Corsi (Abb): nel mondo 4.0 occorre puntare sulle competenze trasversali

di Marco de’ Francesco ♦ Secondo il numero uno della multinazionale dell’elettronica e della manifattura, contano gli skill specialistici, certo. Ma per la trasformazione digitale occorrono ora capacità trasversali, come abilità di diagnosi, di relazione, di problem solving, di attitudine al lavoro di gruppo. E nel futuro…

«Bisogna puntare su competenze trasversali, e sulla loro messa a terra in azienda con progetti innovativi». Così, secondo Mario Corsi, Amministratore Delegato di Abb Italia, va stabilita la priorità tra gli skill necessari alla trasformazione digitale in atto. Non solo perché occorrono abilità di diagnosi, di relazione, di problem solving, di attitudine al lavoro di gruppo; ma anche e soprattutto perché è necessario mettere insieme conoscenze scientifiche e tecnologiche diversificate, «di matematica e di ingegneria, ad esempio». Secondo Corsi, bisogna avere la capacità di cogliere il contenuto e il valore dell’attività di comparti diversi dell’organizzazione per la quale si lavora, soprattutto se si è impegnati in un progetto specifico, ma intersettoriale. Comunque sia, nella nuova era digitale il tema delle competenze è centrale, vitale. Anche se in Italia, come è stato detto in più occasioni, il mismatch delle competenze è drammatico.

«Oggi l’innovazione – spiega Corsi – si realizza con grande velocità: nuovi prodotti, servizi e sistemi sono costantemente sviluppati. Ma ciò si compie con l’interazione di competenze diverse, che però, avendo una base di conoscenze comuni, si parlano e si comprendono». Dunque, è la modalità con cui l’innovazione avanza in azienda a definire l’ambito degli skill necessari. Se guardiamo le cose a lungo termine, però, queste si fanno assai meno chiare. «Appunto perché l’innovazione è incalzante, non sappiamo quali saranno le tecnologie coinvolte, e quali conoscenze saranno necessarie per dominarle. È probabile, tuttavia, che tematiche come la cyber-security e come il cloud computing resteranno a lungo sulla cresta dell’onda. In ogni caso, l’auto-apprendimento diventerà essenziale a livello manageriale, per i quadri intermedi e per gli operai. Non c’è dubbio che non sarà semplice restare al passo».







 

Il Centro delle Professioni al Kilometro Rosso

Le affermazioni si Corsi sono state rese a Industria Italiana al parco tecnologico Kilometro Rosso di Bergamo, a margine dell’evento “Next Generation Skills”, relativo ai risultati di un programma semestrale di education specialistica in materia di 4.0 realizzato da Experis Academy, training center specializzato nei settori Engineering ed It di ManpowerGroup. Sono stati formati 1in totale 136 talenti, che hanno già trovato un posto di lavoro. Abb Italia, sede Italiana della multinazionale svizzero-svedese dell’energia e dell’automazione (con sede a Zurigo) è partner dell’accademia e ha avviato alcuni corsi di formazione.

 

Mario Corsi, ad di ABB Italia

Si impara di più applicandosi a progetti innovativi

Sei mesi di formazione possono sembrare poca cosa. «In realtà – ha continuato Corsi – si sono dimostrati molto utili per la formazione iniziale. L’importante è che dopo questa fase i talenti siano coinvolti in azienda, in progetti specifici. E innovativi. Si impara molto di più con il learning-by-doing continuo, proprio perché nell’esecuzione dei progetti avanzati chi partecipa acquisisce nuovi modi di operare e di risolvere problemi». Corsi giudica positivamente l’esperienza con l’Accademia. «Abbiamo portato in aula tematiche molto complesse come il firmware, i big data, le applicazioni ingegneristiche per l’automazione e la robotica; decine di giovani talenti hanno trovato una collocazione nel Bergamasco e in Lombardia. Altri sono stati assunti da Abb direttamente».

Come fare arrivare le competenze alle piccole aziende

Un problema da risolvere è quello di portare le competenze nelle piccole aziende, che non dispongono di grandi risorse. «Un’idea è quella di aprire le nostre aziende a quelle più piccole del territorio. Si pensi alla “fabbrica faro”, quella cioè, pensata per dare una visibilità concreta alle tecnologie necessarie alla trasformazione digitale e per diventare best practice per il manifatturiero italiano. Con tanto di certificazione del governo. Imprenditori e manager di piccole aziende possono entrare in contatto con nuove tecnologie, parlare con i nostri esperti di settore, e capire quali competenze sia necessario sviluppare. In questo modo le piccole aziende potrebbero avanzare molto, proprio da un punto di vista culturale».

La fabbrica faro di Ansaldo Energia a Genova Cornigliano

 

Abb, insieme a Ansaldo Energia, Hitachi Rail, Tenova-Ori Martin è candidata al “Lighthouse Plant Club”, il progetto che mette in rete le impresefaro. E poi ci sono i competence center, poli di innovazione costituiti secondo un modello di partenariato pubblico privato, aggregando organismi di ricerca e una o più imprese: dovrebbero realizzare il trasferimento di competenze in chiave 4.0. «A proposito, indubbiamente il governo ha depotenziato il 4.0 italiano, con la cancellazione del superammortamento e la riduzione dell’iperammortamento – dice Corsi -, ma pare aver aderito ad una delle richieste degli imprenditori, anche se solo per le Pmi: nella legge di Bilancio 2019, ora oggetto di braccio di ferro tra governo e Commissione europea, si incentiva l’assunzione di manager per l’innovazione, per avvalersi del quale è previsto un voucher del valore di 40mila euro relativo ad un massimo della metà dei costi che si sosterranno per il 2019 e per il 2020.”».

L’esperto in questione dovrebbe sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale con le tecnologie abilitanti e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali. Il voucher raddoppia a 80mila euro nel caso in cui si adoperi per una rete di impresa. «Potrebbe essere – conclude Corsi – la carta vincente che le Pmi si giocano in tema di 4.0. L’innovation manager potrebbe essere messo a disposizione da parte di un’Associazione di Categoria a piu’ aziende per lo sviluppo di progetti specifici, ottimizzando il contributo offerto e facilitando lo scambio di esperienze e buone pratiche nel digitale.














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2 Commenti

  1. Quindi fatemi capire bene, un’azienda che non assume persone non laureate per ruoli tecnologici e tecnici e che tratta i senza titolo come degli appestati da mettere in linea di produzione cerca competenze trasversali da gente che per 5 anni della propria vita (se non di più) ha seguito un protocollo universitario inutile non accorgendosi dell’inutilita delle materie studiate e che alla fine del suo corso a malapena sa scrivere mezzo codice(di qualsiasi tipo) e spiccica a malapena due parole d’inglese? Volete un game changer signori miei? Sborsate cifre a 4 zeri, fate dei periodi di prova seri dando opportunità concrete , non test a scelta multipla, aprite a tutti senza selezioni basate su pregiudizi sul titolo di studio e vedete che la gente capace la trovate. Ma se continuate così non lamentatevi della mediocrità.

    • Non siamo in grado di entrare nel merito di ciò che Lei dice e di rispondere in modo circostanziato. Ma pubblichiamo volentieri il suo contributo alla discussione

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