Bianchi : caro Calenda, per Industry 4.0 devi puntare sulla ricerca

Laboratorio biotech
Laboratorio biotech

Di Patrizio Bianchi. ♦ Il governo ha individuato un settore cruciale per lo sviluppo, ma il piano non dispone di risorse e determinazione sufficiente per sostenere un effettivo salto di qualità all’industria dell’intero paese.

Nel dibattito sul Piano Calenda,  Industria Italiana ospita l’intervento del Professor Patrizio Bianchi, ordinario di Economia applicata alla Facoltà di Economia e Rettore dell’Università degli Studi di Ferrara nonchè  Assessore al coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, scuola, formazione professionale, università, ricerca e lavoro della Regione Emilia Romagna.

L’intervista che il ministro Calenda ha rilasciato al Corriere della Sera il 1° Gennaio lascia intendere che il presente governo di transizione – transizione perché lo stesso Calenda auspica al più presto un nuovo governo Renzi, considerando questo governo ponte un esecutivo di messa in sicurezza – intende svolgere un ruolo significativo nel disegnare una nuova politica industriale per il paese.







 È sempre difficile parlare di politica industriale perché questo termine sta assumendo un carattere metaforico a cui ognuno può dare un significato diverso. Certamente Calenda può attestare che con il Piano Industria 4.0 il governo Renzi aveva individuato un settore cruciale per lo sviluppo, anche se poi alla prova dei fatti quel piano non disponeva di risorse e determinazione sufficiente per sostenere un effettivo salto di qualità all’industria dell’intero paese.

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Il professor Patrizio Bianchi

Tutto il sistema industriale nazionale deve essere coinvolto

Non di meno Industria 4.0 può essere un punto di attacco, se si coinvolge l’intero sistema industriale e si esce dall’ossessione Milanocentrica di voler riempire a tutti i costi il cratere dell’Expo. Come dimostra la probante esperienza tedesca Industria 4.0 non è un settore specifico, ma è una visione che riguarda tutti i settori produttivi, che ritiene la digital economy la nuova tecnologia abilitante di una riorganizzazione industriale, che per noi coinvolge tutte quelle aree produttive che nonostante tutto sono riuscite in questi anni di magra a mantenere alto il nostro export, a partire dalle macchine di produzione e automatiche, ma anche la farmaceutica, che hanno testimoniato come l’Italia sia diventata un paese esportatore di tecnologie.

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Bianchi: uscire dall’ossessione Milanocentrica

I dati scientifici nuova materia prima per l’industria manifatturiera

In questo senso insisto nel ritenere che il perno della nuova industria sia la stretta interconnessione con la nuova scienza a partire dalla nuova scienza dei dati, a cui seguono la nuova scienza dei materiali, compresi quelli biocompatibili, e dei sensori. In questo senso mi si permetta di segnalare che a Bologna si è consolidata in questi ultimi trenta anni forse la maggiore concentrazione d’Europa in materia di trattamento dei dati scientifici, che diventano la nuova materia prima sia per l’industria manifatturiera che ad esempio per le problematiche del cambiamento climatico, che dei temi della scienza della vita, che sta diventando il nuovo incrocio di tutte le tecnologie abilitanti.

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La farmaceutica, una delle aree produttive che è riuscita in questi anni a mantenere alto l’export

La difesa dell’ industria nazionale

Certamente Calenda mette sul piatto però anche il delicato tema della difesa dell’industria nazionale che sta tornando ad essere un tema rilevante dopo anni in cui in termine anche molto ideologici si era convinti che la globalizzazione dovesse essere abbandonata solo alle magiche forze del mercato, che in verità si riducevano alle poche grandissime imprese che potevano muoversi senza vincoli da un paese all’altro.

È invece interessante ed anche inquietante verificare che oggi proprio quelle forze che per anni hanno predicato un liberismo estremo, che chiedeva di non porre nessun vincolo alle grandi imprese, oggi siano diventati gli alfieri di un ritorno nazionalistico, che sicuramente ha avuto grandi esiti in termini elettorali, dalla Brexit a Trump, ma che rischia di creare altrettanti danni dello scriteriato iperliberismo senza regole che abbiamo vissuto negli anni recenti.

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Il neo eletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump
Valutare gli stimoli esterni per le opportunità di crescita

L’attenzione quindi ad attrarre investimenti dall’estero, richiamati dalle nostre capacità di ricerca e dalle competenze delle nostre imprese – che comunque hanno bisogno di mercati aperti per crescere – non deve cedere il passo a chiusure maldestre, ma non di meno questo non vuol dire accettare ogni incursione che possa mettere a rischio non la proprietà ma lo sviluppo di una impresa presente sul nostro territorio.

Mi si permetta un ricordo di molti anni fa, quando giovane economista studiavo e lavoravo nel Regno Unito della Tatcher, che certo non poteva essere tacciata di statalismo. Ferruzzi con l’ Eridania tentava di dare l’assalto alla Tate & Lyle, allora leader nel settore zucchero in Gran Bretagna. Convocato dalla Merger e Monopoly Commission venne richiesto di dare non solo motivazioni dell’acquisto, ma soprattutto di quali fossero i piani industriali per i successivi dieci anni e quindi come questa fusione avrebbe giovato alla crescita del paese.

Non avendo avuto risposte adeguate la acquisizione venne respinta. Certamente erano altri tempi,ma di tanto in tanto fa bene interrogarsi su come una operazione che porta dentro, ma anche una che porta fuori parte del patrimonio industriale del paese come ad esempio nel caso FCA, faccia bene o invece danneggi lo sviluppo di lungo periodo del paese.

Sergio Marchionne
Sergio Marchionne, Presidente FCA
Il mercato interno e il reddito di cittadinanza

Da ultimo Calenda pone il tema del mercato interno, i cui consumi restano nella palude della deflazione, e per i quali propone interventi di sostegno della domanda attraverso un reddito di cittadinanza, che ha già trovato primi casi a livello regionale ad esempio in Emilia Romagna. Credo sia una prospettiva interessante, ma che va del tutto congiunta con il bisogno di esplorare anche nuove domande emergenti, come quelle che in tutto il mondo si stanno delineando in termini di preservazione dell’ ambiente, di gestione delle acque, di riorganizzazione dei centri urbani e di mobilità sostenibile, di selezione delle qualità dei cibi, ed infine anche di un turismo e di intrattenimento più decente e accettabile di quello che abbiamo vista in passato.

Carlo Calenda
Carlo Calenda

E’ necessaria più ricerca applicata

Anche in questi casi però, mi si permetta di segnalarlo ancora, bisogna studiare di più, cioè fare più ricerca applicata, perché la rivoluzione industriale non riguarda solo la offerta ma anche la domanda, ed è sulla capacità di anticipare le nuove domande emergenti che l’industria italiana può.vincere. In questo senso le vere chiavi della nuova politica industriale non stanno al ministero di Calenda, ma al Miur, Ministero della ricerca e della educazione, che restano le vere chiavi della crescita e su cui il nostro paese resta ancora indietro rispetto non solo ai nostri concorrenti ma anche ai nostri partners.














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