Congiuntura flash: possibile frenata della crescita nazionale

palazzo confindustria
Sede di Confindustria, Viale dell' Astronomia, Roma

Secondo il Centro studi di Confindustria  nel primo trimestre il Pil potrebbe segnare il passo. Produzione industriale in calo, flessione dell’export e rallentamento della domanda interna

L’analisi mensile dell’ andamento dell’ economia nazionale riserva qualche sorpresa. Secondo il Centro Studi di Confindustria si fanno sentire le tensioni internazionali originate dallo scontro sui dazi tra USA e Cina, generando incertezza, mentre crescono i rischi  in generale per l’economia mondiale. Il commercio mondiale è cresciuto a ritmi sostenuti fino a gennaio (+0,9% su dicembre), ma gli indicatori qualitativi segnalano un rallentamento: a marzo gli ordini esteri del Pmi manifatturiero globale si tengono ai livelli più bassi in 15 mesi. Si è fermato, inoltre, l’apprezzamento della valuta cinese, volano per l’export occidentale.

l’Italia rallenta nel 1° trimestre

La produzione nell’industria ha sorpreso al ribasso a febbraio (-0,5%), dopo il calo di gennaio; una lieve flessione è stata registrata dagli ordini per l’industria, ma rimane il trend di crescita; rallentano i servizi, secondo l’indice Pmi di marzo, pur se i livelli restano elevati. Ciò potrebbe determinare una frenata del Pil nel 1° trimestre, dopo il +0,3% nel 4° del 2017.







Diminuisce il traino dall’ estero

Le esportazioni italiane registrano un calo a febbraio, concentrato nei mercati extra-UE, in particolare quelli asiatici, che segue la flessione delle vendite a gennaio. Gli indicatori qualitativi restano positivi, ma segnalano un rallentamento: a marzo gli ordini manifatturieri esteri si espandono, sebbene al ritmo più debole da fine 2016; i giudizi delle imprese sugli ordini esteri si sono stabilizzati nel 1° trimestre, dopo oltre un anno di miglioramento.

Domanda interna più debole

Gli investimenti sono attesi in crescita meno sostenuta a inizio anno, secondo gli indicatori qualitativi. Un supporto viene dal credito alle imprese, che però ha di nuovo frenato (+1,2% annuo a febbraio). I consumi sono sostenuti dall’aumento del reddito disponibile e dalla ridotta inflazione (+0,8% annuo), ma frenati dal maggior risparmio. I redditi sono alimentati dalla crescita dell’occupazione dipendente (+0,3% a gennaio-febbraio sul 4° 2017), attesa in ulteriore aumento. Con il riavvio degli sgravi contributivi torneranno getto-nate le assunzioni a tempo indeterminato.

Il quadro internazionale

La crescita americana è robusta nonostante qualche volatilità negli ultimi mesi. Gli occupati sono aumentati nel 1° trimestre a un ritmo oltre la media 2017; la disoccupazione è ai minimi da sei mesi (4,1%); la dinamica dei salari si mantiene al +2,7% annuo. Gli ordini di beni capitali sono in forte aumento nel 1° bimestre e segnalano crescita degli investimenti. I mercati si attendono almeno altri 2 rialzi dei tassi FED entro fine anno. La crisi diplomatica innescata dal caso Skripal, l’escalation delle tensioni sulla Siria, la volontà di far entrare l’Ucraina nella NATO fanno montare la tensione tra Occidente e Russia.

Ne risentono il rublo, che perde il 6,4% in pochi giorni sul dollaro, e la Borsa di Mosca (-5,6%). Fino a marzo l’attività industriale russa era in moderata espansione, in frenata quella dei servizi. A riflesso di tali tensioni, la Borsa USA è in saliscendi e il dollaro oscilla tra 1,22 e 1,24 sull’euro, il petrolio è rincarato a 70,1 dollari al barile in aprile. Nel contesto instabile, l’Italia mantiene la fiducia degli investitori: BTP in calo a 1,74% in aprile (da oltre 2,00% a marzo), spread a 123 punti (da 142).

L’Europa

Tuttavia la crescita nell’Eurozona è ancora robusta. Migliora il sentiment delle famiglie a inizio anno e le prospettive di crescita di consumi e investimenti sono solide. Tuttavia, il calo di indice Pmi e fiducia delle imprese industriali segnala una lieve perdita di slancio nel 1° trimestre e l’indicatore OCSE prolunga tale tendenza alla seconda metà del 2018, mentre continua lo stimolo BCE Con l’inflazione dell’Area ancora bassa (+1,4% annuo), gli acquisti di titoli proseguiranno per almeno 5 mesi (QE) e i tassi ufficiali resteranno a zero fino a metà 2019.














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