L’ultima frontiera del tessile? Il riciclo! E la Lombardia fa scuola…

di Marco de’ Francesco ♦︎ Il comparto della Regione vale 12 miliardi, coinvolge 15mila imprese e 97mila addetti (Sistema Moda Italia con Liuc Business School). Si è riunito in AFIL, promuovendo la realizzazione di strategie di economia circolare per eliminare gli sprechi di risorse. L’iniziativa Vanguard e i progetti Eu Admantex e RegioTex. I casi Radici Group e Ratti. Se n’è parlato nel corso di un webinar by AFIL

Il settore tessile lombardo, che vale 12 miliardi e quindi un terzo del fatturato nazionale (fonte Sistema Moda Italia con Liuc Business School), si riunisce in AFIL, il cluster regionale per il manifatturiero avanzato. Lo fa per fare massa critica nel circuito di collaborazione delle Regioni europee e per competere con forza nel contesto nazionale. E soprattutto lo fa promuovendo la realizzazione di una filiera regionale del riciclo tessile. Il riciclo, che si può ottenere ad esempio separando il nylon e il poliestere da altre fibre il cui riutilizzo è più difficile, rientra nel concetto di economia circolare, un sistema volto ad eliminare gli sprechi e il consumo continuo delle risorse. Ne parleremo in seguito. Infatti il punto di partenza, il luogo di elaborazione del progetto di filiera lombarda, è la strategic community di Afil sulla economia circolare.

Per la precisione Afil è l’Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia che, guidata dal presidente Diego Andreis (che peraltro è managing director della Fluid-o-Tech, che produce micro-pompe per applicazioni ingegneristiche di frontiera), porta all’attenzione della Regione le priorità della ricerca e innovazione della manifattura. I “motori” della progettualità di Afil sono le strategic community, comunità di esperti di imprese create attorno a particolari tematiche tecnologiche rilevanti per il manifatturiero avanzato, in vista di una programmazione di medio e lungo termine. Come vedremo, in tema di economia circolare Afil ha anche elaborato e proposto una Roadmap alla Regione Lombardia, che l’ha fatta propria.







Una volta definito il progetto di filiera, questo potrebbe essere portato all’attenzione dei network nazionali e dei ministeri, per sottolineare le esigenze del tessile lombardo. Prezioso, sotto questo profilo, l’asse tra Afil e il Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente. A questo punto, per ottenere visibilità, finanziamenti, preziose collaborazioni interregionali e una veloce internazionalizzazione delle soluzioni, la filiera si inserirebbe nei network europei di settore, come l’Iniziativa Vanguard o RegioTex. In Lombardia sono già operative aziende che praticano l’economia circolare nel tessile, tra cui ad esempio i due grandi gruppi Ratti e Radici Group, ma anche altre imprese innovative come Albini, Alfredo Grassi, Parà, Pielleitalia, Saati, Santini, e Sit In (tutte aziende che si sono già riunite su questo tema presso AFIL).

Della partita (per la filiera del riciclo tessile) è anche Sistema Moda Italia, la Federazione Nazionale di categoria, aderente a Confindustria Moda e a Confindustria, una delle più grandi organizzazioni del mondo occidentale di rappresentanza degli industriali del tessile e del fashion, nonché di 44.688 aziende e 393.700 addetti. Questo articolo prende spunto da due webinar organizzati in tema di filiera del riciclo tessile da AFIL, ai quali hanno partecipato il cluster manager e il una project manager dell’associazione, rispettivamente Giacomo Copani e Elena Mossali; Mauro Sampellegrini e Francesca Gentile, rispettivamente innovation manager e consulente dell’area ricerca e innovazione di Sistema Moda Italia; il dirigente dell’Unità organizzativa politiche per la competitività delle filiere e del contesto territoriale della Regione Lombardia Enrico Capitanio; Chiara Ferraris e Marco De Silvestri, rispettivamente communication & external relations manager e sales & marketing manager del Gruppo Radici; nonché  Massimo Lolli, manager dell’innovazione di Ratti.

