Le strategie di Dassault Systèmes nella guerra sul terreno italiano di software e industria 4.0

di  Marco dé Francesco ♦ La digital transformation delle aziende è un colossale business. La società francese, emanazione dell’omonimo colosso della difesa, punta su armi scientifiche per vincere. Parla Guido Porro. Le case histories di Alstom, Thales Alenia Space e …il digital twin del cuore

C’è una strategia internazionale, concepita attorno a realizzazioni di portata mondiale, come la una simulazione virtuale 3D del funzionamento di una metropoli come Singapore. O del funzionamento del cuore umano. E ce n’è una tutta italiana, che vuole rispondere alle esigenze di un contesto industriale caratterizzato dalla polverizzazione in una miriade di piccole imprese. Ma con la casa madre la Dassault Systèmes nostrana, 200 addetti, reseller compresi, condivide un modello che viene autodefinito di “società scientifica”, versata alla ricerca e allo sviluppo.

L’azienda ha sviluppato una tattica composita, che si basa su almeno tre elementi: anzitutto, sull’offerta “democratica” di funzionalità ingegneristiche (e non solo) grazie  alla piattaforma 3DEXPERIENCE basata su cloud, software che riduce i costi di gestione, di abilitazione dei servizi e di start-up; poi, sulla politica relativa ai reseller, realtà molto specializzate spesso legate al territorio e allineate con l’azienda, formate in modo da divulgare con competenza le tecnologie avanzate della società, nota anche come “The 3DExperience Company”. Infine, sulla valorizzazione di alcuni casi aziendali che fanno da modelli e paradigmi per la Pmi, partendo dal principio che ciò che si può fare in uno stabilimento di una multinazionale si può replicare negli impianti di una azienda più piccola.







E in ultimo, ma elemento non di meno importante, la Dassault Systèmes tricolore ha contribuito al Piano Calenda. Guido Porro, Ad di Dassault Systèmes Italia nonché sempre per la stessa azienda managing director EuroMed, la regione che oltre all’Italia comprende Grecia, Israele, Turchia e Balcani, ci fa da  guida attraverso le strategie di Dassault Systèmes.

 

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Guido Porro, Ad di Dassault Systèmes Italia

Una “società scientifica”

Gli investimenti di Dassault Systèmes in ricerca e sviluppo sono pari a 540 milioni di euro su 3,1 miliardi di revenue, e cioè a più del 17% del fatturato. Lavorano in quest’ambito 6.375 addetti su 15mila, e cioè più del 42% del personale. «Noi non siamo una azienda di IT – afferma Porro – e siamo una società scientifica. Il nostro R&D, infatti, non produce software transazionale, e cioè quello che serve per far girare documenti digitalizzati, ma quello che tocca il cuore nevralgico dello sviluppo del prodotto. Quello che conta per via degli algoritmi sottesi agli applicativi.»

«Facciamo un esempio: nell’ambito 3D, noi sviluppiamo l’ottimizzazione topologica. È una tecnica numerica. Si tratta di distribuire il materiale a disposizione in modo ottimale relativamente ai carichi di esercizio. Una staffa di un aereo, e cioè un aggeggio che crea stabilità tra i piani orizzontali e verticali, può essere “prosciugata”, privata di parti ed elementi non funzionali alle qualità ingegneristiche (resistenza, ad esempio). In questo modo il peso dell’aereo può diminuire fino al 15%. Nella logistica, invece, disponiamo di tool di ottimizzazione che definiscono strategicamente dove posizionare i centri logistici, quelli di produzione secondaria, primaria, e quelli di distribuzione. La finalità è minimizzare la spesa legata alla diffusione del materiale e ottimizzare il servizio al cliente finale. Dietro tutto questo , ci sono algoritmi, c’è la matematica».

