Candy punta al raddoppio dei ricavi (target 2 mld) e a consolidare la leadership europea negli elettrodomestici interconnessi

di Luigi Dell’ Olio ♦ La maggior industria  del bianco ancora made in Italy ha piani di sviluppo ambiziosi. L’idea è che in futuro il valore aziendale sarà generato in larga parte dalla smartness dei prodotti. Intervista al presidente Aldo Fumagalli, ultima generazione della storica famiglia manifatturiera brianzola. Che continua a investire, tenendo in Italia il 4.0, la progettazione e una parte minore delle fabbriche. E guarda alla Cina….

«L’obiettivo è accelerare nel processo di crescita, arrivando a ricavi per 2 miliardi di euro entro il 2021 ». Aldo Fumagalli, presidente del gruppo e direttore settore washing appliances di Candy, indica un obiettivo ambizioso per il gruppo brianzolo, che nel 2017 è arrivato a quota 1,035 miliardi. «Si tratta in sostanza di raddoppiare le dimensioni, con la spinta attesa soprattutto dal segmento degli elettrodomestici interconnessi, oggetto di grandi investimenti in questi ultimi anni.»







 

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Aldo Fumagalli, presidente edel gruppo e direttore settore washing appliances di Candy

Leader tra i grandi elettrodomestici

Candy è un gruppo a capitale totalmente privato (famiglia Fumagalli), con sede principale a Brugherio (Monza) e un forte posizionamento nel mercato europeo nel segmento dei grandi elettrodomestici, vale a dire lavatrici, lavastoviglie, lavasciuga, asciugatrici, frigoriferi, congelatori, cucine e forni, da incasso e accosto. In particolare, ha una quota del mercato europeo che sfiora il 17% per quel che concerne le lavatrici di maggiori dimensioni (che presentano prezzi finali e margini maggiori delle altre), per scendere al 13% nei lavasciuga. «Siamo il 12esimo produttore al mondo in un questo settore: la sfida è crescere ancora puntando sulle nuove frontiere aperte dal digitale, che sta rivoluzionando non solo la funzionalità dei prodotti finali, ma anche l’organizzazione delle aziende e il modo di stare sul mercato», sottolinea il manager. «Si tratta di un cambiamento radicale che comporta sacrifici e una disponibilità a mettersi in gioco da parte di tutti – dai manager ai collaboratori -, ma non vedo alternative in uno scenario che diventa sempre più competitivo».

 

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Candy Group, processo di produzione
Il valore della R&S

Il gruppo brianzolo opera attraverso una serie di marchi di portata nazionale (Iberna, Jinling, HooverOtsein, Rosières, Süsler, Vyatka, Zerowatt, Gasfire e Baumatic), e due internazionali: oltre a Candy, c’è anche Hoover, linea di aspirapolvere che si va sviluppando soprattutto in direzione di una maggiore praticità d’uso, dai modelli senza sacco a quelli senza filo, con il tratto comune di alleggerirne il peso e renderli più maneggevoli che in passato. Obiettivi questi frutto dei continui investimenti in ricerca e sviluppo. Un discorso che vale anche in quello che è il segmento a più alto tasso di crescita (+25% le vendite nell’ultimo anno) del gruppo, vale a dire gli elettrodomestici da incasso. Un segmento che si sviluppa di pari passo con il restringimento degli spazi in cucina, con la conseguenza che è sempre più forte la richiesta di fornire soluzioni che rispondono a questa esigenza. Soluzioni che, nell’ottica dell’azienda, stanno a significare margini maggiori rispetto ad altri prodotti.«Questo è uno dei filoni che a nostro avviso può dare una spinta decisiva anche negli anni a venire», spiega Fumagalli,«dato che l’interesse verso realizzazioni che consentono di ottimizzare gli spazi non è destinata a esaurirsi».

 

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Candy Group, processo di produzione
Industry 4.0 in Italia. Il resto soprattutto worldwide

Il manager sottolinea come l’evoluzione dei prodotti sia il frutto del lavoro svolto da 400 persone che si occupano di ricerca e sviluppo, tutti a Brugherio. Lo stabilimento italiano è attrezzato per cogliere le opportunità di industria 4.0: nel 2014 è stata lanciata Simply-Fi, la prima gamma completa di elettrodomestici che si serve della connessione wi-fi per una gestione anche da remoto. Il grosso della produzione è stato progressivamente spostato verso la Cina. «La battaglia per mantenere le eccellenze manifatturiere in Italia è sacrosanta, ma va combattuta con le armi che abbiamo ancora a disposizione» sottolinea Aldo Fumagalli.

