Decreto Aiuti: guida agli incentivi per formazione e acquisto software

di Barbara Weisz ♦︎ INCENTIVI E OPPORTUNITÀ/2: Credito di imposta del 50% per investimenti immateriali, cloud incluso. Fino al 70% per formare i dipendenti delle piccole imprese su big data, cybersecurity, stampa 3D, robotica. Il tetto massimo è di un milione di euro. Tutto quello che bisogna sapere per cogliere questa opportunità

È un intervento selettivo quello effettuato dal decreto Aiuti sugli incentivi Industria 4.0, che stimola gli investimenti delle imprese nei software e nella formazione, lasciando invece intatte le altre agevolazioni 4.0 (per esempio, quella sui macchinari). Il provvedimento potenzia il credito d’imposta sugli acquisti di beni immateriali, e rimodula quello sulla formazione 4.0, che sale per chi sceglie la formazione con certificazione delle competenze (i criteri saranno dettagliati da decreto ministero dello Sviluppo Economico), e scende, invece, per le imprese che fanno la formazione “ordinaria”. In entrambi i casi, si interviene sul solo 2022, mentre per gli anni successivi le agevolazioni 4.0 restano, ma con le aliquote previste dalla Legge di Bilancio.

La ratio, in base a quanto segnalano Stefano Valvason, direttore generale di Api, associazione piccole media industria, e il giuslavorista Francesco Seghezzi, presidente Fondazione Adapt, è quella di favorire investimenti più mirati da parte delle imprese, che spesso tendono a privilegiare l’acquisto di nuovi macchinari, in effetti fondamentali, sottovalutando l’importanza di software che sovrintendano all’intero processo produttivo e gestionale. Seghezzi chiarisce: «si pensa che il 4.0 sia la nuova macchina, invece è l’integrazione dei processi produttivi. Se io ho quattro macchinari bellissimi, ma non integro l’intera catena di produzione non colgo la base del principio 4.0, che è l’integrazione della supply chain».







Sulla formazione, lo stimolo alla certificazione dei formatori e delle competenze, rappresenta in realtà un vantaggio per l’intero mercato: la formazione 4.0 è uno dei temi forti della transizione, il fatto che le competenze siano certificate rappresenta un vantaggio anche per il lavoratore, che le può spendere sul mercato. Sono diversi i decisori all’interno delle imprese che valutano questi incentivi: saranno i plant manager, i vertici del reparto IT, le Hr (risorse umane), anche se una vera e propria Transizione 4.0, come quella che si vuole stimolare, ormai passa anche dai tavoli degli amministratori delegati, e del top management. Nelle piccole imprese, l’imprenditore in genere è comunque protagonista delle decisioni. Questa Guida ha l’obiettivi di aiutarli con dati precisi sui cambiamenti normativi introdotti, attraverso l’analisi degli incentivi, il parere di esperti, le regole di utilizzo, e anche qualche esempio concreto. Nel dettaglio, le nuove regole sono contenute negli articoli 21 e 22 del decreto Aiuti, dl 50/2021. Il credito d’imposta sugli investimenti in beni immateriali (software) 4.0, nel 2022 passa al 50% (dal 20% precedente). L’agevolazione sulla formazione 4.0, può arrivare fino al 70 o al 50%, rispettivamente per le piccole e per le medie imprese. Queste misure si inseriscono nel più vasto quadro degli incentivi 4.0, aggiornandoli rispetto a quanto già previsto con la legge di Bilancio 2022, che aveva rimodulato le aliquote e, in alcuni casi, prorogato i crediti d’imposta al 2025.

l credito d’imposta sugli investimenti in beni immateriali (software) 4.0, nel 2022 passa al 50% (dal 20% precedente). L’agevolazione sulla formazione 4.0, può arrivare fino al 70 o al 50%, rispettivamente per le piccole e per le medie imprese. Queste misure si inseriscono nel più vasto quadro degli incentivi 4.0, aggiornandoli rispetto a quanto già previsto con la legge di Bilancio 2022, che aveva rimodulato le aliquote e, in alcuni casi, prorogato i crediti d’imposta al 2025

