AENet 4.0: Ansaldo Energia seleziona fornitori strategici e più impattati dal digitale, facendoli crescere

di Marco de’ Francesco ♦︎ È la prima volta in cui una grande azienda porta avanti un progetto per supportare i fornitori, che vengono radiografati, evangelizzati e accompagnati nel loro sviluppo. A Genova, il workshop finale della Wave 3 del progetto, nel quale sono coinvolti, a vario titolo, anche Cassa depositi e prestiti, l'ateneo ligure e il Digital Innovation Hub. Ne abbiamo parlato con Luca Manuelli, chief digital officer di Ansaldo Energia e presidente del Cluster Fabbrica Intelligente

Ci sono filiere avanzate, dove le aziende leader stimolano i supplier all’aggiornamento digitale: per sincronizzare i meccanismi di fornitura e potenziare l’efficienza operativa di sistema. Il problema è che ogni supplier è un’impresa con una storia a sé: riveste per la società “pivot” un ruolo più o meno strategico, e ha avuto un’evoluzione tecnologica che la seconda può anche ignorare. Dunque è difficile, per l’azienda leader, indicare non solo la direzione ma anche la strada ai fornitori, quando non si conoscono i mezzi di cui questi ultimi dispongono per il tragitto.

Perciò, Ansaldo Energia, storica industria genovese attiva nel settore energetico e in particolare nella realizzazione di centrali elettriche in tutto il mondo, si sta avvalendo di un sofisticato ecosistema di competenze per allineare, a gruppi, i fornitori strategici e potenzialmente più impattati dall’innovazione da integrare in AENet 4.0, nuova filiera integrata e digitalizzata in realizzazione. È la prima volta in cui una grande azienda porta avanti un progetto del genere in favore dei propri fornitori visti come filiera. Essendo Ansaldo Energia un Lighthouse Plant del Cluster Fabbrica Intelligente, tra le ipotesi ci potrebbero anche essere la riproduzione di iniziative con il medesimo spirito da parte degli altri Lighthouse. In fondo, i fari danno la luce.







Di tale ecosistema digitale a supporto della evoluzione digitale delle Pmi fanno parte il network dei Digital Innovation Hub di Confindustria, coordinato per l’occasione da quello ligure; l’università di Genova che supporta l’analisi dei dati provenienti dai fornitori; il Cluster Tecnologico Nazionale “Fabbrica Intelligente (Cfi), per la definizione del percorso tecnologico; i Centri di Competenza, per lo sviluppo delle tecnologie e delle competenze necessarie e, ultimo ma non meno importante, Cassa Depositi e Prestiti come finanziatore istituzionale di progetti innovativi sul territorio. Si diceva dell’analisi a gruppi del parco fornitori; anzi, a ondate. Le prime due Wave si sono già tenute, coinvolgendo una settantina di aziende: giovedì 28 novembre, all’auditorium di Confindustria Genova, si terrà il workshop finale della Wave 3 di AENet 4.0, che coinvolgerà i fornitori della supply chain della Fabbrica Faro di Ansaldo Energia. Ne abbiamo parlato con Luca Manuelli, chief digital officer di Ansaldo Energia nonché presidente del Cfi.

Ansaldo Energia, lo stabilimento di Genova Cornigliano

L’integrazione di filiera

Nelle filiere, la marginalità si gioca sull’efficienza operativa delle aziende che le compongono. Diventa cogente, dunque, l’aggiornamento tecnologico di tutti gli attori coinvolti: è necessario, ad esempio, sincronizzare il meccanismo della fornitura, con ordini automatici. Ciò significa che tutto il mondo delle piccole aziende a valle di quelle più grandi e avanzate deve tenere la stessa velocità evolutiva delle seconde. Il che, per la verità, è tutto tranne che semplice.

In altri contesti, in altri periodi, i fornitori si sono sviluppati avendo in mente quasi esclusivamente il prodotto, ossia il componente o il servizio particolare da offrire all’azienda player sul mercato. Le energie dei piccoli erano indirizzate e concentrate sullo sviluppo dell’“articolo” in sé; e non c’è dubbio che i primi venissero selezionati in base alla qualità e competitività di quest’ultimo. Scandire i tempi dei movimenti di cose e servizi non era loro compito;  la grande azienda ai vertici della filiera si comportava, pertanto, come un vigile urbano che dirige il traffico.

