Anche CNA scende in campo contro Gentiloni e Padoan

di Laura Magna ♦ La grande confederazione degli artigiani e dei piccoli industriali protesta contro la legge di bilancio #bastablabla

La CNA è la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e da settant’anni rappresenta e tutela gli interessi delle micro, piccole e medie imprese. E lo fa attraverso una campagna stampa aggressiva che accusa di fatto il governo di fare solo chiacchiere e di non assumere nessuna misura che sia utile a semplificare la vita di chi, pur essendo piccolo, fa il Pil di questo Paese.

Fare R.ETE per essere più forti

Proprio per essere più forti, anche le associazioni di categoria hanno scelto di camminare insieme: CNA è una delle organizzazioni promotrici – insieme a Confcommercio, Confesercenti, Casartigiani e Confartigianato – di R.ETE. Imprese Italia, il nuovo soggetto di rappresentanza unitario del mondo dell’Artigianato, del Commercio e delle Piccole Imprese. Il cui obiettivo principale è appunto quello di far pesare nelle sedi politico-istituzionali la forza unitaria dell’alleanza delle cinque maggiori organizzazioni dell’Artigianato, del Commercio, dei Servizi e del Turismo, rappresentative di oltre 2,3 milioni di imprese, di 14,5 milioni di addetti, del 95% del tessuto produttivo nazionale.







«Con R.ETE. facciamo abitualmente fronte comune nell’attività di rappresentanza. Anche in questo caso, relativo alla legge di bilancio, abbiamo fatto emergere gli stessi temi e richiamato l’attenzione sugli stessi problemi. Una convergenza nei fatti». Così dice a Industria Italiana Daniele Vaccarino, Presidente nazionale della CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e di Rete Imprese Italia. Che subito spiega perché questa legge di bilancio dimentica artigiani e piccole imprese, come recita lo slogan della campagna di comunicazione diramata una settimana fa sulla stampa nazionale.

 

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Daniele Vaccarino, Presidente nazionale della CNA

Le dimenticanze e le promesse non mantenute del governo

«La legge di bilancio si scorda di artigiani e piccole imprese perché non c’è il cambiamento di passo che, alla luce delle dichiarazioni e delle assicurazioni di autorevoli membri del governo, avevamo immaginato. Non solo: nella manovra non abbiamo trovato alcuni provvedimenti che ci erano stati dati per scontati ma addirittura abbiamo dovuto registrare dei passi indietro rispetto all’anno scorso. Tre sono le promesse non mantenute: l’Imu sugli immobili strumentali, l’Irap e l’Ecobonus. E due i passi indietro: riguardano l’Imposta sui redditi d’impresa e il regime per cassa per la determinazione dei redditi in contabilità semplificata, provvedimenti introdotti l’anno scorso e ora a rischio slittamento».

 

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Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

Artigiani ossatura dell’ economia nazionale

Gli artigiani sono una parte molto importante del tessuto economico italiano: secondo i numeri elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, sono 1.330.687 (il 22% del totale delle imprese italiane) che danno lavoro a 2.732.018 addetti tra titolari, collaboratori e dipendenti. Le micro e piccole imprese invece (fino a 50 addetti) sono 4.240.000 (ovvero il 99,4% del totale delle imprese italiane) e danno lavoro a 10.464.000 addetti (di cui 5.676.000 dipendenti), realizzando un fatturato di 1.420 miliardi di euro. Queste imprese generano un valore aggiunto di 354,8 miliardi di euro e negli ultimi 12 mesi hanno esportato beni per 120,6 miliardi di euro (pari al 7,2% del Pil; in crescita del 7,2% in un anno).

Fisco esoso e cattiva burocrazia

Numeri impressionanti che da soli lasciano trasparire chiaramente come queste piccole imprese siano l’ossatura della nostra economia. Eppure, secondo Vaccarino, «artigiani, micro e piccole imprese devono, ogni giorno, confrontarsi con due autentici moloch: il fisco esoso e la burocrazia cattiva. Secondo il Centro studi CNA nel 2016 il peso complessivo del fisco sulle piccole imprese è stato del 60,9%. Ed è un dato che dice tutto. E, secondo un altro studio della nostra Confederazione, la cattiva burocrazia è arrivata a costare al sistema imprenditoriale 22 miliardi di euro all’anno. Mediamente oltre 5mila euro l’anno per ogni impresa, 16 euro al giorno, due euro per ogni ora di lavoro».

 

Una maggiore deducibilità dell’ IMU sui capannoni industriali, assieme a laboratori e depositi è una delle richieste degli artigiani

Le richieste al governo

Sono numeri impressionanti, di fronte ai quali non tutti gli artigiani, per forza di cose, ce la fanno. E per uscirne la CNA ha richieste precise. «Ci sono almeno quattro ordini di provvedimenti che il governo dovrebbe adottare per migliorare la sitiuazione», spiega Vaccarino.

Imu

Il primo è un consistente incremento della deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali nel breve periodo e, in prospettiva, la sua deducibilità totale. «Si tratta del tributo comunale che grava su capannoni, laboratori e negozi tassandoli alla stregua di una seconda casa, mentre sono indispensabili all’attività d’impresa e a creare occupazione e ricchezza diffusa. Oggi può essere dedotto solo nella misura del 20%, mentre sul rimanente 80% si paga come se costituisse reddito: una tassa sulla tassa. Viceversa altre categorie, come gli agricoltori, ne sono completamente esenti: una evidente iniquità», sostiene Vaccarino.

Irap

La seconda richiesta portata dagli artigiani è «l’innalzamento a 30mila euro annui del valore della produzione che garantisce l’esenzione dall’Irap di artigiani e micro imprese in attesa di chiarire l’applicazione di questa imposta. L’Irap è un’imposta regionale che grava sulla ricchezza generata dall’organizzazione dell’impresa e distribuita a chi contribuisce a produrla, dai dipendenti all’imprenditore. La Corte costituzionale e la Cassazione hanno sancito che quanti non dispongono di questa organizzazione non dovrebbero pagare l’Irap. Ma in mancanza di un provvedimento legislativo specifico, che caldeggiamo da tempo, moltissime imprese versano l’Irap anche se non dovrebbero».

Ecobonus

Ancora, sarebbe necessario «il reintegro al 65% delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, il cosiddetto Ecobonus, contro la riduzione al 50% della parte più utilizzata. E’ uno strumento che si è dimostrato fin da subito efficiente ai fini ambientali ed efficace a stimolare l’economia. Non si comprende perché lo si voglia depotenziare rendendolo poco o punto conveniente».

Iri

Infine, Vaccarino ritiene necessaria «l’immediata entrata in vigore dell’Iri, com’era previsto, un regime fiscale che consente anche a una ditta individuale o a una società di persone di pagare un’aliquota ridotta al 24% sui redditi lasciati in azienda per effettuare investimenti, com’è previsto per le società di capitali. E l’immediata entrata in vigore, altrettanto prevista, del regime per cassa per la determinazione dei redditi in contabilità semplificata (in modo da pagare le imposte solo sulle entrate effettivamente incassate) che permetta il riporto delle perdite da un bilancio all’altro». Cosa contiene di buono questa legge di bilancio? Vaccarino ritiene «sicuramente positivo aver disinnescato l’aumento dell’Iva, che nel 2018 avrebbe comportato maggiori imposte per circa 15 miliardi. Ma un po’ poco, troppo poco, per l’universo degli artigiani e delle piccole imprese, l’ossatura del sistema imprenditoriale italiano».














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