Accudire, Zpc e Ormesani: digitale e blockchain per rendere più competitiva la supply chain del Made in Italy

Per rilanciare l’export del Made in Italy è necessario intervenire sul governo della catena logistica da parte delle aziende esportatrici, gestire direttamente gli aspetti doganali e i rischi del commercio internazionale e adottare di strumenti digitali che permettano semplificare le spedizioni. Questo, in sintesi, è quanto emerge da un webinar organizzato da AccudireZPC e Ormesani durante il quale è stata posta ’attenzione sui rischi connessi all’utilizzo del termine di resa ex works (franco fabbrica), la clausola che nel contratto di compravendita tra esportatore e compratore pone a carico del primo la sola obbligazione di mettere a disposizione del secondo la merce nel luogo concordato, fornendo i documenti necessari al trasporto e all’esportazione. Questa modalità di vendita, se da un lato limita le responsabilità dell’esportatore, da un altro lo espone a diversi rischi dovuti al mancato controllo della catena distributiva. La rinuncia al governo diretto della logistica comporta che i costi di spedizione, eventuali dazi e il prezzo finale del prodotto, così come i rischi connessi all’operazione commerciale, non vengano gestiti direttamente dall’esportatore, con conseguenti inefficienze organizzative, costi e fattori di rischio ulteriori.

Silvia Moretto, presidente di Fedespedi e vicepresidente vicaria di Confetra e ceo di D.B. Group, ha sottolineato come l’utilizzo diffuso della resa ex works in Italia – impiegata dal 73% delle aziende italiane, con punte del 91% in Veneto, contro il 30% di quelle tedesche, francesi e spagnole – comporti una perdita di competitività. Questa, infatti, non è data solo dalla qualità dei prodotti, ma anche dalla capacità di farli arrivare nei mercati di destinazione con tempi e costi congrui. Il Supply Chain Management è, infatti, uno dei driver fondamentali su cui possono puntare le organizzazioni – attraverso ottimizzazione della supply chain, economie di scala e scelte strategiche (green, cst) – per raggiugere i proprio obiettivi di internazionalizzazione e ottenere la soddisfazione del cliente finale.







«Delegare l’organizzazione della catena logistica al compratore estero, che si avvarrà di infrastrutture (porti, aeroporti) e fornitori esteri, rappresenta una perdita di opportunità di business per il nostro Paese», spiega la Moretto che aggiunge come sia «necessario scegliere i giusti termini contrattuali e valorizzare la gestione professionale della supply chain da parte di un consulente esperto. Questo significa controllo dei flussi per la manifattura, ma anche sviluppo e maggiore competitività per l’industria logistica italiana. Il testo finale del Recovery Plan va in questa direzione, riconoscendo alla logistica valore e funzione strategici».

L’importanza strategica di pianificare i costi, dal costo dei dazi a quelli di trasporto, è stata ribadita da Zeno Poggi, ceo di Zpc, che si è inoltre soffermato sull’impatto delle barriere commerciali, delle sanzioni economiche e delle restrizioni internazionali sul mondo delle spedizioni. Gestire direttamente la spedizione permette all’esportatore di essere certo che la merce non finisca ad esempio in paesi sotto embargo o che non venga affidata dal compratore a vettori inclusi nelle blacklist internazionali, prevenendo sanzioni che in alcuni casi possono essere di carattere penale.

Andrea Ormesani, vicepresidente di Confetra Nord Est, ceo di Ormesani e di CAd Ormesani, ha affrontato le implicazioni doganali e fiscali nell’utilizzo della resa ex works negli scambi internazionali. L’accento è stato posto sulla necessità per l’esportatore di gestire direttamente, o tramite consulenti fidati, l’attività doganale, per assicurare una corretta compilazione dei documenti, conoscere le informazioni che si trasmettono all’Agenzia delle dogane e prevenire sanzioni che vanno dal 100% al 200% dell’Iva.

Le inefficienze e i rischi correlati alla resa ex works, così come le lentezze burocratiche e l’ingente documentazione da produrre e verificare nel contesto di supply chain complesse e frammentate, possono essere risolte dall’innovazione digitale, in particolare dalla blockchain. Abramo Vincenzi, ceo di Accudire, ha messo in luce come questa tecnologia innovativa permetta a tutti i soggetti della filiera – dall’esportatore al compratore, passando per il vettore, le banche e il dialogo con le autorità doganali – di semplificare i processi e interagire in modo trasparente, garantendo immutabilità e certezza nella trasmissione dei dati.

La blockchain applicata al mondo delle spedizioni – che trova nella piattaforma Accudire il primo esempio in Italia – consente anzitutto di eliminare tutti i processi  manuali nella gestione dei documenti, e i relativi errori, di velocizzare le operazioni e ridurre i costi. Inoltre, tra i diversi vantaggi permette di dimostrare l’avvenuta uscita delle merci dall’Ue (Visto Uscire) per le spedizioni transfrontaliere e la prova di effettiva consegna per i flussi intra UE (cmr), anche per darne evidenza in tempo reale all’Agenzia delle Entrate per il rispetto del regime di non imponibilità dell’iva.














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