Mobilità sostenibile post-Covid: agire o si rischia di ingolfare le città

di Chiara Volontè ♦︎ Dino Marcozzi (Segretario Generale Motus-E), Francesco Bettoni (Presidente Autostrada BreBeMi) e Marco Granelli (Assessore alla Mobilità urbana del Comune di Milano) ne discutono insieme ad Abb in un podcast

Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-e

Smart, accessibile e sicura: sono queste le caratteristiche della mobilità del futuro, che deve anche strizzare l’occhio all’ambiente. In due parole, il nuovo parco auto dovrà essere green – per abbattere l’inquinamento da CO2 – e democratico – perché solo una diffusione capillare di e-car potrà abbattere i costi di produzione e vendita. Oltretutto, con le limitazioni al trasporto pubblico causa Covid-19 (dal distanziamento obbligatorio alla diminuzione delle corse), si rischia di vedere città che esplodono a causa delle auto private. Urgono, dunque soluzioni.

Un tema, quello dalla mobilità del domani, a cui Abb, multinazionale svizzero-svedese dell’automazione, ha dedicato un podcast (che potete ascoltare qui) con tre esperti del settore: Dino Marcozzi (Segretario Generale Motus-E), Francesco Bettoni (Presidente Autostrada BreBeMi) e Marco Granelli (Assessore alla Mobilità urbana del Comune di Milano).







Francesco Bettoni, Presidente Autostrada BreBeMi. Photo credits brebemi.it

«La mobilità elettrica in Italia sconta un ritardo di un paio d’anni rispetto agli altri Paesi europei – commenta Marcozzi – Ma fortunatamente il comparto sta crescendo in modo repentino: annualmente, viene venduto circa il doppio di e-car. Stiamo però parlando ancora di numeri bassi (ante Covid, stimavamo che sarebbero state comprate circa 20mila vetture elettriche), che costituiscono l’1% dell’acquistato totale (2 milioni)». Andando avanti di questo passo, nel 2030 in Italia si toccherà quota 1 milione, ossia la metà del venduto complessivo. Una crescita veloce che contribuirà ad abbattere i costi, ancora alti per veicoli di questo genere. Ad oggi, in Italia sono in circolazione 40mila auto elettriche (di cui 10mila acquistate lo scorso anno), per 13mila punti di ricarica.

Tasto dolente, che sicuramente costituisce un deterrente per i possibili buyer. «Il problema principale delle infrastrutture di recharge è che non sono state installate dove si dovevano, ma dove si potevano collocare, cioè nei punti in cui le amministrazioni pubbliche lo permettevano. Per questo ci sono ampie aree del nostro Paese che sono servite male o per nulla. Di conseguenza la maggioranza dei possessori di veicoli elettrici carica a casa, perché è la soluzione più comoda – prosegue Marcozzi – Noi siamo l’unico stato europeo in cui non ci sono colonnine di ricarica nelle autostrade, e soprattutto non ci sono le ricariche veloci (che superano i 150 kilowatt), essenziali per chi vuole fare un viaggio lungo in macchina. Le concessionarie hanno inviato al Mit i piani per collocare nuove infrastrutture; Motus-E vorrebbe poter intervenire a supporto dello sviluppo armonico della rete, per far sì che venga posta una colonnina ogni tot km».

Marco Granelli, Assessore a Mobilità e Lavori pubblici. Photo credits comune.milano.it

A dare impulso al comparto ci ha pensato la Commissione Europea, che ha dato il via libera agli aiuti di Stato per la produzione di batterie per auto elettriche (l’Italia potrà investire 570 milioni nel settore). La Ue, infatti, entro il 2030 vuole coprire il 30% della domanda mondiale di accumulatori per veicoli green: oggi l’Europa arriva solo all’1%, ed è la Cina e farla da padrona con il 60% di produzione di batterie.

«Nel primo trimestre 2020, secondo i dati Acea, la quota di e-car della Ue ha raggiunto il 6,8% (rispetto al 2,5% del 2019): le auto elettriche hanno raddoppiato le vendite raggiungendo la cifra di 167mila unità – chiosa Bettoni – Ora è necessario estendere la rete di ricarica: se non esiste un’infrastruttura capillare grazie a cui l’utente è sicuro di non rimanere a piedi, ciò condizionerà lo sviluppo e la crescita dell’auto elettrica».

Per quanto riguarda la mobilità post Covid nelle grandi metropoli, l’assessore Granelli ha le idee molto chiare: «A Milano nessuna corsa è stata soppressa, ma a causa del distanziamento siamo in grado di trasportare tramite mezzi pubblici – utilizzati dal 70% dei cittadini – solo 1/3 delle persone che si muovevano grazie al Tpl. Come Comune stiamo incentivando lo sharing, che è una mobilità di trasporto sostenibile».














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