Come cambia l’incentivo sui software 4.0

Il credito d’imposta sui software passa nel 2022 dal 20% al 50%. La norma del decreto Aiuti va a modificare il comma 1058 della manovra 2022 (legge 234/2021). Gli investimenti agevolati sono quelli indicati nell’allegato B annesso alla legge 232/2016. Armonizzando il potenziamento 2022 previsto dal dl Aiuti con la norma generale, il credito d’imposta sui beni immateriali 4.0 funziona così:

  • 50% delle spese per i software acquistati dal primo gennaio al 31 dicembre 2022, oppure al 30 giugno 2023 a condizione che a fine dicembre 2022 sia stato accettato l’ordine con pagamento pari almeno al 20%.
  • 20% delle spese sostenute per gli investimenti effettuati nel 2023, oppure fino al 30 giugno 2024 con ordine e pagamento pari almeno al 20% entro dicembre 2023.

In entrambi i casi, c’è un tetto massimo annuale di costi ammissibili pari a 1 milione di euro. Sono ammesse anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei software mediante soluzioni con risorse di calcolo condivise e connesse (cloud computing), per la quota imputabile per competenza.

 

La ratio del provvedimento: spunti di analisi

Il premier Mario Draghi

Stefano Valvason segnala che si tratta di «un intervento mirato, che va nella direzione indicata dalle associazioni imprenditoriali». Il punto è che le agevolazioni sui software fino ad ora «sono state meno utilizzate rispetto a quelle in beni materiali. Anche perché spesso c’è un ostacolo culturale, l’imprenditore magari spende 1 mln di euro nel macchinario, e poi non fa investimenti adeguati sul software, o sulle competenza del dipendente». Naturalmente, «l’hardware è importante, ma sostenere l’investimento in software significa adeguare e far evolvere l’intera gestione delle imprese».

C’è un’altra considerazione. Le imprese da anni chiedono che il quadro degli incentivi diventi più certo (non proroghe di anno in anno, ma un panorama di più lungo periodo che consenta la programmazione). In manovra, la proroga degli incentivi è in alcuni casi al 2025. Ma con una rimodulazione al ribasso delle aliquote (per esempio, il credito d’imposta sui macchinari 4.0 nel 2022 è dal 10 al 40%, a seconda del fatturato, dal 2023 scende dal 5 al 20%). In questo modo, sottolinea Valvason, il Governo ha intrapreso la strada «verso la normalità, dopo il boost rappresentato dagli incentivi». Come è facile immaginare, le associazioni imprenditoriali non hanno apprezzato la rimodulazione al ribasso. «Il processo 4.0 è appena iniziato, ci vogliono anni perché vada a buon fine nel sistema produttivo, interromperlo dopo che cominciava a dare qualche frutto ci vede contrari. Noi continuiamo a pensare che gli incentivi 4.0 debbano diventare strutturali». Ulteriore elemento critico: ben venga il potenziamento, ma ci vorrebbe maggior condivisione con le imprese, in un’ottica di politica industriale. Quindi, «continuità, concertazione, condivisione e sostegno».

 

Come cambia il credito d’imposta sulla formazione

Giancarlo Giorgetti, ministro dello sviluppo economico

Il credito d’imposta sulla formazione passa al 70% per le piccole imprese e al 50% per le medie imprese, dalle precedenti aliquote che erano rispettivamente al 50 e al 40%. Attenzione, però: l’agevolazione spetta nella misura potenziata solo a condizione che le attività formative siano erogate da soggetti che verranno individuati con decreto del ministro dello Sviluppo economico e che i risultati relativi all’acquisizione o al consolidamento delle suddette competenze siano certificati (anche qui, secondo le modalità stabilite con il medesimo decreto). Restano invariati i massimali di spesa, a 300mila euro per le piccole imprese e a 250mila euro per le medie imprese. E resta invariato anche il credito d’imposta per le grandi imprese, al 30% fino al limite massimo annuale di 250mila euro. Per tutti, il credito d’imposta sale al 60% se i destinatari delle attività di formazione rientrano nelle categorie dei lavoratori dipendenti svantaggiati o molto svantaggiati (questa non è una novità, lo prevede la manovra 2020, legge 160/2019), fino al 2022. Spese ammesse (comma 48 legge 205/2017):

