Il futuro del transfer (macchine utensili) visto da casa Buffoli

di Paolo Beducci ♦︎ Macchine utensili 2/ L’azienda – 40 milioni di fatturato – è specializzata in machine tool che devono produrre un pezzo finito partendo da un grezzo. Sono usate in particolare per termo idraulica e automotive. La produzione flessibile e in piccoli lotti. Le lavorazioni per il mondo dell’auto, il nodo endotermico e la mobilità elettrica. Ne parliamo con Francesco Buffoli

Buffoli

Ci vuole lo sguardo capace di vedere oltre la quotidianità. Questo è il primo elemento che si nota nell’approcciare la Buffoli Transfer, azienda guidata dai figli del fondatore e che negli ultimi anni si è affacciata su mercati differenti e innovativi. Da qui la nascita di diverse realtà all’interno del gruppo – che complessivamente ha un fatturato di circa 40 milioni di euro – che seguono o aspetti collaterali al core business aziendali o si indirizzano, dritte e senza ripensamento, in business che per certi versi sono ancora da sviluppare a fondo, come nel caso della stampa 3D.

Al centro restano i transfer

In ogni caso pur coltivando progetti aggiuntivi rispetto alla tradizione aziendale Buffoli mantiene e alimenta il core business dei transfer, che ha proprio nell’area di Brescia la sua massima espressione tecnologica. Scopo del transfer è riuscire a produrre un pezzo finito partendo da un grezzo. Quindi compito delle varie macchine che compongono il transfer è quello di eseguire una moltitudine di lavorazioni atte a fare di un blocchetto di qualsiasi materiale (so passa dall’ottone all’acciaio a seconda delle tipologie di prodotto da realizzare) un oggetto finito. Tipica lavorazione di questa tipologia di impianto è la produzione di valvole per termo idraulica, serrature, componenti per auto e molto altro ancora. Nel settore automotive Buffoli Transfer è particolarmente a proprio agio, visto che non c’è area del veicolo che non possa essere in qualche modo servita dalle macchine di produzione ideate dall’industria bresciana. Così dal motore allo sterzo passando per le sospensioni e il cambio, sono davvero diverse decine, se non centinaia, i pezzi che possono essere prodotti con le macchine di Buffoli.







Dalle grandi produzioni ai piccoli lotti

Francesco Buffoli, amministratore delegato Buffoli

Se fra le diverse tipologie di macchine utensili cerchiamo quella che più di altre ha vissuto negli ultimi vent’anni una trasformazione tecnologica profonda nel modo di approcciare le tematiche relative alla propria funzionalità, ne troveremo ben più di una. E fra queste sicuramente non possiamo non citare il mondo del transfer. Perché in questo lasso di tempo è profondamente cambiata la tipologia di domanda e di conseguenza le esigenze a cui queste macchine devono far fronte.

Il primo cambiamento riguarda la flessibilità produttiva, dove si è rapidamente passati da lotti realizzativi di molte decine, se non centinaia, di migliaia di pezzi a lotti decisamente più piccoli. Per intenderci: un tempo un transfer nasceva e viveva la sua vita produttiva proprio per assecondare le necessità di una singola produzione. Oggi a un transfer sono richieste capacità e flessibilità impensabili in passato. Questo perché le produzioni si sono diversificate, i lotti produttivi parcellizzati e di conseguenza, una macchina complessa come un transfer diventa il punto nodale in cui si può fare la differenza, non solo in termini qualitativi, ma anche in termini di convenienza economica. Spesso poi tali macchine utensili sono state installate presso subfornitori per la produzione di pezzi neppure ipotizzabili al momento dell’investimento. Questo richiede che la macchina utensile sia il più possibile universale e tale da poter rispondere a esigenza produttive future.

Evoluzione continua, tecnica e commerciale

Buffoli Twins TR36
Assembly and testing machines, mass production, automatic loading. Foto presa da buffoli.com

Un mercato quindi in forte evoluzione tecnica permanente. Ma non solo. Anche commercialmente le cose stanno cambiando in modo veloce. A farci da guida nel nuovo assetto che il mondo dei transfer sta raggiungendo c’è Francesco Buffoli, amministratore delegato della società fondata negli anni ’50 e che porta il suo cognome. Una realtà che oltre ad essersi distinta per capacità interpretativa del mercato, è punto di riferimento per la clientela mondiale sempre più desiderosa di avere un interlocutore in grado di farsi carico di una questione produttiva, consegnando la soluzione ideale pronta ad essere utilizzata. «Per leggere il mercato alla luce del Corona Virus – ci spiega Francesco Buffoli – non servono chiavi interpretative particolari. Certo è che il mondo è profondamente cambiato e che il mercato del transfer sta vivendo una sua ulteriore trasformazione. Se in passato la questione era riuscire a garantire una buona flessibilità alla macchina oggi le tematiche 4.0 ci hanno portato a essere al tempo stesso fornitori di tecnologie e gestori della macchina stessa, o di parti di essa. Potremmo dire che è oramai impensabile un transfer o più in generale un impianto produttivo privo della capacità di essere seguito e assistito per la manutenzione ordinaria e straordinaria direttamente dal produttore».

