Abb vuole correre (elettrico) sulle strade di tutto il mondo

di Laura Magna ♦  La multinazionale guidata da Ulrich Spiesshofer punta alla leadership in questo settore a forte tasso di crescita e redditivita. Claudio Facchin, che guida la divisione  Power Grids da Zurigo, dice che…

Un progetto di filiera per l’e-mobility, che sarà sempre più pervasiva e si estenderà dalla gomma al trasporto ferroviario e navale. Almeno secondo Abb, la multinazionale svizzero svedese che proprio nella mobilità sostenibile e smart individua uno dei tre pilastri della sua prossima crescita (gli altri sono robotica e AI). Nel futuro preconizzato per l’e-mobility dal colosso dell’automazione e dell’ elettricità c’è un impianto di generazione collegato direttamente al luogo in cui l’energia viene consumata, con il gruppo che si occuperà direttamente di tutto il processo dell’elettrificazione da monte a valle, oltre che della componentistica per l’auto elettrica e del potenziamento della rete. «Come ABB curiamo tutto ciò che concerne l’elettrificazione: dal collegare e integrare qualsiasi punto di generazione di energia che sia convenzionale o rinnovabile fino al punto utenza» dice a Industria Italiana  Claudio Facchin, responsabile globale della divisione Power Grids  e  membro del comitato esecutivo di Abb. Non solo, dunque, colonnine di ricarica che sono solo l’interfaccia finale di un ecosistema complesso e di cui pure l’azienda svizzera è leader (nel mondo ne ha già installate 6500).  Ecco come questo nuovo mondo della mobilità elettrica prenderà forma e quanto siamo predisposti per accoglierlo.

 







Claudio Facchin, responsabile della divisione Power Grids di Abb

Due milioni di auto elettriche nel mondo ora, 70 milioni nel 2025

A ben vedere, Abb, un colosso da 35 miliardi di ricavi e 135 mila dipendenti, con una storica presenza in Italia, nella quale genera circa due miliardi di ricavi, non ha fatto che mettere le sue competenze di ingegneria (in automazione e robotica, soluzioni per l’energia, sistemi di trasporto) al servizio di quello che, secondo diversi studi, sarà il nuovo paradigma delle mobilità. Che sarà sempre più ecologica, perché si approvvigiona da fonti rinnovabili e smart e perché fa uso di tecnologie digitali che assicurano flessibilità. Intanto i mezzi a trazione elettrica o ibrida che circolano nel mondo hanno già raggiunto i due milioni, secondo l’ultimo Global EV Outlook , lo studio di Ocse/IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia). I numeri si riferiscono a fine 2016 e mostrano una crescita esponenziale: nel 2015 i veicolo elettrici erano un milione, due anni fa mezzo milione. E dieci anni prima l’unità di grandezza si misurava in centinaia.

La Norvegia, con il 29% di quota di mercato delle auto elettriche globali, è indubbiamente la prima della classe nello sviluppo della mobilità elettrica. A seguire, i Paesi Bassi (6,4%) e la Svezia (3,4%). Cina, Francia e Regno Unito possiedono ciascuno una fetta dell’1,5%. Ma la Cina corre: nel 2016 ha contato per il 40% del mercato totale, con un parco macchine venduto pari a 336mila veicoli, il doppio di quello degli Stati Uniti. In Europa i veicoli venduti sono stati 210mila, ma con un concentrazione in soli sei Paesi: Norvegia, Uk, Francia, Germania, Olanda e Svezia. A livello globale il mercato è in generale ancora molto delimitato geograficamente, con il 95% delle vendite realizzate da dieci Paesi, i sei europei più Cina, Usa, Giappone e Canada. Ancora secondo il report, la corsa dell’e-mobility è inarrestabile e il parco macchine elettriche sarà tra i 9 e i 20 milioni nel 2020 per avvicinarsi al range 40-70 milioni nel 2025.

In Italia le immatricolazioni sono aumentate del 30%, anche grazie agli incentivi Ue

Qual è la situazione in Italia? Secondo il Rapporto e-mobility elaborato dal MIP, la Business School del Politecnico di Milano, nel 2020 il parco circolante sulle strade italiane varierà dalle 70mila alle 130mila unità, contro le 8mila del 2016. Un’incidenza sul totale complessivo delle auto che passerà dallo 0,1% al 2%. Ovviamente, perché ciò avvenga, è necessario dotare il Paese delle infrastrutture, soprattutto di ricarica, necessarie al funzionamento della mobilità elettrica. Se i veicoli circolanti nel 2020 fossero 70mila, un aumento del 300% rispetto al 2016, dovrebbero essere attivati 63.000 punti di ricarica privati, quasi 9.000 colonnine pubbliche e oltre 1.500 punti di ricarica rapida, sempre secondo le stime del MIP. Con 130mila auto elettriche o ibride invece i punti di ricarica dovrebbero essere 117mila privati, 9mila colonnine pubbliche e 400 punti di ricarica rapida. Che a oggi non ci sono.

