A scuola di virtual reality da Cadland

di Marco Scotti ♦︎ L’azienda marchigiana è membro del progetto europeo I-Trace per il training al comparto aerospaziale attraverso realtà virtuale e immersiva. Non solo: l’impresa collabora con colossi del manifatturiero come Electrolux per sviluppare soluzioni per la sicurezza nei plant. E sul versante automotive ha stretto accordi con un brand prestigioso (ma ancora segreto)

La tecnologia per la realtà virtuale in Cadland

La realtà virtuale immersiva al servizio dell’industria aerospaziale: è I-Trace, un progetto nato nell’alveo delle linee guida dell’Unione Europea di Horizon 2020 per diffondere know-how e favorire i partenariati internazionali per lo scambio di buone pratiche. I-Trace, che sta per Immersive Training for AerospaCE, è stato lanciato due anni fa e vede, tra gli altri, la partecipazione di Cadland, azienda marchigiana fondata da Roberto Ruggieri e Antonio Traini un quarto di secolo fa con l’obiettivo – poi realizzato – di farne un player di rilievo nel comparto del PLM (Product Lifecycle Management).

«L’obiettivo – ci racconta Enrico Santori, R&D and Innovation Manager di Cadland – è quello di creare un ecosistema in cui aziende, scuole e università partecipano alla realizzazione di un progetto di scambio di informazioni. Nello specifico, volevamo studiare e illustrare le buone pratiche nell’utilizzo della realtà virtuale per il training dell’aerospazio. Come partenariato abbiamo avuto diversi soggetti provenienti da Italia, Spagna, Norvegia e Polonia: l’Associazione di promozione sociale FO.RI.S (capofila dell’iniziativa), l’Itis Enrico Fermi di Brindisi, la Camera di Commercio di Barcellona, l’Institut Illa dels Banyols di Barcellona, l’Università di Stavanger in Norvegia e l’Università Politecnica di Rzeszow in Polonia».







I-Trace è solo uno dei tanti progetti su cui si sta concentrando Cadland, azienda fondata nel 1994 con un focus nelle soluzioni PLM per l’ideazione, la progettazione, il design, lo sviluppo prodotto fino alla produzione (Cad, Cam, Cae), con specializzazione in tecnologie innovative come la Realtà Virtuale e Sistemi di Visualizzazione.

 

I-Trace

Enrico Santori, R&D and Innovation Manager di Cadland

Il progetto ha durata biennale (da novembre 2018 a ottobre di quest’anno) e prevede un ampio lavoro di interscambio tra i diversi soggetti coinvolti. Una sorta di “tour” europeo che permette di sviluppare, di volta in volta, le diverse competenze. Proprio Cadland è stata la prima a ospitare gli altri partner, nella sede di San Benedetto del Tronto, per mostrare la propria sala virtuale. «Gli appuntamenti successivi sono stati – prosegue Santori – il training in Norvegia e il meeting in Polonia, mentre ad aprile andremo a Barcellona. Nel corso di questi appuntamenti verrà anche creato un report e una documentazione che possa diventare una sorta di “atto pubblico” di quanto fatto nei 24 mesi di lavoro condiviso. Una parte del lavoro che abbiamo svolto è stato rappresentato dall’intervista ai soggetti (pubblici e privati) del settore aerospaziale che attualmente utilizzano le tecnologie di realtà virtuale immersiva (o che potenzialmente potrebbero farlo). L’ultimo tassello, poi, sarà la realizzazione di una serie di linee guida che verrà inviata all’Unione Europea e potrebbe essere utilizzata come documento di base per far partire delle call nell’ottica del programma Horizon 2020».

