Conte & Assolombarda: prove tecniche di dialogo

di Marco Scotti ♦ Il confronto tra il Presidente del Consiglio e Carlo Bonomi segna un importante avvicinamento al mondo confindustriale, col quale finora i rapporti sono stati freddi od ostili. Bonomi vuole autonomia per Milano, Olimpiadi invernali e infrastrutture. Il capo del Governo promette investimenti in opere pubbliche (con Protezione Civile), riduzione del cuneo fiscale e…

«Do per scontato che l’Istat domani segnerà un calo del pil. Ma la manovra che abbiamo messo in atto mi permette di guardare con soddisfazione al futuro. Ho però bisogno della collaborazione di tutti, per questo sono qui, per rendere omaggio al cuore pulsante del nostro sistema produttivo. Abbiamo fatto tanto per le imprese, e molto altro faremo, dalla riforma del codice degli appalti a un grande piano infrastrutturale». Il premier Giuseppe Conte, ospite di Assolombarda dove si è confrontato con il presidente dell’Associazione Carlo Bonomi, ha difeso l’operato del governo – che pure è stato accolto con un po’ di freddezza dal discorso dalle imprese – e ha spiegato quali sono le misure che aspettano l’Italia.







«È dalla fine del 2017 – ha risposto Bonomi al presidente del Consiglio – che annuncio e che mi prodigo per segnalare la frenata dei dati macroeconomici. Non abbiamo nessun problema con questo governo, tanto che è già con il Governo Gentiloni che abbiamo iniziato a lanciare allarmi, purtroppo inascoltati. Parlo da un territorio che è in controtendenza con l’economia italiana, ma che comunque fa parte dell’Italia. Il credito deve ripartire, la crescita ristagna, le banche stanno per affrontare nuovi problemi: insomma, serve una manovra compensativa che riguardi le grandi opere e che racconti agli investitori internazionali un’inversione di tendenza. Rischiamo un incremento dell’Iva e le imprese preferiscono allontanarsi dal nostro paese. »

 

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

 

Anche i porti, che pure non riguardano direttamente Milano, sono in difficoltà: e i capitali stranieri preferiscono Amburgo o Rotterdam a Genova o Gioia Tauro. Il reddito di cittadinanza è stato approvato, ma non è questo lo strumento idoneo per le politiche del lavoro. Noi vogliamo vincere la sfida delle Olimpiadi invernali 2026, che porta in dote un assegno da 925 milioni di dollari. Infine, chiediamo per Milano e la Lombardia un pieno riconoscimento dell’autonomia, sulla falsariga di quanto avviene nelle città competitor, da Madrid a Londra. Non vogliamo un modello scissionista o di sottrazione al Sud. Chiediamo che ci sia un grande progetto paese, con la responsabilità di scelte coraggiose perché si spezzino le ostilità che impediscono di crescere al nostro paese».

 

Bonomi:”Milano in particolare, ma più in generale tutta la Lombardia, sono un unicum nel tessuto produttivo italiano “

Milano vs resto d’Italia

«Sono qui – ha esordito il premier – per due motivi: perché voglio rendere omaggio a un’associazione che annovera circa 6.000 imprese imprese di varie dimensioni, che danno lavoro 650.000 addetti. Siete il cuore pulsante del nostro sistema produttivo, ed è evidente che un presidente del consiglio non può che passare di qui e rendere omaggio al tessuto produttivo. In voi vedo un compagno prezioso per guidare questo paese. Secondo elemento: sono qui per incrementare e per trovare elementi che siano vicini la nostra filosofia. Voglio sicuramente migliorare, ed è per questo che penso che questo dialogo sarà proficuo».

Alle parole di Giuseppe Conte ha risposto prontamente Bonomi, che ha ricordato al premier come Milano in particolare, ma più in generale tutta la Lombardia, siano un unicum nel tessuto produttivo italiano e, soprattutto, come il capoluogo meneghino abbia patito l’immobilismo del precedente governo, auspicando un’inversione di tendenza. «Tasso di disoccupazione al 6,5%, metà di quello italiano, un tasso di apertura all’economia internazionale di 17,7 punti superiore a quello nazionale, il 10% del Pil italiano realizzato a Milano, città che ha saputo raggiungere un aumento della ricchezza del 5,5% rispetto al periodo pre-crisi contro il -4,2% dell’Italia.

Un terzo delle multinazionali attive in Italia ha sede a Milano, e sono 90 le imprese con fatturato superiore al miliardo di euro. Noi tifiamo per l’Italia, ma è ovvio che l’ascolto di chi fa bene e meglio, rispetto ad altri, dovrebbe costituire per le istituzioni e la politica non dico un dovere, ma sicuramente un’occasione essenziale per raccogliere aspettative, suggerimenti e richieste da parte di chi costituisce una parte così rilevante del motore dell’Italia, della sua crescita e del suo export. Siamo rimasti scottati da quello che è successo con l’Ema: a causa dell’inadeguato sostegno del precedente governo, non c’è stata una sufficiente pressione in Europa e il sorteggio ci ha puniti».