 3DEXPERIENCE come parte della strategia

Di questa piattaforma Industria Italiana si è già occupata diffusamente in altro articolo qui. In breve, 3DEXPERIENCE consente alle imprese di svolgere più attività industriali: progettazione 3D, simulazione avanzata, realtà virtuale e gestione del ciclo di vita del prodotto. Queste capacità digitali sono state sviluppate negli anni con brand diversi, il primo dei quali si chiama Catia. Altri marchi si sono aggiunti, ma alla fine le loro specificità  che in ultimo sono state embeddate in soluzioni di processo basate sulla piattaforma. In pratica, tutte le funzionalità dei brand sono integrabili nello stesso ambiente digitale, tanto che l’utilizzatore non ha più percezione di utilizzare le funzionalità di un marchio o l’altro, poiché utilizza una soluzione di processo. Questi brand sono in tutto undici: 3DExcite, 3DVia, Biovia, Catia, Delmia, Enovia, Exalead, Geovia, Netvibes, Simulia, Solidworks.

Una democratizzazione delle tecnologie

«Con la piattaforma – afferma Porro – l’azienda utente può svolgere più attività passando dall’una all’altra, dal design meccanico all’analisi degli elementi finiti, con semplicità. C’è una sola interfaccia, molto intuitiva: non c’è da sudare, per capire come funziona; il che è un vantaggio, per le piccole aziende. Che, grazie al fatto che il software è disponibile in cloud pubblico o privato, possono ottenere le stesse funzionalità di una grande azienda. Ciò consente alla Pmi di fare un balzo in avanti da un punto di vista tecnologico. I costi di progettazione, di prototipazione, di gestione e anche quelli di start-up, cioè per cominciare, si riducono in modo considerevole. Penso che sia corretto parlare di democratizzazione delle tecnologie, oggi disponibili per una platea molto più vasta rispetto al passato»

 

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Un esempio delle virtualizzazioni di 3DEXPERIENCE

La strategia di Dassault Systèmes per l’ Italia: i reseller integrati all’interno del sistema aziendale e la democratizzazione della tecnologia

 Dassault Systèmes, dopo Sap, è la seconda software house europea. «Per alcuni versi – afferma Porro – il nostro modello è molto simile a quello della società tedesca. Ci sono dei progetti “edge”, e cioè di particolare rilievo tecnologico e di sviluppo, e a questi si dedica occupa una struttura interna di Consulting. Ma almeno qui in Italia non è il nostro business model di vocazione: in genere, infatti, ci appoggiamo a system integrator, ai rivenditori locali. Tra la clientela, abbiamo aziende di primaria importanza , ma la stragrande maggioranza del fatturato lo facciamo con le Pmi., ed è per questo che puntiamo sul canale indiretto (si parla di “canale indiretto” quando sono presenti livelli intermedi tra produttore e cliente finale; ndr)».

A parere di Porro il legame con i reseller si sta ulteriormente consolidando attraverso l’utilizzo della piattaforma 3DEXPERIENCE  come marketplace, come luogo di scambio di elementi di design, librerie di system engineering e altro. «In realtà – continua l’ Ad – i nostri reseller rappresentano molto di più per noi. Si tratta di piccole realtà perfettamente allineate con noi, da un punto di vista delle competenze tecnologiche. Sanno interloquire con altre Pmi con lo stesso livello di competenza con il quale  noi parliamo con Alstom. Noi, infatti, prepariamo i reseller secondo la logica della democratizzazione della tecnologia: devono cioè possedere un altissimo grado di conoscenze».

 

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Prysmian, la produzione dello stabilimento di Calais
Diffondere il caso Prysmian tra le Pmi

Secondo Porro, «il caso Prysmian deve diventare la punta di diamante di un nuovo trend, quello della 3DEXPERIENCE, che va portato all’attenzione di aziende di dimensioni minori e un po’ meno complicate. Le Pmi devono comprendere l’essenza di questa esperienza». Il presupposto per Porro è che «lo stabilimento francese di Prysmian Group ha dimensioni compatibili con una media azienda. Dunque, l’avanzamento 4.0 che è stato realizzato a Calais può essere validamente replicato in tante piccole e medie imprese italiane». Si tratta, dunque, di un modello paradigmatico.

