Che fine farà l’industria siderurgica italiana, tra incertezze dell’automotive e dell’energia?

di Laura Magna ♦︎ Sono gli acciai speciali – oltre al carbonio possono contenere cromo, nichel, silicio, tungsteno, vanadio, cobalto, manganese - usati per lavorazioni particolari a risentire di più del periodo di incertezza. Perché lavorano su contratti annuali con prezzi bloccati e margini attesi in contrazione nonostante l’euforia attuale. I campioni italiani? Ori Martin, Acciaierie Bertoli Safau (Danieli), Acciaierie Venete, che ci svelano le loro strategie

Servono nervi d’acciaio all’industria siderurgica italiana per poter affrontare un 2022 colmo di incertezze. Da un lato la domanda dei settori utilizzatori che sta riprendendo a marciare ma con velocità ed esigenze diverse per i diversi comparti. Dall’altro l’aumento dell’energia che pesa sulle industrie produttrici. In particolare per quelle di acciai speciali, usati per lavorazioni particolari nell’industria auto, nelle costruzioni, nell’energia che lavorano su contratti annuali con prezzi bloccati e margini attesi in contrazione nonostante l’euforia attuale. Per l’Italia si tratta di un segmento importantissimo per riuscire a resistere alla competizione cinese che ormai domina sulla scena mondiale. Nei primi sei mesi del 2021 all’ex Celeste Impero hanno fatto capo 649 milioni di tonnellate, circa la metà della produzione globale e un valore superiore ai 775 milioni del primo semestre 2019 – pre-Covid. Al confronto l’Europa scompare con i suoi 90 milioni e l’Italia, pur essendo la seconda industria siderurgia europea, è una briciola nel mare con 15 milioni di tonnellate, contro i 23 della Germania.

Se possiamo dire la nostra e continuare a far proliferare un’industria comunque importante che genera un volume di affari di 60 miliardi di euro è proprio con le lavorazioni speciali. Gli acciai speciali si contraddistinguono per la composizione – perché, oltre al carbonio possono contenere cromo, nichel, silicio, tungsteno, vanadio, cobalto, manganese – o il trattamento termico a cui sono sottoposti. Rispetto a un acciaio comune, quello speciale ha caratteristiche fisiche e meccaniche superiori: per esempio, il silicio ne aumenta la durezza e il limite elastico (che ne misura la fragilità) e le proprietà elettriche magnetiche, rendendo possibile la costruzione di molle. Una certa percentuale di nichel aumenta la resistenza alla corrosione anche per acque salate, il cromo aumenta la durezza e la resistenza a usura e si adatta all’impiego in perni e cuscinetti.







 

I campioni italiani degli acciai speciali

Fornace Danieli

L’Italia esprime alcune industrie di rilievo internazionale nella produzione di questi manufatti. Con Ori Martin, per esempio, campione nazionale nell’elettrosiderurgia. Nel 2019 il gruppo bresciano ha segnato ricavi di 583 milioni (+ 1,5% sul 2018) con l’ebitda passato da 83 a 78 milioni, e l’utile netto da 37 a 15 milioni. Per cui ha investito innanzitutto per razionalizzare la propria struttura rilevando il 100% delle quote di Sapes, di Ori Martin Deutschland e di Ori Martin France; e il 70% di Trafileria Lariana Drawing Steels e di Lariana Annealing Steels. E poi nell’implementazione di una complessa strategia green, che comprende l’approvvigionamento di elettricità da fonti rinnovabili, il riutilizzo di fumi caldi per la produzione di energia, e la costruzione di un ossigenodotto per evitare emissioni di anidride carbonica. E sui robot per avanzare sul fronte della digitalizzazione e sul tracciamento dei rottami di ferro.

Ori Martin nel 2019 ha segnato ricavi di 583 milioni (+ 1,5% sul 2018) con l’ebitda passato da 83 a 78 milioni, e l’utile netto da 37 a 15 milioni

Un altro esempio è quello delle Acciaierie Bertoli Safau, oggi divisione del Gruppo Danieli: la società ha di recente inaugurato a negli stabilimenti di Cargnacco, provincia di Udine, il Quality Wire Rod 4.0 (Qwe), un impianto super tecnologico costato 190 milioni di euro per la produzione di vergella in acciaio speciale e di qualità. A regime la produttività annua sarà di 500 mila tonnellate a velocità massima di 400km/h: e grazie a questa produzione Abs sarà tra le poche industrie internazionali in grado di offrire l’intero range dimensionale. Ancora, spiccano negli acciai speciali le Acciaierie Venete con una produzione complessiva di 1,8 milioni di tonnellate nelle fabbriche di Padova, Sarezzo e Borgo Valsugana; la materia viene trasformato in prodotto finito anche a Mura, Dolcè, Odolo e Buja e impiegato per l’automotive, la meccanica, le costruzioni. Nel 2019 l’industria ha segnato ricavi di 947 milioni e utile a 51 milioni. Prima di vedere come queste aziende stanno affrontando la congiuntura, diamo uno sguardo ai numeri del mercato degli acciai speciali.