In Lombardia sono già operative aziende che praticano l’economia circolare nel tessile, tra cui ad esempio i due grandi gruppi Ratti e Radici Group, ma anche altre imprese innovative come Albini, Alfredo Grassi, Parà, Pielleitalia, Saati, Santini, e Sit In (tutte aziende che si sono già riunite su questo tema presso AFIL)

La Regione Lombardia trionfa nel tessile

Il settore tessile abbigliamento in Lombardia coinvolge 15mila imprese e 97mila addetti localizzate nelle province di Milano, Varese, Brescia e Como. In particolare il territorio Lariano è storicamente legato all’industria serica: le sete comasche sono state per lungo tempo fra le più blasonate a livello mondiale, e pertanto oggetto di desiderio delle griffe di lusso.  Attualmente il distretto della seta impegna 6mila dipendenti. Si tratta per lo più (54,2%) di micro-imprese, con meno di 10 dipendenti e con un fatturato uguale o inferiore ai due milioni di euro. Quanto alle tipologie della lavorazione, il 18,9% si occupa di finissaggio dei tessili, degli articoli di vestiario e attività simili; il 16,9% di confezionamento di biancheria da letto, da tavola e per l’arredamento; il 14,9% di tessitura; il 12% di preparazione e filatura delle fibre tessili; l’8,6% di ricami; il 7,5% di preparazione di articoli in materie tessili (7,5%) e il 4,2% di fabbricazione di tessuti a maglia.

Il fatturato lombardo di settore valeva pre-Covid 14,1 miliardi (7,9 il tessile, 6,2 l’abbigliamento); poi, nel 2020, si è assistito ad un calo a doppia cifra, come d’altra parte in altri comparti industriali. Comunque sia, nonostante le circostanze, la Lombardia ha esportato nel 2020 per 8,1 miliardi di euro contro i 27,3 miliardi dell’Italia intera. Il tessile lombardo deve la sua competitività internazionale alla specializzazione di prodotto, alla ricerca di nuovi materiali, al design e all’innovazione, nonché ad una buona integrazione di filiera.

La Lombardia ha esportato nel 2020 per 8,1 miliardi di euro contro i 27,3 miliardi dell’Italia intera. Il tessile lombardo deve la sua competitività internazionale alla specializzazione di prodotto, alla ricerca di nuovi materiali, al design e all’innovazione, nonché ad una buona integrazione di filiera

AFIL, l’economia circolare e il riciclo tessile

1)     Cos’è l’economia circolare

L’idea è che i “rifiuti” di un processo diventino “alimenti” per un altro. In questo modo, una materia trasformata in prodotto trova una seconda vita come sottoprodotto. Ciò comporta strategie industriali che prevedano il riutilizzo, la condivisione, la riparazione, il rinnovo, la rigenerazione e il riciclaggio per creare un sistema a circuito chiuso. Perché il meccanismo funzioni, bisogna mobilitare e collegare in rete le parti interessate di tutti i settori relativi ad una certa risorsa.

2)     La Roadmap di Afil sull’economia circolare

Industria tessile
Industria tessile

Come si diceva poc’anzi, tra le tante attività di AFIL, vi è quella di indicare alla Regione le priorità per le politiche di ricerca e innovazione in ambito industriale e di contribuire in tal modo alla definizione della S3, la strategia europea di specializzazione intelligente per incrementare in modo duraturo e sostenibile la competitività e l’attrattività delle imprese EU. In pratica, la Commissione Europea ha chiesto alle Regioni di identificare le aree di intervento in base all’analisi dei punti di forza e delle potenzialità dell’economia e dell’industria territoriali. AFIL è uno dei cluster cui è demandata tale individuazione, poi soggetta al placet della Lombardia.

Così l’anno scorso la Regione Lombardia, chiamata a aggiornare la propria Roadmap sulla ricerca e sull’innovazione, «ha richiesto il contributo dei suoi 9 cluster, tra cui il nostro» – ha affermato Copani – e li ha invitati a ridefinire le priorità. AFIL ne ha indicate due: l’economia circolare e l’intelligenza artificiale.  Quanto alla prima, il relativo progetto dettagliato (più che altro la Roadmap per la R&I sull’Economia Circolare in Lombardia) è già stato approvato dalla Giunta nella seduta del 5 maggio 2020. Quanto alla seconda, sarà presentata all’esecutivo lombardo prima della fine dell’anno in corso. «La Lombardia – ha affermato Copani – è un luogo ideale per realizzare progetti di economia circolare: è caratterizzata da una avanzata cultura della sostenibilità industriale, diffusa in una pluralità di settori. Dispone già di filiere complete, composte cioè da aziende che producono materiali, prodotti intermedi e finiti; ed è leader in alcune tecnologie di produzione. Inoltre, la Lombardia è al centro di avanzati network internazionali di ricerca e innovazione sul tema».