Della case history, Industria Italiana si è già occupata: l’articolo si può reperire qui. Il gruppo italiano – 7,6 miliardi di euro di ricavi, 21mila dipendenti, 82 stabilimenti in 50 Paesi – leader mondiale nel settore dei sistemi in cavo per l’energia nonché unica public company quotata alla Borsa di Milano, ha dato vita a Calais (in Francia) al progetto “Fast Track”, primo passo nel contesto del programma “Fast Forward Operations”: la creazione progressiva di stabilimenti “smart”, portando i migliori applicativi sia per quanto riguarda la gestione dei processi produttivi con tecnologie IoT all’avanguardia che per ciò che concerne l’analisi dei Big Data. Uno degli effetti di “Fast Track” è la piena tracciabilità di prodotti e materiali impiegati, che avviene contemporaneamente con la gestione degli eventi che potrebbero pregiudicare i processi produttivi, attraverso un approvvigionamento in tempo reale di tutte le informazioni rilevanti necessarie a identificare le cause a monte e le possibili soluzioni. Si punta a «garantire la totale affidabilità dei processi produttivi in termini di volume, qualità e tempistiche», e ciò anche in vista della soddisfazione del cliente.

Il Fast Track è stato realizzato grazie «alla nostra piattaforma 3DEXPERIENCE – afferma Porro –, che ha creato un ecosistema digitale che ha reso possibile l’uso di prodotti smart e connessi per la produzione e la manutenzione di macchine e oggetti». Per Porro questo modello può essere replicato con successo nelle Pmi del Belpaese poichè a ben vedere, la maggiore efficienza garantita dalla tracciabilità è stata ottenuta senza stravolgere i processi. Le linee di produzione sono quelle di prima: sono però stati inseriti dei sensori IoT che fanno la differenza in termini di valore. Il messaggio per le Pmi è chiaro: utilizzando un software adeguato e senza sconvolgere l’azienda, si può procedere lungo la strada della digitalizzazione.

Porro ricorda che «tra i casi italiani, abbiamo altri nomi da citare, tra i quali quello di Maschio Gaspardo (azienda leader nella produzione di macchine agricole) quello del gruppo veronese di bruciatori Riello. » Entrambi i casi sono stati già trattati qui. In questa sede aggiungiamo altri casi, da una parte quello di Alstom e di Thales Alenia Space, dall’ altra quelli relativo all’ esperienza della città di Singapore e di “Living Heart”. Senza scordare il Piano Calenda.

 

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Un treno Alstom in servizio in Germania
Il caso Alstom

Alstom Transport è il colosso industriale francese che opera nella costruzione di treni e infrastrutture ferroviarie. Con 6,9 miliardi di euro di fatturato e 31mila dipendenti, produce, per intenderci, i Tgv e gli Agv, e cioè treni e automotrici a trazione distribuita ad altissima velocità. Nel 2000 l’Alstom acquisì la Fiat Ferroviaria, l’azienda italiana di Savigliano produttrice del Pendolino (e titolare del relativo brevetto), accrescendo in tal modo la sua presenza nel settore delle costruzioni ferroviarie. Ora l’azienda si trova ora di fronte a un nuovo panorama altamente competitivo in cui è necessario migliorare il processo di “gara d’appalto” e ora Alstom, come fa presente Dassault Systèmes «sfrutta le soluzioni Plm (“product lifecycle management”) basate sul 3D, per supportare l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla progettazione virtuale alla  virtualizzazione della produzione ), tra cui Enovia e Catia (le cui funzionalità sono ora embeddate in 3DExperience), al fine di unificare i suoi tanti siti sotto un’unica piattaforma mondiale, virtuale e collaborativa, che consente ai suoi dipendenti di collaborare in modo efficiente ai progetti dei clienti». In pratica, l’implementazione di questo sistema permette di condividere competenze e informazioni tra i diversi siti, riducendo i tempi ei costi di sviluppo.