Nei primi sei mesi del 2021 all’ex Celeste Impero hanno fatto capo 649 milioni di tonnellate, circa la metà della produzione globale e un valore superiore ai 775 milioni del primo semestre 2019 – pre-Covid. Al confronto l’Europa scompare con i suoi 90 milioni e l’Italia, pur essendo la seconda industria siderurgia europea, è una briciola nel mare con 15 milioni di tonnellate, contro i 23 della Germania

I numeri degli acciai speciali

Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb

«La congiuntura degli acciai speciali è generalmente positiva, con prezzi e volumi in aumento. E l’ultima parte dell’anno sembra ben impostata così come il 2022. Resta da verificare quale sarà l’impatto di questo trend, e come questo interagirà con quello, oggi in contrazione, delle materie prime». A dirlo è Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb, che ha di recente dedicato un evento al comparto degli acciai speciali. Intanto vale la pena dare uno sguardo allo status quo e a quanto successo nell’era pandemica. «Nel 2020 il consumo di acciaio speciali per i settori utilizzatori è calato del 12,6% in Ue e del 14,8% in Italia, ma già nel primo semestre 2021 abbiamo colto segnali di ripresa, con l’attività europea crescita del 16,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e con l’Italia in accelerazione del 34,9%».

Nella seconda parte dell’anno è attesa una normalizzazione con il bilancio per l’Ue di un aumento dell’11% del consumo. «Per tornare ai livelli del 2018 – dice Ferrari – bisognerà però attendere il 2022, ma ogni settore seguirà la sua strada. Per esempio, lautomotive e i mezzi di trasporto rimarranno al di sotto dei volumi di tre anni fa, mentre la meccanica e la produzione di prodotti in metallo riuscirà a recuperare interamente il gap. E costruzioni ed elettrodomestici ci attendiamo possano crescere molto». Anche le quotazioni che da dicembre 2021 fino a oggi sono cresciute senza sosta potrebbero rallentare nell’ultimo trimestre, considerata la lieve frenata già registrata negli ultimi due mesi. Resta un interrogativo guardando al rottame che invece ha sperimentato un vero e proprio crollo nelle quotazioni, che potrebbe influire sugli speciali. 

Italia: produzione di acciai legati

E poi c’è il tema del commercio internazionale: nella prima metà del 2021 sia import sia export sono tornati a crescere. Le importazioni sono tornate sopra i livelli del 2019 mentre le esportazioni sono sotto solo del 2% e sono in recupero: questo significa che l’Italia è più dipendente dall’import che è passato dalle 281mila tonnellate del 2020 a 509mila oggi.

Andamento del consumo dei settori utilizzatori di acciaio

 

La ricetta di Acciaierie Venete per sfruttare il boom del biennio, anche in presenza di costi in aumento

Giovanni Bajetti, direttore commerciale, marketing e pianificazione di Acciaierie Venete

Come si stanno muovendo gli operatori? Partiamo da Acciaierie Venete, che ha destinato gli investimenti recenti essenzialmente al continuo miglioramento della qualità dei prodotti, all’efficienza e flessibilità del ciclo produttivo e alla salvaguardia dell’ambiente. E che affronta il futuro prossimo con una strategia mirata a sfruttare il momento tonico della domanda. «Il gap tra i costi di produzione e i prezzi di vendita si stava allineando – dice Giovanni Bajetti, direttore commerciale, marketing e pianificazione di Acciaierie Venete – ma negli ultimi mesi l’esplosione dei prezzi dell’energia, raddoppiato da inizio anno, rischia di creare problemi. Anche perché è un aumento che sembra destinato a durare per tutto il 2022».

