Che cosa c’è dietro le dichiarazioni di A2A sulla trasformazione in “Life Company”

di Laura Magna ♦︎ Il piano decennale di investimenti (16 miliardi) prevede un raggio nazionale e internazionale (quindi non più focus lombardo) e la presenza in molteplici settori. Il ceo Renato Mazzoncini - che abbiamo sentito - vuole aumentare il mol dell'8% all'anno e raddoppiare la base clienti. Si cerca un ruolo di primo piano nelle rinnovabili, nel teleriscaldamento e nelle reti di vario tipo. Ambizioni molto forti. Il mercato resta in attesa di risultati che confermino gli annunci

Torre A2a (tratto dalla pagina Facebook Milano progetti e cantieri)

Da multiutility milanese, a life company con un’impronta europea. Non più gestore dell’energia, ma azienda data driven che mira ad aumentare il benessere nei territori in cui insiste e lo fa guardando nel lungo periodo, con un piano industriale decennale. Un piano che prevede 16 miliardi di euro in investimenti, 6 destinati all’economia circolare e 10 alla transizione energetica, per realizzare tutti i capisaldi della sostenibilità, dal waste management fino a ridurre a zero il conferimento in discarica, al recupero degli scarti derivanti dagli impianti di depurazione delle reti idriche ai fumi degli impianti, per produrre energia.

Per A2a questo si tradurrà in una crescita media del mol dell’8% annuo, nel raddoppio della base clienti, nell’assunzione di 6mila persone. Importanti stanziamenti saranno dedicati all’Italia extra Lombardia, in particolare con due impianti di termovalorizzazione uno in Centro e uno al Sud, ma anche alla spinta ulteriore sull’open innovation con finanziamenti diretti in startup via corporate venture capital, e focus sulle rinnovabili. «L’orizzonte temporale di dieci anni impone di uscire dalla zona di comfort, e di confrontarsi con le grandi rivoluzioni che nel settore dell’energia ci attendono, dalla transizione verde all’economia circolare», come spiega Renato Mazzoncini, amministratore delegato del gruppo.







 

I numeri di A2a al 2030

Mazzoncini spiega che i 16 miliardi saranno spalmati sui dieci anni in maniera equilibrata e «una media di 1,6 all’anno rappresenta un cambio di passo dal mezzo miliardo all’anno investito degli ultimi cinque anni. Nel 2020 sono stati investiti 700 milioni e nel 2021 saliremo a 1,250 miliardi. Alla fine del piano ci attendiamo il raddoppio dell’Ebitda, che passerà da 1,2 a 2,5 miliardi con una crescita superiore all’8% anno su anno. È un target molto realistico: quando usciremo da un anno e mezzo di pandemia che ha rallentato tutti i processi, settori come il nostro sono stati resilienti ma non immuni. Fuori dal tunnel ci aspetta una forte accelerazione, perché siamo al centro del Green Deal». Al 2030 il gruppo si attende che il rapporto tra posizione finanziarie netta e mol sia del 2,5. Sono previste inoltre 6mila nuove assunzioni dirette di cui il 60% di turnover e il 40% di nuovi dipendenti. Mentre sul fronte dei clienti il progetto e di arrivare dai 2,9 milioni attuali a 6 milioni, sfruttando la liberalizzazione del mercato.

Nel 2020 A2A ha investito 700 milioni e nel 2021 salirà a 1,250 miliardi. Alla fine del piano l’azienda si attende il raddoppio dell’Ebitda, che passerà da 1,2 a 2,5 miliardi con una crescita superiore all’8% anno su anno

Il primo passo è la semplificazione

A fronte di una notevole crescita, il piano industriale semplifica l’organizzazione societaria individuando innanzitutto due linee di azione: l’economia circolare, in cui entrano le attività del mondo ambiente e acqua e del teleriscaldamento (che A2a sta lavorando per rendere completamente generato da fonti rinnovabili). Della transizione energetica fanno parte invece generazione elettrica e sviluppo delle reti di cui A2a è uno dei protagonisti a livello nazionale. «Le business unit diventano tre, da cinque: energia, ambienti, reti. Abbiamo inserito l’estero in maniera trasversale in tutte le altre Bu, perché il terreno di gioco diventa l’Europa e nella divisione di energia sono confluite generazione e mercato». A2a si occupa da sempre di ambiente, acqua ed energie, con lo scopo di gestire in maniera circolare, per dirla ancora con le parole di Mazzoncini «le infinite fonti rinnovabili, ma anche le finitissime risorse del pianeta, in particolare acqua e materie prime. Quello che stiamo facendo oggi è cambiare paradigma, passando dal mezzo al fine. Il mezzo sono i servizi, luci stradali, il gas della cucina di casa, la strada pulita, la smart city, ma il fine è garantire una qualità della vita sempre maggiore».