Luca Manuelli, chief digital officer di Ansaldo Energia nonché presidente del Cfi

 

Il 4.0: un beneficio di filiera

Ora è cambiato tutto. Il 4.0 viene concepito come un beneficio di filiera. Il traffico va gestito da un’intelligenza comune. Il problema è capire come fare. In alcuni comparti – bianco, automotive, aerospace e altri – i Big hanno deciso di dettare le regole del gioco. Esercitano uno stimolo intenso per favorire la trasformazione digitale dei fornitori. Si potrebbero citare diversi esempi: Fca, Electrolux, Abb, Leonardo con i loro rispettivi supplier. Si assiste ad un allineamento seriale e un po’ “autoritario”, visto che chi non si adegua rischia l’espulsione dalla supply chain. L’idea di fondo è che chi non vede il mercato, chi non partecipa direttamente alla battaglia campale, non sia in grado di percepire ciò che gli serve: pertanto, la lista delle necessità è stilata dal Big. Ma davvero il Big è in grado di valutare i bisogni del fornitore? È il punto di questo articolo. La verità è che il Big fatica a gestire la complessità di situazioni nate dallo spontaneismo imprenditoriale del passato: ogni azienda ha una storia a sé. Di qui l’idea di Ansaldo Energia.

Giuseppe Zampini, presidente di Ansaldo Energia

 

Il metodo di AE: più Wave per selezionare aziende strategiche rispondenti a input tecnologici

Ansaldo Energia l’ha capito: anche se sei una grande azienda, fatichi a dominare da sola la complessità. Ansaldo Energia è una storica industria attiva nel settore energetico e in particolare nella realizzazione di centrali elettriche in tutto il mondo. Ha sede a Genova, un fatturato di 1,1 miliardi di euro e più di 4mila dipendenti.

Qualche nota sulla storia illustre dell’azienda si potrà leggere in calce all’articolo; ma qui importa rimarcare che l’azienda ha circa 1.300 fornitori al mondo; di questi 900 sono italiani. Per questi ultimi AE ha immaginato un percorso di integrazione di filiera, AENet 4.0, attraverso un sistema di selezione che ha permesso di individuare i primi 100 fornitori da coinvolgere per step consecutivi, in modo da concentrare l’attenzione su singoli gruppi più o meno omogenei.

Giuseppe Marino, ceo di Ansaldo Energia

 

Il workshop per Wave3

Il workshop del 28 novembre rappresenta la terza “Wave”, che ha permesso di coinvolgere le 100 aziende selezionate in circa un anno. Questo non significa che le altre 800 siano fuori dai giochi. Vuol dire che saranno oggetto della successiva selezione e del relativo coinvolgimento. Come sono state vagliate, le imprese delle prime tre ondate? Il criterio, e questo è un punto importante, non è necessariamente quello dell’avanzamento tecnologico. Piuttosto, sono state preferite le aziende «centrali e strategiche per AE e per i suoi obiettivi di digitalizzazione della supply chain; quelle che, in posizione cruciale, si ritiene che saranno in grado di rispondere meglio alla richiesta di trasformazione tecnologica».

Naturalmente, il discorso è più articolato. Sono stati, infatti, utilizzati più criteri. Criteri geografici, prendendo in considerazione esclusivamente i fornitori italiani (compreso i fornitori stranieri con significative basi operative in Italia); merceologici, in quanto il potenziale impatto di iniziative tecnologiche dipende dal comparto; di dimensione e attività, dal momento che ci si è indirizzati verso fornitori con un track record recente significativo e attivo; e di qualità, escludendo i supplier deboli sotto questo profilo. Le aziende sono state selezionate innanzitutto sulla base della matrice Kraljic, uno schema che divide gli acquisti delle aziende in quattro classi, in base alla complessità del mercato di riferimento e in relazione alla loro importanza. Immediatamente dopo è stato applicato il criterio del potenziale impatto delle nuove tecnologie digitali sui prodotti e relativi processi, come anche sui potenziali rischi inerenti la Cyber Security derivanti dalla digitalizzazione.

La mappa dei 35 fornitori. Fonte Ansaldo

 

Il metodo di AE: l’ecosistema di valutazione e i due questionari

Per dominare la complessità, AE si è avvalso di un ecosistema di valutazione e orientamento. In particolare, nel workshop del 28 novembre i risultati dell’assessment della terza Wave saranno condivisi con il supporto dei docenti dell’università di Genova Flavio Tonelli (professore associato presso il Dime della scuola Politecnica dell’ateneo, delegato del Cluster Fabbrica Intelligente e  coordinatore scientifico di SharedLAB Fabbrica Intelligente Liguria) e Luca Beltrametti (già direttore del dipartimento di economia), nonché da Nicola Caramella, responsabile della cyber security di AE.