Eppure, secondo lAcea, Associazione delle case automobilistiche europee, nel 2017 le immatricolazioni elettriche o ibride sono cresciute in Italia del 30,7%, in un contesto di generale crescita per l’Europa che ha segnato + 39,7%. La Spagna guida la classifica con un aumento del 90,8% anno su anno); seguita dalla Germania (+76,8%), dal Regno Unito (+35,6%) e dalla Francia (+33,7%) e dall’Italia. Complessivamente, nel 2017 sono state vendute quasi 853mila veicoli ad alimentazione alternativa, portando il parco macchine complessivo a 15,57 milioni di automobili nel Vecchio Continente. La quota di mercato sul totale dei veicoli è del 5,7%.

Ancora poco, ma anche in questo caso, un valore destinato a crescere. Anche grazie all’introduzione di incentivi. Quelli all’acquisto delle auto ad alimentazione alternativa, che possono costare anche 10mila euro in più rispetto a un veicolo tradizionale con le medesime caratteristiche, sono stati introdotti in molti Paesi europei, come mostra questo documento sempre di Acea. In Italia, per fare un esempio che ci riguarda da vicino, i veicoli elettrici sono esenti dal pagamento delle tassa di circolazione per cinque anni, e dal sesto anno ricevono uno sconto del 75%.

Il nodo delle colonnine di ricarica e l’impegno di ABB, per l’Italia e non solo

Mentre sul fronte delle colonnine, altro elemento critico per la diffusione dell’elettrico, la situazione langue: è di qualche giorno fa la notizia che, secondo la EEA (European Environmental Agency), cè un serio sottoinvestimento nelle infrastrutture di ricarica in tutta Europa, con gli incentivi che sono stati introdotti solo in 10 dei 28 paesi dell’Unione Europea.  Tuttavia, anche senza incentivi, i leader del mercato lavorano per realizzare quello che a loro modo di vedere sarà il futuro della mobilità. Ne abbiamo parlato, in un’intervista esclusiva pubblicata qualche giorno fa, con Ulrich Spiesshofer, ceo di Abb (vedi qui) .«Per quanto riguarda e-mobility, è noto il nostro impegno, che non riguarda solo le auto (per le quali siamo leader nelle stazioni di ricarica) ma tutto il mondo dei trasporti. La nostra convinzione è che il futuro della mobilità sarà prevalentemente elettrico, a tutti i livelli», così Spiesshofer. Che ha messo in piedi, intanto, una partnership rivoluzionaria con Formula E, il primo sport motoristico internazionale completamente elettrico. La partnership tra quelli che sono indubbiamente due pionieri è mirata a promuovere la mobilità elettrica per un futuro sostenibile.

 

Ai box del GP Formula E di Roma. Abb è tra i main sponsor del circuito mondiale (phot by Filippo Astone)

 

Verso una mobilità sostenibile

Una necessità che lo stesso colosso svizzero spiega sulla home del suo sito: «ogni giorno più della metà del petrolio estratto in tutto il mondo viene utilizzato per alimentare le nostre automobili. Il consumo di combustibili fossili è la principale causa del crescente inquinamento che, soprattutto nelle aree urbane, sta spingendo le autorità locali ad attuare piani restrittivi sulla circolazione dei veicoli. L’attenzione dell’industria automobilistica e dei fornitori di energia si sta spostando verso sistemi di mobilità alternativi che in prospettiva permettano sia di risparmiare denaro sia di ridurre le emissioni inquinanti. La mobilità elettrica, comunemente nota come eMobility, è la risposta più accreditata a queste esigenze e i veicoli con propulsore elettrico ne rappresentano gli interpreti ideali». Qualcosa la cui cultura, come testimoniano anche i dati sulle vendite di auto elettriche e ibride, si sta diffondendo. Ma che nella pratica, per funzionare, necessita di nuove tecnologie e infrastrutture.

