«Il settore automotive italiano ed europeo è ad un bivio: innovare o soccombere. L’Europa deve ritrovare la sua unità progettuale sull’auto attraverso una politica industriale comunitaria che definisca il suo posizionamento sull’elettrico e sulla guida autonoma».
È con queste parole che il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti mostra la sua preoccupazione in occasione della riunione del Tavolo Automotive.
«Se a livello europeo si sceglierà di soccombere – prosegue Bonometti – per l’Italia sarà una lenta agonia: nel nostro Paese le 5.700 imprese coinvolte nella filiera e i 1.2 milioni di lavoratori producono il 6% del Pil nazionale, e con un effetto moltiplicatore dell’occupazione uguale a 3».
E nel nostro Paese i dati sono allarmanti: la produzione di autoveicoli è diminuita del 7% nel 2018, mentre a gennaio-giugno 2019 registra una contrazione del 14% (Anfia).
«Non tutte le colpe, però, sono dell’Unione Europea: in Italia sono decenni che non viene fatta una politica industriale di settore, mancano normative di lungo periodo, non c’è un coordinamento tra i vari soggetti della filiera, gli strumenti di sostegno all’industria sono limitati e poco incisivi – sottolinea Bonometti – Come Lombardia in occasione del World Manufacturing Forum del mese scorso abbiamo avviato un dialogo con le altre regioni più virtuose e competitive d’Europa (Baden-Wurttemberg, Catalunya e Auvergne Rhone Alpes), condividendo le preoccupazioni ma soprattutto la necessità di un Piano di politica industriale europeo fondato su 3 pilastri: Ricerca e Innovazione, Economia circolare e Formazione».
Ma in Italia, stando ai dati rilasciati dall’Osservatorio sulla componentistica automotive, si investe in R&D sempre meno: basti pensare che siamo passati dal 73% nel 2017 al 69% nel 2018. È necessario attuare in fretta un piano di politica industriale che metta il comparto nelle condizioni di crescere.
Mentre, più in generale, il Piano si dovrà concentrare sul potenziamento e sulla modernizzazione della filiera attraverso investimenti che coinvolgano grandi imprese, pmi, centri di ricerca e università europee che lavorino sui driver tecnologici (mobilità elettrica, idrogeno, gas naturale, biocarburanti) e su materiali riciclati e alleggerimento dei veicoli. Focus anche sulle nuove tecnologie e materiali (guida autonoma, batterie hi-tech, big-data), e sui nuovi modelli di business (sharing mobility, pay per use). Infine, sarà indispensabile attuare una transizione industriale per competere con l’elettrico cinese e i software americani.