Che cos’è il design rigenerativo e quali sono i suoi strumenti? E come può supportare l’Industria?

di Marco de’ Francesco ♦ Il nuovo paradigma della progettazione è reso possibile dalla piattaforma 3DExperience di Dassault Systèmes. Ecco in cosa consiste e come dà vita alle realizzazioni pratiche in ambito manifatturiero

Convertire l’impronta ambientale della manifattura da negativa a positiva, ribaltando del tutto i modelli di produzione attuale. Potrebbe accadere, se gradualmente si imponesse nell’industria il “design rigenerativo”, e cioè una progettazione che tende ad una fusione armoniosa tra spazio antropizzato e contesto naturale. Gli strumenti, perché ciò possa accadere, sono già disponibili. Grazie alla simulazione e alla virtualizzazione, si possono prevedere ancor prima della progettazione vera e propria tutti gli effetti del prodotto nel suo ciclo di vita, e i beni possono essere realizzati utilizzando materiali riciclabili e solo nella misura strettamente richiesta perché svolgano la loro funzione effettiva.

Approfondendo le relazioni tra le esigenze del mondo umano e la natura, si possono sanche coprire nuove forme di produzione di energia. La base, per tutto ciò, è l’utilizzo di dati, un ingrediente fondamentale per l’attività dei moderni studi di design. Ne abbiamo parlato con Anne Asensio, Vice-President Design di Dassault Systèmes, secondo la quale questo genere di design si imporrà prima o poi in tutti i comparti dell’industria. La multinazionale francese si pone come un player di assoluto rilievo in questo passaggio: il cuore della sua offerta è 3DExperience, una piattaforma di progettazione e servizi di modellazione 3D, gestione dei dati e altro.







 

Anne Asensio, Vice-President Design di Dassault Systèmes

Cos’è il design rigenerativo

Dell’argomento si è parlato all’exhibition “Design in the Age of Experience”, organizzata nel contesto della Milano Design Week da Dassault Systèmes. La manifestazione della multinazionale francese, cui hanno partecipato 40 speaker, ha accolto oltre 24mila visitatori. Comunque sia, il design “rigenerativo” non è solo “verde”, e neppure solo “sostenibile”. I tre termini sono utilizzati spesso come sinonimi l’uno dell’altro, ma non lo sono. In una sintesi approssimativa, è green ciò che riduce il potenziale danno ambientale di emissioni e reflussi; è sostenibile ciò che ha la capacità di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza esaurire le risorse necessarie per appagare quelli di chi verrà dopo di noi.

Quanto al rigenerativo, rappresenta uno step ulteriore: si basa sull’idea che gli esseri umani e l’ambiente antropizzato esistano all’interno di sistemi naturali e, quindi, il contesto umano dovrebbe essere progettato per co-evolversi con questi ultimi. Non basta stimare l’impatto ambientale, sociale ed economico di ciò che si va progettando: occorre mappare le relazioni tra il dominio umano e quello naturale, per promuovere un circuito dinamico che dia vita ad un ecosistema resiliente e rigoglioso.

 

PartSupply in Solidworks_Copyright Dassault Systemes
Solidworks
Design rigenerativo e industria

Il passaggio non è immediato né scontato, ma tutto ciò ha anche a che fare con l’industria. Appunto perché oggi la progettazione può definire in anticipo quel genere di relazioni di cui abbiamo parlato. Secondo la Asensio, infatti, è in corso il superamento della logica dei processi lineari: «Con la produzione di massa, si trattava di raccogliere le risorse e di trasformarle. Progettazione, ingegneria, produzione, erano passaggi ben definiti, e in ogni fase si faticava a comprendere quale sarebbe stato il risultato finale. E il prodotto era disegnato senza la reale comprensione del processo». Ora, invece, più funzioni dell’azienda possono utilizzare lo stesso sistema e che possono consultare la stessa documentazione: è possibile che una di esse si attivi prima che quella che in genere la precede abbia concluso il proprio lavoro.