 

Bonomi
Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda

La manovra del cambiamento

Giuseppe Conte ha ripetuto a più riprese come il governo abbia portato avanti una politica di discontinuità con il precedente esecutivo, per cercare di dare maggiore eguaglianza sociale e garantire più competitività al sistema. «Abbiamo inaugurato – ha spiegato – una manovra economica che ci ha spinto in una zona molto rischiosa, siamo andati vicino a una procedura d’infrazione. Essere riusciti a scongiurarla è stato molto importante per il sistema, perché si sarebbero creati seri problemi.»

«Per fortuna è alle spalle. I progetti di riforma vanno verificati in sede applicativa, occorre un momento di sperimentazione su cui dobbiamo confrontarci. È passato soltanto qualche settimana, ma è indubbio che al momento ci siano dei dati congiunturali che non sono positivi ma che non dipendono da noi, sono esterni, soprattutto per quanto concerne la cosiddetta guerra dei dazi. Dobbiamo sedare le risse che fanno male a tutti. Ragionevolmente questa guerra, quando Cina e Usa troveranno un accomodamento, è destinata a concludersi e noi ritroveremo slancio.»

 

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Conte: “Quando Cina e Usa troveranno un accomodamento, e si concluderà la guerra dei dazi noi ritroveremo slancio.” Nella foto Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump

 

Il nostro sistema non soffre solo per questa congiuntura, abbiamo anche il problema delle costruzioni, che sono in grave difficoltà da anni. I 5-6 player sono in amministrazione straordinaria: non mi preoccupa in sé questo problema, anche perché si può pensare che si uscirà dalla crisi con delle sinergie. Ma da queste procedure verranno fuori dei tagli ai debiti dei fornitori, ci sarà un sistema indotto che peserà. Ci sono però anche dati positivi: ci sono tutti gli elementi per ripartire di slancio nel secondo semestre. Bankitalia ha previsto una ripresa, ma dobbiamo lavorare insieme per progettare gli strumenti che consentano di crescere. Abbiamo sterilizzato in pochi mesi l’aumento dell’Iva da 12,5 miliardi, abbiamo tagliato i premi Inail del 32%, una misura che tutti voi potete giudicare in maniera positiva, a regime andremo a 600 milioni, a potremo fare anche di più.

Abbiamo raddoppiato la deducibilità dell’Imu sui beni strumentali, introdotto una cedolare secca al 21% per gli immobili a uso commerciale. Non abbiamo smantellato Industria 4.0, abbiamo mantenuto l’iperammortamento con decalage, e l’anno prossimo potremo fare meglio. Abbiamo rifinanziato la nuova Sabatini, anche se 20 milioni non stimolano l’entusiasmo. Forse non siamo bravi a comunicare, ma dire che ripartiamo da zero o che consideriamo le imprese come un ingombro è quanto di più sbagliato possibile».

 

Conte: “Abbiamo anche il problema delle costruzioni, che sono in grave difficoltà da anni. I 5-6 player sono in amministrazione straordinaria”

 

Le richieste al governo

«Già a ottobre – ha aggiunto Bonomi – abbiamo invitato il suo Governo a evitare tre scelte che ci sembravano azzardi rischiosi: la prima era anteporre l’aumento di spesa corrente a un massiccio aumento degli investimenti pubblici, e degli incentivi a quelli privati. La seconda era di non alimentare uno scontro con l’Unione Europea sui saldi di bilancio. Scontro che avrebbe alzato lo spread, e alimentato la trasmissione del sovrapprezzo del rischio sovrano a famiglie e imprese, tramite il canale bancario.»

«La terza discendeva da un dato evidente: il calo degli investimenti era la voce che nel terzo trimestre spingeva più verso il basso la crescita italiana, in un quadro di domanda interna stagnante e di domanda estera che frenava molto come effetto della guerra internazionale sui dazi, ma dava ancora un contributo positivo alla crescita. Di qui la necessità di evitare l’errore di depotenziare gli incentivi agli investimenti di Industria 4.0, che avevano portato in alcuni comparti privati ad aumenti a doppia cifra. Ma su tutti e tre i punti le priorità del governo sono risultate diverse».

Le imprese

«L’economia italiana – ha proseguito Conte – continua a essere frenata da fattori che la comprimono. Dobbiamo cercare di capire come muoverci per ritrovare competitività, in uno spirito di collaborazione. Questo governo ha tanto entusiasmo perché la voglia di riscatto è un imperativo anche etico e morale, c’è stata una grande voglia di cambiamento. Noi non siamo il primo paese per l’export, ma siamo il migliore, quello con la maggiore diversificazione. Siamo forti perché abbiamo la massima diversificazione. Attualmente il sistema imprenditoriale mi appare così suddiviso: 20% di imprese eccellenti, 60% che sono un corpo centrale e che potrebbero svilupparsi o meno in base alle scelte imprenditoriali. C’è infine un 20% di imprese che sono in una fascia di marginalità che sono destinate a essere esiliate dal tessuto produttivo. Dobbiamo puntare sulle imprese del 60% anche noi con meccanismi incentivanti e disincentivanti.