Si tratta di un cambio di paradigma che, già presente da diversi anni e facilitato dalla ormai famosa legge che porta la firma dell’allora ministro Calenda e che prevedeva importanti vantaggi (iper e super ammortamento) a chi avesse investito nell’Industria 4.0. Questo ovviamente per ciò che si riferisce al mercato interno, mentre se vediamo la questione, come è più logico su base globale le spiegazioni diventano per certi versi ancora più interessanti. «La lunga pandemia dovuta al Corona Virus – spiega ancora Francesco Buffoli – ha dato la stura a un fenomeno che già era in essere. Anche se in modo non così evidente. Mi riferisco al reshoring delle lavorazioni e delle produzioni. La struttura produttiva a livello mondiale è eccessivamente intricata. Tanto che se si ferma un impianto in estremo oriente, si rischia il blocco di intere filiere produttive in occidente. Ma non solo – insiste Francesco Buffoli – pensi a cosa è successo quando la nave Ever Given si è messa di traverso, in senso letterale, nel canale di Suez. Mezzo mondo occidentale è rimasto al palo in attesa che in qualche modo i traffici marittimi potessero riprendere».

Il nodo endotermico

Buffoli mantiene e alimenta il core business dei transfer, che ha proprio nell’area di Brescia la sua massima espressione tecnologica

Infine, c’è un terzo argomento che deve essere preso in considerazione ed è rigorosamente tecnologico. Ci riferiamo ai cambiamenti che stanno scuotendo alcuni settori da sempre centrali per il mondo transfer. Il richiamo è al mondo automotive, ad esempio, dove non solo c’è una incertezza sulla capacità di organizzare il futuro produttivo e pensare nuovi prodotti, ma ci sono anche grossi interrogativi su altri aspetti.

«ll futuro delle lavorazioni per il mondo automotive – è sempre Francesco Buffoli che spiega – è in grande evoluzione. Ci sono i dubbi temporali su quando il motore termico andrà in pensione definitivamente e quelli su come saremo in grado di affrontare la mobilità elettrica assoluta. Questo tema ne porta almeno un altro che riguarda i materiali: stanno cambiando e piuttosto velocemente perché ci sono problemi di peso. Quindi le macchine transfer hanno un nuovo target che si aggiunge a quelli che sono stati perseguiti e raggiunti nel corso degli anni 2000: dobbiamo produrre macchine che siano capaci di lavorare con utensili e materiali diversi senza ricorrere a settaggi lunghi al punto da comprometterne l’economicità operativa. Sempre legato al tema tecnologico c’è la questione dell’automazione delle macchine e del loro inserimento in linee produttive ogni giorno più articolate e complesse. Insomma, sotto questo profilo abbiamo vissuto anni impegnativi e ne abbiamo davanti altri non meno emozionanti».

Dall’automazione all’ambiente

Transfer machines per parti lunghe
LINEAR-FLEX. Foto presa da buffoli.com

Questioni da affrontare ce ne sono in quantità e la risposta che deve essere proposta passa inevitabilmente attraverso l’offerta produttiva. Che nel caso di Buffoli Transfer è suddivisa seguendo diverse linee guida: dalle macchine transfer rotanti ai cosiddetti multi-centri o FMC-FMS, passando per i torni plurimandrino, le macchine multi-tasking di tornitura e fresatura, i torni verticali multipli o le macchine transfer per pezzi lunghi, anche in versione lineare. Tutte macchine che solitamente sono integrate con sistemi di caricamento automatico e di pallettizzazione, robotizzati e non, sistemi di controllo con retroazione, impianti di trattamento del truciolo sofisticati ed ecologici, ecc.

