Viaggio nella BaSilicon Valley, la Silicon Valley ligure

di Marco de' Francesco ♦︎ Se Oracle, Tesla, Microsoft, eBay e Apple la fanno da padrone in California, il Tigullio pullula di start-up e aziende innovative: Camelot Biomedical Systems, San Giorgio Seigen e Smart Track, per citarne alcune. Qui le grandi imprese stanno creando un ecosistema collaborativo con filiere sempre più integrate. Il ruolo del Cluster Fabbrica Intelligente e il Lighthouse Plant di Ansaldo Energia

Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica, se l’è sentita ripetere due volte, l’espressione “BaSilicon Valley”. La prima dal sindaco di Genova, Marco Bucci, che sul lemma ha un copyright “morale”. La seconda alla prestigiosa università di Stanford, dal presidente del Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente Luca Manuelli e dal direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia Giorgio Metta: «Presidente, veniamo dalla BaSilicon Valley». Pare che il Capo dello Stato abbia manifestato un po’ di sorpresa, e che abbia chiesto spiegazioni. Il contesto era quello del “Italy-Us Innovation Forum” dell’ottobre 2019, cui partecipava anche il Lighthouse Plant di Ansaldo Energia, storica industria genovese, che produce turbine e componenti meccatroniche per centrali energetiche.

Il neologismo ha in realtà un’accezione “provocatoria”. Sì, è vero, in California c’è la Silicon Valley, centro globale di innovazione a alta tecnologia. Oracle, Tesla, Microsoft, eBay, Apple, Adobe, Visa, Yahoo, e tanti altri colossi hanno sede tra San Francisco e San Jose. E la zona pullula di start-up e aziende innovative: d’altra parte, qui si concentra un terzo dell’investimento in venture capital del Paese più ricco del mondo.







Ecco, seppure in piccolo, seppure con investimenti di altra misura, senz’altro minore, in Liguria c’è tutto questo. Ci sono le grandi aziende, come Ansaldo Energia, come Abb, come Leonardo e come Fincantieri, che si portano dietro filiere sempre più organizzate e integrate. Ci sono 3.700 imprese high-tech e 196 sturt-up innovative. C’è l’Università di Genova, il Dih Liguria e il Competence Center Start 4.0. Ci sono il citato Istituto Italiano della Tecnologia e l’Istituto Italiano della Saldatura. C’è tutto questo. Che appare sempre più come un ecosistema collaborativo di attori diversi che contribuiscono all’innovazione e all’implementazione di nuove tecnologie in azienda.

Giuseppe Marino, ad di Ansaldo Energia

Un apporto molto forte alla catalizzazione di competenze, alla razionalizzazione del sistema e alla definizione di interdipendenze positive, generatrici di valore, tra aziende grandi e piccole e tra industria e ricerca spetta senz’altro al Lighthouse di AE. L’impianto faro, come vedremo, è una delle più importanti iniziative del citato Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente, un’associazione che dal 2012 riunisce aziende, regioni, università ed enti di ricerca con l’obiettivo di creare una comunità manifatturiera avanzata e stabile. Il Lighthouse – che il Ceo di Ansaldo Energia Giuseppe Marino ha definito «innovazione esso stesso» – è una grande fabbrica destinata a dimostrare concretamente, anche a beneficio di aziende più piccole, che certe applicazioni industriali sono praticabili, necessarie e sostenibili per affrontare le sfide della competizione globale. E una delle funzioni più importanti dell’impianto faro è quella di favorire lo sviluppo e l’integrazione dell’intera filiera, in particolare delle Pmi.

Di come si è sviluppato questo contributo si è parlato al webinar “Il Lighthouse Plant di Ansaldo Energia nell’ecosistema collaborativo della BaSilicon Valley”, tenuto il 15 luglio u.s. e organizzato da Cfi. Hanno partecipato, oltre a Manuelli (che è peraltro Chief Digital Officer di Ansaldo Energia e, più recentemente, Ceo di Ansaldo Nucleare) e a Marino, il presidente del comitato tecnico scientifico del Cluster nonché docente di tecnologia e sistemi di lavorazione al Politecnico di Milano Tullio Tolio, il docente di ingegneria meccanica dell’università di Genova nonché membro dell’organismo di coordinamento e di gestione di Cluster e del Comitato Tecnico Scientifico del Competence Center Start 4.0 Flavio Tonelli, il direttore del Dih Liguria Guido Conforti, il Partner Deloitte esperto di cyber security e referente Emea dell’area IoT security Fabio Bonanni e il business angel investor di Smart Track Fabrizio Cardinali.