L’ingegneria può darsi da fare prima che il marketing abbia definito i requisiti fondamentali. Ciò accade quando per la progettazione 3D, la simulazione avanzata, la realtà virtuale e la gestione del ciclo di vita del prodotto si dispone di un unico ambiente di esecuzione, come la piattaforma 3DExperience, di cui parleremo più avanti. «Già tra il 2002 e il 2004 si era in grado di visualizzare il product life cycle; e già la progettazione era potenzialmente “resilient”, e cioè tendente a non danneggiare il pianeta. Ora si può fare di più». Perché, con la virtualizzazione, il passaggio al mondo reale può avvenire quando tutto è stato accuratamente selezionato, in termini di materiali da utilizzare, e in termini di speciali bisogni da soddisfare.

Secondo la Asensio, si può realizzare un mondo migliore e senza sprechi, più coerente con le esigenze ambientali e con prodotti personalizzati, che assolvono ad esigenze specifiche senza più e senza meno. C’entra infatti con la customizzazione di massa, e cioè con la strategia di produzione di beni e servizi orientata a soddisfare i bisogni individuali dei clienti e contemporaneamente preservare l’efficienza della mass production, in termini di bassi costi di produzione e quindi prezzi di vendita contenuti.

I settori industriali

Secondo la Asensio, il design rigenerativo assumerà un rilievo importante «in tutti i settori industriali. D’altra parte l’industria è un insieme di paradigmi standard, ma tutto è destinato a cambiare con il passaggio dalla produzione di massa alla mass customization. Tra qui e una decina d’anni, tanti big player di comparti diversi potrebbero subire un drastico ridimensionamento; aziende più piccole, invece, potrebbero crescere parecchio, perché sono più dinamiche e veloci. Comunque sia, crescerà la consapevolezza sui temi che il design rigenerativo sottende; e gradualmente si affermerà un utilizzo partecipativo delle risorse».

 

La piattaforma 3D Experience

Strumenti per il design rigenerativo

La piattaforma 3DExperience è l’asso nella manica che l’azienda si gioca per la digitalizzazione delle imprese. È un software che può essere installato sul server del cliente o fruito in Cloud pubblico o privato. Consente alle imprese di svolgere più attività: progettazione e servizi di modellazione 3D, gestione dei dati, collaborazione sociale, simulazione e indicizzazione dei Big Data in tutte le discipline aziendali, dall’ingegneria alle vendite; ma anche sistemi per sperimentare virtualmente l’utilizzo di un prodotto nel mondo reale. Queste capacità digitali sono state sviluppate negli anni con brand diversi, ad iniziare da Catia. Altri brand si sono aggiunti; ma alla fine sono stati tutti embeddati nella piattaforma. In pratica, tutte le funzionalità dei brand sono state integrate nello stesso software, tanto che l’utilizzatore non ha percezione di utilizzare un marchio o l’altro. Sono applicazioni del sistema.

Comunque sia, i brand sono: 3DExcite, 3DVia, Biovia, Catia, Delmia, Enovia, Exalead, Geovia, Netvibes, Simulia, SolidWorks. Quali fra questi sono utilizzati per il rigenerativo? Nel corso di “Design in the Age of Experience 2019” si è tenuto il “Design for Life Hackathon” o “Dataenviroment Hackathon”. Hanno partecipato 25 top designer a livello globale provenienti da studi come Kengo Kuma, Zaha Hadid e Morphosis (tutti utilizzatori di Catia e Solidworks) e associati per l’occasione in cinque team. Si trattava di riprogettare una parte di Milano in senso rigenerativo e sostenibile, partendo da una base di dati riguardanti stazioni, metro, luoghi di trasporto (numero dei residenti, analisi dei flussi) di una zona compresa tra Parco Sempione e City Life.