 

Colonnina di ricarica Abb (courtesy Abb)

ABB: dalla generazione dell’energia alla trasmissione, fino alla colonnina

«Come ABB curiamo tutto ciò che concerne l’elettrificazione: dal collegare e integrare qualsiasi punto di generazione di energia che sia convenzionale o rinnovabile fino al punto utenza», ha spiegato Claudio Facchin, responsabile della divisione Power Grids di ABB, che Industria Italiana ha incontrato a Milano. Ma non c’è solo l’aspetto dell’elettrificazione nelle mire di ABB: i progetti in corso riguardano le auto con passeggeri, per cui si prevede di rafforzare la rete elettrica che le alimenta anche convogliando al suo interno le energie rinnovabili necessarie; e un sistema di autobus elettrici innovativo. Non solo: il CEO Spiesshofer preconizza elettricità anche nel futuro di treni e navi.

Per ora, però, restiamo sulla gomma. Spiega Facchin: «Vediamo una fondamentale trasformazione: dal punto di vista dell’energy mix. Ma anche in termini di domanda. Nel campo della mobilità elettrica l’unità di ricarica è solo l’interfaccia tra l’utente e tutto il sistema, che dalla colonnina conduce fino alla fonte di approvvigionamento. L’elettricità può derivare da fonti rinnovabili, fatto che non era così scontato solo qualche anno fa». E non lo era proprio per questioni di tecnologia che ora sono state migliorate rendendo l’energia rinnovabile flessibile come quella derivata da fonti fossili. Questo grazie alle smart grid, che sono in grado di immagazzinare l’energia che proviene dal sole e dal vento e di usarla quando serve, anche in assenza dell’elemento necessario alla sua produzione.

«In questo modo oggi è possibile sfruttare il sole che sorge e passa nelle zone orarie: attraverso l’interconnessione e la trasmissione in corrente continua ad alta tensione, la più efficace e pulita sulle lunghe distanze, si possono usare in maniera bilanciata risorse preziose che hanno il difetto di non farsi controllare: non si sa quando c’è il sole e quando soffia il vento. L’elemento digitale al centro dello sviluppo permette di far funzionare un sistema complesso».

 

Diagramma del funzionamento di una colonnina a ricarica rapida ( courtesy Abb)

Medio Oriente e Cina verso le rinnovabili: un trend globale

«È importante notare che questo trend di una elettrificazione smart, che prevede l’utilizzo della tecnologia digitale e lo sfruttamento delle risorse rinnovabili, è in corso a livello globale, con mercati e Paesi che senza dubbio sono più avanti nella curva di maturità di queste tecnologie. Anche in Medio Oriente in nazioni come Arabia Saudita o i Paesi del Golfo che sono produttori di petrolio: il posizionamento più recente è di utilizzare le risorse fossili per ricavare prodotti downstream con più valore aggiunto della generazione di elettricità. L’elettricità si può ottenere dal solare. E questi Paesi stanno investendo molto nelle rinnovabili con l’obiettivo di diventare degli hub capaci di trasferire quest’energia ad altri mercati adiacenti», spiega Facchin. E se nel Medio Oriente produttore di petrolio si passa alle rinnovabili, anche la super inquinata Cina prende coscienza della necessità di un cambiamento. «La Cina è senz’altro uno dei mercati dove si sta puntando molto a sfruttare il rinnovabile ma anche tecnologie elettriche per mobilità per far sì che la crescita economica non sia per forza a elevato impatto ambientale».

 

Pollution in Pechino
Per via dell’elevato inquinamento, la Cina è uno dei mercati più proficui per la mobilità elettrica. Veduta di Pechino (photo by John Gulliver, no changes, da flickr )

 

Ma le infrastrutture esistenti reggeranno al maggior fabbisogno?

Resta da capire se l’infrastruttura attuale della distribuzione sia in grado di sostenere questo cambiamento, che prevede un utilizzo sempre più intensivo di elettricità. «Abbiamo fatto degli studi e continuiamo a farli per capire come funzionano utenze che prima non esistevano e che hanno dei pattern molto diversi; non solo la mobilità elettrica ma anche, per esempio, i data center, che sono altamente energivori. Come impattano sul sistema di rete attuale? Gli studi ci dicono due cose: la prima è che l’aspetto critico sta nello sfruttare tecnologie digitali per gestire questa nuova complessità in modo più smart, riuscendo a bilanciare la domanda con l’approvvigionamento dell’energia; l’altro elemento da considerare è che il problema non esiste solo al livello di distribuzione. Non si tratta solo quindi di rafforzare la centralina o la stazione di distribuzione in una certa zona della città ma bisogna andare a monte, e verificare l’impatto sulla gestione ottimale della trasmissione. In un mondo che cambia vorticosamente: fino a qualche anno fa si parlava di 50, 75, 100 kW di energia per il fast charging, oggi in portafoglio offriamo 350 Kw per utenza».