Ma, materialmente, come è stato fatto l’assessment? Il Digital Innovation Hub di Confindustria Liguria ha coordinato 10 DIH regionali, relative ai territori dove sono operative le aziende fornitrici (con prevalenza della Lombardia); a queste imprese è stato inoltrato un questionario di autovalutazione di maturità digitale, che è lo strumento di riferimento  realizzato dal Politecnico di Milano e Assoconsult. Tutte le aziende destinatarie hanno completato il modulo con il supporto dei DIH che ne hanno raccolto i dati per avviare il processo di analisi. «Contemporaneamente – ha affermato Manuelli – l’Università di Genova ha supportato i nostri esperti nella realizzazione un secondo questionario, questa volta relativo alla capacità dei fornitori di resistere a minacce cyber», abilità di estrema importanza, considerato il fine ultimo di piena integrazione digitale della filiera.

L’analisi, come si è detto, ha riguardato soprattutto la capacità di aziende (strategiche) di adeguarsi al programma di trasformazione digitale che AE intende realizzare per la supply chain. Secondo Manuelli «si è trattato di un passaggio molto importante, perché ci ha consentito di comprendere quali siano i gap tecnologici più significativi delle imprese».  Il ricorso alle competenze dei DIH di Confindustria è ovviamente legato alla loro importante missione di sostenere i percorsi di trasformazione digitale delle aziende , svolgendo funzioni non solo di “awareness” e di “community” ma soprattutto appunto di “assessment”, e cioè di verifica delle condizioni di evoluzione delle imprese. Particolarmente rilevante quando si svolge in logica di Network, come nel caso di AENet 4.0.

Confindustria Liguria Dih sta conducendo il processo basandosi su 2 passaggi. Fonte Ansaldo

 

AENet, la smart supply chain

Che genere di supply chain Ansaldo Energia immagina di realizzare? Viene definita smart, anzitutto perché riguarda un movimento circolare nel quale i fornitori vanno integrati, quello relativo a informazioni che dalla smart factory di turbine arrivano alla realizzazione di una centrale elettrica “chiavi in mano” (EPC contractor), ossia i supplier di attività di ingegneria, di approvvigionamento dei materiali e di realizzazione di opere; flusso di dati che attinge successivamente il mondo dei prodotti e dei servizi, e che “ritorna” infine agli impianti. E in secondo luogo perché l’integrazione riguarda vari ambiti: tra questi quello che viene affrontato dalla Wave 3 riguarda la Smart Factory, ossia il Lighthouse Plant. Si tratta di grandi impianti produttivi, selezionati dal Cluster Fabbrica Intelligente per conto del Mise come «dimostratori tecnologici, per consentire anche alle Pmi di apprezzare i benefici derivanti dalle applicazioni delle tecnologie di Industria 4.0 in contesti industriali» – ha affermato Manuelli.

La smart supply chain. Fonte Ansaldo

E qui entra in gioco il Cluster Fabbrica Intelligente, per definizione un’associazione riconosciuta con l’obiettivo di attuare una strategia basata sulla ricerca e l’innovazione per la competitività del manifatturiero italiano. Come detto, nel contesto del “Piano Calenda”, nel 2017 il Mise ha affidato al Cluster il compito di selezionare i primi quattro progetti di Impianti Faro: quello di Ansaldo Energia riguarda le fabbrica genovesi (Campi e Cornigliano) che producono turbine elettriche; quello di Ori Martin in collaborazione con Tenova riguarda il sito bresciano che si occupa d’acciaio; quello di Hitachi Rail riguarda i siti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria. Infine quello di ABB, relativo agli stabilimenti localizzati in Lombardia e Lazio, il cui iter amministrativo è in fase di definitiva finalizzazione.  Secondo Manuelli, peraltro, è necessario associare agli Impianti Faro, una nuova generazione impianti più piccoli e più facilmente “imitabili” dalle Pmi: i così detti Impianti Bandiera.

Il Lighthouse Plant di Ansaldo Energia. Fonte Ansaldo

 

In vetrina, aziende digitalizzate della prima Wave

Al workshop parleranno rappresentanti di aziende selezionate e già coinvolte nella prima Wave. Tra queste, la Tema, «un nostro fornitore che produce bruciatori, parti importanti per le nostre turbine», sottolinea Manuelli. L’azienda, grazie alla partecipazione a AENet 4.0, ha messo a fuoco l’importanza di poter realizzare componenti dei bruciatori di con le stampanti 3D facendo ricorso alle tecniche di additive manufacturing: «In relazione a tale opportunità Ansaldo Energia, in un contesto di integrazione di filiera, ha favorito il contatto tra Tema e la società Beamit che già ci supporta in vari progetti di additive manufacturing».

