Smart City 4 – A2A: progetto Milano e Brescia

Luca Valerio Camerano, amministratore delegato e direttore generale di A2A

di Laura Magna ♦ Dieci milioni in quattro-cinque anni. A tanto ammonta l’impatto sul mol di A2A (la più grande multiutility italiana nata dalla fusione di Asm Brescia e Aem Milano) che arriverà dalle tecnologie smart e dall’Internet of things. Dieci milioni che deriveranno da A2A Smart City, il neonato veicolo che si occuperà di ricerca e sviluppo nelle tecnologie digitali innovative e contribuirà al bilancio costruendo le città del futuro. “Per la smart city riteniamo che sia un momento ideale – spiega l’amministratore delegato di A2A Valerio Camerano (foto in alto) – Le tecnologie sono sufficientemente mature. Per il momento il progetto di offrire servizi intelligenti nei centri urbani, nella sicurezza, nel risparmio energetico, nella mobilità o sostenibilità ambientale, sarà concentrato su Milano, Brescia, Bergamo e, potenzialmente, esteso anche a Varese, Como e Monza”. Nessuna competizione con gli enti locali, che in molti casi hanno già programmi paralleli per lo sviluppo delle città intelligenti e di cui A2A punta a diventare il partner di riferimento. E per i cittadini sarà una rivoluzione capace di migliorare molti ambiti della vita quotidiana: dalla sicurezza al risparmio energetico, dalla sostenibilità ambientale alla mobilità.

Progetto e-moving di A2A
Progetto e-moving di A2A

A2A Smart City nasce sull’ossatura di Selene, la storica controllata bresciana specializzata in fibra ottica e videosicurezza, che nel 2012 posò le reti di Fastweb a Milano, e ne raccoglie il know how nelle infrastrutture. Solo che adesso, per fare il vero salto di qualità, è necessario passare dalla costruzione delle reti materiali a quella delle reti immateriali.
Smart City è, insomma, un passo deciso nel futuro per A2A, che ha la potenza di fuoco e il modello di business adatto all’obiettivo che si pone: è già il secondo operatore elettrico del mercato italiano per capacità installata e tra i primi nelle reti del gas e del ciclo idrico. Ed è, ancora, leader domestico nei servizi ambientali, presente lungo tutta la catena del valore, dalla raccolta differenziata al recupero di materia ed energia, oltre che il primo operatore italiano nel settore del teleriscaldamento, con impianti e reti di distribuzione nelle principali città lombarde. Il fatturato ammonta a circa 5 miliardi di euro con un margine operativo lordo superiore al miliardo e un utile netto che nel 2015 ha toccato i 73 milioni. Ha inoltre sviluppato un modello che rappresenta un unicum nel suo settore: quello di “multiutility dei territori”, per perseguire il quale in programma ha diverse operazioni di aggregazione. Tutto finalizzato a una radicazione dentro le città che sarà fondamentale per aggredire poi con le tecnologie smart.







Brescia, Piazza della Loggia
Brescia, Piazza della Loggia

“Con la nascita di A2A Smart City vogliamo assumere un ruolo strategico nel futuro delle città – continua Camerano – con i nostri asset tecnologici e una piattaforma integrata e capillare siamo già in grado di offrire soluzioni di pubblica utilità, come ad esempio i cestini intelligenti o lo Smart Metering dei contatori Gas”. Quando si parla di Smart City si immaginano scenari avveniristici: ma una città intelligente non è molto diversa da una città di oggi, solo dotata di servizi più efficienti e ottimizzati. E le tecnologie servono a migliorare la vita quotidiana di chi abita nei territori. La rete non trasporta solo dati, ma connette oggetti e si presta alle applicazioni più disparate. Qualcuna A2A la sta già sperimentando, dentro la sua sede bresciana. Nelle aiuole un sensore misura temperature e umidità della terra: così l’irrigazione parte solo quando è necessario, evitando sprechi. Ancora, un altro sensore nel parcheggio destinato ai dipendenti vede i posti liberi e li segnala a chi deve fermare l’auto, evitando, se i posti sono tutti occupati, perdite di tempo e code. I sensori possono segnalare molte altre cose: per esempio il cestino dei rifiuti in strade e piazze diventa intelligente e avvisa quando è pieno, così gli addetti sanno quando devono passare a svuotarlo. Il messaggio arriva a una centrale operativa e il mezzo parte all’occorrenza evitando giri inutili e consentendo di ottimizzare il servizio potenziandolo dove e quando serve. Al centro di questa rivoluzione c’è innanzitutto la Internet of Things, che cresce esponenzialmente e se oggi collega un miliardo di oggetti nel 2020 ne connetterà 35 miliardi. E un’altra tecnologia fondante, ovvero i sensori: sempre più piccoli e potenti, in grado di raccogliere informazioni via via più dettagliate e con costi vertiginosamente più bassi solo rispetto a sette anni fa, 30 euro contro 20mila.
A2A realizza tutte le attività di ricerca e sviluppo al suo interno, nello Smart City Lab a Brescia, un laboratorio dove si sperimentano le applicazioni digitali di Smart Building per realizzare sistemi di telelettura dei consumi, lo Smart Metering per il monitoraggio ambientale e le Smart Infrastructure, che permettono il controllo dello stato dei suoli, la manutenzione del territorio e dei corsi d’acqua. Il Lab si occupa anche di mobilità sostenibile, con soluzioni per lo Smart Parking, car, moto e bike sharing e il controllo delle colonnine di alimentazione dei veicoli elettrici. La struttura di ricerca ha inoltre potenziato le soluzioni già esistenti di Smart Security e sta lavorando su progetti per lo Smart Healthcare per la teleassistenza, telediagnostica e assistenza domiciliare, con programmi dedicati al monitoraggio di soggetti deboli, e sullo Smart Government, con sistemi digitali per fornire informazioni e servizi al cittadino. L’obiettivo poi è crescere sempre di più. Lo stesso Camerano si dice pronto per “alleanze, scalate, apertura alla collaborazione con i partner che vorranno proporre servizi innovativi”. Anzi, avere una società ad hoc nelle tecnologie smart, consentirà una crescita più rapida e “qualora ci fossero occasioni di acquisizioni le coglieremo”.
Che lo Smart City Lab sia a Brescia non è un caso: nello Smart City Index elaborato dalla società di revisione contabile e consulenza EY, la Leonessa d’Italia è settima su tutti i 116 capoluoghi di provincia italiani. Sul podio siedono Bologna, Milano e Torino, prima città del Sud Napoli, al 32esimo posto. Il tutto però in un contesto di grave ritardo per il Paese: l’Italia è quartultima in Europa. La strada da percorrere insomma è ancora davvero lunga.














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