 

La BaSilicon Valley, fucina di talenti favorita dall’entrata in scena del Lighthouse

Ad esempio, c’è Camelot Biomedical Systems di Genova, un’azienda giovane e ancora piccola che supporta i propri clienti nel processo di digital transformation, progettando e sviluppando soluzioni chiavi in mano in grado di estrarre valore dai dati. In breve tempo, è stata capace di una forte evoluzione: da start-up del settore medicale, si è riposizionata in una logica di scale-up nel settore dei servizi avanzati per la manifattura: sviluppa per AE algoritmi di intelligenza artificiale, per la manutenzione predittiva e per il controllo di qualità. O ancora, la San Giorgio Seigen, sempre di Genova: il suo core-business consiste nella produzione di carpenterie saldate di medie e grandi dimensioni per la generazione di energia, la costruzione navale, l’acciaio e le industrie petrolchimiche. Ora sta integrando il nuovo gestionale e introducendo macchine ad alta digitalizzazione; inoltre, sta implementando l’intelligenza artificiale e il machine learning. E ancora, sempre ai piedi della Lanterna, Smart Track, Pmi innovativa che  sviluppa sistemi di comunicazione wireless ed in particolare quello IoT “connected worker”, che serve  per la sicurezza dei lavoratori nell’Industria 4.0.

In pratica, funziona così: verifica la condizione di “uomo a terra” anche in luoghi chiusi e in assenza di segnale Gps; gestisce in automatico i piani di evacuazione aziendali, valutando real time il numero di coloro che non hanno raggiunto i punti di raccolta; verificare la corretta manutenzione dei dispositivi di protezione individuali; e perfeziona soluzioni di sicurezza già presenti, come il controllo accessi, la video sorveglianza o altro. Come si può leggere più ampiamente in questo articolo di Industria Italiana, la soluzione si basa su dispositivi indossabili dall’operatore, chiamati WeTag, interoperabili con una rete di sensori distribuiti nel sito da monitorare che permettono la comunicazione diretta (WiFi o Lan) con un server centrale, lì dove risiedono gli algoritmi proprietari dell’azienda. Di Smart Track Cardinali è business angel: «Il mio ruolo è quello di unire ideazione e finanza: le start-up, se non affiancate nel momento in cui si passa dalla fase early stage a quella mainstream, dal picco di interesse alle cose pratiche, muoiono». Comunque sia, tutte e tre le aziende sono nate nella BaSilicon Valley, che, come si è detto, è un giacimento di talenti innovativi che esisteva prima dell’esperienza del Cfi e del Lighthouse di AE. Ma tutte e tre hanno avuto a che fare con questi ultimi, avendo partecipato a meccanismi di selezione che saranno descritti in seguito, ed essendo state infine integrate nella catena dei supplier di AE. Il Lighthouse non ha inventato la BaSilicon Valley, ma sicuramente ne ha promosso lo sviluppo e la trasformazione digitale. Vediamo come.

Architettura Smart Track

Il Cluster, la Roadmap e i Lighthouse Plant

Una delle principali iniziative del Cfi è la definizione della Roadmap, documento strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico. La Roadmap ha sia lo scopo di indirizzare le attività di ricerca e innovazione delle aziende manifatturiere, che proporre agli organi istituzionali quali i Ministeri dei percorsi di approfondimento lungo i quali puntare con politiche industriali mirate. Attualmente, sette gruppi tematici tecnico-scientifici (GTTS) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster sono impegnati nella redazione della seconda Roadmap. Nel documento vengono individuati macro-scenari di sviluppo, le cosiddette linee di intervento. È stata definita una matrice, che consente alle aziende di posizionarsi lungo queste direttrici in base al proprio percorso di innovazione.

La Roadmap del Cluster Fabbrica Intelligente è un documento strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico. Secondo Manuelli, la linea di intervento più importante è la LI3, quella sulla valorizzazione delle persone

