Le migliori imprese nascono spesso nei momenti peggiori. Se il forte vento della volatilità dell’economia al tempo della pandemia ha sconvolto il lavoro, per un altro verso ha alzato un’onda di imprenditorialità. Livelli record di creazione d’impresa si registrano negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito, in Germania e Giappone. È una nuova era d’imprenditorialità che plasmerà il futuro, con la gioventù nel ruolo di protagonista. Secondo un recente sondaggio internazionale di JA Worldwide (Junior Achievement) che prepara i giovani al lavoro e all’imprenditorialità, il 53% dei nati tra il 1997 e il 2007 (la Generazione Z) spera di intraprendere una propria attività entro i prossimi dieci anni. Questa percentuale sale al 65% per coloro che sono già entrati nella forza lavoro. Se il tradizionale percorso verso il “posto” con la successiva scalata alla carriera è da quei giovani visto con pessimismo, la caduta dei costi per avviare un’impresa, un accesso più facile alle risorse finanziare favorito dai business angel, dai fondi di avviamento e dai siti di crowdfunding, e la voglia di padroneggiare il proprio destino, espongono la Generazione Z all’imprenditorialità.
Se così appare lo scenario internazionale, cosa dire del panorama italiano? Ritornando a un nostro articolo su Industria Italiana, a metà degli anni Dieci del secolo corrente, oltre il 47% delle startup era originato dalla macro regione Lombardia-Nordest. Per quanto riguarda quest’ultimo, fatto pari a 100 il 2015, nel 2020 l’indice dei titolari e amministratori di impresa settantenni è balzato a 115 e a 110 quello per la fascia di età 50-69 anni. In discesa, invece, gli indici per i 30-49 anni (sotto 95), e per i ventenni (sotto 85). Invecchia, dunque, la popolazione imprenditoriale. Anche la natalità delle imprese è in sofferenza. Nel quinquennio 2015-2020, se il totale delle imprese attive per profilo imprenditoriale è caduto dello 0,1%, le aziende giovanili hanno subìto un calo del 13,4%; quelle artigiane, del 5,2%. Nel Nordest, le imprese attive flettono del 2%, le giovanili del 11,4% e le artigiane del 4,8%.
A instillare, incoraggiare e sostenere lo zelo imprenditoriale tra i giovani italiani è, ancora una volta, chiamata in campo la nostra manifattura. Il digitale è la nuova fonte energetica, come lo fu il carbone all’avvio della prima rivoluzione industriale. Secondo McKinsey, la maggioranza dei manager del settore manifatturiero è impreparata a fare ricorso a quella fonte. Resta, allora, sotto il potenziale l’uso della forza esercita da grandi masse di dati, dalla loro analisi e dalle più innovative interfacce uomo-macchina. Ci vogliono startup che generino innovazione nell’economia, reale, dunque nel manifatturiero. Gli imprenditori in erba non vanno confinati nel mondo dell’app economy, delle “applicazioni Mobile”.
C’è da compiere un balzo culturale che, andando a ritroso nel tempo, diciamo nell’ultimo decennio dell’Ottocento, riporta alla memoria il giovanissimo Camillo Olivetti. Frequentando l’Università di Stanford, egli poté salire sulle spalle dei giganti della scienza e dell’industria di allora per osservare sempre più lontano. È da quelle altezze che Olivetti poté abbracciare un vasto panorama, Ebbe così inizio un lungo viaggio nelle terre dell’innovazione che portò al traguardo, tra il 1962 e il 1964, dell’Olivetti Programma 101, considerato il “primo Personal Computer” della storia. Oggi, viaggiando nel mondo digitale, sono vasti i territori dell’imprenditorialità che le nuove generazioni potranno coltivare. Pensiamo ai Big Data (BD). Oltre che per i grandi Volumi, si contraddistinguono per la loro Velocità (affluiscono e vanno gestiti in tempo reale) e Varietà di fonti e natura. Secondo il Gartner Group, leader mondiale nell’analisi delle tecnologie informatiche, le “3V” dei BD fanno intravedere occasioni molto vantaggiose sfruttabili dall’industria manifatturiera. Attingendo a milioni di interazioni, si possono compiere esperimenti disegnando mappe quasi perfette in tutti i particolari. I BD sono la linfa vitale che scorre nel corpo della fabbrica automatizzata. Le imprese che conoscono a fondo la fabbricazione di oggetti di alta qualità dovranno tenere testa al gigante dei dati (Google) e a una decina di leader mondiali dell’Internet delle cose. Al MIT (Massachusetts Institute of Technology) Media Lab di Boston, Sandy Pentland, un pioniere dei BD, ha visto l’alba di quella che si potrebbe definire l’econofisica delle particelle elementari. Si tratta di milioni di piccole transazioni che rimbalzano tra milioni di individui, misurate ed elaborate nei loro dettagli in tempo reale. Sul solco dei BD la società si reinventa, inducendo gli individui a ripensare le loro pratiche quotidiane di vita e lavoro.