Al workshop sarà portata anche l’esperienza della San Giorgio Seigen di Genova, azienda che opera nel settore industriale medio-pesante: il suo core-business consiste nella produzione di attrezzature e componenti di medie e grandi dimensioni per la generazione di energia, la costruzione navale, l’acciaio e le industrie petrolchimiche. «Per Ansaldo sono fornitori di carpenterie saldate – ha affermato Manuelli -, e stanno affrontando la difficoltà di gestire l’integrazione con il nuovo gestionale e con i processi di gestione della produzione attuali delle nuove macchine ad alta digitalizzazione introdotte recentemente in azienda».

Interni dello stabilimento San Giorgio Seigen. Photo credits https://www.sg-seigen.com/

Nel bouquet di aziende coinvolte c’è Camelot Biomedical Systems di Genova, una startup che supporta i propri clienti nel processo di digital transformation, progettando e sviluppando soluzioni chiavi in mano in grado di estrarre valore dai dati. «È un’azienda che abbiamo selezionato due anni fa, con la nostra call for innovation Digital X Factory – ha affermato Manuelli -: il loro contributo è nell’analisi dei dati con algoritmi molto avanzati, soprattutto per quanto riguarda l’elaborazione di nuovi paradigmi di predictive maintenance». Infine, Comutensili di Torino, azienda che dal 1976 è specializzata nella lavorazione di parti meccaniche. Occupa 70 lavoratori, ha due stabilimenti in Piemonte e una sussidiaria in Brasile.  «Comutensili è molto efficace in termini di esempio – ha commentato Manuelli – perché di recente un loro cliente straniero gli ha richiesto in tempi brevissimi di implementare dei requisiti cyber molto stringenti, a cui loro hanno potuto fare fronte solo grazie all’avanzato sistema di sicurezza informatica in cui già lavoravano».

Tornio all’interno dello stabilimento di Comutensili. Photo credits https://www.comutensili.com/

 

Storia di Ansaldo Energia in pillole

L’azienda vanta «più di 160 anni di know-how». In breve, la società è stata fondata nel 1853 come “Giovanni Ansaldo & Co.”, a Genova. Un uomo notevole, Giovanni Ansaldo: due lauree, una in ingegneria civile e un’altra in ingegneria idraulica, una a distanza di un anno dall’altra. E un tipo sveglio: grazie a conoscenze a livello europeo, riuscì ad acquisire importanti commesse. Nel 1857 lo stabilimento conta 750 dipendenti. Muore molto giovane, a 44 anni, nel 1859; la direzione dell’azienda passa a Luigi Orlando; in questo periodo l’azienda amplia la gamma di prodotti: non solo treni, ma anche cannoni, acciaierie, fonderie e officine elettriche. Nei primi anni del Ventesimo Secolo, con l’ingresso di Ferdinando Maria Perrone nel cda, l’attività cantieristica venne orientata alla produzione militare. Ci si occupa di incrociatori corrazzati. Il primo impianto per la produzione di energia fu realizzato nel 1923, poco prima del fallimento del 1932, dovuto alla crisi del Ventinove.

Le turbine a gas Ansaldo Energia

Dopo il salvataggio avvenuto per volontà della Banca d’Italia, l’azienda finì sotto il controllo dell’Iri; con il nuovo ad Agostino Rocca, l’impresa si risolleva.  Nel 1939 Ansaldo conta 22mila dipendenti, nel 1943 ben 35mila. Nel 1948 l’Iri affida la gestione della società a Finmeccanica, che la acquisisce totalmente nel 1993. Ansaldo Energia è stata una divisione del gruppo Ansaldo, successivamente di Leonardo-Finmeccanica (prima Finmeccanica) fino a quando, nel dicembre 2013, quest’ultima ha deliberato la cessione di parte della propria partecipazione in Ansaldo Energia al Fondo Strategico Italiano del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (oggi CDP Equity), cessione che verrà perfezionata entro la fine del 2017. Ansaldo Energia, sostanzialmente è una delle aziende che portano il nome Ansaldo, l’unica “Ansaldo italiana”. È quella specializzata nella progettazione e costruzione di centrali elettriche chiavi in mano, nella costruzione di turbine a gas, turbine a vapore e alternatori per impieghi civili. Ha sede a Genova. Sono parte del Gruppo Ansaldo: Ansaldo Energia anche Ansaldo energia Switzerland, Ansaldo Thomassen, Ansaldo Thomassen Gulf, Ansaldo Nucleare, Ansaldo Nuclear Ltd e Psm.














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