 

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Gli obiettivi del piano: cavalcare le rivoluzioni nell’economia circolare e diventare protagonista nel green

Renato Mazzoncini, amministratore delegato A2A

Globalmente per l’economia circolare è atteso il raddoppio dei ricavi globali al 2030, per un valore finale di 2 trilioni di dollari con investimenti medi annui di 2-3 trilioni di dollari. «Numeri monstre, che intendiamo cavalcare, viaggiando a favore di corrente. Numeri che spiegano innanzitutto la prospettiva a dieci anni, necessaria per la messa a terra degli ambiziosi piani infrastrutturali per abilitare questi trend. Ovviamente questo comporta molta proattività. In questi dieci anni vedremo se riusciremo a quadruplicare la velocità di ampliamento delle rinnovabili? I rifiuti diventeranno preziosi? Quanto sarà spinta la mobilità elettrica? Che ruolo avrà l’idrogeno nelle smart city? Un piano a dieci anni è un piano in cui si dà forma a questi trend».

Quanto alla transizione verde, le ambizioni del gruppo sono di ridurre del 30% il fattore emissivo del gruppo, incrementando la capacità di energia rinnovabile, quindi fotovoltaico ed eolico, nell’ordine degli 8 gigawatt. «Inoltre, intendiamo ridurre la quota dei rifiuti conferiti in discarica, che oggi ammonta al 20%, mentre l’Europa fissa un obiettivo del 10% al 2035. Centrando questo obiettivo realizziamo una riduzione di 31 tonnellate di CO2, equivalente di tutti i camion che si muovono in Italia».

 

Il pilastro dell’economia circolare: l’obiettivo di annullare il conferimento in discarica

All’economia circolare il piano destina 6 miliardi: recupero di calore disperso, riduzione delle perdite idriche e chiusura del ciclo dei rifiuti sono i principali driver di sostenibilità. Quanto al tasso raccolta dei rifiuti è del 70% e l’obiettivo è di arrivare al 76% a fine piano, considerando anche i dati di Milano – che da 63% deve essere portata al 70%. L’obiettivo è anche quello di azzerare il ricorso alla discarica con il riciclo. «La frazione riciclabile va negli impianti di recupero di plastica, vetro, organico. Da cui si ricava uno scarto che finisce con l’indifferenziata nelle centrali di energia. Noi siamo un’azienda attiva sia nella costruzione di impianti di trattamento, sia nella raccolta dei rifiuti, sua nella produzione di energia e possiamo dunque gestire l’intero ciclo». I Paesi del Nord Europa hanno azzerato il conferimento in discarica e hanno un buon mix tra recupero energetico da rifiuti e recupero in termini di materie prime. «Fatti pari a 100 i 2 milioni di tonnellate che oggi smaltiamo, recuperiamo il 70% in materia prima e il 30% in energia, il che colloca A2a nello stesso range del Nord Europa».

L’obiettivo di A2A è anche quello di azzerare il ricorso alla discarica con il riciclo. La frazione riciclabile va negli impianti di recupero di plastica, vetro, organico. Da cui si ricava uno scarto che finisce con l’indifferenziata nelle centrali di energia. A2A è un’azienda attiva sia nella costruzione di impianti di trattamento, sia nella raccolta dei rifiuti, sua nella produzione di energia, per gestire l’intero ciclo

Nel recupero di materia A2a gestisce un milione di tonnellate e vuole crescere in particolare nell’organico dove in Italia mancano impianti per gestire almeno due milioni di tonnellate e quelli che trattano i rifiuti per 7 milioni di tonnellate fanno solo compostaggio e non biogas, che è a valore aggiunto. «Su questo vogliamo portare avanti impianti innovativi che possano recuperare biometano, anidride carbone e compostaggio. Anche su vetro e plastica, c’è interesse a costruire impianti per chiudere il ciclo e abbattere i costi di conferimento». Il Piano prevede la realizzazione di nuovi impianti di recupero di materia per un totale di 2,2 milioni di tonnellate da raccolta differenziata trattate al 2030, la realizzazione di nuovi impianti per il recupero di energia per un totale di 5,4 milioni di tonnellate.

Sul capitolo teleriscaldamento, l’obiettivo è di gestirlo in 750mila abitazioni nel 2030: «Con un capex al 2030 di 900 milioni, intendiamo arrivare al 73% del calore generato da recuperi termici dall’attuale 50%». Per il teleriscaldamento il focus sarà sullo sviluppo della rete, il recupero di fonti di calore da attività produttive altrimenti disperse in atmosfera. Il progetto principale, in caso di accesso ai fondi del Recovery Fund, è la connessione della Centrale di Cassano d’Adda alla rete del teleriscaldamento di Milano, che consentirà di risparmiare circa 200mila tonnellate di CO2 all’anno collegando ulteriori 150.000 unità abitative equivalenti lombarde. Infine la rete idrica: «oggi le perdite a livello nazionale sono in media del 47%. Noi siamo sopra questa media ma possiamo ancora migliorare. Quello che vogliamo fare con investimenti per 1,1 miliardi non è solo e non tanto migliorare l’efficienza, in cui comunque miriamo a ridurre le perdite idriche lineari del 20% (mc/km/giorno) e sviluppare nuova capacità di depurazione (1,9 milioni di abitanti serviti al 2030). Ma cambiare paradigma, perché riteniamo che il ciclo idrico debba chiudersi in maniera circolare nel ciclo dei rifiuti». In particolare, quando si realizza un impianto di depurazione, esso si porta dietro i fanghi di depurazione. «Fanghi che vanno smaltiti dentro un termoulizzatore e quindi non abbiamo dubbi sul fatto che l’ottimizzazione dell’acqua rientri nel tema dell’economia circolare».