 

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Candy Group, processo di produzione

«In sostanza, producendo alle nostre latitudini si arriva a un prezzo del prodotto finito che lo porterebbe fuori mercato e allora meglio concentrarsi sullo sviluppo del know-how, in modo da poter continuare a fare la differenza. La questione non riguarda solo noi, ma tutta l’Europa», aggiunge il manager. Che ricorda come nell’ultimo decennio la riduzione dei posti per operai e le assunzioni di ingegneri e ricercatori abbia portato a un monte salari sostanzialmente stabile, dato che i secondi hanno stipendi medi sensibilmente più elevati. «Occorre una politica industriale che sia capace di conservare qui da noi le parti della filiera che sono in grado di produrre valore.»

 

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Candy, prodotto in ambiente

 

Primato negli elettrodomestici interconnessi/intelligenti

Il risultato delle scelte compiute dall’azienda italiana è nella conquista della leadership europea per quel che concerne il comparto degli elettrodomestici intelligenti (64% del mercato contro il 22% di Lg, che ottiene la piazza d’onore, e l’ 1,35 di Samsung, che occupa il gradino basso del podio), capaci cioè di andare al di là delle funzionalità per le quali sono stati creati per abbracciare gli ambiti della connettività e della sicurezza domestica, dell’autonomia nel funzionamento, oltre alla capacità di inviare alert ai proprietari. «Il 2017 si chiuderà con 220mila utenti connessi», spiega Fumagalli,«e nel 2019 saremo già oltre quota un milione e mezzo. E punteremo ancora a crescere su questo fronte dato che in futuro il valore delle aziende sarà fortemente dipendente dal numero di utenti connessi».

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 Crescita al 17% annuo

La semina degli ultimi anni ha consentito a Candy Hoover Group di essere il gruppo europeo degli elettrodomestici con la più forte crescita del fatturato (+10%) nel 2016, per un totale di 1,035 miliardi di euro. E’ la prima volta nella storia del gruppo lombardo che viene superata la soglia del miliardo di vendute. Più rilevante è stato il progresso del margine operativo, che ha messo a segno un +40% sul 2015, per attestarsi a quota 56 milioni di euro. In particolare ha guadagnato quote in 21 Paesi su 23, tra cui spicca il +2,7% della Repubblica Ceca, il +1,7% della Slovacchia e il +1,6% dell’Italia. Proprio quello domestico è un mercato tornato finalmente interessante dopo un lungo periodo di incertezza: incide la ripresa economica, che sta portando un numero crescente di famiglie a investire nell’acquisto di elettrodomestici, con un’attenzione marcata verso i prodotti a consumi ridotti e alto livello tecnologico. Candy, nel mese di marzo è tornata ad essere la prima marca venduta di lavatrici in italia.

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Il built in con il 25 per cento del tasso di crescita annuale è il segmento con la crescita più veloce in Candy Group. Il mercato più importante è quello britannico, che vale il 25% del fatturato globale. Segue la Francia con il 18%,  l’Italia  è a quota 14%. Complessivamente il gruppo impiega poco meno di 5mila persone, di cui 800 in Italia , 1.200 in Cina, nello stabilimento di Jinling (nel Sud del Paese) e gli altri distribuiti tra le altre fabbriche, che si trovano in Russia, Turchia e Germania.

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Cina nel mirino

I risultati maggiori degli investimenti, secondo il piano industriale, devono ancora esplicitarsi in pieno, soprattutto alla luce dei 70 milioni di euro iniettati dalla famiglia per rafforzare lo stato patrimoniale, di cui 40 milioni attraverso la sottoscrizione di un prestito obbligazionario e altri 30 mediante un versamento soci a fondi perduti. A queste cifre si aggiungono altri 100 milioni circa in marketing e comunicazione e 105 in sviluppo e innovazione. Il tutto con l’obiettivo di accelerare sul fronte dell’innovazione tanto che tra quest’anno e il 2021 è attesa una crescita dei ricavi, calcolata in termini di Cagr (cioè un tasso di crescita composita), del 17% all’anno, per arrivare a quota 2 miliardi di fatturato a fine piano. L’obiettivo è di cavalcare il buon andamento su mercati in forte crescita come Russia, Medio Oriente e Cina.