Colonnine di ricarica e black-out, in Italia

Le colonnine di ricarica rapida richiedono potenze altissime, e comportano il rischio di black-out, un fenomeno a cui l’Italia non è nuova. «Sicuramente è più problematico installare una colonnina con una potenza più elevata: la buona riuscita dell’operazione dipende dal punto dove viene installata e dall’affidabilità della distribuzione e della trasmissione. In Italia la struttura elettrica è molto resiliente: la struttura di trasmissione e distribuzione possiede sistemi digitali di controllo che consente di gestire la rete in modo molto flessibile. Il problema è che se si concentrano non una ma 10 di queste centraline in un punto dove già oggi c’è un sovraccarico il rischio di black out non riguarda solo quell’area urbana ma la città intera. Va fatta una pianificazione per decidere quanta capacità aggiuntiva può sostenere la struttura esistente fissando dei limiti», spiega Facchin.

In tutto il mondo  Abb ha già fornito 6500 colonnine di colonnine di ricarica in corrente continua, un settore in cui, come precisa Facchin «siamo market leader. L’ aspetto delle centraline in corrente continua è più vasto e crea più problemi. Ma non c’è dubbio che questo sistema di fast charging sia l’atout che consentirebbe lo sviluppo della mobilità elettrica liberando l’utenza dall’incubo di non poter ricaricare l’auto ovunque e in dieci minuti». Con la consapevolezza che l’Italia non avrà bisogno di acquistare energia suppletiva dai vicini di casa: «l’Italia fatto passi da gigante sul fronte rinnovabile che come abbiamo visto è una fonte ottimale per la mobilità. Il secondo aspetto è l’interconnessione, particolarmente importante per un Paese come il nostro che sta al centro del Mediterraneo: sfruttare interconnessioni a livello di reti elettriche tra l’Italia e il resto dell’Europa e anche, in futuro, con il Nord Africa ci mette al riparo anche da rischi di black-out. Con l’Europa ci sono varie interconnessioni ed esiste un piano che prevede al 2030 il 15% di capacità di elettrico in termini di interconnessione tra i vari Stati. È un piano che ha molto senso: ci sono progetti in corso a cui partecipiamo, la maggior parte di interconnessione in alta tensione a corrente continua, una tecnologia che consente di evitare black-out grazie alla funzionalità black start, che gestisce i problemi di loading della corrente alternata facendo subentrare la corrente continua».

 

Una colonnina di ricarica Abb (courtesy Abb)

La collaborazione tra leader tecnologico, automotive e utility è la chiave di volta

Un altro problema da affrontare e la velocità del cambiamento tecnologico, il rischio che una colonnina di ricarica installata oggi tra tre anni non sia più valida .«Senz’altro la tecnologia va molto veloce ed è per questo che noi favoriamo molto modelli di collaborazione tra i vari player della catena del valore: come fornitori di tecnologia dobbiamo assicurarci che i regolatori capiscano dove stiamo investendo in tecnologia in modo che tra tre o cinque anni, quando queste nuove regole e business model saranno attuabili, escano già con la tecnologia evoluta e non quella attuale che sarebbe obsoleta. Solo in questo modo il punto di interfaccia può essere valido nel lungo termine senza generare sovrainvestimenti a stretto giro», dice Facchin.

Il responsabile della divisione Power Grids di ABB è convinto che «data la dimensione del cambiamento tecnologico che ci troviamo di fronte è molto più efficiente ed efficace lavorare in collaborazione. Dal punto di vista della tecnologia noi possiamo coprire tutta la filiera, dalla fornitura dell’energia, alla tecnologia per l’interfaccia che arriva all’utenza: con un modello che è piuttosto unico nel suo genere. Il motivo per cui collaboriamo con la Formula E è che all’interno dell’auto elettrica c’è una componentistica che noi in quanto leader tecnologici dal punto di vista dei motori, della power convention, controllo e automazione dei sistemi possiamo contribuire a ottimizzare. Collaboriamo inoltre con le automotive e le utilities che sono un attore fondamentale per creare questa infrastruttura: è l’unico modo per arrivare allo sfruttamento corretto ed efficiente della tecnologia che già è oggi disponibile».














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