Confartigianato contro la Legge di Bilancio: “non prendeteci per il mulo”

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di Laura Magna ♦ Le imprese artigiane  – molte delle quali sono industriali e manifatturiere – contestano la manovra del governo di Paolo Gentiloni approvata dal Parlamento. Per il presidente Giorgio Merletti ci sono troppe tasse e adempimenti per un settore importante dell’ economia nazionale da sempre gravato da un carico fiscale ritenuto eccessivo

“Non prendeteci per il mulo” è l’ headline di una campagna di comunicazione apparsa recentemente su buona parte dei quotidiani nazionali. La firma sotto è quella di Confartigianato Imprese, l’intento è quello di dare battaglia contro la nuova legge di bilancio, che a parere dei rappresentanti degli artigiani perpetra un vero e proprio tradimento a loro danno. Secondo l’associazione la nuova legge di bilancio di fatto ignora le piccole imprese «che faticano ogni giorno per competere sui mercati nazionali e internazionali, sopportando il peso di un fisco esoso e di una burocrazia complicata. Proprio come il mulo, animale nobile e paziente per eccellenza, ma che non può portare pesi all’infinito.” A parlare con queste parole a Industria Italiana è il presidente di Confartigianato Imprese Giorgio Merletti, a cui abbiamo chiesto di spiegare in dettaglio cosa a suo parere proprio non va in questo provvedimento di legge.

 







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La situazione degli artigiani è stata metaforicamente paragonata a quella dei muli, animale simbolo di nobiltà, laboriosità e pazienza

Artigiani come muli: lavoro sodo e bastonate fiscali

Partiamo proprio dalla forte fraseologia adottata : “Non ci prendete per il Mulo”. Cosa vuol dire? «Il messaggio che Confartigianato rivolge al Governo e al Parlamento sta a significare da un lato : “Non trattate i piccoli imprenditori come bestie da soma su cui continuare a caricare fardelli di tasse e adempimenti senza mai toglierne” e dall’ altro significa anche: “Non tradite gli impegni assunti verso le piccole imprese”», spiega Merletti. Il presidente di Confartigianata imprese che ritiene che «la Legge di bilancio sia uscita dal Senato portando con sé un carico di amarezza e di delusione per gli artigiani e le piccole imprese. Nella manovra economica varata da Palazzo Madama non vi è traccia di alcuni dei provvedimenti tanto attesi dai piccoli imprenditori e chiesti a gran voce da Confartigianato. Si tratta di misure tanto attese che avrebbero tolto un po’ di quel carico di fisco e burocrazia che gli artigiani portano ogni giorno sulle spalle. Proprio come dei muli. E allora abbiamo preso a prestito questo animale, simbolo di nobiltà, laboriosità e pazienza, per la campagna di denuncia lanciata all’inizio del mese di dicembre 2017  sui 7 maggiori quotidiani nazionali», dice Merletti.

 

Giorgio Merletti,presidente di Confartigianato Imprese

Gli obbiettivi della battaglia di Confartigianato

Gli impegni sui quali Confartigianato ha concentrato la sua battaglia riguardano diversi punti critici: c’è la deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali «per non dover continuare a pagare un tributo su un tributo. Ma ci battiamo anche per l’innalzamento della franchigia Irap, così da evitare il pagamento di questa imposta a chi non è tenuto a farlo. Assurda, poi, la mancata approvazione al Senato del riporto delle perdite per le imprese che adottano il regime di cassa. In questo modo si impedisce di applicare il provvedimento, varato lo scorso anno, che consente agli imprenditori in contabilità semplificata di pagare le tasse solo dopo aver incassato le fatture. E ancora abbiamo rilanciato una nostra richiesta storica: la definitiva abolizione del Sistri (acronimo per “sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti”: è il sistema informativo voluto dal Ministero dell’Ambiente italiano per monitorare i rifiuti pericolosi tramite la tracciabilità degli stessi. Ndr.) continua Merletti.

Il peso e i primati degli artigiani nell’ economia nazionale

Contribuire al benessere delle imprese artigiane può essere un modo per accelerare il risanamento dell’economia italiana: conforme ai dati  forniti dall’ Ufficio Studi Confartigianato l’universo di cui parliamo èal momento formato da 1.330.687 soggetti (il 22% del totale delle imprese italiane) che danno lavoro a 2.732.018 addetti tra titolari, collaboratori e dipendenti. Le micro e piccole imprese invece (fino a 50 addetti) sono 4.240.000 (ovvero il 99,4% del totale delle imprese italiane) e danno lavoro a 10.464.000 addetti (di cui 5.676.000 dipendenti), realizzando un fatturato di 1.420 miliardi di euro. Queste imprese generano un valore aggiunto di 354,8 miliardi di euro e negli ultimi 12 mesi hanno esportato beni per 120,6 miliardi di euro (pari al 7,2% del Pil; in crescita del 7,2% in un anno).

Un grande esercito produttivo che però viene sottoposto a un percorso a ostacoli nel corso della sua esistenza, tra pressione fiscale, burocrazia rigida e farraginosa, anticipo Iva e varie altre difficoltà. Ce la fanno queste imprese a sopravvivere? «C’è un’Italia che corre e un’Italia che frena», risponde Merletti. «Gli artigiani e le piccole imprese si sforzano di agganciare la ripresa con numeri di tutto rispetto. Nel 2016 sono nate 319 imprese artigiane al giorno. Sempre lo scorso anno, le piccole imprese hanno esportato nel mondo 121 miliardi di prodotti (1,5 miliardi in più rispetto al 2015). In innovazione i piccoli imprenditori spendono 5 miliardi l’anno, 6.600 euro per addetto (il 6,5% in più rispetto alla media di tutte le imprese). Quanto a produttività, in 3 anni le piccole imprese manifatturiere hanno fatto meglio delle grandi imprese italiane e delle piccole aziende tedesche: la produttività è aumentata del 10,7%, rispetto al +1,6% delle grandi aziende italiane e al +0,8% delle piccole imprese tedesche. Ma a fronte di questi primati positivi delle piccole imprese c’è un’Italia di record negativi che rallenta la loro corsa verso la ripresa».

