Manifattura tra m&a e alluminio. Continua la corsa di Orange1, con il traguardo di Piazza Affari

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 di Marco Dè Francesco ♦ Il gruppo elettromeccanico di Donazzan punta sull’alluminio (acquisizione numero 14). L’obiettivo 2020 è 350 milioni di ricavi, con ulteriori aziende nel mirino

Si chiama Orange1 Foundry, società veicolo di Orange1, gruppo elettromeccanico con sede principale ad Arsiè, nel Bellunese, guidato dal presidente Armando Donazzan, ed è l’ultima nata. La nuova società origina dall’accordo siglato con la divisione di Industrie Pasotti, realtà del Bresciano specializzata nella pressofusione di alluminio. Si tratta della 14esima acquisizione del gruppo dal 2008: in questo arco di tempo, proprio con la crisi economica e, in un certo senso, anche grazie alla particolare congiuntura che ha determinato la flessione dei valori di mercato, si è data vita ad una precisa e articolata strategia espansiva prima nel campo dei motori elettrici e poi delle tornerie meccaniche e dell’alluminio.

 







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Armando Donazzan, presidente Orange 1 Holding

Settori diversi che però consentono importanti integrazioni, grazie ad attività complementari che originano da una filiera interna di verticalizzazione dei componenti di prodotto. «Il disegno è quello di creare un gruppo leader di elettromeccanica, solido sia dal punto di vista finanziario che economico. E di preparare lo sbarco in Borsa, nel medio periodo» – afferma Donazzan. La consistente diversificazione è parte integrante della strategia: operando in più comparti, e con più di mille clienti, si riduce il rischio finanziario, industriale o commerciale. Questa circostanza favorisce l’intervento delle banche, finora sempre presenti nel finanziamento non solo delle acquisizioni, ma anche delle attività legate alla realizzazione di immobili e di quelle relative all’innovazione. La raccolta di risorse è propedeutica sia ad un ulteriore ampliamento, che all’approdo in Piazza Affari.

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Drive per motori elettrici

La situazione attuale e gli obiettivi di fatturato

Il gruppo impiega 1.000 persone dislocate in 10 stabilimenti produttivi e origina ricavi per 200 milioni. Attraverso le sue società controllate produce oltre 1 milione di motori elettrici asincroni monofase e trifase, 5 milioni di avvolgimenti per motori elettrici asincroni, 60 mila drive per motori elettrici, 20mila tonnellate di alluminio pressofuso e 12 milioni di pezzi di torneria di alta precisione per il settore auto motive. «Per il 2020 – afferma Donazzan – l’obiettivo è quello di salire a quota 300, 350 milioni di fatturato, sia con la crescita interna che grazie a nuove acquisizioni».

Il gruppo è costituito da tre macrodivisioni: quella dei motori elettrici, quella relativa alla pressofusione in alluminio e quella delle tornerie metalliche di alta precisione. «Si tratta – continua Donazzan – di tre divisioni per tre mercati paralleli che si incrociano. Non è affatto raro, infatti, che i clienti dei motori abbiamo bisogno di componenti in alluminio o di prodotti di torneria». Peraltro, Orange1 assume. «Stiamo facendo iniziative di recruitment – afferma il presidente -: cerchiamo giovani ingegneri, tecnici, ed esperti nella digitalizzazione di prodotti e processi».

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Componente per motore in alluminio
La divisione alluminio, l’asso nella manica per il futuro

«Il settore dell’alluminio – dichiara Donazzan – è molto stimolante, per noi, perché è complicato. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Le barriere all’ingresso sono alte, a causa dei forti investimenti iniziali e degli alti standard qualitativi richiesti: una piccola azienda non può superare questi ostacoli. Ed è un settore in forte crescita, perché è trainato dall’automotive. Si tende a realizzare auto più leggere, in grado di risparmiare carburante. E l’alluminio è uno dei metalli più leggeri, oltre ad avere ottime qualità quanto a resistenza e durata».

Secondo l’EEA, l’associazione europea dell’alluminio, fondata a Bruxelles nel 1981 e voce dei produttori di comparto, «la quantità di alluminio in una macchina media è aumentata da 50 kg nel 1990 fino ai 151 kg di oggi. Gli esperti prevedono che potrebbe salire a 196 kg entro il 2025. L’alluminio nelle automobili è già un eccellente esempio di un’economia circolare. Più del 90% del metallo viene recuperato dopo la fine del ciclo di vita del veicolo e riutilizzato per creare nuovi prodotti in alluminio. Peraltro l’utilizzo di 100 kg di alluminio in una vettura riduce le emissioni di CO2 fino a otto grammi per chilometro percorso, risparmiando fino a 46 litri di combustibile all’anno. Ecco perché sempre più pezzi di ricambio sono ora realizzati in alluminio. E dato che sempre più auto elettriche raggiungono il mercato, ciò è sempre più importante. Più leggero è il veicolo, più lunga è l’autonomia con la stessa carica, e più è economica la produzione».