Ancora nel contesto del “Piano Calenda”, il Mise aveva affidato a Cfi il compito di selezionare i primi Impianti Faro. Questi, come si è accennato, sono dimostratori tecnologici, e cioè fabbriche rivisitate in chiave Industria 4.0 che consentono ad aziende più piccole e meno avanzate di verificare quali soluzioni si possano adottare per risolvere problemi pratici, tecnologici e produttivi. Dalla sensoristica alla creazione di linee multi-flessibili, dall’economia circolare alla robotica collaborativa e a tanto altro. «I Lighthouse Plant – ha affermato Tolio – sono strutture operative a tutti gli effetti, realizzate ex novo o profondamente rivisitate, ma integralmente basate su tecnologie Industry 4.0. Sono innovative in partenza, ma continuano ad evolversi, grazie a progetti ad hoc studiati per loro». Tra i Lighthouse Plant, le fabbrica genovesi (Campi e Cornigliano) di Ansaldo Energia, che producono turbine elettriche. Per completezza, gli altri Impianti Faro sono il sito bresciano di Tenova-Ori Martin; gli stabilimenti Abb di Lombardia e Lazio e quelli di Hitachi Rail a Reggio Calabria, Napoli e Pistoia. «Ansaldo Energia è stato il primo impianto faro lanciato dal Cluster – ha continuato Tolio – ed è senz’altro quello che ha raggiunto uno stadio più avanzato, anche in termini di risultati».

L’investimento è pari a 14 milioni di euro, che contemplano un contributo pubblico di 3,2 milioni: 2,6 dal Mise e 650mila euro dalla Regione. «Abbiamo avuto – ha affermato Marino –importanti ritorni in termini di portafoglio ordini. Dopo aver tanto spinto sulla trasformazione dei processi, ora guardiamo tanto ai prodotti e alla filiera, sia a monte che a valle. Una politica che ci sta dando ragione, nella concorrenza con Siemens, General Electric e Mitsubishi». Ma ciò che conta è il ruolo del Lighthouse, che non è solo quello di implementare innovazione in impianti reali. «Si tratta di favorire lo sviluppo e l’integrazione dell’intera filiera, in particolare delle Pmi – ha affermato Tolio -; di far crescere l’ecosistema, attirando piccole aziende interessate alle attività di ricerca, creando rapporti con start-up e spin-off, come è accaduto con X-Factory (selezione di Open Innovation di cui parleremo dopo; ndr) e realizzando un collegamento sempre più stretto tra la ricerca e applicazioni specifiche in ambito industriale».

Attualmente, sette Gruppi Tematico Tecnico Scientifici (GTTS) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster sono impegnati nella redazione della nuova Roadmap

 

Ansaldo Energia in quanto Lighthouse Plant

Ansaldo Energia ha una propria Roadmap di trasformazione digitale, che riguarda prodotti, tecnologie e processi, e che, ha sottolineato Manuelli «è realizzata attraverso uno sforzo continuo verso l’innovazione e verso la competitività». In quanto impianto faro, «la caratterizzazione dello “scope” è da ricercare in un presupposto strategico: l’acquisizione nel 2016 della divisione turbine di Alstom dalla General Electric e l’obiettivo di portare la sua produzione dalla Germania alla Fabbrica di Genova». Grazie a questa mossa, Ansaldo Energia è diventata il terzo player nel mercato del power genration, rafforzano il proprio portafoglio prodotti  nel settore delle turbine a gas avanzate heavy duty, di classe H, efficienti e performanti; il riferimento è soprattutto la nuova turbina GT36, soprannominata Monte Bianco per le sue dimensioni. Così, AE quattro anni fa ha iniziato la costruzione di uno stabilimento a Cornigliano (Genova) da affiancare alla storica fabbrica di Campi per realizzare e assemblare prodotti innovativi, che prima erano fabbricati in Germania. «È in questo contesto – continua Manuelli – che nasce il tema della fabbrica data driven». Si è trattato anzitutto di gestire il tracking di componenti e materiali in tutte le fase del processo. Operazione non priva di complicazioni, dal momento che una GT36 è composta da oltre 1.500 pezzi. Di qui l’implementazione del Mes, poi evoluto in Mom.

La nuova roadmap del Cfi. Ansaldo Energia ha una propria Roadmap di trasformazione digitale, che riguarda prodotti, tecnologie e processi, e che, ha sottolineato Manuelli «è realizzata attraverso uno sforzo continuo verso l’innovazione e verso la competitività»