 

Thales Alenia Space: uno dei moduli prodotti per la ISS, la Stazione Spaziale Internazionale

Thales Alenia Space

È l’azienda leader europea nei sistemi satellitari e nelle infrastrutture orbitali. Thales Alenia Space è una joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%). Con Telespazio costituisce la “space alliance” franco-italiana: la prima è nel settore manifatturiero spaziale di volo, la seconda è orientata ai servizi spaziali; insieme si occupano di progetto, sviluppo, integrazione, test e supporto post-lancio extra-atmosferico di un intero sistema. Thales Alenia Space ha registrato un fatturato consolidato di circa 2,4 miliardi di euro nel 2016 e ha 7.980 dipendenti in nove Paesi. Già nel 2011 Dassault Systèmes poteva annunciare che l’azienda aerospaziale aveva unificato i processi di ingegneria meccanica standardizzando diverse soluzioni eterogenee su Catia ed Enovia, realizzando un unico ambiente per migliorare le attività di ingegneria collaborativa in tempo reale.

«Thales Alenia Space – fa presente Dassault Systémes – ha scelto le soluzioni Plm di Dassault Systèmes per ridurre i tempi di sviluppo complessivi e aumentare l’efficienza delle attività di ingegneria, attraverso la razionalizzazione degli strumenti e il miglioramento della qualità dei processi lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dall’ingegnerizzazione alla produzione. Partner e fornitori possono accedere alla piattaforma Plm dell’azienda. Facendo riferimento a un unico mockup digitale (prototipazione) in 3D, tutti gli utenti dell’azienda estesa, tecnici e non, hanno sempre accesso alla versione più aggiornata dei dati in un ambiente aperto ma, al tempo stesso, sicuro». In pratica, dipendenti e partner sono posti nella condizione di collaborare a tutti i livelli del processo di ingegnerizzazione: si ritiene che ciò possa aprire nuove opportunità di innovazione.

 

L’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda all’ Assemblea di Confindustria
Il contributo di Dassault Systèmes alla definizione del Piano Calenda

Sia grazie a contatti diretti che tramite le associazioni di categoria, Dassault Systèmes ha collaborato direttamente con il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) nel processo di perfezionamento del piano di Industria 4.0. «In effetti – racconta Porro – siamo stati sentiti più volte, in vista di un nostro apporto fattivo. D’altra parte, ci troviamo coinvolti in tutti i nove punti in cui il piano si articola. Anzi, più precisamente questi punti intercettano le tecnologie che noi proponiamo nella logica della piattaforma: si pensi all’addictive manufacturing, ai Big Data industriali, e a tanto altro. Allo stesso modo, Dassault Systèmes ha svolto un ruolo parallelo in Francia, nella definizione del piano “Industrie du futur”».

L’azienda infatti, insieme a Fives, Schneider Electric, Airbus Group, Bosch Rexroth e SNCF7 è stata protagonista della stesura del piano transalpino, nel luglio del 2015. Tornando al Piano nazionale per antonomasia, per Porro presenta alcuni elementi caratterizzanti non del tutto decisivi: «C’è la logica della piattaforma, con l’elenco delle tecnologie abilitanti, ma non c’è premialità per l’azienda che abbraccia più tecnologie, in vista dell’integrazione dei processi. C’è l’accento sulla componente dell’automazione, secondo una visione molto “tedesca”, tesa ad attribuire più importanza all’hardware che ai processi. Ma manca la definizione dei settori strategici, come in Francia».