 

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EME, la sede cntrale di Arsiè

Dunque i prodotti in alluminio sembrano costituire un mercato interessante e in crescita. «Siamo entrati nel comparto – ricorda Donazzan – con l’acquisizione, nel 2014, di Metalpres, specializzata appunto in pressofusione per settore automotive con produzione di 8mila tonnellate all’anno e con 28 isole di lavoro completamente robotizzate. Ora abbiamo creato Orange1 Foundry, che ha acquisito la divisione di Industrie Pasotti di Sabbio Chiese (Brescia) specializzata nella pressofusione di alluminio, e nel dettaglio nella fornitura di particolari pder il settore del “bianco” e con un fatturato annuo di 40 milioni di euro».

Attualmente il fatturato della divisione è di 70 milioni. «Ma entro fine anno salirà a 100 milioni, con un nuovo acquisto – continua Donazzan -: sul punto, però, non posso espormi, perché è in corso la due diligence, un’attività di approfondimento di informazioni per valutare la convenienza dell’affare ed esprimere un giudizio sul valore di mercato. Ma sono ottimista. Comunque sia, l’obiettivo aziendale è di raggiungere un fatturato di 150 milioni di Euro entro il 2020 nella divisione alluminio e ulteriori 3 plant di produzione di cui uno in Nord America. Ritengo fondamentale sottolineare che l’operazione ci consentirà di ampliare ulteriormente il nostro portafoglio prodotto e clienti grazie ad un know how che oggi pochi vantano a livello europeo».

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Motore elettrico
La divisione motori elettrici, quella più ricca

«Per noi – afferma Donazzan – i motori elettrici hanno costituito il core business iniziale. Undici acquisizioni su 14 sono legate al comparto. Così, oggi possiamo offrire una gamma di prodotti molto ampia, paragonabile a quella di una multinazionale: nel nostro portafoglio, prodotti per frullatori e per turbine eoliche. Il fatturato attuale della divisione supera i 120 milioni di euro: è quella che ci sta dando la maggiore soddisfazione economica. Anche qui, Interessanti, naturalmente, gli sviluppi legati all’automotive. Ma si tratta di fare le cose con calma, evitando di entrare direttamente nel campo. Intendo dire che un’azienda delle nostre dimensioni non può sostenere i costi dello sviluppo del prodotto: meglio occuparsi della sola produzione».

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Tornerie metalliche
Le tornerie metalliche, Cenerentola di lusso

«Siamo entrati nel comparto con l’ingresso, nel 2014, in GM&A, poi ribattezzata Mado ed acquisita definitivamente (al 100%) nel 2017. Questa – spiega il presidente – la logica dell’operazione: la società bergamasca è specializzata nella produzione di tornerie meccaniche di alta precisione per i settori automotive, idraulico e pompe ad alta pressione; l’idea era quella di creare una filiera di verticalizzazione dei componenti per produrre anche i motori elettrici. Il fatturato della divisione è di soli 6 milioni di euro, ma intendo portarlo a 10 milioni nel breve periodo, sia con la crescita interna che con nuove acquisizioni. È una divisione piccola ma preziosa, di grandi prospettive».

Il valore della diversificazione e i vantaggi della crisi.

«Ciò che conta non è solo il fatturato, ma la qualità del fatturato» – afferma Donazzan. Che significa? «Significa che chi, come noi, opera in più settori e ha più di mille clienti, riduce il rischio finanziario, industriale o commerciale. Una circostanza che non è sfuggita ai nostri finanziatori, le banche. Quella più rilevante, per noi, è Intesa Sanpaolo. Le risorse per la nostra espansione sono state conferite dagli istituti di credito: dai 40 ai 50 milioni per le 14 acquisizioni, 20 milioni per gli immobili e dai 30 ai 40 milioni per l’innovazione. Altre circostanze premianti, agli occhi delle banche, sono il fatto che l’azienda partecipi all’investimento e che la proprietà reinvesta gli utili in azienda. Io sono proprietario di Orange1 al 100%, ma non mi sono mai dato dividendi. Uno stipendio ce l’ho, ovviamente, ed è legato al mio ruolo. Ma i profitti tornano in azienda».

Va peraltro sottolineato che l’espansione del Gruppo Orange1 è iniziato con la crisi economica di dieci anni fa. «La vera crescita è iniziata in quel periodo – continua Donazzan – perché abbiamo avuto l’occasione di acquistare aziende in difficoltà. Inizialmente si era pensato di comprare per rivendere una volta ristrutturate secondo diversi profili; poi si è deciso di tenerle, un po’ perché si è capito che hanno un futuro, e un po’ perché sono diventate parte di un progetto più vasto».