 

Eneida Lila,construction, cities & territories solution consultant a Dassault Systèmes

 

Secondo la construction, cities & territories solution consultant at Dassault Systèmes Eneida Lila «non si trattava di utilizzare solo Catia e SolidWorks; ci si può avvalere delle funzionalità di tutta la piattaforma, per la progettazione rigenerativa. Ci sono delle app importanti come xDesign», che peraltro mette a disposizione metodi per garantire il buon esito della collaborazione progettuale grazie a community sicure e controllate. Per la cronaca, la giuria ha premiato il Team 4, che ha progettato un sistema, uno strumento in grado di sintetizzare diverse serie di informazioni di contesto per generare risposte infrastrutturali integrate, cognitive e attuabili. Il pubblico ha invece premiato il Team 3, che ha progettato il Living Data District, un nuovo quartiere insistente sulla citata zona di Milano. È tutto basato su un ambiente di dati, che vengono raccolti in un unico data center grazie a dei “data pylons” e che possono essere utilizzati dai cittadini per un’esperienza urbana personalizzata, sia in contesti lavorativi che privati.

 

La sedia Tamu

Esempi di progettazione rigenerativa

Minimal Matter

Al playground di “Design in the Age of Experience 2019” il designer Patrick Juin ha presentato il prototipo della sua ultima creazione, la sedia Tamu. Questa è completamente pieghevole ed è stata concepita con meno materiale possibile, utilizzando il design generativo e la stampa 3D. Secondo l’autore, è un esempio di come il design non è più concepito solo in termini di stile, ma di durata ed efficienza. Per Juin «l’obiettivo è utilizzare la tecnologia per creare forme mai immaginate prima. Il mio studio si ispira alla natura. A volte dimentichiamo la logica che esiste in natura e la precisione che accompagna il processo di creazione organica. Stiamo imparando a progettare con precisione simile».

 

Heal the Planet
Heal the planet

Franck Sylvain, direttore generale della società francese Eel Energy, ha presentato un’istallazione ispirata all’azione natatoria dei pesci. In pratica si tratta di una macchina in grado di produrre energia dal passaggio di un fluido (l’acqua) su una membrana in fibra di vetro, che ricalca la forma necessaria per il movimento di un pesce in particolare, il marlin blu. «Che – secondo Sylvain – è velocissimo in acqua. Il nostro è un disegno mimetico, ispirato alla natura; dove l’originale è frutto di una selezione di milioni di anni. Per questo è molto efficace». La membrana, sottoposta all’azione di qualsiasi tipo di corrente, sia di fiume che di mare, si muove e ondula da sé. Una delle dimensioni di 2,5 metri per 2, oggetto di una corrente di due metri al secondo, può produrre 4,2 Kw di energia.

 

Franck Sylvain, direttore generale della società francese Eel Energy

 

«La versione con il generatore in acqua, quella attuale, non è ancora del tutto conveniente, dal punto di vista dell’investitore; ma la nuova, con il generatore non immerso, lo sarà. Perché potremo tagliare i costi, e i prezzi, di un terzo». In Eel Energy si utilizzano sia Catia che SolidWorks. «Dobbiamo soltanto dimostrare che il nostro prodotto è efficiente. Disponiamo peraltro di un certificato del Bureau Veritas, un’azienda francese, fra i leader a livello mondiale nella valutazione ed analisi dei rischi legati alla qualità, all’ambiente, alla salute, alla sicurezza e alla responsabilità sociale».

 

Interfaces
L’installazione simbolo: Interfaces

Il top designer americano Morphosis ha presentato un’installazione immersiva, realizzata in collaborazione con Dassault Systèmes. È composta da più pannelli mobili rotanti verticali. L’obiettivo era quello di immergere gli spettatori in un gioco di dati e decisioni, quello che è proprio del lavoro preliminare del designer rigenerativo e che è dunque incorporato nell’attuale processo di progettazione: dagli studi sull’efficienza solare e energetica ai parametri dell’esperienza umana e alle analisi sul collegamento tra l’ambiente antropizzato e quello naturale; dalle economie materiali e dai flussi di produzione, al rapporto tra l’edificio e il suo contesto urbano. Secondo Morphosis «oggi disponiamo della tecnologia per abbracciare la complessità, ma dobbiamo anche sviluppare nuovi modi di vedere per comprenderla meglio».














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