3)     La strategic community sull’economia circolare

Una delle innovazioni di Andreis è stata l’ideazione delle strategic community. Queste definiscono le sfide per la manifattura e poi operano in ottica di filiera. In vista di una corretta ed efficace gestione, ogni community è coordinata da esperti nella materia trattata e capaci di indirizzare le discussioni e gli spunti sui più proficui canali di sviluppo. Come già accennato, una delle cinque strategic community riguarda appunto l’economia circolare.

«È appunto in questo contesto che bisogna realizzare un progetto di sviluppo strategico della filiera del riciclo tessile, in una prospettiva di specializzazione regionale, per poi agire a livello nazionale e internazionale» – ha affermato Copani. Peraltro, come ha chiarito Capitanio, la Regione Lombardia ha dato vita ad un bando per l’innovazione delle filiere di economia circolare di Lombardia. La dotazione finanziaria è pari a 3,6 milioni di euro. L’investimento minimo per progetto è pari a 40mila euro; l’importo massimo concedibile è pari a 120mila euro.

4)     Il riciclo tessile

Gli innovatori del riciclo tessile della Lombardia si sono già ritrovati in AFIL per condividere le priorità di azione onde rendere questo tema una realtà. Nel mostrare la sintesi delle discussioni emerse dal gruppo, la Gentile indica che la realizzazione di un progetto di sviluppo strategico sul riciclo tessile comporta l’approfondimento di tematiche tra loro correlate, già oggetto di interesse di SMI. Anzitutto, il riciclo può essere chimico o meccanico; e può comportare l’utilizzo di tecnologie di sorting o di separazione o altre che possono essere dirette al trattamento di tessuti multimateriali o di smart textiles. Vanno considerate sia le performance e la qualità dei tessuti riutilizzati che i processi di ottimizzazione dell’impatto ambientale.

Vanno sviluppati prodotti e processi sostenibili, con nuove materie prime, e minor utilizzo di sostanze chimiche dannose. Vanno realizzate piattaforme digitali, anche integrando quelle esistenti, per mappare gli scarti. Va sviluppato un design apposito per la circular economy, in vista dell’allungamento della vita del prodotto. Vanno ovviamente identificati nuovi modelli di business, che possono riguardare le filiere del riuso e il riutilizzo dei capi. Ancora, bisogna puntare alla definizione di nuovi standard di qualità del riciclato e nuove certificazioni. Ciò comporta un approfondimento normativo. Infine, bisogna caldeggiare una formazione ad hoc degli addetti.

il riciclo può essere chimico o meccanico; e può comportare l’utilizzo di tecnologie di sorting o di separazione o altre che possono essere dirette al trattamento di tessuti multimateriali o di smart textiles

Il progetto di sviluppo strategico della filiera lombarda del tessile nei network internazionali 

1)     L’iniziativa Vanguard

Uno degli obiettivi di AFIL è di far partecipare la filiera lombarda del riciclo tessile all’iniziativa europea Vanguard. Questa offre una piattaforma a imprese, cluster e istituti scientifici per incontrarsi e unire le forze nella ricerca di soluzioni innovative. Attualmente hanno aderito 39 tra le regioni industriali più avanzate del Vecchio Continente. Nella pratica, ha affermato la Mossali, in Vanguard si implementano Progetti Pilota, che grazie all’opera degli enti interessati sono facilmente sviluppati e internazionalizzati. «Il tema del riciclo tessile non è ancora stato affrontato in Vangurad; ma la Slovenia a ottobre-novembre proporrà ufficialmente di dar vita ad uno use-case in materia. Occorre associarci a questa operazione svolgendo un ruolo trainante, quello dei co-coordinatori» – ha affermato Copani.

Ma nella pratica, che cosa si deve fare? «Dobbiamo mettere a punto un’idea descrivendola nel formato Vanguard. Occorre, cioè, rispondere a queste domande: che cosa si vuole sviluppare in Lombardia in tema di riciclo tessile? Con quali processi? Con quali impianti pilota? Si deve fare una mappatura strutturata di capacità, competenze e infrastrutture; e bisogna stringere alleanze con altre Regioni europee» – ha continuato Copani.