Lo sviluppo del software (anche) in Italia: “Living heart”

Secondo Porro in Italia esistono sviluppatori che prendono il software di Dassault Systèmes e lo migliorano; e fanno ciò non solo a favore di aziende o persone locali, ma di tutto il mondo. «Si pensi ai ragazzi italiani che lavorano per “Living Heart” – afferma Porro -, che è senz’altro uno dei nostri progetti più interessanti. Si tratta di sviluppare modelli di cuore umano virtuale altamente personalizzati, e ciò sia a scopo clinico che per creare una base tecnologica comune diretta all’istruzione, alla formazione, alla progettazione di dispositivi medici, ai test, alle diagnosi cliniche e altro. Si utilizzano meccanismi e matematiche prima riservati alla simulazione del comportamento di metalli come il ferro e l’acciaio; ora si applicano ad un organo come il cuore, il centro motore dell’apparato circolatorio».

In pratica, nel caso in cui si verifichino dei problemi di carattere cardiologico, si può anche simulare come si comporterà il cuore se coadiuvato da nel funzionamento con ausili specifici, ad esempio uno stent (è una struttura metallica cilindrica a maglie che viene introdotta negli organi cavi e viene fatta espandere fino a che il suo diametro è pari a quello della cavità). «Attualmente – continua Porro – il medico deve operare sul paziente, guardare, e decidere come intervenire. Ma con “living heart”, medici e chirurghi possono analizzare virtualmente la salute dei loro pazienti e pianificare terapie e interventi utilizzando la stessa tecnologia di simulazione avanzata cui le industrie automobilistica, aerospaziale, energetica e hi-tech si affidano per testare il loro prodotto prima che venga costruito». Il medico può decidere il tipo di operazione senza “aprire” il paziente. E i dispositivi medici possono essere progettati e testati in sicurezza nel mondo virtuale prima di essere testati nel mondo reale.

«Viene fatta la Tac (tomografia assiale computerizzata: una metodica diagnostica per immagini, che sfrutta radiazioni ionizzanti e consente di riprodurre sezioni o strati corporei del paziente ed effettuare elaborazioni tridimensionali) – continua Porro – viene preso il modello in 3D del cuore, poi vengono mappati tutti gli algoritmi di comportamento della materia; in funzione di tutto ciò si crea un vero e proprio digital twin del cuore. “Living heart” è sviluppato in sei centri di ricerca dispersi in tutto il mondo, ma anche in Italia. Per la prima volta l’analisi degli elementi finiti (tecnica di simulazione a computer usata nelle analisi ingegneristiche) viene utilizzata non più sul legno, sulla plastica, o per fare i crash test, ma sul cuore».

 

Una veduta di Singapore

Un caso di rilievo globale: Singapore Virtuale grazie alla piattaforma 3DExperience

Singapore, città-stato posta sulla punta meridionale della penisola malese, quarto centro finanziario del mondo e metropoli cosmopolita da poco più di 5 milioni di abitanti, sta realizzando una versione virtuale di sé. Un modello 3D unificato, sviluppato da Singapore’s National Research Foundation e basato sulla piattaforma 3DExperience di Dassault Systèmes; e nel contempo uno strumento di pianificazione 3D (dal costo di 73 milioni di dollari) per simulare scenari presenti e futuri. «C’è un riscontro con la logica dei prodotti connessi, contestuali e continui – afferma Porro – con la simulazione dell’intero ecosistema cittadino. Ciò che si realizza, è l’integrazione dei processi che costituiscono la vita di una città: reti elettriche, logistiche, dei rifiuti urbani, delle telecomunicazioni; nonché le reti consentono la diffusione del calore, dell’illuminazione, e altro. Queste reti sono inserite in uno schema di interpretazione della città: il nostro, quello del 3D e della virtualizzazione. Lo schema è consegnato a chi si occupa della programmazione della metropoli, in vista della realizzazione di una città vivibile, sostenibile, adattabile, pronta all’innovazione».

