Covid, crisi di liquidità imprese: la soluzione potrebbe essere l’anticipo fatture

di Laura Magna ♦︎ Se non si ha cassa, difficilmente aumentare il debito è una soluzione sostenibile. Invece si possono monetizzare i crediti commerciali tramite una garanzia simile a quella che lo stato offre sui prestiti. E qui vengono in aiuto fintech e invoice trading

Il Decreto Liquidità che mobilita, grazie alla garanzia pubblica, 400 miliardi di euro a favore delle pmi è un atto necessario, ma forse non sufficiente. Di più: l’erogazione di prestiti alle aziende non è probabilmente la soluzione ideale per la fase attuale di emergenza da Covid-19 che ha prodotto una profonda crisi di liquidità. Ovvero, ha lasciato le aziende a corto di cassa, riducendo o azzerando i fatturati, mentre alcuni costi indifferibili vanno avanti e devono essere onorati. Se non si ha cassa, difficilmente aumentare il debito è una soluzione sostenibile. Mentre potrebbe esserlo l’anticipo fatture, che consente di monetizzare i crediti commerciali, senza appesantire i bilanci. Ma chiaramente perché una banca, una società di factoring o una piattaforma di invoice trading sia disposta a fare un’operazione simile, esistendo oggi un maggior rischio di insolvenza, il credito dovrebbe essere assicurato. E perché le compagnie di assicurazione accettino di offrire questa copertura di secondo livello, sarebbe utile che ci fosse una garanzia simile a quella che il Decreto offre sui prestiti.

Questa è l’idea che lancia Matteo Tarroni, founder e ceo di Workinvoice, FinTech attiva nell’invoice trading. Un’idea che consentirebbe di mobilitare ulteriori 300 miliardi con diversi vantaggi che nuovi prestiti non consentono. C’è da dire che le imprese italiane hanno in pancia una montagna di crediti commerciali483 miliardi di euro, in crescita dell’1,1% in un anno. Le soluzioni per rendere questi miliardi immediatamente fruibili esistono, dall’anticipo fatture bancario, al factoring, all’invoice trading ma vi si fa ricorso solo per il 31% dell’ammontare totale, ovvero 150 miliardi di euro (i numeri sono dell’ultimo Osservatorio del Politecnico di Milano) «Detto in altri termini: nei bilanci delle imprese italiane ci sono oltre 300 miliardi di euro in crediti commerciali che potrebbero essere trasformati in liquidità, ma perché ciò avvenga in maniera efficace sarebbe utile una copertura assicurativa contro eventuali insolvenze, che le compagnie a loro sarebbero incentivate a offrire a fronte di una garanzia pubblica – in tutto simile a quella vigente per le banche che erogano prestiti», spiega Tarroni. 







I vantaggi sarebbero per le imprese molteplici. Il primo è che la cessione delle fatture non crea debito in capo all’azienda e dunque non ne appesantisce il bilancio. Il prestito invece deve essere in ogni caso restituito dalle imprese alle banche. La garanzia del Fondo di Credito o di Sace è a favore dei soggetti eroganti che in caso di insolvenza del debitore possono escuterla, non dell’impresa che fallisce se non onora il suo debito. «La cessione delle fatture è, inoltre, una misura mirata che consente di allocare le risorse non a pioggia rischiandone la dispersione, ma esattamente nel sistema produttivo, laddove possono creare valore. A fronte di ogni fattura esiste un bene o un servizio scambiato e dunque imprese che hanno reale probabilità di ripartire, difficilmente si incapperà in situazioni pregresse di insolvenza che si tenta di tamponare», continua Tarroni. «Infine, questo meccanismo incentiva l’effetto trasmissione: se un’azienda incassa la fattura nei tempi previsti perché è riuscita a cederla a un intermediario finanziario, la pagherà prima ai fornitori, generando un effetto benefico sulla filiera».

 

La garanzia pubblica sull’assicurazione dei crediti: la prassi europea

Matteo Tarroni, Co-founder at Workinvoice

La situazione di profonda crisi che stiamo vivendo aumenta la probabilità di insolvenza, rendendo l’erogazione di prestiti così come l’assicurazione dei crediti estremamente più rischiose. Per questa ragione lo Stato ha attivato la garanzia pubblica (dal 70 al 100% in base alla dimensione dell’azienda richiedente e del prestito) sul credito di emergenza che le banche sono invitate a erogare e per la stessa ragione dovrebbe incentivare le assicurazioni a emettere coperture sui crediti commerciali che le imprese hanno a bilancio. Una via percorribile e in effetti percorsa altrove in Europa, segnatamente in Francia e Germania che già nel post Lehman la hanno attuata con successo. Per far fronte alle conseguenze della pandemia in corso, invece, in Francia è stato approvato dalla Commissione europea, nella cornice delle regole di Stato dell’Ue, un intervento da 10 miliardi di euro per offrire garanzie sulle coperture assicurative di secondo livello alle compagnie private. Un programma simile, della dimensione di 30 miliardi, lo ha varato il governo federale della Germania, dove l’assicurazione sui crediti esiste già circa il 15% dell’export tedesco. L’assicurazione dei crediti di per sé è un’attività diffusa nel factoring, in Europa e anche in Italia, perché rende il mercato più liquido facilitando lo scambio delle fatture. 

 

La simulazione delle diverse soluzioni (credito bancario vs cessione fatture) sul bilancio di un’azienda tipo

La cessione delle fatture si adatta allo choc sistemico del Covid-19 meglio del credito bancario (che ha maggiore efficacia successivamente, nella fase del ritorno alla normalità). Workinvoice ha effettuato una simulazione sugli effetti che subisce il bilancio di un’impresa tipo in caso di ricorso al debito e nell’ipotesi di cessione del credito commerciale. «L’ipotesi è relativa a una pmi che nel 2019 abbia fatturato 10 milioni di euro, abbia un EBITDA del 5% e un utile di 75.000 euro, incassi a 90 giorni e paghi i fornitori a 60 giorni. Dopo essere rimasta chiusa da marzo a giugno, la posizione di liquidità è di 200mila euro e in assenza di interventi di alcun tipo, diventa negativa ad agosto», spiega Tarroni.

Se l’azienda ricorre a un prestito di un milione di euro a maggio, si crea una liquidità eccessiva, che viene lasciata per mesi sul conto corrente in modo improduttivo, mentre il ciclo di cassa ne porta di nuova anche nei mesi in cui i motori sono spenti. Il crollo arriva 90–120 giorni dopo e a fine anno si esaurisce rapidamente se il business riparte. Ipotizzando un crollo del fatturato del 35% nel 2020 e un recupero parziale (del 20-25%) nel 2021, questa crescita assorbe capitale circolante e la posizione di liquidità si deteriora, diventando negativa nell’ultimo trimestre del nuovo anno. 

Situazione liquidità 2020 con nuovo credito

 

«Finanziandosi attraverso linee garantite che coprono tutte le fatture emesse da smobilizzare, ottenendo in pochi giorni il 90% del valore facciale, l’azienda invece ottiene due benefici principali: la posizione di liquidità si mostra più equilibrata e flessibile, riflettendo l’andamento del fatturato. Inoltre, resta aperta la possibilità – dopo la ripartenza nel 2021 e avere verificato la domanda di prodotti e servizi – di ricorrere al debito per effettuare piani di nuovi investimenti, proprio perché la posizione debitoria non muta»

Situazione liquidità 2020 con credito autoliquidante













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