 

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Una scena di un film simbolo della situazione fiscale italiana :” I tartassati” del 1959, diretto da Steno e interpretato da Totò e Aldo Fabrizi

Un settore tartassato

A cominciare dalle tasse. Confartigianato sottolinea che nel 2017 il carico fiscale è arrivato al 43% del Pil. Che corrisponde a 24,3 miliardi di tasse in più rispetto alla media europea. I dati forniti sulla  competitività delle imprese  mostrano tutto il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente, pari al 47,8%, vale a dire 11,8 punti superiore al 36% della media Ocse. L’energia elettrica costa alle piccole imprese il 25,6% in più rispetto alla media delle imprese europee. Le cose non vanno meglio per il credito: nel 2016 i finanziamenti alle imprese artigiane sono diminuiti di 2,7 miliardi (-5,9%) e addirittura, rispetto al 2011, il calo è stato di 13,5 miliardi (-24,3%).

«Se le imprese investono in innovazione, lo stesso non si può dire per il sistema Italia che, in quanto a digitalizzazione, si colloca al 25° posto tra i 28 Stati dell’Ue. Ma scendiamo alla 27° posizione, davanti a Cipro, per l’accesso delle imprese alla banda larga ad alta velocità: è connesso soltanto il 15,2% delle aziende, rispetto al 31,7% della media Europea. Non c’è da stupirsi quindi se i Comuni italiani gestiscono on line soltanto il 3,1% dei servizi richiesti dai cittadini e dagli imprenditori. Nel frattempo gli Enti pubblici hanno accumulato un debito commerciale verso le imprese fornitrici di beni e servizi pari a 64 miliardi e si fanno aspettare in media 57 giorni per saldare le fatture agli imprenditori», rileva Merletti. Che dunque al Parlamento chiede misure ben precise, con una lista che Confartigianato ha già presentato all’istituzione che si occupa di legiferare.

 

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Palazzo Madama a Roma, sede del Senato della Repubblica

Che cosa chiedono al Parlamento

«Nella lista delle richieste di Confartigianato al Parlamento spiccano quattro priorità: evitare il rinvio di un anno dell’applicazione dell’Iri (imposta sul reddito imprenditoriale, una flat tax del 24% sul reddito che l’imprenditore lascia in azienda, ndr) che comporterebbe, già dal 2018, un risparmio d’imposta di 2 miliardi di euro a favore di imprese individuali e società di persone; consentire il riporto delle perdite per le imprese che adottano il regime di cassa, una misura che riguarda 2 milioni di soggetti; innalzare la deducibilità dal reddito d’impresa e dall’Irap dell’Imu sugli immobili strumentali delle imprese; aumentare la franchigia Irap per i piccoli imprenditori. Nella manovra economica mancano all’appello anche altri capitoli fiscali importanti per artigiani e piccoli imprenditori. Come l’abolizione dello split payment, una battaglia storica di Confartigianato contro un meccanismo con il quale lo Stato finisce per fare cassa sulle spalle delle imprese oneste», enumera il presidente di Confartigianato Imprese.

Lo split payment, introdotto dalla Legge di Stabilità 2015 (Legge numero 190/2014) è stato poi ampliato dal DL 50/2017. Lo definisce l’articolo 1 della legge di Stabilità 2015, che prevede per le pubbliche amministrazioni che acquistano beni e servizi, qualora non siano soggetti passivi dell’Iva, di versare direttamente all’erario l’Iva addebitata in fattura dai loro fornitori: la scissione dei pagamenti è stata pensata al fine di evitare le numerose frodi in questo ambito ma secondo Confartigianato non la misura non coglie nel segno. Non solo. «Quest’anno la legge di bilancio introduce, dal 2019, l’obbligo della fatturazione elettronica tra privati, un provvedimento sul quale invitiamo a procedere con estrema cautela nell’ambito di un progetto di medio periodo che coinvolga anche le rappresentanze d’impresa chiedendo, al contempo, l’abrogazione di tutta una serie di misure introdotte per il contrasto dell’evasione che non hanno più ragione di esistere dopo l’introduzione della fatturazione obbligatoria», precisa Merletti.

Nella legge pochi gli elementi positivi

Eppure questa legge conterrà qualche aspetto positivo? «Certamente, nella manovra non mancano aspetti positivi che dimostrano come la leva del fisco possa dare buoni frutti: è il caso delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, per gli interventi di ristrutturazione edilizia, fino alle misure per la cura del verde. Si tratta di un pacchetto di norme che incrociano la propensione delle famiglie italiane a sistemare casa e che sono fondamentali per le oltre 500.000 imprese artigiane del settore costruzioni alle prese con una crisi che non è ancora alle spalle. Altrettanto positive alcune misure in tema di apprendistato e per sostenere gli investimenti delle imprese», aggiunge Merletti. Ma tutto questo per l’associazione che rappresenta però tutto questo non è sufficiente. E per dare maggior forza alle proprie posizioni Confartigianato Imprese dal 2010, insieme con Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, ha costituito R.ETE. Imprese Italia, soggetto di rappresentanza delle Pmi italiane per far sentire un’unica voce sui problemi e le aspettative degli artigiani, dei commercianti, dei piccoli e medi imprenditori italiani. In una battaglia che si annuncia sempre più dura.














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