In arrivo un’ondata di liquidità sull’economia reale. Grazie ai Pir

MONEY FOR INVESTMENTS

di Luigi Dell’ Olio ♦ Fideuram, Eurizon, Anima, Arca, Schroeder. La mappa di tutte le iniziative “Pir compliant” delle SGR italiane. In tutto, è prevista una raccolta di 15 miliardi in 5 anni, che poi verranno investiti su PMI italiane, a beneficio di progetti industriali e di sviluppo

Non più due mondi separati, l’uno sordo alle esigenze dell’altro. Con l’introduzione dei Pir, la finanza diventa il motore per iniettare liquidità nell’economia reale, andando a finanziare le piccole e medie imprese (industriali, dell’It, della comunicazione e così via), in modo da fornire liquidità per la crescita e gli investimenti, a fronte di un atteggiamento che resta di grande prudenza da parte del canale bancario. Una spinta alle società di ridotte dimensione affinché scelgano la strada della quotazione per poter beneficiare dei capitali in arrivo sul mercato.







Scarsa attenzione allo sportello

Quanto può durare ancora la risalita dell’economia senza un’adeguata ripresa del credito? A porsi la domanda è un report del Centro Studi di Confindustria, che sottolinea come i finanziamenti alle imprese si siano ridotti per cinque anni consecutivi, a un ritmo medio del 3,2% all’anno nel periodo 2012-2016 (-15,3% cumulato). Un analogo allarme è stato lanciato da Confcommercio, secondo la quale solo l’11% delle piccolissime imprese (quelle entro i nove addetti) «viene soddisfatta in termini di credito», mentre per le grandi il tasso quasi si quadruplica al 41%. «Il credit crunch c’è e si vede», sottolinea lo studio.

Sede Centro Ricerche Confindustria, Roma

Capitali per l’economia reale

Di positivo c’è che lo scenario è in evoluzione, con la raccolta dei Pir che procede a gonfie vele. Due settimane dopo l’avvio della sua linea Pir, Eurizon ha annunciato di aver già raggiunto quota 100 milioni di euro. Si tratta dell’unica società ad aver fornito un primo bilancio della raccolta, ma è indicativo dell’interesse intorno allo strumento, che secondo le attese del Governo dovrebbe drenare verso l’economia reale 16 miliardi di euro in cinque anni, dei quali 10 dal retail e 6 dagli investitori istituzionali.

Una quantità importante di denaro, legata all’incentivo di annullare le imposte sui guadagni per chi sottoscrive questi strumenti e li mantiene in portafoglio per almeno cinque anni. In cambio, i Pir devono investire almeno il 21% del valore complessivo degli investimenti in titoli emessi da società italiane ed estere con stabile organizzazione in Italia diverse da quelle rilevanti ai fini del Ftse Mib. Insomma, al di fuori delle prime 40 per capitalizzazione.

Secondo uno studio di IrTop, l’introduzione di questo strumento da parte del legislatore avrà un impatto sull’AIM (il listino delle PMI) nell’ordine di 1,25 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Considerato che questo mercato oggi capitalizza poco più di 3,6 miliardi, vi sono le condizioni per un flusso di denaro importante.

Lunghi_Pir
Barbara Lunghi, Head of Primary Markets di Borsa Italiana

Le italiane diversificano

Quanto a Eurizon, la SGR del gruppo Intesa Sanpaolo ha dato vita a tre fondi Pir compliant con differente esposizione all’azionario, denominandoli Eurizon Progetto Italia 20, 40 e 70. All’evento di lancio era presente Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria, che ha parlato di questo strumento come «una novità positiva e attesa per il mondo delle imprese», in grado di «canalizzare il risparmio delle famiglie verso il sistema produttivo italiano, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, e favorire lo sviluppo di canali di finanziamento alternativi rispetto al credito bancario».