Uno degli obiettivi di AFIL è di far partecipare la filiera lombarda del riciclo tessile all’iniziativa europea Vanguard. Questa offre una piattaforma a imprese, cluster e istituti scientifici per incontrarsi e unire le forze nella ricerca di soluzioni innovative

2)     La piattaforma S3 sulla modernizzazione dell’industria

Dalla citata strategia europea di specializzazione intelligente (S3) sono nate tre piattaforme tematiche, e cioè iniziative congiunte tra diverse direzioni generali della Commissione Europea che incoraggiano le Regioni (nonché le loro industrie e i loro centri di ricerca) a costruire partenariati strategici, promuovendo la complementarità dei finanziamenti territoriali per l’innovazione in specifiche aree di interesse. Queste piattaforme forniscono un ambiente interattivo: attualmente sono quella per l’agroalimentare, per l’energia e per la modernizzazione dell’industria. Quest’ultima presenta motivi di interesse per una filiera del riciclo tessile, visto che contempla già partenariati sulla “innovazione tessile”, e sulla “manifattura efficiente e sostenibile”.

3)     I Quattro Motori d’Europa

È una rete transnazionale che associa le aree più industrializzate del Vecchio Continente: Lombardia, Alvernia-Rodano-Alpi, Baden-Württemberg e Catalogna. Il 9 settembre 1988 i presidenti delle quattro Regioni hanno firmato un accordo di cooperazione noto come “Memorandum”, volto ad incrementare la collaborazione sia economica che sociale. Quasi ogni anno, i vertici dei quattro enti territoriali tengono un incontro per favorire iniziative comuni in tema di economia, industria, ricerca, scienza, ambiente, istruzione, cultura e altro. Com’è noto, il Quattro Motori stanno studiando un piano per indirizzare i fondi europei (di cui gestiscono l’ultimo miglio) in ambiti strategici. L’idea è quella di introdurre, in questo contesto, il tema del riciclo tessile.

4)     Il progetto EU Admantex – “Advance Manufacturing and Advance Textile Materials Going International to strengthen resilience and to empower industrial recovery

Un’altra idea è quella di sfruttare l’opportunità data dalla partecipazione di AFIL (in rappresentanza della Lombardia) nel progetto Europeo Admantex, il cui obiettivo è promuovere la cooperazione extra-europea nei settori manifatturiero e del tessile avanzato. Sono previste missioni in Cina, Giappone, Stati Uniti, Canada e Australia.

Il progetto Europeo Admantex, il cui obiettivo è promuovere la cooperazione extra-europea nei settori manifatturiero e del tessile avanzato. Sono previste missioni in Cina, Giappone, Stati Uniti, Canada e Australia

5)     RegioTex

Un’altra opportunità è quella di inserirsi nell’iniziativa RegioTex che riunisce le industrie e i loro fornitori di tecnologia del settore tessile-abbigliamento, nonché autorità e agenzie pubbliche per rafforzare la capacità di innovazione tessile regionale e stabilire un’efficace collaborazione europea nonché forme di apprendimento peer-to-peer tra gli attori territoriali. Ne fanno già parte diverse regioni italiane: Campania, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Puglia e Toscana hanno manifestato il loro interesse in qualità di osservatori. La piattaforma ha sette obiettivi strategici: bio-based fibres; digital textile production; high performance fibre-based materials; sustainable chemistry; circular economy; digital Eu fashion manufacturing e smart textiles.

In questo contesto, ha spiegato Sampellegrini, si intende peraltro dar vita ad impianti pilota per il riciclo di prodotti ad uso medico-sanitario. Ogni giorno vengono scartati 3,4 miliardi di maschere facciali monouso. Ci sono diverse tecnologie che consentono di recuperarle: autoclave, microonde, trattamento termico e frizionale, chimico automatizzato e biologico. Si tratterebbe di inserirsi nella filiera interregionale europea di prodotti tessili per l’assistenza sanitaria, sempre in ambito RegioTex, che mira a sviluppare le capacità produttive e ad incentivare una prospettiva sostenibile in un ambiente post-Covid. Il potenziale del progetto è dimostrato dall’incredibile importanza che hanno acquisito certi prodotti, come ad esempio la mascherina filtrante chirurgica Uni En 14683, il cui mercato ha superato, nel primo semestre dell’anno scorso, i 74,9 miliardi di dollari, e che dovrebbe crescere fino al 2027 con un tasso di crescita annuo composto del 53% fino al 2027.