Al tema ecologia la Buffoli presta particolare attenzione, proponendo macchine ad impatto zero che consentono la lavorazione a secco di molti materiali (ottone, bronzo, leghe di alluminio, acciaio…). Inoltre, il gruppo Buffoli Industries sta cercando di costruire una cultura green anche tramite la fondazione di un consorzio per lo sviluppo della human economy (Human Economy Alliance) e, recentemente, ha deciso di dipingere uffici e capannoni del nuovo stabilimento con vernici fotocatalitiche antismog che depurano l’aria e contribuiscono a ridurre l’inquinamento.

Sono diverse le realtà all’interno del Gruppo Buffoli, che complessivamente ha un fatturato di circa 40 milioni di euro

Sistemi flessibili di produzione

Quanto al tema della flessibilità in materia di transfer, dobbiamo immergerci nella realtà rappresentata dalle macchine della famiglia multi-centri (FMS/FMC). Sistemi complessi costituiti generalmente da più centri di lavoro multi-asse riuniti in un solo macchinario. Unità singolarmente complesse che riunite fra loro richiedono non solo una grande qualità costruttiva ma anche una elettronica di governo realizzata anche questa da una società del gruppo Buffoli. Le macchine multi-centri sono ideali per quelle produzioni di volumi medi. Come per la configurazione della macchina e il suo utilizzo anche per i materiali lavorabili esiste una significativa flessibilità: si passa infatti dall’acciaio all’alluminio, all’inox per giungere ai diversi ottoni (anche quelli senza piombo) al bronzo e al rame.

Caratteristica che unisce tutti i modelli della famiglia multi-centri è il limitato ingombro a terra, la possibilità di gestire la macchina con un apporto di manodopera ridotto ai minimi termini e l’efficienza dell’insieme particolarmente elevata. Le multicentri possono essere dotate di tavole rotanti con satelliti (anch’essi rotanti) a 4 o 5 assi o avere la configurazione a cubi per lavorare più pezzi contemporaneamente. La disponibilità di utensili è elevata grazie ai cambio utensili che ne mette a disposizione fino a 24 ciascuno e alla possibilità di integrare tool room.

Sono diverse le realtà all’interno del gruppo Buffoli che seguono o aspetti collaterali al core business aziendali o si indirizzano, dritte e senza ripensamento, in business che per certi versi sono ancora da sviluppare a fondo, come nel caso della stampa 3D

Filosofie costruttive ad hoc

I tre modelli di questa fascia di prodotto – Tri-Center, Penta-Center e Verti-Center – si dipanano lungo una strategia che vede al centro flessibilità e produttività. Tri-center e Penta-center si muovono lungo la filosofia del posizionamento di più centri di lavoro orizzontali attorno a una tavola rotante a più stazioni. Questi centri sono rispettivamente tre e cinque a seconda del modello. In ogni caso si tratta di centri di lavoro orizzontali che garantiscono una estrema flessibilità grazie alla loro configurazione operativa a quattro o cinque assi, nonché alle teste di tornitura Cnc per la realizzazione di lavorazioni particolari quali filettatura a punto singolo, sfacciatura e profilatura. A completare la gamma ci sono i Verti-center, che pur assimilando la filosofia flessibile dei due modelli appena citati, sono caratterizzati da alcune peculiarità che lo differenziano considerevolmente dai precedenti. Il primo elemento è la tavola sospesa che è abbinata a centri di lavoro sia verticali che orizzontali ad alta velocità: ciascuno con la possibilità di disporre fino a 24 utensili.

Tutto questo si traduce in flessibilità estrema per assecondare la massima produttività anche quando si lavora a secco oppure materiali a truciolo lungo. Ciascuno dei centri di lavoro è a 4 o 5 assi e sono alimentati dalla tavola rotante, che viene sospesa alla parete superiore del basamento, lasciando la parte inferiore libera per l’ottimale evacuazione del truciolo. A seconda del numero di centri di lavoro (5 o 6) la tavola rotante ha cinque, sei, sette o otto stazioni (quelle di lavoro più una per il carico, lo scarico e l’eventuale ribaltamento del pezzo per una lavorazione di ripresa). Verti-Center è inoltre disponibile sia con mandrini autocentranti sia con dispositivi di bloccaggio a pallet a cambio rapido. Quasi superfluo ricordare che esattamente come la Tri-center e la Penta-center, la Verti-center può disporre di teste di tornitura Cnc per eseguire operazioni di sfacciatura, profilatura, filettatura, ecc ecc. Infine, a completare le opportunità di configurazione della Verti-center c’è la possibilità di dotarla, come anche accade per le due sorelle Tri-center e Penta-center di una tool room per utensili extra, utile per incrementare ulteriormente l’operatività e la flessibilità di questa macchina.














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