Arcelor Mittal: senza tutele legali impossibile gestire l’Ilva

Altoforno dell'Ilva di Taranto
Altoforno dell'ex-Ilva di Taranto

Il colosso della siderurgia ha ribadito al Governo le preoccupazioni in merito al testo attuale del Decreto Crescita. Il Mise assicura una soluzione equilibrata

Arcelor Mittal, multinazionale dell’acciaio che ha acquisito l’ex Ilva, ha mostrato preoccupazioni in merito all’articolo 46 del Decreto Crescita – relativo alle norme ambientali -, che prevede la revoca dell’immunità penale per i commissari Ilva e i futuri acquirenti. «Se il Decreto dovesse essere approvato nella sua formulazione attuale – fa sapere il colosso dell’acciaio – la disposizione relativa allo stabilimento di Taranto pregiudicherebbe per chiunque, Arcelor Mittal compresa, la capacità di gestire l’impianto nel mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017. Lo stabilimento di Taranto è sotto sequestro dal 2012 e non può essere gestito senza che ci siano le necessarie tutele legali fino alla completa attuazione del Piano ambientale (cioè il 2023)». Inoltre, il Gruppo ribadisce di «aver manifestato al Governo italiano le proprie preoccupazioni in merito al testo attuale del Decreto Crescita».

Il Ministro del lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio (foto di Mattia Luigi Nappi)

La società guidata dal ceo Lakshmi Mittal rincara la dose: «Il Decreto Crescita, nella sua formulazione attuale, cancella le tutele legali esistenti quando Arcelor Mittal ha accettato di investire nello stabilimento di Taranto», e ribadisce che «è necessario che le tutele restino in vigore fino a quando non sarà completato il Piano ambientale per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato». La norma del Decreto Crescita, che dovrà essere approvato entro il prossimo 29 giugno, prevede che reati compiuti dall’azienda nell’applicazione dell’Autorizzazione integrata ambientaleAia – non possano essere contestati ai nuovi acquirenti. «Restiamo fiduciosi – ha concluso Arcelor Mittal – che venga ripristinata la certezza del diritto nell’interesse dell’intero contesto economico italiano e degli stakeholders, permettendoci di continuare a gestire lo stabilimento e completare il piano di riqualificazione ambientale».







Lakshmi Mittal

Ma non si è fatta attendere la risposta del Ministero dello Sviluppo Economico, che si è detto sorpreso rispetto a quanto dichiarato dal colosso dell’acciaio, poiché «Arcelor Mittal – ha affermato il Mise – era stata informata già a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell’immunità penale introdotta nel Decreto Crescita, alla luce della questione di legittimità costituzionale sollevata dal Gip di Taranto l’8 febbraio scorso sui diversi provvedimenti (tra cui proprio l’immunità penale) emessi dai Governi precedenti per salvare lo stabilimento siderurgico». Il Mise è all’opera per individuare una «soluzione equilibrata volta alla salvaguardia dello stabilimento e dell’indotto occupazionale, nonché al rispetto, ovviamente, delle decisioni adottate dai giudici».

Il Ministero dello Sviluppo Economico e il Governo sono al lavoro affinché Arcelor Mittal continui ad operare nel rispetto dei parametri ambientali.

Ilva Taranto













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