Cisco: la manifattura può competere solo se è in rete

Agostino Santoni
Agostino Santoni

di Laura Magna ♦ “Per le imprese innovare significa cogliere l’unica opportunità per crescere, in molti casi anche per sopravvivere”. È lapidario Agostino Santoni (foto in alto), amministratore delegato di Cisco Italia, che alla Biennale Innovazione di Venezia racconta il modello di Innovation Exchange del colosso It quotato al Nasdaq. “Il vortice digitale, come lo abbiamo definito noi in una ricerca realizzata con l’istituto Imdb è destinato a travolgere una su quattro delle aziende che attualmente sono incumbent in tutti i principali mercati: se questo è l’impatto sulle grandi realtà è evidente cosa può significare per una qualsiasi impresa ignorare la necessità di trasformazione digitale”, commenta Santoni a Industria Italiana. “Bisogna passare dalla consapevolezza all’azione, a partire da una analisi attenta delle proprie specificità e delle risorse che possono essere mobilitate; con una visione che sappia andare oltre il breve periodo e con la collaborazione con tutti gli attori dell’ecosistema in cui si muove il proprio business. Le forze della digitalizzazione che cambiano il contesto sono le stesse forze che si possono sfruttare oggi con efficacia perché come mai prima disponiamo di tecnologie potenti ed allo stesso tempo accessibili con maggiore semplicità”. 

Network hub
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Un aiutino in rete







Cisco, che nell’It è leader mondiale con un fatturato di oltre 48 miliardi di dollari e 70mila dipendenti in tutto il mondo, si pone come facilitatore delle aziende che vogliono cogliere le opportunità offerte dal futuro, connettendo ciò che prima non era in rete, con network intelligenti e architetture che integrano prodotti, servizi e piattaforme software e tutto ciò che cambia il modo di comunicare e cooperare. Numeri che mettono il colosso californiano nella posizione ideale per affiancare imprese, governi, organizzazioni e persone in un nuovo scenario che emerge con forza dall’evoluzione delle tecnologie, delle abitudini digitali e della percezione della Rete: l’Internet of Everything. È uno scenario in cui l’interconnessione di persone, processi, dati e oggetti che già oggi conosciamo raggiungerà livelli senza precedenti, aprendo possibilità inesplorate di innovazione e trasformazione dei processi aziendali, delle comunità in cui viviamo, dell’educazione, degli strumenti per affrontare le sfide economiche, sociali ed ambientali.

Collaborazione ad hoc

E per le imprese l’azienda ha inventato un framework di connessione e collaborazione ad hoc. Si chiama Innovation Exchange ed è uno strumento “per connettere e creare collaborazione tra imprese tradizionali, startup, ricerca accademica, incubatori, società di venture capital affinché si crei un terreno fertile per lo sviluppo congiunto di tecnologie, strumenti e best practice che aiutino l’innovazione”, continua Santoni. “A questo si aggiunge accesso alle nostre piattaforme di sviluppo e alle nostre risorse. Si tratta di un modo per accelerare l’innovazione in cui lo scambio di competenze e di risorse è fondamentale, ma si attiverà diversamente in ogni contesto o progetto. Può prendere il modello di un acceleratore dedicato a un settore verticale, come quelli che stiamo creando con H Farm (la piattaforma digitale nata nel 2005 con l’obiettivo di aiutare giovani imprenditori nel lancio di iniziative innovative e supportare la trasformazione delle aziende italiane in un’ottica 4.0, ndr) nei quali consentiamo ad aziende nostre clienti di venire a contatto con start-up selezionate. Oppure può prendere il modello di una best practice da sviluppare direttamente con un’azienda come stiamo facendo con dieci imprese manifatturiere italiane”.