 

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                                               Dassault Systèmes e  Dassault Aviation

Dassault Systèmes è “imparentata” con un gigante dell’aeronautica, Dassault Aviation. Il Groupe industriel Marcel Dassault, tra le tante controllate, detiene la maggioranza (62,03%) del capitale di Dassault Aviation, gigante dell’aeronautica francese. Fondata nel 1929 come “Société des avions Marcel Bloch” (in riferimento allo stesso fondatore, il pioniere dell’aviazione e ingegnere che dopo la seconda guerra mondiale cambiò nome divenendo Marcel Dassault, in onore del fratello Paul, eroe della Resistenza detto “Dassault”), si occupa di aerei militari e di aerei a reazione d’affari, cosiddetti jet privati. Fattura 3,6 miliardi di euro e ha 12mila dipendenti, dei quali più di 9mila lavorano in Francia. Nel 2017 il titolo è cresciuto di circa il 20% attestandosi ad oltre 1.300 euro per azione. Da quando esiste, ha venduto più di 10mila aerei in 90 Paesi. Quanto agli aerei da guerra, Dassault Aviation progetta e costruisce il Rafale, bimotore in grado di assumere tutti i tipi di missioni di guerra, sia per le forze aeree che navali; ma anche avanzatissimi droni da combattimento (tra cui il nEUROn, progettato insieme a Leonardo; presenta caratteristiche stealth, che consentono di ridurre la segnatura radar).

 

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Il drone nEUROn, progettato da Dassault Aviation assieme a Leonardo

 

In passato, la società ha venduto 601 caccia multiruolo Mirage in Francia, Brasile, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Grecia, India e altri Paesi. Nell’ambito ell’aeronautica civile , l’azienda produce i velivoli da trasporto Falcon, caratterizzati da qualità di volo, flessibilità, basso consumo di carburante e numerose innovazioni acquisite dal campo militare. È un mercato in crescita, quello dei jet privati; e attualmente sono 2.200 i Falcon in uso nel mondo. L’azienda di aerei è infine l’azionista di riferimento industriale del gruppo d’elettronica Thales, uno dei leader mondiali degli apparecchi destinati all’industria dell’aeronautica, dello spazio, della difesa, della sicurezza e altro. Sempre per quanto riguarda Dassault Aviation, e a parte la quota del Gruppo Dassault, l’azionariato appartiene alla società stessa per lo 0,48 %, e ad Airbus per il 10 %; per il 27,49 % è pubblico.

 

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La sede centrale di Dassault Systèmes a Vélizy Villacoublay, nell’Île-de-France

                                                       Dassault Systèmes

Detta “The 3DExperience Company”, è una società indipendente, di cui   il Groupe industriel Marcel Dassault è azionista di maggioranza relativa. È stata fondata nel 1981 come spin-off da un gruppo di ingegneri guidato da Charles Edelstenne. Si trattava di sviluppare un software di progettazione assistita da computer (il “Cad”), Catia, utile per i modelli della galleria del vento e al fine di ridurre il tempo di ciclo per i test della galleria del vento, utilizzando la modellazione delle superfici in tre dimensioni (“3D”). CATIA si espande nell’industria automobilistica (Bmw, Mercedes e Honda). L’azienda entra in altri settori, dai prodotti di largo consumo ai macchinari e impianti industriali, fino alla costruzione navale.

Alla metà degli anni Ottanta la stessa Ibm diventa cliente, adottando Catia. «Nei successivi tre decenni – afferma l’azienda – la società ha sviluppato nuove versioni della sua architettura software, che ha introdotto funzionalità basate sul concetto di modellazione 3D per la progettazione. Successivamente, l’azienda ha sviluppato una solida soluzione di Product Lifecycle Management (“Plm”) 3D per supportare l’intero ciclo di vita del prodotto». Attualmente, quanto a prodotti, alla modellazione 3D, al digital Mock-Up (prototipazione digitale), alla simulazione e al Plm si è aggiunta la piattaforma 3DEXPERIENCE. L’azienda, 3,1 miliardi di revenue, 220mila clienti in 140 Paesi e 15.100 dipendenti, ha sede a Vélizy Villacoublay, nell’Île-de-France, ed è quotata Euronext.

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