A trasformare la manifattura contribuiscono anche l’Internet delle Cose, l’automazione avanzata e la manifattura additiva. Produttori, consumatori, macchine utensili e pezzi da lavorare cominciano a vivere in associazioni intime. Lungo il percorso del digitale, artigianato e industria manifatturiera si avvicinano, vanno avanti fianco a fianco. La produzione si accosta al consumo, proponendo prodotti unici e su misura, e puntando sulla cura del dettaglio. A sua volta, il consumatore può anche produrre ciò che consuma (“prosumer”). Ancora, si accoppiano macchina utensile e pezzo da lavorare. Springa, spinoff del Politecnico di Milano, <<progetta e sviluppa macchine utensili mobili a controllo numerico. L’innovativa gestione del processo offre una soluzione ai limiti delle tradizionali macchine a controllo numerico quali la ridotta area di lavoro, le grandi dimensioni, il prezzo elevato e la portabilità>>. “Goliath“, prodotto da Springa, <<è una macchina utensile mobile a controllo numerico per lavorazioni di taglio, di fresatura o di incisione su pezzi piani. L’innovazione consiste nel posizionare la macchina utensile direttamente sul pezzo da lavorare, sul quale questa esegue la lavorazione spostandosi in maniera autonoma>>.
Le premesse non mancano. Per tradurle in realtà, è utile apprendere dalle esperienze altrui, non per adottare passivamente le migliori pratiche ma per inventarne di nuove, A riguardo, può servire la lettura, riassunta nel riquadro qui di seguito) di Global Startup Heat Map che evidenzia cinque startup manifatturiere, fondate nel 2020, sviluppatrici di soluzioni guidate dalla tecnologia per l’industria manifatturiera.
Stampaggio a iniezione
Lo stampaggio a iniezione è un processo di produzione comune che utilizza metalli fusi, vetri o polimeri. Il processo soffre spesso di errori che portano a enormi perdite in termini di prodotti restituiti e ore di lavoro sprecate. Si stanno esplorando soluzioni per ridurre questi difetti. La startup danese A Tech Supply fornisce servizi di stampaggio a iniezione di precisione con tempi di consegna brevi. Fabbrica utensili micro, rapidi, morbidi e duri sia per le produzioni interne che per altre aziende di stampaggio a iniezione. La startup produce anche prototipi con stampaggio a iniezione, stampa 3D e lavorazione a controllo numerico.
AI al quadrato – Prototipazione rapida
Le soluzioni tradizionali di prototipazione sono costose e richiedono molte ore. Il crescente accesso alla produzione additiva offre ai produttori un metodo per la prototipazione economica, superando così queste sfide. Le soluzioni di prototipazione rapida utilizzano la progettazione assistita dal computer (CAD) e la produzione (CAM) per la fabbricazione veloce di parti fisiche. La startup statunitense Squared AI aiuta i produttori a ridurre lo spreco di materiale e ad accorciare i tempi di progettazione. Permette prototipi e iterazioni rapide, così come soluzioni di design generativo. La startup fornisce ai produttori anche previsioni di prezzo e rapporti sull’impatto ambientale. Le soluzioni di Squared AI trovano applicazioni nei settori della vendita al dettaglio, FinTech, automobilistico e sanitario.
INDODRIVER – Produzione locale
L’interruzione delle catene di approvvigionamento a causa della pandemia di coronavirus ha messo in luce l’eccessiva dipendenza dall’outsourcing della produzione. Di conseguenza, in Occidente e nei paesi in via di sviluppo, è cresciuta la propensione alla produzione locale. L’e-commerce dedicato e le soluzioni di distribuzione sono fondamentali per creare una forte industria manifatturiera locale. La startup indonesiana INDORIVER offre un mercato business-to-business (B2B) per le aziende manifatturiere. La startup fornisce attrezzature e parti per la produzione di automobili, cosmetici, imballaggi, carta e acciaio. Aiuta i piccoli produttori a trovare parti più facilmente e a costruire più velocemente. Inoltre, INDORIVER sfrutta il coordinamento della rete e l’intelligenza dei dati per promuovere l’esportazione di prodotti fabbricati localmente.
Mirai Drone – Droni industriali
I pericoli della produzione mettono a rischio la sicurezza dei lavoratori e portano a perdite dovute ai tempi di inattività. Le startup utilizzano soluzioni di monitoraggio continuo per ispezionare i macchinari e le aree all’interno di un impianto di produzione. Per esempio, i droni industriali offrono una soluzione scalabile e gestita a distanza per l’ispezione della fabbrica. I droni utilizzano telecamere e altri sensori per rilevare i pericoli e riferire a un sistema centrale per risolverli. Mirai Drone è una startup indiana specializzata nell’ottimizzazione dei droni industriali. Il sistema di gestione delle operazioni dei droni della startup, M-DOMS, permette alle imprese di gestire efficacemente la loro flotta di droni. Il sistema fornisce una visibilità completa della flotta di droni, compresa la manutenzione programmata, l’inventario della batteria e il registro della flotta. La soluzione aiuta i produttori a monitorare le attrezzature grandi e pericolose per rilevare i pericoli, come i gas velenosi o i focolai di incendi.
DQLabs – Dati di produzione
L’alta intensità di dati nei processi di produzione richiede soluzioni per la loro cura. Le startup impiegano l’intelligenza artificiale e l’analitica per sfruttare i dati di produzione in diverse applicazioni. Alcune di queste includono la manutenzione predittiva, il monitoraggio della qualità, la conformità normativa e il miglioramento dei processi. DQLabs è una startup con sede negli Stati Uniti che sviluppa una piattaforma di qualità dei dati potenziata dall’intelligenza artificiale. La piattaforma analizza tutte le risorse di dati esistenti al fine di fornire visibilità dei dati end-to-end per la governance e la conformità. Integra la catalogazione dei dati, le attività di qualità dei dati e la loro cura in un’unica piattaforma. La piattaforma DQLabs offre prezzi e analisi operative per le aziende manifatturiere e automobilistiche.