 

Le best practice

La virtual reality room di Cadland

Come detto, Cadland ha sviluppato una grande esperienza nell’applicazione della realtà virtuale alla formazione. Santori ha condiviso con Industria Italiana cinque casi che rappresentano la summa delle attività dell’azienda marchigiana. Si tratta di Leonardo, Centoform formazione, Electrolux e le Università di Modena e Reggio Emilia e di Napoli Federico Secondo. «In tutti i casi si tratta di applicare le tecnologie di realtà virtuale a diversi ambiti, con il “fil rouge” rappresentato dall’impiego prevalente di questi strumenti per finalità di training. Si parte sempre con una virtual room dove vengono installate tecnologie di realtà virtuale e altri software o sistemi per raggiungere gli obiettivi più disparati. Nel caso di Leonardo l’intento era il design review in ambito aerospaziale; con Electrolux, invece, abbiamo realizzato due sale virtuali, una per l’industrial design e l’altra per il marketing. Nel caso di Centoform, poi, che si occupa di formazione, l’obiettivo prefissato era soprattutto nell’ambito meccanico. Le due Università, infine, avevano la duplice finalità di training agli studenti ma anche attività di supporto alle aziende. Si tratta nei cinque casi che abbiamo approfondito di casistiche in cui l’utilizzo della realtà virtuale, specie quella immersiva, aiuta ad avere valutazioni più veloci e a ridurre il costo di prototipazione. Poi è naturale che, al variare della finalità della virtual room, cambiano anche i destinatari: Electrolux, ad esempio, si indirizza (tra gli altri) alla forza vendita per fare formazione e marketing. Nel caso delle università, invece, le tecnologie sono rivolte prevalentemente agli studenti, ai dottorandi e ai ricercatori».

 

Beni culturali e altri progetti di ricerca

Le applicazioni dei prodotti Cadland sono davvero molto variegate. Si va, appunto, dalle sale virtuali per il training fino all’ambito museale. «Un progetto che abbiamo in cantiere – prosegue Santori – è ArtMates, che terminerà ad aprile 2020. La finalità è la realizzazione di due nuovi espositori museali innovativi, di nuova concezione, una teca e una balaustra, entrambi multimediali e interattivi, dotati di un monitor touch, che prevedono la compresenza di una serie di elementi tecnologici che in genere sono separati. L’illuminotecnica, la parte multimediale, l’IoT: sono tutti moduli tecnologicamente separati che solitamente vengono acquistati in momenti diversi. Noi (insieme agli altri partner di progetto) stiamo invece sviluppando un prodotto all-in-one per quei musei che non hanno grandissimi fondi, con costi di acquisto e di gestione decisamente sostenibili. Vogliamo “usare” i poli museali come tester e poi, eventualmente, mettere in vendita il nostro prodotto su larga scala».

Realtà virtuale in Cadland

Un’altra importante attività progettuale di ricerca in cui è coinvolta l’azienda è la piattaforma collaborativa denominata I-Labs, focalizzata sulla meccatronica. I-Labs è una Piattaforma Regionale Industria 4.0, promossa dalla Regione Marche nell’ambito del POR FESR 2014-2020, che ha come obiettivo l’attivazione di una collaborazione sinergica, efficace e stabile tra il mondo accademico e il mondo imprenditoriale sul tema industria 4.0 e in particolare sulle tecnologie abilitanti per la produzione flessibile e personalizzata.  «Si tratta – spiega l’R&D and Innovation Manager di Cadland – di un esperimento che prevede, per la prima volta, un concetto di filiera. È un sistema complesso che si basa su tre diversi capisaldi: un laboratorio a Jesi, due progetti di ricerca e iniziative di trasferimento tecnologico. Si tratta di tre diverse direttrici che prevedono la partecipazione di varie aziende e università, attive soprattutto nell’ambito della robotica collaborativa declinata verso i dettami di Industry 4.0. Ci saranno cobot ma anche una parte di realtà virtuale e di data mining, di intelligenza artificiale con un particolare focus sulla meccatronica. Anche i due progetti di ricerca hanno come cuore la robotica collaborativa e noi siamo tra i fondatori del laboratorio che è stato scelto per sviluppare le competenze nel comparto. Inoltre, siamo attivi in uno dei due progetti di ricerca».