  • big data e analisi dei dati;
  • cloud e fog computing;
  • cyber security;
  • simulazione e sistemi cyber-fisici;
  • prototipazione rapida;
  • sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (rv) e realtà aumentata (ra);
  • robotica avanzata e collaborativa;
  • interfaccia uomo macchina;
  • manifattura additiva (o stampa tridimensionale);
  • internet delle cose e delle macchine;
  • integrazione digitale dei processi aziendali.

Importante: continuano ad essere agevolate anche le spese di formazione che non rispettano il sopra citato paletto della certificazione, ma con aliquote più basse: al 40% per le piccole imprese e al 35% per le medie.

Analisi delle novità

I sistemi Scada vengono utilizzati nei processi industriali

Come si vede, anche qui si tratta di un intervento mirato, che ricalibra l’agevolazione (a spese invariate per lo Stato), introducendo il paletto della formazione accreditata e certificata. «Un aspetto interessante – sottolinea Seghezzi, – perché in questo modo la formazione è spendibile dal dipendente che la riceve anche in contesti esterni all’azienda. Lo stato offre un sostengo economico, ma la competenza acquisita non è di proprietà dell’azienda, ma della persone che ne ha beneficiato», quindi l’investimento pubblico acquista un valore maggiore.

Come si utilizzano gli incentivi

Su questo fronte non ci sono modifiche, le procedure restano le stesse applicate negli anni scorsi. Per l’incentivo sui software, bisogna produrre la seguente documentazione:

  • perizia tecnica asseverata rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato, da cui risulti che i beni possiedono caratteristiche tecniche richieste.
  • Per i beni di costo unitario di acquisizione non superiore a 300mila euro è sufficiente una dichiarazione resa dal legale rappresentante.
  • Entro la data di presentazione della dichiarazione dei redditi riferita al periodo d’imposta di effettuazione degli investimenti, bisogna inviare specifica comunicazione, utilizzando il modello pubblicato sul sito del Mise, firmato digitalmente e inviato tramite PEC, posta elettronica certificata, all’indirizzo benistrumentali4.0@pec.mise.gov.it.

Per quanto riguarda l’agevolazione sulla formazione, il credito d’imposta va indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui sono state sostenute le spese e in quelle successive fino a quando se ne conclude l’utilizzo. Poi, si utilizza in compensazione (modello F24). E’ necessaria certificazione sulle spese effettivamente sostenute, da allegare al bilancio, rilasciata dal revisore dei conti (le imprese non soggette a revisione legale dei conti devono comunque avvalersi delle prestazioni di un revisore, la spesa è ammissibile al credito d’imposta fino a un tetto di 5mila euro). Documentazione necessaria:

  • relazione su modalità organizzative e contenuti delle attività di formazione svolte;
  • ulteriore documentazione contabile e amministrativa sulla corretta applicazione del beneficio, anche in relazione alla disciplina comunitaria;
  • registri nominativi di svolgimento delle attività formative sottoscritti dal personale discente e docente o dal soggetto formatore esterno all’impresa.

Infine, bisogna inviare comunicazione al ministero dello Sviluppo economico, utilizzando apposito modello, firmato digitalmente dal legale rappresentante, tramite PEC all’indirizzo formazione4.0@pec.mise.gov.it.

Secondo l’Indice Desi 2020, che misura l’utilizzo delle competenze digital nei Paesi europei, l’Italia in termini di human resource capaci di utilizzare appieno le risorse digitali si posiziona all’ultimo posto. Ciò denota che vi è sicuramente un problema di scuola, ma anche di reskilling di tutto il sistema

Esempi e casi pratici

Vediamo infine alcuni esempi pratici, elaborando report delle associazioni imprenditoriali, che possono essere utili per farsi un’idea immediata dell’impatto degli incentivi sugli investimenti.

