Tenere le fabbriche aperte e garantire la continuità produttiva, per evitare gravi ripercussioni per l’economia italiana e la chiusura definitiva delle aziende che già erano in difficoltà prima dell’arrivo del Covid-19.
È questo l’obiettivo di Confindustria Lombardia, che comprendendo il momento di grave emergenza sanitaria che la Regione sta attraversando, vuole contribuire concretamente nell’elaborazione di politiche che possano contenere l’espansione del contagio da Coronavirus. Ed è proprio per questo che le imprese del territorio, che vogliono rimanere aperte e continuare a lavorare, stanno rafforzando le proprie misure di prevenzione e contenimento della diffusione dell’epidemia, in linea con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
«È indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende – commenta Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia – dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci, poiché interrompere oggi le filiere significherebbe perdere il mercato di appartenenza e chiudere imprese di territori a forte vocazione export vuol dire dare all’estero un segnale di mancata capacità produttiva difficile da recuperare nel breve periodo».
Le associazioni territoriali di Confindustria Lombardia stanno lavorando sin dal primo giorno dell’emergenza, anche attraverso l’istituzione di task force dedicate, e sono disponibili a mettere in campo un codice di autoregolamentazione in linea con le prescrizioni sanitarie più ferree, e altresì autoimporsi una sospensione in caso di impossibilità a soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti dall’emergenza.
Il Codice di autoregolamentazione regionale
Sono cinque le regole da rispettare, pensate dalla Confederazione degli industriali lombardi: sul luogo di lavoro e in tutte le attività connesse, andranno applicati criteri stringenti di sicurezza sanitaria (già oggi adottati) ma che potrebbero essere ulteriormente implementati; limitazione massima degli spostamenti all’interno dei siti e accesso contingentato agli spazi comuni; smart working per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza; incentivo per i propri dipendenti a godere di ferie e congedi retribuiti; chiusura dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione.
«Le fabbriche – chiosano da Confindustria – sono oggi probabilmente il posto più sicuro perché hanno adottato da subito misure di prevenzione per la tutela della salute (temperatura misurata con telecamere termiche, controlli su distanze minime obbligatorie, accesso contingentato agli spazi comuni)».
Confindustria Lombardia si impegna, infine, ad avviare da subito un censimento delle proprie imprese associate disponibili a chiudere i propri impianti.
«Superata questa drammatica fase – conclude Bonometti – sappiamo inoltre già che dovremo rimboccarci le maniche per ricostruire dalle macerie, come dopo un terremoto. E in tal senso rappresenta una importante iniezione di fiducia conoscere con certezza le misure che il governo metterà a disposizione delle imprese per superare la crisi».