 

Il mercato della realtà virtuale

La tecnologia per la realtà virtuale in Cadland

Il mercato di questa tecnologia è in forte crescita e si sta finalmente consolidando. Siamo lontani dalle applicazioni fantascientifiche che erano state previste da tanti scrittori, ma è certo che la realtà virtuale è ormai uno strumento che esiste e che è pure maturo. «Per noi l’extended reality – spiega Santori – permette di abbattere i limiti fisici e questo, dopo un momento iniziale in cui veniva impiegato solo in determinati settori, sta ora diventando di massa, con conseguente abbassamento dei costi. Questo, prima di tutto, grazie al gaming che è un comparto pionieristico. Ma basta pensare che anche Sky ha oggi un canale dedicato al Vr. I visori, a basso costo, sono davvero accessibili e ce ne sono di tanti tipi. Ovvio poi che non per tutti gli usi possono andare bene, come nel caso (ad esempio) di un designer di autovetture. In quel caso, visori da alcune centinaia di euro sono pressoché inutili e serve salire di livello qualitativo arrivando a spendere almeno 7-8.000 euro». Se quindi la parte hardware è ormai matura, diverso il discorso se si considerano i differenti comparti di applicazione. L’automotive, ad esempio, prevede già da tempo l’impiego della realtà virtuale, altri settori sono invece più indietro e faticano a completare un’integrazione tra software e hardware.

Cadland, dal canto suo, si rivolge molto anche all’industria, con prodotti che simulano la gestione del plant, come con un’azienda del comparto automotive che ancora non può essere rivelata. «Abbiamo sviluppato – aggiunge Santori – delle isole virtuali di assemblaggio che consentono di effettuare sessioni di training in ambito sicurezza, simulando le procedure corrette di accesso, individuando i pericoli e apprendendo i comportamenti corretti e sicuri da tenere. È la prima volta che un’azienda di questo tipo ci chiede di sviluppare moduli di realtà virtuale. Electrolux, in passato, aveva necessità di filmati espliciti, con questo player automotive invece usiamo la VR per la sicurezza in fabbrica. Sappiamo già che ci scontreremo con un gap generazionale: i più giovani avranno grande dimestichezza con questi strumenti, mentre i più “vecchi” avranno qualche difficoltà in più. Ma vogliamo dimostrare che la realtà virtuale si può adattare a tutti: una sfida più metodologica che tecnologica».

 

Cadland: un po’ di storia

La tecnologia in Cadland

«Siamo dei tecnologhi – conclude Santori – degli artigiani della tecnologia. Abbiamo clienti che provengono dai comparti più diversi: impieghiamo sempre tecnologie allo stato dell’arte, ma ricombinandole e integrandole in modo sempre diverso, declinando i sistemi per le esigenze specifiche. Il proiettore, lo schermo e il sistema di tracking, ad esempio, possono essere gli stessi, ma cambia il software e quindi il modo di utilizzarli». L’azienda è leader in Italia nelle soluzioni Plm per l’ideazione, la progettazione, il design, lo sviluppo prodotto fino alla produzione (Cad, Cam, Cae), con specializzazione in tecnologie innovative come la Realtà Virtuale e Sistemi di Visualizzazione. Oggi ha sette sedi, 60 visual room installate, oltre 270 progetti realizzati, più di 600 clienti e 2450 licenze distribuite. Il fatturato del 2018 ha sfiorato 15 milioni di euro.

Nel 2008, con l’introduzione di un nuovo gruppo di lavoro con esperienza ultradecennale nel mondo della grafica 3D e della realtà virtuale, Cadland ha dato vita alla divisione Virtual E-Motion, dedicata alla Realtà Virtuale immersiva. Oggi il Gruppo Cadland è tra i principali partner a livello europeo di Dassault Systèmes su soluzioni a marchio DS e 3DExperience (Catia, Enovia, Delmia, 3DVia, etc). Dal 2017 ha inoltre acquisito l’azienda EKA focalizzata in modo specifico su prodotti SolidWorks, Ansys e SprutCAM. A completare l’offerta, oltre ad altre soluzioni software verticali, è la divisione di Additive Manufacturing con le stampanti 3D progettate da EOS GmbH. Queste periferiche utilizzano la sinterizzazione laser per realizzare il progetto strato dopo strato, lavorando diversi materiali in polvere come plastiche (PA, PS, TPE e PAEK) e metalli (acciaio inox, alluminio, cromo-cobalto, nickel in leghe e titanio).














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