Il primo, manufacturing execution systems, è il software che serve a gestire il processo produttivo aziendale. È perciò quello strumento che realizza il collegamento diretto ai macchinari, e che pertanto consente l’allineamento della produzione. In pratica, grazie al Mes, si controlla la “fabbrica”. Il Mom (manufacturing operations system) ne rappresenta uno sviluppo. È sempre un software, e serve a collegare la fabbrica al gestionale dell’azienda. Questo significa che non ci si occupa solo di produzione in senso stretto: con il Mom, si ha visibilità sulla qualità, sulla manutenzione, sull’inventario. La pianificazione, ma soprattutto la tracciabilità, e quindi la gestione del magazzino e delle giacenze, rappresentano punti forti del Mom. Un altro elemento qualificante è stato il retrofitting delle macchine utensili. Che andavano sensorizzate, per la raccolta e per l’esame di Big Data in vista, soprattutto della manutenzione predittiva. Andava definito un ambiente informatico dove far convogliare dati tecnici, relativi a tutte le fasi di sviluppo del prodotto, altri attinenti alla qualità e altri di esercizio delle turbine, che sono monitorate real time: tutte queste informazioni convergono in un apposito data lake implementato nel Lighthouse. Sono tutte questa necessità ad aver determinato la definizione di uno “scope” in otto aree applicative: i tre management “di fabbrica”, e quindi della produzione, delle operazioni fisiche e dell’equipment; quelli, già ricordati, dei technical e dei quality data fondamentali per la missione “data driven”; e poi altri tre potenzialmente trasversali a diversi scenari operativi (fabbrica, cantieri delle new units, attività di service) quali la cyber security, lo smart training e la smart safety. Si assiste così, ha chiarito Manuelli, ad un pieno allineamento con quasi tutte le linee di intervento della citata Roadmap del CFI. Anche se, nella visione di Manuelli, la più importante di tutte è la LI3, quella sulla valorizzazione delle persone: «Al centro c’è il capitale umano: è l’uomo l’orchestratore delle attività, con risorse nuove, con capacità integrate dalla tecnologia».

 

Lo sviluppo della filiera e dell’ecosistema

Torniamo dunque alla frase di Tolio, quella in cui parla di integrazione della filiera come obiettivo del Lighthouse. Per procedere in questa direzione, occorreva anzitutto individuare i gap nelle competenze dei supplier, e porvi rimedio con la definizione della Roadmap. Ansaldo Energia, però, non si è limitata ad una semplice valutazione. Ha dato vita ad Aenet 4.0, un processo innovativo portato avanti per selezionare e accompagnare nella trasformazione digitale i propri fornitori radunati in filiera. L’industria genovese si è avvalsa di un ecosistema di competenze sia per realizzare l’assessment del network che per promuoverne l’avanzamento tecnologico e la competitività. Quanto al primo aspetto, ad esempio, alla valutazione del livello di maturità digitale delle aziende hanno partecipato oltre al Cfi, il Digital Innovation Hub ligure, che ha coordinato un network di 11 Dih di Confindustria, e l’Università di Genova. Quanto al secondo, un protocollo di intesa tra Cassa Depositi e Prestiti e AE consente alla prima di mettere a disposizione dei fornitori di Ansaldo una serie di prodotti finanziari: a supporto dei processi di innovazione, crescita e internazionalizzazione.

La mappa dei 35 fornitori. Fonte Ansaldo

L’assessment, basato sul questionario di autovalutazione di maturità digitale predisposto dal Polimi/Assoconsult e su quello relativo alla Cyber Security predisposto dagli esperti di AE e di Unige, si è svolto in tre Wave: le imprese rispondenti hanno dimostrato un buon grado di maturità digitale e di consapevolezza della necessità di mitigare i rischi della cyber security, con qualche eccezione in positivo. Per la definizione della roadmap per colmare i gap emersi dall’assessment in termini di sviluppo tecnologico e di competenze, sono stati coinvolti anche i Competence Center Made coordinato dal Politecnico di Milano e Start 4.0 di Genova con la missione di sviluppare tecnologie e competenze per la sicurezza (Safety, Cyber e Security) delle infrastrutture strategiche. Inoltre, l’impianto faro Ansaldo Energia ha coinvolto il mondo dell’Open Innovation: lanciando a fine 2017 la Call for Innovation Digital X Factory, alla quale hanno partecipato 160 start-up e Pmi innovative italiane, sono state valutate 90 proposte progettuali e al pitch finale selezionate, con il supporto di esperti interni e del mondo della ricerca e della formazione espresso dal Cfi, 11 aziende, sei delle quali lavorano attualmente nel Lighthouse Plant di AE. Il vincitore del challenge è stata la startup genovese Smart Track. Nell’ecosistema collaborativo della BaSilicon Valley, grazie al contributo di Federmanager, si è dato impulso ad una rete di Innovation Manager che, in collaborazione con gli altri attori di taleecosistema, possono facilitare la digital transformation di aziende e reti di imprese (in particolare Pmi) costituendo di fatto un portatore di soluzioni in prossimità di entità distribuite sul territorio.