 

Armando Donazzan con Elena Donazzan, Assessore al Lavoro Regione Veneto

Lo sbarco in Borsa e la digitalizzazione

«Ci stiamo preparando oggi ad entrare in Borsa a medio termine. Si tratta di trovare capitale di rischio e crescere ancora. Le banche faranno la loro parte, ma non sono esclusi strumenti alternativi, come fondi e minibond»- afferma Donazzan. Quanto alla tempistica, Donazzan non si sbilancia: «Forse il 2020, o il 2021». Secondo alcune fonti interne, la data giusta potrebbe essere la prima, il 2020. La digitalizzazione: «Le aziende del gruppo sono interconnesse – chiarisce il presidente – grazie ad un’unica piattaforma operativa. Ciò ci consente di valutare lo stato e le performance delle società in tempo reale: ordini, marginalità, situazione economica e finanziaria. È un processo importantissimo, quello della digitalizzazione. Non penso che attualmente un’azienda possa operare validamente senza avanzare in questa direzione. E infatti nelle operazioni di recruitment cerchiamo anche esperti in questo campo».

 

logo ORANGE1 HOLDING
Logo ORANGE1 HOLDING

La storia della società:dagli esordi alla corsa alle acquisizioni

Nasce a Bassano del Grappa (Vicenza) la ditta Elettromeccanica Leone Donazzan per la riparazione e l’avvolgimento di motori elettrici. L’attività si estende in breve al campo dell’impiantistica industriale. Il fondatore è Leone, padre di Armando. La società viene trasformata in ELD  e inizia con successo a rivolgersi ai mercati esteri e in modo particolare a Francia, Germania e Paesi Nordici. Il business cresce e si apre anche verso i mercati dell’Est, in particolare verso l’ex Unione Sovietica. La caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’ex Unione Sovietica, alla fine degli anni Ottanta, inducono Leone Donazzan a rivedere gli obiettivi e accogliere nuove sfide.

Armando subentra nella direzione aziendale nel 1998, quando la società ha un fatturato pari ad attuali 5 milioni di euro. L’anno dopo nasce in Ungheria l’azienda EME Kft, specializzata nella produzione di statori avvolti per motori elettrici; mentre nel 2004 si costruisce un capannone di 11.800 metri quadrati nell’area industriale di Arsiè, nel Bellunese. Nel 2006 l’azienda varia la sua denominazione in EME Electric Motor Europe. Dal 2008 la società inizia la strategia degli acquisti: prima, lo stesso anno, la CEG  (motori elettrici speciali); poi, nel 2011, la Unielectric (avvolgimenti per motori elettrici) e la Elpromtech (motori Atex ed Incapsulati).

Nel 2012 la denominazione del Gruppo cambia in Orange1, che a novembre annuncia un’ulteriore strategica acquisizione: l’Elettromeccanica Valceno fusa in UNIELETTRIC. Si accresce così la gamma di avvolgimenti per motori monofase e trifase a 4/6/8 poli con linee completamente in automatico, portando la produzione giornaliera a oltre 20 mila unità. Del 2014, l’ingresso nel gruppo della Metalpres Cenzato, della Metalpres Rom  e della GM&A, che prende poi il nome di Mado. Nel 2015 entra nel Gruppo la Emotion in Motion, grazie alla quale vengono prodotti motori con inverter plug & play integrato. Due anni fa il fatturato è stato pari a 140 milioni, grazie alle 8 aziende acquisite, ai mille dipendenti e ai sette impianti di produzione (un milione di motori elettrici monofase e trifase).

 

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Vettura della Orange1 Racing in gara a Barcellona

 

Nel 2016 nasce la sezione Orange1 Racing. La Holding acquisisce la Italian Graphic Design – Puntografico di Castelfranco Veneto in provincia di Treviso con 30 anni di esperienza. La new entry ha la funzione di integrare il mondo dei servizi ORANGE1 al fine di supportare le politiche di marketing sempre più strategiche per la crescita del gruppo. A settembre acquisisce Magnetic di Montebello Vicentino (Vicenza). Nata nel 1981, Magnetic progetta e produce una vasta gamma di motori elettrici a velocità variabile e alta efficienza IE4 ed IE5. È specializzata nel prodotto custom-made grazie alla ricerca continua, eseguita internamente dallo staff tecnico, e alla collaborazione con università Italiane e estere. A gennaio dell’anno in corso Armando Donazzan acquisisce il 100% della Mado. A maggio arriva la tredicesima acquisizione con Sicme Motori   di Torino, società che ha ricavi per 18 milioni di euro e 90 dipendenti; Orange1 raggiunge l’obiettivo di diventare leader nel settore dei motori vettoriali e a corrente continua. Infine nasce Orange1 Foundry  dall’accordo siglato con la divisione di Industrie Pasotti  in Sabbio Chiese (Brescia) specializzata nella pressofusione di alluminio. Il fatturato sale a 200 milioni di euro.














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