Al netto di questo tuttavia bisogna non perdere l’occasione di andare in scia «a un mercato che sarà tonico per il biennio 2022/2023». Il trend è iniziato a fine 2021 quando gli utilizzatori hanno ripreso a domandare acciaio in maniera massiccia, essendo ormai a corto di stock, e le acciaierie hanno dovuto rispondere. «Abbiamo dovuto correre per cercare di mantenete gli impegni con gli utilizzatori e abbiamo sofferto più del previsto, anche per gli aumenti del rottame che hanno causato un calo della marginalità». E ora il costo della bolletta energetica potrebbe impattare molto sui produttori da forno elettrico. Insomma, nonostante gli stimoli del 2021 è possibile che questo non si traduca immediatamente in maggiori margini. Ciononostante è necessario resistere per poter poi approfittare del boom di mercato che si attende.

Italia: import di acciai speciali

Per Abs è ora necessario recuperare i maggiori costi di energia e gas che impattano sui contratti annuali a prezzi bloccati

Il ceo di Abs Stefano Scolari

È positiva anche la visione del ceo di Abs Stefano Scolari, che non nasconde le sfide in corso. «Auspichiamo che il consumo apparente diventi consumo reale e, guardando al 2022, uno dei nostri obiettivi è recuperare i maggiori costi». Abs ha il vantaggio di «cambiare pelle ogni 2-3 anni, grazie agli investimenti costanti, e quindi affrontiamo sfide sempre nuove. Grazie all’integrazione con Danieli oggi abbiamo tecnologie, per cui negli ultimi dieci anni abbiamo investito quasi un miliardo di euro, che ci permettono di lavorare affiancando i nostri clienti».

Anche per Abs «il 2021 è stato positivo sul fronte dei volumi, con una crescita importante dalla fine del 2020 che ci ha permesso di utilizzare meglio la nostra capacità produttiva. Il rovescio della medaglia è che questo trend di crescita si è riversato anche sui costi. Poiché, soprattutto per gli acciai speciali, vendiamo in particolare ad automotive ed energia con contratti annuali e prezzi di fornitura bloccati, l’aumento di energia e gas ci crea un problema, proprio perché non possiamo scaricarlo a valle». Un problema che non hanno invece i produttori di acciai comuni, «che hanno vendite spot e che quindi hanno una miglior possibilità di adeguare tempestivamente il prezzo alle condizioni di mercato».

Italia: export di acciai speciali

L’incognita automotive, secondo la visione di Ori Martin

Roberto de Miranda del Comitato esecutivo di Ori Martin

Tra le maggiori filiere utilizzatrici di acciai speciali c’è l’automotive. Ma l’automotive è alle prese con la carenza di semiconduttori che rallenta la produzione e che potrà causare anche per l’acciaio nel breve termine un calo. «Alcuni nostri clienti stanno già riducendo un po’ gli ordini. Le attese erano che la crisi rientrasse dopo l’estate ma sembra più lunga del previsto», dice Roberto de Miranda del Comitato esecutivo di Ori Martin. E l’aumento dei prezzi dell’energia fa il resto dando vita a un paradosso per cui «a fronte di un buonissimo livello di ordini, incontriamo difficoltà a realizzare margini positivi, per l’aumento esponenziale dei costi produttivi. Con alcuni clienti esteri abbiamo dovuto, nel primo semestre, rescindere alcuni contratti». Le attese sono in ogni caso positive e i clienti (anche dell’automotive) stanno facendo la corsa «per accaparrarsi quote della nostra produzione per il 2022», continua de Miranda, secondo cui il momento più complesso per i produttori di speciali è rappresentato dai primi tre mesi dell’anno, in virtù di contratti trimestrali e semestrali per il comparto vergella.

«Questo primo trimestre è stato molto pesante: perché i contratti chiusi a dicembre contenevano aumenti risicati rispetto all’aumenti dei prezzi di rottame e ferroleghe che poi abbiamo sperimentato. Abbiamo dovuto ricontrattare con i clienti prezzi nuovi, con un approccio di condivisione: abbiamo cioè assorbito tuttavia parte degli aumenti. Ora siamo che rottame e ferroleghe si sono stabilizzati è arrivata la bolletta energetica». Fare previsioni sull’energia è complesso, «più che farle sull’acciaio. L’aumento attuale è dovuto a motivazioni non solo speculative: e a pesare e rendere il trend di lungo termine ci sono anche i rallentamenti autorizzativi sul fronte dei nuovi impianti di rinnovabili che ne allungano i tempi di entrata in funzione. Per il futuro qualche preoccupazione arriva dalla possibile decisione di convertire gli altoforni a ciclo elettrico, e questo potrebbe generare nuove tensioni sull’energia, per non parlare del rottame».














Articolo precedenteMicrosoft e Reale Group uniscono le forze per la digitalizzazione delle pmi
Articolo successivoArvedi acquisisce Ast da ThyssenKrupp: l’acciaio di Terni torna italiano






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui