la regione a maggiore crescita nel periodo 2016/2022, con un incremento, anno su anno, pari al 16,5%; mentre il giro d’affari europeo è stimato attorno ai 5 miliardi, per il 2022 (+13,1% anno su anno).

In Italia, invece, il mercato ha un valore di circa 60 milioni, secondo Pacinotti, che snocciola i suoi numeri: «Come ab medica in Italia abbiamo una base installata di 150 robot da seguire, un’attività importante. Quest’anno verranno trattati con tecniche robotiche 17mila pazienti in Italia con da Vinci e altri 3mila con le altre tecniche. Parliamo di un impatto importante: 20mila pazienti fanno pensare che siamo ben al di fuori della fase primitiva. E i robot vengono usati in ospedali pubblici».

Un settore con un forte sviluppo in futuro

L’arrivo dell’automazione spinta nel campo medico per Pacinotti è un’evoluzione inevitabile. «Non è una novità assoluta – dice ancora Pacinotti – è già successo in molte branche di applicazione, pensiamo all’automotive, dove ormai nelle fabbriche lavorano con robot sulle linee di produzione. Nel medicale succederà lo stesso, con la diffusione della tecnologia già validata: la differenza è che parliamo di tecnologie che hanno bisogno di input e gestione del medico e del chirurgo».

«Nei prossimi 15 anni secondo le nostre previsioni- prosegue Pacinotti -, il mercato è destinato a decuplicare. Ma è anche una tecnologia che ha costi di implementazione  considerevoli, e lo sviluppo italiano dipenderà dall’interpretazione che i servizi pubblici vorranno dare. Dove il sistema è privato le tecnologie si diffondono velocemente. Da noi molto dipenderà dal sostegno che vorrà dare il SSN, che comunque è uno dei più evoluti e validi globalmente. Fatta questa precisazione il trend è in tutto il mondo di forte crescita».

La sede centrale ab medica a Cerro Maggiore
La ricerca e lo sviluppo

Ma se il cuore di questa azienda è l’import e la distribuzione di prodotto e servizi associati, l’elevata spesa in ricerca e il numeri di brevetti crescenti segnalano la presenza di molto più di questo. «Lavorando a stretto contatto con i medici capita spesso che ci chiedano di personalizzare le macchine, che ci propongano una loro idea.- dice Pacinotti- Quindi in questo caso la nostra attività si divide in due filoni: se la loro innovazione è da applicare alla tecnologia robotica riferiamo alla casa madre e sviluppiamo con loro il progetto sottoponendolo poi al costruttore.»

«Se invece, come capita il più delle volte, la necessità è sviluppare un accessorio che aiuti a ridurre i tempi o aumentare la sicurezza nell’ambito dell’intervento chirurgico, il progetto prende la strada del nostro laboratorio interno di R&S che conta su ingegneri biomedici; e se riteniamo valida cerchiamo di sviluppare internamente la proposta innovativa. Da processi come questi sono nati alcuni prodotti che commercializziamo con marchi nostri, per lo più accessoristica per interventi di ginecologia robotica e sistemi di irrigazione e aspirazione per interventi chirugici».

E tra i progetti dell’azienda c’è «quello di costruire una linea di prodotti proprietari che ci apra anche all’export, in tutto il mondo, cosa che abbiamo iniziato a fare in maniera embrionale. Abbiamo registrato una linea di prodotti negli Usa con tanto di approvazione FDA e quindi siamo a un buon punto. Tutte le acquisizioni che abbiamo fatto e che continueremo a fare se ne presenterà l’occasione saranno svolti in quest’ottica».














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