 

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Candy Group, processo di produzione

Quanto al Paese del Dragone, in cui Candy è presente da dieci anni, nei mesi scorsi è stato siglato un accordo di collaborazione strategica con Meiling, terzo produttore nazionale di frigoriferi, che fa capo al gruppo Sichuan Changhong Electric (un miliardo e mezzo di fatturato). L’intesa porterà al raddoppio della produzione nello stabilimento Candy-Jinling (aperta nel 2012), in modo da portarla a 4 milioni di pezzi annui entro il 2020, e rafforzare la collaborazione sul fronte del marketing e della distribuzione delle lavatrici con brand Candy, Jinling e Meiling. In particolare, i due partner hanno indicato il maggiore potenziale di crescita per i modelli a carica frontale, che nel primo Paese del Continente Giallo stanno crescendo a doppia cifra, costituendo una relativa novità rispetto al mercato tradizionale del caricamento dall’alto.

Gli investimenti in marketing si spiegano proprio alla luce di sensibilizzare nuove fasce di clientela a compiere quello che è in primo luogo un passaggio di tipo culturale. L’intesa prevede anche l’avvio di una collaborazione nel campo della refrigerazione, con una forte sinergia dal punto di vista tecnologico dato che i due partner ottimizzeranno le risorse e gli investimenti in ricerca e sviluppo. Infine la Cina servirà al gruppo italiano da trampolino da lancio per l’Europa, inteso come mercato di sbocco dell’ulteriore produzione rispetto ai livelli attuali. Mentre sul fronte dei prodotti il focus è sul già citato ambito degli elettrodomestici intelligenti.

 

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Beppe Fumagalli, amministratore delegato Candy

 

A guidare il nuovo percorso di crescita sono i fratelli Aldo e Beppe Fumagalli, rispettivamente presidente e amministratore delegato del gruppo, che nei mesi scorsi hanno rilevato il 40% delle azioni della holding dai cugini Maurizio, Silvano Fumagalli e dagli eredi di Eden Fumagalli, fondatore negli anni ‘50 dell’azienda di famiglia. Questo passaggio ha consentito ad Aldo e Beppe di raggiungere il 90% e quindi la maggioranza del capitale, con una partecipazione egualitaria, mentre il restante 10% fa capo ad altri membri della famiglia. La presa più stretta da parte dei due fratelli promette di consentire una maggiore rapidità decisionale al gruppo proiettato a sottrarre quote di mercato a colossi globali come Whirlpool (leader mondiale, che fattura 20 miliardi di euro), Electrolux (17 miliardi) e Bosch (13 miliardi).

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                                                             Candy, la storia in pillole

L’attività di Candy negli elettrodomestici incomincia nel 1945, quando Enzo, uno dei tre fratelli Fumagalli, torna a Monza dagli Stati Uniti (dove era stato deportato, dopo essere stato fatto prigioniero dai militari americani in Libia, durante la Guerra d’Africa), con l’idea di una lavabiancheria. Niso, suo fratello, che aveva avviato con il padre Eden una piccola officina meccanica, ha l’intuizione di puntare sugli elettrodomestici. Peppino, il più giovane dei fratelli, si prende carico di dare vita alla struttura amministrativa e gestionale dell’azienda.

 

Candy Group - sede centrale
Candy Group, sede centrale

Poco dopo nelle Officine Meccaniche Eden Fumagalli vede la luce il “Modello 50”, la prima lavabiancheria italiana per la casa, che viene presentata alla Fiera Campionaria di Milano del 1946: ha la vasca in alluminio e mangano per strizzare la biancheria. Costruita la prima lavabiancheria, bisogna pensare a un nome che sia facile. Negli anni Cinquanta è in voga la hit americana “Candy, oh Candy” di Nat King Cole, canticchiata da molti operai in fabbrica, tanto da spingere la proprietà e farne il nome dell’azienda per la musicalità e l’internazionalità che il termine riesce a trasmettere.

Il decennio successivo è quello dello sviluppo dei prodotti, complice il miracolo economico italiano che produce una forte domanda di elettrodomestici per la casa: nel 1957 arriva la Bi-Matic a doppio cestello (uno per il lavaggio e l’altro per strizzare i panni) e l’anno successivo la Candy Automatic, progenitrice delle lavatrici moderne. Il modello è a carico centrale, presenta il timer per la programmazione e lo sportello per il detersivo. L’aneddoto su Nat King Cole è indicativo della duplice visione del gruppo, che ha sempre mantenuto la testa in Brianza, ma proiettandosi nei mercati e nella cultura globale. Come dimostra la tradizione di riunire a pranzo tutti i membri della famiglia imprenditoriale in occasione del Thanksviging Day: lo scorso anno vi hanno preso parte in 53.

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