Esempio utilizzo credito d’imposta formazione (elaborazione dati della Guida di Confindustria Emilia Romagna).

Un’impresa non soggetta a revisione legale dei conti organizza un corso di formazione sostenendo i seguenti costi:
certificazione contabile: 6mila euro;
costo del personale impegnato nelle attività di formazione: 80mila euro.

Se è una piccola impresa, e utilizza la formazione certificata, con la modifica del decreto aiuti il credito d’imposta è al 70%. Quindi sarà pari a 61mila euro: 56mila euro per il costo del persnale (il 70% di 80mila euro), + 5mila euro (tetto massimo spese contabili).

Se è una piccola imprese e utilizza la formazione non certificata, l’agevolazione totale è pari a 37mila euro: 32mila euro (80.000 x 40%) + 5mila euro.

Senza le modifiche del decreto Aiuti, il credito d’imposta sarebbe stato al 50%, per un totale di 45mila euro (80mila x 50% + 5mila). Quindi, come si vede, rispetto a prima, l’agevolazione sale utilizzando la formazione certificata e scende invece con la formazione non certificata.

Se è una media impresa e utilizza la formazione certificata, l’agevolazione in base alle modifiche del dl Aiuti sarà pari a 45mila euro (applicando l’aliquota del 50%). La media impresa che utilizza formazione non certificata avrà invece un credito d’imposta di 33mila euro (28mila +5mila, applicando l’aliquota del 35%). Con la vecchia norma, aveva un credito d’imposta di 37mila euro.

Se è una grande impresa, l’aliquota è sempre al 30%, invariata rispetto a prima. Il credito d’imposta sarà pari a 24mila euro, a cui si possono aggiungere 5mila euro di revisione legale (è però improbabile che una grande impresa non abbia il bilancio certificato).

Altro esempio: impresa soggetta a revisione legale, costo del personale impegnato nelle attività di formazione pari a 750mila euro. Le PMI che utilizzano formazione certificata, avranno un credito d’imposta pari al massimale, di 300mila euro per le piccole e 250mila euro per le medie, perché applicando le aliquote (sia quella del 70 sia quella del 50%), si superano i tetti massimi. Una grande impresa avrà un credito d’imposta di 225mila euro.

Esempio di applicazione del credito d’imposta software 4.0 (elaborazione di un report di CNA Umbria).

Un’azienda acquista nel 2021 un macchinario da 600mila euro, corredato da un software da 200mila euro per un investimento totale di 800mila euro. Utilizza anche il credito d’imposta formazione, sempre con le regole 2021.

  • credito d’imposta beni strumentali 4.0 (beni materiali) per il macchinario per il 50% del costo: euro 300.000.
  • Credito d’imposta beni strumentali 4.0 (beni immateriali) per il software per il 20% del costo: euro 40.000.
  • Credito d’imposta formazione 4.0 pari al 50% del costo dei dipendenti impegnati nella formazione all’utilizzo delle nuove tecnologie, per le ore di dedicate alla formazione –> ipotizziamo 5 dipendenti per un costo totale di euro 15.000: euro 7.500

Questo stesso investimento effettuato nel 2022 con le modifiche del dl Aiuti diventa così:

  • credito d’imposta beni strumentali 4.0 (beni materiali) per il macchinario invariato: per il 50% del costo, è pari a 300mila euro;
  • credito d’imposta beni strumentali 4.0 (beni immateriali) per il software: sale al 50% del costo: 100mila euro;
  • credito d’imposta formazione 4.0: se è una media impresa e utilizza formazione formazine certificata, sarà pari al 50%: con cinque dipendenti per un costo totale di euro 15mila, l’agevolazione è pari a 7mila 500 euro.

[Ripubblicazione dell’articolo del 24 maggio]














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