Sul capitolo teleriscaldamento, l’obiettivo è di gestirlo in 750mila abitazioni nel 2030. Con un capex al 2030 di 900 milioni, l’azienda intende arrivare al 73% del calore generato da recuperi termici dall’attuale 50%. Per il teleriscaldamento il focus sarà sullo sviluppo della rete, il recupero di fonti di calore da attività produttive altrimenti disperse in atmosfera

Tutte le azioni sono mirate dunque alla crescita nel recupero di materia e di energia dai rifiuti, e alla riduzione degli sprechi (come vedremo anche le perdite idriche e il calore di scarto). L’equilibrio tra riciclo e recupero energetico è il presupposto per ridurre il ricorso alla discarica fino ad arrivare al suo completo abbandono, un contributo decisivo per preservare i territori.

 

Dieci miliardi per la transizione energetica

Gli obiettivi della transizione energetica sono legati alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni, così come all’evoluzione tecnologica e di mercato: tutti impongono di accelerare la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Il processo di transizione è ancora lungo – considerando gli obiettivi che prevedono il 55% di rinnovabili nel mix elettrico italiano al 2030 – e presenta due principali sfide: assicurare un elevato tasso di sviluppo annuo degli impianti (fotovoltaici ed eolici in particolare) e garantire la sicurezza, stabilità e flessibilità del sistema elettrico. L’obiettivo di A2a è arrivare a una produzione da rinnovabili del 58% dal 31% attuale.

«Ci attendiamo una grossa crescita sull’elettricità verde venduta. Il Btob compra ancora prevalentemente energia non verde: e su questo dobbiamo fare leva. Ma è inutile avere la produzione da rinnovabile se non si hanno le infrastrutture per usarla. Quindi abbiamo stanziato per investire in flessibilità: in particolare in batterie ed elettrolizzatori per produrre 3,5 gigawatt di idrogeno verde. E 1 gigawatt installato per far fronte ai picchi di consumo. Nel contempo valorizziamo anche la generazione a gas che sarà ancora importante negli anni a venire».

Gli obiettivi della transizione energetica sono legati alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni, così come all’evoluzione tecnologica e di mercato: tutti impongono di accelerare la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Il processo di transizione è ancora lungo – considerando gli obiettivi che prevedono il 55% di rinnovabili nel mix elettrico italiano al 2030 – e presenta due principali sfide: assicurare un elevato tasso di sviluppo annuo degli impianti (fotovoltaici ed eolici in particolare) e garantire la sicurezza, stabilità e flessibilità del sistema elettrico. L’obiettivo di A2a è arrivare a una produzione da rinnovabili del 58% dal 31% attualeatop

Più di 4 miliardi per far crescere le rinnovabili – produzione e infrastrutture

Il piano prevede di spendere 4,1 miliardi di euro in rinnovabili, di cui il 12% in m&a in piattaforme di sviluppo. «Se acquistiamo un impianto installato, si paga cash per ebitda, l’obiettivo invece è realizzare impianti greenfield e per farlo servono piattaforme di sviluppo, ovvero società che hanno dentro la capacità ingegneristica di realizzarli e una pipeline di progetti autorizzati da sviluppare. Lo spaccato sarà del 70% in Italia il 70% e il 30% all’estero, dove stiamo facendo scouting».

Sul fronte dell’energia A2a vuole raddoppiare la base clienti da 2,9 a sei milioni, sfruttando la fine del mercato a maggior tutela nel 2022. «I clienti che sono nel mercato tutelato vanno a gara in lotti da 300mila clienti: noi miriamo ad accaparrarci il 15% del totale dei clienti che si sposteranno sul libero mercato. Li attraiamo con i canali tradizionali, ma anche online con la nostra start-up Nen, la cui strategia cresce a numeri importanti». Sulla rete elettrica A2a investirà due miliardi, per il 70% sullo sviluppo con 13 cabine primarie, mille secondarie e duemila chilometri di nuove linee. Questi investimenti, assieme a quelli previsti per le reti gas (1,1 miliardi di euro), sono volti a favorire la resilienza, lo sviluppo delle smart grids e l’installazione di smart meters. Reti elettriche resilienti e digitali sono fondamentali per lo sviluppo delle smart cities, segmento in cui A2a prevede di investire oltre 300 milioni di euro diventando un player nazionale e, a tendere, europeo.














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