Alberto Baban
Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria

Nei giorni scorsi è toccato a Fideuram, altra controllata del gruppo di Ca’ de Sass, annunciare l’avvio dei Pir con tre prodotti: “Piano Bilanciato Italia 30”, “Piano Bilanciato Italia 50” e “Piano Azioni Italia”, che prevedono livelli crescenti di equity, rispettivamente al 30, 50 e 90% del portafoglio complessivo.

Anima è stata la prima a muoversi, con il lancio nei primi giorni del 2017 di Crescita Italia. Si tratta di un fondo bilanciato che investe fino al 40% in azioni e la parte restante in obbligazioni, con una soglia minima di accesso di 500 euro. Il portafoglio tendenziale dichiarato dal gestore prevede un’esposizione all’obbligazionario nell’ordine del 65%, con le azioni che pesano per il 30% e il restante 5% destinato a liquidità e depositi bancari. Il fondo è esposto al rischio di cambio in misura non superiore al 30%.

Ca’ de Sass, sede Centrale Banca Intesa, Milano. Foto Giovanni Dall’Orto

Poco dopo è toccato ad Arca con il fondo Economia Reale Bilanciato Italia, prevede una soglia minima di sottoscrizione di 100 euro e una commissione di gestione dell’1,35%. Il fondo non è esposto al rischio di cambio e l’azionario pesa per circa la metà degli investimenti.

Zenit Sgr offre due opzioni: il fondo Zenit Obbligazionario, un obbligazionario misto, e il fondo azionario Zenit Pianeta Italia. Il portafoglio del primo è composto per il 75% da obbligazioni aziendali, di cui il 30% di imprese non comprese nell’Ftse-Mib e il restante 25% in strumenti finanziari vari, mentre nel secondo sono preponderanti le azioni.

Mentre Sella Gestioni Sgr, che ha da poco chiuso le sottoscrizioni a NAV fisso per Investimenti Bilanciati Italia (investimento minimo di 500 euro), si appresta a raddoppiare l’offerta con Investimenti Azionari Italia.

 

Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana. In primo piano la scultura di Maurizio Cattelan L.O.V.E., comunemente nota come “Il Dito”

Molto attivi anche gli stranieri

Anche i gruppi stranieri del risparmio gestito credono nelle potenzialità di questo strumento. Amundi, che nei mesi scorsi è cresciuta nel mercato italiano aggiungendo alle proprie forze l’acquisizione di Pioneer Investments dal gruppo Unicredit, ha annunciato due prodotti: Amundi Valore Italia Pir (70% in bond e 30% in azioni) e Amundi Dividendo Italia.

Risparmio Italia è invece il fondo Pir compliant di Pioneer Investments. Si tratta di un fondo bilanciato prudente, con il 30% del portafoglio azionario dedicato ad aziende di mid e small cap.

Intanto è in attesa per il riconoscimento Pir compliant il fondo di Schroders Isf Italian Equity, che segue un approccio di stock picking, scegliendo cioè singoli titoli senza preoccuparsi del settore di appartenenza, bensì focalizzandosi sui fondamentali.

 

La raccolta dei Pir procede a gonfie vele

Gestioni patrimoniali ed ETF

Le offerte vanno al di là dei fondi comuni. Fia Asset Management, società del gruppo Farad, ha promosso una gestione patrimoniale compatibile con la detassazione prevista dal legislatore, con i gestori che scelgono i titoli secondo una strategia quantitativa, basata su indicatori tecnici.

Cnp Partners ha lanciato un Pir assicurativo, con la parte di gestione separata che può arrivare fino al 10%, mentre Lyxor ha ottenuto il riconoscimento di questa qualifica per il suo Etf Lyxor Ftse Italia Mid Cap, che diventa a replica fisica, fornendo quindi una performance allineata a quella dei 60 titoli più capitalizzati di Piazza Affari dopo i primi 40, che invece rientrano nell’indice Ftse Mib.














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