Innovazione e sostenibilità: è questo il fil rouge da seguire per realizzare idee e progetti sempre meno impattanti sul territorio. Obiettivo: creare una filiera sempre più green e senza sprechi. Per vincere questa sfida è importante trovare nuovi modelli di business volti ad allungare la vita dei prodotti e delle soluzioni, così da minimizzare al massimo gli sprechi e ottimizzare l’efficienza e la sostenibilità di quelli esistenti.
E Abb sa bene quanto l’economia circolare risulti essere un driver importantissimo nella definizione dei nuovi obiettivi e delle nuove strategie delle aziende. Un tema, quello della circular economy, a cui la multinazionale dell’automazione ha dedicato un podcast (che potete ascoltare qui) con due esperti del settore: James George (network development lead dell’Ellen MacArthur Foundation) e Luca Meini (head of circular economy di Enel).
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Solo in Europa, ogni anno si producono più di 2 miliardi e mezzo di tonnellate di rifiuti: per questo motivo l’Ue si è attivata e sta aggiornando la legislazione in merito, per promuovere una transizione verso l’economia circolare, per andare a sostituire il modello economico attuale, che è lineare.
«L’economia circolare si basa sui principi di progettazione di rifiuti e inquinamento, mantenimento di prodotti e materiali in uso e rigenerazione di sistemi naturali – spiega James George dell’Ellen MacArthur Foundation, l’associazione più autorevole al mondo in ambito di economia circolare, che riunisce le aziende che si stanno impegnando a trovare nuove soluzioni e ad innovarsi nel rispetto dell’ambiente e del nostro pianeta – Il sistema attuale non funziona più per le imprese, le persone o l’ambiente. Prendiamo risorse dalla terra per realizzare i prodotti che utilizziamo e, quando non li vogliamo più, li buttiamo via: tutto ciò si traduce in un enorme spreco. Ecco, questa e l’economia lineare».
Dunque bisogna mettere in atto una trasformazione: l’economia lineare deve cambiare. Dobbiamo essere in grado di trasformare tutti gli elementi del take-make-waste system: come gestiamo le risorse, come produciamo e utilizziamo i prodotti e cosa facciamo successivamente con i materiali. Solo in questo modo potremo creare un’economia fiorente che possa portare benefici a tutti entro i limiti del nostro pianeta. Solo adottando questo paradigma potremo porre le basi della circular economy: si tratta di un nuovo modo di progettare, realizzare e utilizzare i prodotti. Lo spostamento del sistema coinvolge tutti e tutto: aziende, governi e individui; le nostre città, i nostri prodotti e il nostro lavoro. Ma in che modo? Progettando rifiuti e inquinamento, mantenendo prodotti e materiali in uso e rigenerando sistemi naturali. Solo adottando nuovi modi di pensare possiamo ridisegnare il sistema.
A marzo 2020 la Commissione Europea ha presentato un piano che include proposte per la progettazione di prodotti più sostenibili, approvando anche la creazione di un sistema di valutazione della riparabilità degli oggetti, che porterà all’introduzione di etichette obbligatorie per fornire ai consumatori informazioni chiare sulla durata stimata del prodotto, e sulla sua riparabilità.
Ma come si applica in concreto l’economia circolare? «In Enel si tratta di un approccio trasversale al nostro business – chiosa Luca Meini -, è una direttrice strategica in cui vediamo la possibilità di coniugare competitività economica e sostenibilità aziendale. Un approccio circolare si traduce in un cambiamento dei modelli di business, quindi parte da ciò che acquistiamo e dai lavori che realizziamo: andiamo a ripensare l’intera catena del valore e dei fornitori, fino a quello che forniamo al cliente finale».
La tecnologia – come la mobilità elettrica e le rinnovabili – e la digitalizzazione sono fondamentali nel processo di trasformazione verso l’economia circolare, ma da soli non sono sufficienti, perché è necessario che cambi anche il processo regolatorio e decisionale, il contesto dell’azienda in toto.
L’economia circolare dà inoltre grande spinta all’innovazione, perché impone di pensare idee nuove in aspetti del business che erano reputati marginali, soprattutto quanto riguarda il tema del fine vita del prodotto. Qualitativamente richiede un cambio di approccio, che si vede in particolare nella maggiore interrelazione lungo la catena del valore e fra settori, perché la chiusura dei cicli presuppone scambi che prima non erano necessari. In termini quantitativi si traduce in una riduzione dei costi e nel miglioramento della sostenibilità ambientale, ma anche nella nascita di nuove figure professionali legate a questo nuovo modello, che è molto più focalizzato su riparazione, manutenzione e servizi.
L’economia circolare è un driver di crescita per l’intero Paese, ma deve essere vista come una chiave di ripensamento del modello economico dalle sue fasi iniziali: solo così potrà diventare un’opportunità di maggiore competitività a livello nazionale.