Come fare? Partendo da un dato, non che sia risolutivo, ma che può essere molto utile: secondo indici internazionali, siamo al 51esimo posto per semplicità di fare impresa. Quali sono le difficoltà? Abbiamo adempimenti fiscali fin troppo onerosi e complessi, abbiamo difficoltà di vario tipo. Non è possibile spingere o ottenere una robusta crescita economica se non si recupera la fiducia dei cittadini nelle istituzioni politiche».

 

Il simbolo dell'euro
Il simbolo dell’euro

Il credito e la fuga di capitali

Nel 2018 gli investitori esteri sono usciti sia dai titoli pubblici (-36 miliardi, ma -77 miliardi da maggio) sia dai titoli privati: -7,6 miliardi dai titoli corporate escluse le obbligazioni bancarie, e -18,1 miliardi dalle obbligazioni bancarie. Da maggio la fuga di capitali dall’Italia è stata di ben 118 miliardi, di cui 41 di italiani. «L’aumento dello spread – ha proseguito Bonomi – è stato causato da queste fuoriuscite di capitali. E dopo l’approvazione della legge di bilancio resta superiore intorno a 120 punti base rispetto a dove stava al momento della nascita del governo».

«Una condizione che ha costretto le banche a degli sforzi extra ma che ora rischia di venire ulteriormente inasprita dal combinato disposto tra fine del QE e incertezza sulla liquidità acquisibile tramite TLTRO. Se la Bce non dovesse rinnovare tali aste, tra giugno 2020 e marzo 2021 le banche italiane dovranno ripagare circa 250 miliardi di euro di prestiti a basso costo ottenuti tramite il programma. Nel periodo tra il 2011 e il 2018 gli impieghi verso le imprese sono calati da oltre 900 a meno di 700 miliardi di euro.»

Pil e opere pubbliche

Per Assolombarda, la forbice del pil è tra +0,4 e +0,6%, un dato che costringe il governo, più che a una manovra correttiva, a una sferzata che alzi il pil potenziale italiano. Bonomi ha poi elencato le misure che potrebbero permettere di raggiungere questo risultato: «In primo luogo serve sbloccare subito le 400 opere pubbliche già finanziate per circa 27 miliardi di euro; rimettere mano al maxi programma del 2018 “Connettere l’Italia”, che dei 140 miliardi di investimenti pluriennali vedeva già 103 miliardi disponibili. Infine, non smentite la project review realizzata per circa venti grandi opere, che ne aveva già ridotto l’ammontare di investimenti necessari per una cifra di 40 miliardi, liberando risorse per un maggior numero di interventi diffusi sul territorio».

 

Anas gestisce strade e autostrade per 25.599,611 chilometri
Conte : “Stiamo lavorando, e confido di renderlo operativo a metà febbraio, un piano di ammodernamento delle infrastrutture, concentreremo vari miliardi”

 

Ha risposto il presidente del consiglio annunciando importanti novità in materia: «Stiamo lavorando, e confido di renderlo operativo a metà febbraio, un piano di ammodernamento delle infrastrutture, concentreremo vari miliardi. Alcuni saranno spesi attraverso la protezione civile, con piani integrativi per le regioni che hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Ripristineremo anche il sistema viario. Dobbiamo semplificare le procedure e faremo una legge delega approvata a dicembre che contiene decreti delegati per operare la semplificazione dei progetti amministrativi, una riforma del codice degli appalti. Non posso pensare che per gestire una gara si debba convocare il collegio dei professori di diritto amministrativo. Non posso pensare di avere dieci linee guida dell’Anac. Ci vuole chiarezza e rapidità. Stiamo riformando il processo civile, e a febbraio mostreremo i risultati. Francia e Germania hanno fatto qualcosa di simile dicendo che volevano attirare gli investimenti stranieri.»

«Sta partendo una struttura tecnica che saranno a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni che molto spesso denunciano inefficienze e problemi. Non bisogna arrivare all’insolvenza: ci sono dei segnali di crisi e delle procedure di allerta che potranno aiutare gli imprenditori in difficoltà, in modo da non dover arrivare alle procedure concorsuali classiche. Dobbiamo fare ancora di più, rafforzare il fondo di garanzia per le Pmi.»

«Non possiamo modificare i criteri del merito creditizio, ma possiamo dare un polmone di ossigeno per finanziare le piccole e medie imprese. Dobbiamo potenziare l’export con Cdp, Sace e tutti gli altri strumenti a disposizione. Dobbiamo incentivare le assunzioni dei giovani a tempo indeterminato. Quando vedrete realizzato il reddito di cittadinanza potrete dirmi se non è stato strutturato in modo efficace. Cinque miliardi per il trattamento di fine servizio per quota 100 nel pubblico impiego. Proveremo a ridurre il cuneo fiscale. L’alternanza scuola-lavoro ci impone di lavorare meglio con gli istituti tecnici».














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