Come si vede, tutte questa attività hanno coinvolto molti dei protagonisti della BaSilicon Valley. La Liguria è una regione piccola e poco abitata, ha sottolineato Tonelli, ma industrializzata e con 3.700 imprese high-tech, che danno lavoro a 35mila addetti. Sul territorio sono peraltro presenti 196 sturt-up innovative: si pensi che queste ultime sono cresciute negli ultimi cinque anni del 358%. Insomma, il terreno è fertile. «È un territorio che si è specializzato in termini di high-tech – ha continuato Tonelli -: rispetto al quale la Regione Liguria ha fatto delle scelte strategiche decisdendo di focalizzarsi su manifattura avanzata, life science, smart city e infrastrutture e della cosiddetta blue economy, e cioè delle tecnologie marittime». Nel 2016 la Commissione europea aveva fatto una richiesta espressa, e cioè quella dello sviluppo di un eco-sistema dell’high-tech ligure. «Il testimone è stato colto in modo molto efficace dal Dih Liguria – ha chiarito Tonelli – che è operativo a livello europeo e che è in grado di coordinare le attività relative».  E che, abbiamo visto, ha avuto un ruolo speciale in Aenet 4.0. Secondo Conforti, grande rilievo ha in Liguria la robotica: «I’Istituto Italiano di Tecnologia ha costituito un laboratorio avanzato in materia, e ha già tre insediamenti nella valle Polcevera, a Morego, a San Quirico e Erzelli».

L’assessment, basato sul questionario di autovalutazione di maturità digitale predisposto dal Polimi/Assoconsult e su quello relativo alla Cyber Security predisposto dagli esperti di AE e di Unige, si è svolto in tre Wave: le imprese rispondenti hanno dimostrato un buon grado di maturità digitale e di consapevolezza della necessità di mitigare i rischi della cyber security, con qualche eccezione in positivo

Il Pathfinder Deloitte e la Cyber Security del Lighthouse

C’è un’altra importante figura che partecipa al Cfi, il Pathfinder. È il socio tecnologico: il suo compito è appunto quello di immaginare le traiettorie di sviluppo dell’innovazione, di “prevedere” il futuro delle tecnologie abilitanti. Deloitte Consulting è il secondo Pathfinder, dopo l’ingresso in Cfi di Sap Italia, filiale della softwerhouse tedesca Sap. È della partita da poco, e lo sarà per almeno tre anni. La convergenza tra la rete industriale e quella It, la crescente diffusione di device interconnessi, hanno ampliato in modo esponenziale i rischi che un’azienda manifatturiera corre in termini di sicurezza informatica. Criminali possono penetrare nel firmware di un Plc, e chiedere un riscatto minacciando il blocco della produzione. Ma è stato il Covid-19 a rappresentare una svolta nella consapevolezza delle imprese quanto a cyber security: con il lockdown, hanno adottato lo smart working, modello di distribuzione del lavoro che comporta la mobilitazioni di informazioni al di fuori del perimetro tipico delle industrie. Deloitte Consulting dispone di competenze riconosciute nella cyber security e nell’IoT, ambiti che peraltro si incrociano. Peraltro Deloitte nell’ottobre 2018 ha acquistato il ramo operation della società genovese Abo Data, azienda che ha sviluppato una propria piattaforma IoT di livello enterprise; Abo Data è partner certificato di Sap ed è membro industriale Pmi del cluster.

I primi 4 Lighthouse Plant. Fonte Cluster Fabbrica Intelligente

Ansaldo Energia ha intrapreso insieme a Deloitte Consulting un percorso “olistico” di Cyber Security per l’impianto faro, riguardante anche alcuni aspetti di safety fisica dei lavoratori. «Anzitutto – ha affermato Bonanni – abbiamo realizzato un cyber security framework, per la definizione di ruoli e le responsabilità sul tema; poi un threat  model, e cioè la descrizione delle minacce che insistono sulla fabbrica intelligente, per ottenere uno scenario chiaro dei possibili incidenti; poi è stato portato avanti un cyber risk assessment in ambiente industriale, e quindi una valutazione che ha riguardato il mondo dell’OT; ancora, è stata svolta una attività molto tecnica di vulnerability assessment penetration test nello shopfloor: i nostri specialisti si sono recati nell’impianto per individuare possibili vulnerabilità dei sistemi IT, IoT, e OT, e per trovare le contromisure; alla fine, è stata definita una blue print architetturale, e cioè il modello di sicurezza della fabbrica intelligente, che contempla tutte le misure dal punto di vista organizzativo e tecnico che l’azienda deve implementare per la sicurezza della fabbrica».














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