Anra: le aziende conoscono bene i rischi relativi alla cybersecurity, ma non ne comprendono la portata

Il rischio viene percepito come tecnico e non come strategico: solo il 55% delle imprese ha adottato un piano di mitigazione . Il principale fattore di vulnerabilità? L'errore umano

Che sia fondamentale proteggere l’azienda dagli attacchi informatici è ben chiaro alle imprese italiane, ma la percezione che si ha di queste minacce è totalmente sballata. Il rischio viene infatti considerato come una questione tecnica, che impatta i servizi It, e non come un problema più ampio, col risultato che sono ancora poche le imprese che hanno attivato piani di risk mitigation. A sottolineare il problema è un report commissionato da Anra e condotto dall’Università di Verona insieme a Riesko.

Dal rapporto emerge che:







  • Il mondo delle aziende ha ormai sviluppato una importante sensibilità rispetto ai rischi cyber: il 72% dichiara di averne un’alta consapevolezza ma tale rischio viene percepito come principalmente tecnico piuttosto che strategico;
  • Solo poco più della metà (il 55%) ha adottato un piano operativo di risk mitigation in azienda;
  • Ancora molto lavoro da fare per colmare il gap tra grado di consapevolezza e azioni proattive: solo il 49% dei rispondenti adotta programmi di formazione HR e nel 70% dei casi l’investimento in questi processi è minimo: meno del 15% del budget;
  • Il principale fattore di vulnerabilità è nel 68% dei casi l’errore umano;
  • Sebbene spesso insufficienti, la metà delle organizzazioni considera i propri sistemi di trattamento adeguati;
  • Se la maggior parte – il 58% – delle aziende conosce gli strumenti assicurativi per fronteggiare i rischi cyber e la metà (49-51%) li adotta, il 32% delle aziende esprime ancora delle riserve sul loro utilizzo.

La percezione del rischio cyber è alta ma principalmente legata all’It

Le aziende hanno ormai ben chiaro che gli attacchi cyber rappresentano un rischio per la propria organizzazione: il 72% degli intervistati ritiene di possedere una conoscenza adeguata riguardante i rischi cyber e della sicurezza informatica. Inoltre, il 70% possiede una buona conoscenza dell’impatto che la Sicurezza Informatica ha sulla Continuità Operativa. Tuttavia, il Cyber risk, pur essendo percepito come rischio “critico” (74%) viene considerato come prevalentemente “tecnico”, soprattutto legato ai sistemi IT (45%).

Alla diffusione della conoscenza dei rischi cyber non corrisponde l’impegno a investire su piani formali di risk mitigation, presente infatti solo nel 55% dei casi e la “awareness” per gli standard è solo del 47%. Inoltre, molte realtà preferiscono appaltare la risoluzione di questi problemi all’esterno con soluzioni di outsourcing (64%).

Budget limitati

L’aumento della consapevolezza e gli attacchi subiti non hanno generato tuttavia un impegno concreto in termini di formazione e investimento in competenze e risorse: solo il 49% degli intervistati adotta processi strutturati di formazione Hr e nel 70% dei casi l’investimento in questi processi è minimo: meno del 15% del budget.

Piani di risk mitigation e formazione si rilevano attività ancora più cruciali se consideriamo che il principale fattore di vulnerabilità è proprio l’errore umano, sfruttato infatti nel 68% dei casi da parte di chi commette gli attacchi cyber.

Tra gli altri fattori, nella metà dei casi viene segnalata l’obsolescenza dei sistemi operativi.

Nonostante i diversi fattori di vulnerabilità che presentano le aziende, dalla ricerca si evince che, in termini di budget dedicato al rischio informatico:

  • Il 69% delle aziende investe meno del 30% in programmi assicurativi;
  • Il 67% investe meno del 30% in servizi di monitoraggio.

Al contempo, risultano elevati investimenti in backup, anche se non molto utili in assenza di un disaster recovery plan.

Guardando al futuro, la cultura del rischio in azienda risulta ancora poco radicata: nonostante i numerosi attacchi e i diversi fattori di vulnerabilità, il 53% delle aziende ritiene al momento adeguati i sistemi di trattamento adottati.

Anche per quanto riguarda gli strumenti assicurativi i dati dimostrano che il 58% li conosce e la metà (49-51%) li adotta. Il 32% delle aziende esprime invece ancora delle riserve sul loro utilizzo, mentre il 17-23% ne è sprovvisto.














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