Il potenziale del progetto è dimostrato dall’incredibile importanza che hanno acquisito certi prodotti, come ad esempio la mascherina filtrante chirurgica Uni En 14683, il cui mercato ha superato, nel primo semestre dell’anno scorso, i 74,9 miliardi di dollari, e che dovrebbe crescere fino al 2027 con un tasso di crescita annuo composto del 53% fino al 2027

Lo use case di Radici Group 

Allestimenti Radici

Chi fa già economia circolare nel tessile è Radici Group di Bergamo. Per il vero, Radici Group – un miliardo di fatturato, 3.100 dipendenti e 30 stabilimenti in Europa, Asia e America – non si occupa solo di filati per l’abbigliamento, «ma anche di una vasta gamma di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni destinati all’automotive, all’edilizia e all’industria» – ha chiarito la Ferraris. Da dieci anni porta avanti una forte politica di sostenibilità, che ha consentito all’azienda di diminuire il consumo di energia del 17,5%, di anidride carbonica del 61,5% e di acqua dell’8,6%. Ma come realizza l’economia circolare nel tessile? Secondo De Silvestri, «si ottimizza l’uso di materie prime ed energia perfezionando processi, eliminando gli scarti e promuovendo il riciclo sin dalla fase di progettazione». Sempre per De Silvestri, «nylon e poliestere sono intrinsecamente riciclabili.  Il problema è che sono quasi sempre mischiati con altre fibre o con materiali diversi, come i metalli; inoltre, le operazioni di finissaggio sono spesso incompatibili con il recupero».

Ciò nonostante, il gruppo ha già dato vita a prodotti specifici. Come, ad esempio Repetable, un filato di poliestere ottenuto dalla granulazione delle bottiglie di Pet, raccolte e dilavate da terze parti.  Il processo è sostenibile: secondo l’azienda comporta, rispetto ad una produzione “ordinaria”, una riduzione del 60% di energia, del 45% di emissioni e del 90% del consumo di acqua. O come Renycicle, un prodotto ottenuto dal riciclo del nylon 6, materiale ad alto valore con eccellenti caratteristiche di resistenza, tintura, morbidezza e versatilità. Gli scarti di produzione vengono convertiti in polimeri e successivamente in filati. Anche qui, sotto il profilo della sostenibilità, i risultati sono molto buoni: riduzione dell’87,4% del consumo di energia, dell’89,3% delle emissioni e del 90,4% dell’acqua utilizzata. O infine come Biofeel, la gamma di filati da fonte rinnovabile di Radici Group. Comprende poliammide derivante da semi di ricino, Pet creato dalla fermentazione di scarti agricoli e altri polimeri da fonte bio e biodegradabile. Le biomasse da cui derivano i filati di Biofeel non sono in competizione con l’alimentazione umana; sono riciclabili e hanno caratteristiche assimilabili a quelle dei materiali da fonte tessile.

Con l’economia circolare, la sostenibilità è la fonte di ricavi per Ratti 

«La sostenibilità non è solo compliance verso gli standard e le richieste dei clienti e degli stakeholder; e non è solo una fonte di risparmi, ma lo è anche di nuovi ricavi». Lo ha affermato Lolli. Ratti è una delle aziende del citato distretto lariano della seta. L’impresa produce tessuti pregiati dal 1945. Ma in che senso la sostenibilità è fonte di ricavi? Anzitutto perché implica, secondo Lolli, l’innovazione di prodotto. Che si tratti di beni realizzati con finissaggi liberi da perflourocarburi o da coloranti premetallizzati, questi hanno un proprio mercato potenziale che amplia il potenziale di vendita dell’impresa.

Inoltre, sempre per Lolli, implica nuovi business model, come l’economia circolare. Ratti ha sviluppato una linea di “tessili circolari”, ovvero nuovi prodotti, servizi, tecnologie derivanti dal riuso e il riciclo dei materiali. Anzitutto, l’azienda realizza l’upcycling dei capi invenduti che peraltro permette di evitare una perdita economica: si recupera il capitale immobilizzato destinato o alla svalutazione o alla distruzione. In secondo luogo, sulla scorta di un progetto sviluppato insieme al gruppo tedesco Freudenberg, si trasforma la seta riusata e riciclata in un isolante innovativo, un’ovatta leggera e traspirante capace di prestazioni tecniche positive. Infine, Ratti ha elaborato un processo industriale per ripristinare le performance e le funzionalità idrorepellenti dei capi, consentendone il riuso e prolungandone il ciclo vitale, minimizzando così l’impatto ambientale.














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