Bonomi: l’Italia che sarà vive oggi

Nella relazione all’ Assemblea Generale di Assolombarda 2018, il presidente rivendica il ruolo degli imprenditori e dei corpi intermedi come protagonisti del futuro e chiama tutti a una strategia di responsabilità nazionale. Al governo, senza fare sconti, lancia proposte sul lavoro e sul fisco.

Una energica rivendicazione dell’orgoglio delle forze dell’impresa e del lavoro, un appello a tutte le classi dirigenti ad assumersi insieme la responsabilità di rivolgersi agli italiani che sono sfiduciati. Un deciso sostegno al ruolo del Capo dello Stato che ha trasmesso al Presidente Bonomi un telegramma sul senso di responsabilità da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile per affrontare le sfide del futuro. La proposta di un metodo nuovo per l’agenda pubblica. La sfida del lavoro. E una forte delusione per la manovra di bilancio. Questi i temi della relazione svolta all’Assemblea di Assolombarda dal suo Presidente, Carlo Bonomi, che si è tenuta  al Teatro alla Scala e che ha visto anche gli interventi del Ministro dell’ Economia Giovanni Tria e del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.

«L’era dei rinvii, delle mezze misure, degli espedienti ingannevolmente consolatori, dei ritardi è da considerarsi chiusa. Ora inizia il periodo delle azioni che producono delle conseguenze. Noi siamo responsabili di ciò che saremo». Sono queste  le parole conclusive della relazione che  Carlo Bonomi ha tenuto dinnanzi all’Assemblea Generale di Assolombarda Milano, Monza e Brianza, Lodi  e  che riassumono la visione che il Presidente, in carica da più di un anno, ha consegnato agli associati, alle autorità, ai rappresentanti del sindacato, del mondo dell’ università e della cultura convenuti. Bonomi ha rivendicato orgogliosamente il ruolo delle forze e dell’impresa italiana usando il pronome “noi” quando ha affermato: «Noi rispettiamo la politica e i partiti perché Noi rispettiamo le istituzioni repubblicane, la nostra Costituzione. Noi siamo un pezzo essenziale della società italiana. Noi reggiamo l’Italia sui mercati internazionali con il record storico dell’export conseguito nel 2017. Noi diamo lavoro a milioni di italiani. Noi sosteniamo in misura importante, con le nostre tasse, gli 840 miliardi di spesa pubblica italiana». Ricordando però a quegli stessi “Noi” che «Dobbiamo noi per primi dire che chi sbaglia deve pagare, secondo le regole dello stato di diritto. Proprio per evitare che altrimenti le conseguenze ricadano sull’intero sistema delle imprese. E che diventi così ancora più difficile il compito di chi crede e scommette sulla rappresentanza delle imprese come leva per costruire fiducia». Rivendicazione ed esortazione che sono servite a Bonomi da trampolino per proporre un metodo nuovo per l’agenda pubblica, per lanciare la sfida del e per il lavoro, per manifestare una profonda delusione cica la manovra di bilancio.







La forte critica del ruolo svolto finora dal governo e le proposte

In quanto al ruolo ricoperto finora dal governo e le decisioni che da esso sono state prese, Bonomi non ha lasciato adito a dubbi con cinque “no” (NO a uno Stato che crede di poter rigestire il trasporto aereo, NO a uno Stato che si oppone alle grandi opere infrastrutturali , NO a uno Stato che ci chiama “prenditori” e che dopo anni di promesse continua a non pagarci oltre 40 miliardi, NO a uno Stato che creda di poter strappare 35 mila contratti di concessione). Ma fedele all’idea di prendersi responsabilità Bonomi ha detto: «Scegliamo dove allocare le scarse risorse pubbliche a disposizione seguendo un metodo preciso e condiviso. Chiediamo di convogliarle verso le scelte che vengono stimate come piùrilevanti per accrescere il prodotto potenziale, in calo purtroppo da anni. È questo il metodo per ottenere comprensione e sostegno in Europa». Un metodo che ha permesso a Bonomi di avanzare due proposte: una nuova visione del mercato del lavoro, e, a proposito della legge di Bilancio, una progettualità sul fisco «che metta al centro le esigenze prioritarie delle imprese e del lavoro. E che ci restituisca un sistema tributario allineato in prospettiva alle medie dei Paesi avanzati, senza per questo accrescere il debito pubblico».

Una nuova visione del mondo del lavoro

Per Bonomi serve una visione radicalmente diversa del mondo del lavoro a partire da uno sforzo culturale, innanzitutto nel descrivere nelle scuole e nelle università che cosa sia il lavoro oggi. «La cosa più incredibile – ha detto il presidente di Assolombarda -è continuare ad assistere in tv e sui media a descrizioni del lavoro come fossimo ancora nell’epoca fordista o negli anni Settanta. Eppure si sono susseguite ben tre rivoluzioni diverse: quella della Lean Production, del metodo World Class Manufacturing – che è stata la Fiat a portare negli USA in Chrysler, – e oggi di Industria 4.0 che si estende e radica anche nel nostro Paese». A tal fine Bonomi ha messo a disposizione del Paese il Libro Bianco sul Lavoro realizzato da Assolombarda in collaborazione con Adapt, la fondazione guidata dal professor Michele Tiraboschi, che ha dato vita a uno degli osservatori più avanzati di come il lavoro sta cambiando nel nostro Paese.