Esterno della sede italiana di Cisco, alle porte di Milano
Esterno della sede italiana di Cisco, alle porte di Milano

Fotonica italiana

Nel nostro Paese Cisco è presente dal 1994: la filiale italiana conta circa 700 dipendenti nella sede principale di Vimercate, in provincia di Milano, a Roma, Torino, Padova e Monza, dove ha sede il laboratorio di Ricerca e Sviluppo sulla fotonica. L’azienda partecipa attivamente allo sviluppo italiano, affiancando imprese, operatori, amministrazioni pubbliche e istituzioni in un percorso di innovazione tecnologica e di trasformazione dei modelli operativi e di business in una ottica di competitività e crescita, con una particolare attenzione alle esigenze e alle potenzialità delle piccole e medie imprese. I progetti sulla manifattura già avviati sono dieci, “con dieci aziende italiane diverse per caratteristiche e settore, incentrati sul tema dell’industria digitale – racconta Santoni – è un percorso che ha l’obiettivo di fare di queste esperienze altrettante best practice che nella loro diversità dimostrino il valore universale della trasformazione digitale per questo mondo”.  Un esempio riguarda l’attività del fashion & retail accelerator che è partito in H Farm: “Abbiamo abilitato l’incontro di alcuni nostri grandi clienti nel settore con aziende innovative, e Adidas, Percassi, Miroglio e Diesel ora supporteranno cinque start-up nel percorso di accelerazione, moltiplicando il valore per tutti”.

La società Usa ha molto a cuore l’Italia e lo dimostra anche il Piano Digitaliani, che prevede un investimento di 100 milioni di dollari in tre anni, con l’obiettivo di accelerare la digitalizzazione del Paese. “Il piano ha quattro pilastri che servono a costruire il nostro futuro digitale: la formazione dei giovani sulle competenze digitali del futuro (che sono poi quelle che servono proprio nelle nostre imprese);  il supporto allo sviluppo dell’ecosistema di innovazione collaborando con realtà quali H Farm, Talent Gard, dPixel e con investimenti come quello portato in Invitalia Ventures; i progetti per accelerare la digitalizzazione di due settori chiave dell’economia, l’agrifood e il manifatturiero; i progetti per la digital transformation nelle infrastrutture strategiche, nelle nostre città, nella Pa”, elenca Santoni. 

Il logo di Cisco
Il logo di Cisco

Decentramento hi-tech

Tutto questo piano si basa sulla scelta di decentrare e non di creare un innovation center: “Invece di far venire a lavorare con noi tutti vogliamo fare di ogni luogo in cui in Italia si lavora per la digitalizzazione un innovation center” spiega il ceo italiano di Cisco. “Siamo il primo Paese in cui Cisco ha attivato investimenti per accelerare la digitalizzazione in cui si fa questa scelta precisa: e lo abbiamo fatto perché non c’è mai una ricetta unica per l’innovazione, ogni Paese e nel nostro caso ogni distretto, territorio ha le sue caratteristiche specifiche che possono essere valorizzate attraverso la digitalizzazione e l’innovazione. E ogni territorio ha il suo capitale di competenze, storia e persone. Sono loro il capitale su cui costruire la trasformazione digitale e anche il destinatario di tutto questo”.

Resta da capire quanto le fabbriche italiane siano disposte e capaci di innovare. “Io credo che le fabbriche italiane siano capaci di innovare e disposte a farlo, la consapevolezza che questo è inevitabile è chiara: il punto è che si tratta di affrontare un mondo complesso, in cui è necessario comprendere una tecnologia, il valore di quella tecnologia rispetto al proprio percorso di crescita, saper di guidare l’azienda in una trasformazione che magari inizia da un aspetto It ma poi, di fatto, coinvolgerà processi, servizi, linee di business, lo stesso modo di stare sul mercato e di arrivare al cliente”, risponde Santoni. “Questo si può fare senza perdere l’identità italiana di eccellenza, di qualità del capitale umano, di bellezza. Pensiamo che un percorso comune in cui noi che offriamo le tecnologie ci poniamo non solo come fornitori ma come abilitatori di una rete che favorisca l’innovazione sia di grande aiuto; così come lo è diffondere e valorizzare le storie di chi ha trovato nel digitale uno strumento di cambiamento e novità, le storie di italiani che oggi sono digitaliani nei rispettivi campi professionali e delle loro imprese digitaliane”.  














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