Allarme Tav: gli industriali torinesi contro il blocco del progetto

Messo in forse nel contratto di governo Lega-Cinque Stelle il completamento dell’ opera ferroviaria. Per Gallina «tornare indietro non si deve e non si può»

Il contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle non ha provocato, nel suo farsi, solo preoccupazioni europee, saliscendi dello spread e scivoloni in Borsa (Montepaschi), ma anche allarme da parte degli industriali torinesi. La questione riguarda la realizzazione della TAV Torino – Lione .«Se il nuovo Governo Lega – 5 Stelle sceglierà di recedere dall’impegno formale sottoscritto dall’Italia per la realizzazione della TAV, il Paese incorrerà in una drammatica perdita di credibilità nei rapporti internazionali, riesumando la deteriore immagine di voltagabbana che, con tanto serio lavoro, a fatica, ci siamo scrollati di dosso.» Così ha detto Dario Gallina presidente degli industriali torinesi, aggiungendo che «Bisogna essere davvero miopi per pensare di poter tornare indietro da scelte tanto rilevanti sia in termini economici, sia sociali per la vita del nostro Paese».

 







Dario Gallino
Dario Gallina Presidente Unione Industriali Torino

 

Gallina ricorda che il recesso costerebbe all’Italia circa 2 miliardi di euro, dovendo restituire all’Europa il 50% dei finanziamenti erogati per gli studi ed i progetti, la quota di costi sostenuta dalla Francia, senza contare lo spreco di tutti i soldi degli italiani già investiti nell’opera (si veda a proposito Industria Ialiana qui). Con preoccupazione il presidente degli industriali torinesi considera le ripercussioni anche sul futuro dell’ economia regionale: «Si tenga conto che oggi alla realizzazione della TAV lavorano 800 lavoratori e che in capo a 2/3 anni, con il potenziamento dei cantieri, sarebbero progressivamente saliti sino a 8mila unità.- dice Gallina- Ma soprattutto, il danno economico per le imprese sarebbe gravissimo: sparirebbero infatti tutti gli appalti per un valore di 5,5 miliardi di euro, già in assegnazione entro il 2019. Per un’area economica come la nostra, con una ripresa ancora debole e un settore edile in sofferenza, l’idea di cancellare la TAV non può essere frutto che di una visione avulsa dalla realtà.»

Ricordando che ad oggi sono già stati realizzati più di 23 Km di gallerie, pari al 14 % del totale, Galina ammonisce  «Tornare indietro non si deve e non si può. I lavori sono ad uno stadio troppo avanzato per recedere e non è vero che i costi per ultimare l’opera sono proibitivi. È falso.La spesa complessiva a carico dell’Italia, su un totale di 8,6 miliardi finanziato al 40 % dall’Europa, è infatti di 2,3 miliardi, circa quanto ci costerebbe recedere, privandoci però di un’opera fondamentale per il trasporto di merci e persone e facendo di Torino una Città capolinea, merce di scambio nelle trattative sul programma.»














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