Ma Bonomi sottolineando che non «ha più senso l’antica separazione tra lavori manuali e lavori intellettuali» giacché le competenze richieste dalle nuove tecnologie e dai nuovi modelli organizzativi disegnano anche nella piccola impresa sempre nuovi intrecci tra capacità tecnica di gestione di macchinari e di processi», ha ricordato come sulla scorta del nuovo contratto dei metalmeccanici « occorra ridefinire le mansioni». Ma soprattutto la volontà degli imprenditori espressa da Bonomi è quella «di cambiare l’Italia dal basso, attraverso i contratti. Senza intromissioni da parte della politica. Insieme ai nostri collaboratori e ai loro sindacati. Perché attraverso i nuovi contratti aziendali si crea fiducia nelle nuove competenze, si dimostra che lenuove tecnologie creano lavori e saperi nuovi, si afferma ed estende il welfare aziendale, si promuove la formazione continua che è un nuovo fondamentale diritto/dovere dei lavoratori ed è leva per la crescita di tutte le imprese».

Bonomi ha sottolineato con forza la necessità di investimenti in innovazione, formazione e welfare:«È una visione antitetica a quella che vediamo oggi diffondersi intorno a noi. E allora diciamolo. I 10 miliardi del reddito di cittadinanza destiniamoli a un Fraunhofer italiano della ricerca per l’industria e la manifattura. Sullo stesso modello del 30% di finanziamento pubblico e del 70% a carico delle imprese, come in Germania. Negli anni, si tradurrebbe in un balzo della produttività, dell’occupabilità dei giovani e del trasferimento tecnologico alle imprese, immensamente più utile di qualunque sussidio pubblico slegato dall’idea di un reddito da lavoro». Da questa visione discende anche il NO a uno Stato che torna a prepensionare suggerendo di spendere «negli ITS e nelle Università professionalizzanti, che ci servono come il pane per risolvere il mismatch dei tecnici che oggi mancano e che le nostre imprese non riescono a trovare!»

 

L’assemblea di Assolombarda al Teatro alla Scala

Il fisco contro il fiasco del sistema

Pur ammettendo di non conoscere il dettaglio della legge di bilancio  Bonomi ha fatto centro delle sue forti perplessità ancorando la sua riflessione sulla questione fisco. «Il governo ci ha molto deluso», ha detto il presidente di Assolombarda per poi indicare una strada concreta: «Prendete la nostra proposta di revisione organica del fisco italiano, e traducetela in atti concreti. Essa rappresenta il lavoro finale di una profonda riflessione che Assolombarda ha condiviso con esperti e professionisti del mondo tributario…La nostra proposta nasce da un metodo diverso. Il metodo della responsabilità. »

Per Bonomi i gli interventi in materia tributaria devono seguire quattro princìpi: «commisurare la priorità degli interventi secondo effetti di maggiore equità e maggiore spinta alla crescita complessiva del Paese; tenere ferma la necessità dell’equilibrio complessivo di bilancio, determinando cioè precise coperture agli effetti di minor gettito attesi, nella valutazione che la partecipazione all’eurozona sia imprescindibile condizione di crescita; assumere di conseguenza un orizzonte temporale graduale e realistico per adottarli, nell’arco dell’intera legislatura; rispettare rigorosamente le compatibilità derivanti dalla fiscalità europea e internazionale cui l’Italia aderisce».

Nel concreto, per Bonomi, in materia di reddito d’impresa occorre «differenziare l’attuale aliquota IRES, abbattendola dal 24% al 17% sulla produzione di reddito, e aggiungendovi un eventuale 7% sulla distribuzione di dividendi: premiando così l’investimento di risorse proprie. E abbattendo la quota residua di IRAP ancora vigente».

In materia di redditi da capitale è decisivo «premiare gli investimenti a lungo termine, modificando l’attuale regime di tassazione sui rendimenti finanziari e capital gain, riducendo le imposte per investimenti di medio-lungo termine e aggravandole per quelli di breve».

Un capitolo importante è legato agli incentivi. Per Bonomi «Occorre rendere strutturali gli attuali, che sono vigenti solo a tempo determinato per la ricerca, investimenti tecnologici e in beni strumentali, sui relativi regimi di ammortamento e superammortamento, come sugli investimenti in formazione e a maggior effetto occupazionale».
Il presidente di Assolombarda ha anche invitato il Governo a far propria la proposta dell’associazione imprenditoriale sull’IRPEF che oggi è iperprogressiva sui soli redditi da lavoro dipendente e pensionistico, «Nel nostro Libro Bianco, ha detto Bonomi, trovate come portare da 5 a 2 le aliquote. Con una più ampia “no tax area” per la detassazione del “minimo vitale”. Indipendente dal tipo di reddito e quindi non solo come ora per i redditi di lavoro dipendente. E prevedendo anche il passaggio da un sistema di tassazione basato sulla persona fisica a uno basato sulla famiglia».

E infine indicazioni per la lotta all’economia sommersa.« Siamo pronti alla sfida di far partire dal prossimo anno la fatturazione elettronica obbligatoria tra privati. E ci auguriamo che, di fronte a milioni di  dati da processare a carico della piattaforma SDI e di AgEntrate, non si ripetano gli incresciosi incidenti che a ripetizione sono avvenuti nel 2017 con le diverse scadenze del redditometro. Ma poiché con la fatturazione elettronica obbligatoria lo Stato otterrà ogni singolo dato in tempo reale al fine di abbattere elusione ed evasione IVA, a questo punto tutte le altre misure precedentemente assunte allo stesso fine devono venir meno: le comunicazioni trimestrali o semestrali obbligatorie, lo split payment, la reverse charge. Non possiamo continuare a usare le imprese in regola come bancomat di Stato, visto che i crediti IVA maturati ci vengono riconosciuti dopo anni.»














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