Trieste va in Tilt per le startup

_MG_7531

di Laura Magna ♦ In Friuli si tenta di costruire un ecosistema di innovazione. Coinvolti Microsoft, Unicredit, Fincantieri, Illy, Teorema, Area Science Park

Digital Transformation e Industria 4.0? Possono essere realizzate attraverso l’integrazione nelle aziende di startup ad alto contenuto di innovazione. Questo è il modello proposto a Trieste da TILT (Teorema Incubation Lab Trieste), il primo Digital Hub per lo sviluppo di imprese innovative nell’ICT. Un modello unico e di avanguardia inaugurato a marzo 2016 da Teorema Engineering e AREA Science Park, in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste e Microsoft e con il contributo del Comune di Trieste.

Il Porto Vecchio approdo per le start up dell’innovazione







TILT è un incubatore e un laboratorio di open innovation e la sua mission primaria è quella di mettere in connessione old and new economy. Nell’ambito di un progetto che prende il nome eloquente di “Adotta una startup”, le imprese della old economy adottano e contribuiscono allo sviluppo di quelle della new economy e da queste traggono linfa vitale, idee e strumenti per innovarsi. Il tutto nella convinzione che le startup tecnologiche ricoprano un ruolo fondamentale per la competitività del Paese e costituiscano un canale privilegiato attraverso il quale operare la digital transformation delle aziende nazionali – non solo giuliane.

E’ emblematico quindi che questo progetto sia stato presentato nel Magazzino 26 di Porto Vecchio, all’interno di un summit dal titolo “TILT. Impresa, economia digitale e startup. Innovazione tra passato e futuro”. Il Porto Vecchio è uno dei luoghi simbolo della riqualificazione e della rinascita economica di una città, Trieste, che due secoli fa proprio intorno allo scalo portuale, il primo al mondo integrato con un terminal ferroviario, aveva costruito la sua fortuna di città mercantile e la sua ricchezza.

Tilt
Trieste, Porto Vecchio, la sede del convegno

I promotori di TILT e della digital transformation della old economy

Per avere un’idea di cosa sia TILT e di come possa traghettare le aziende nel complesso percorso del cambiamento, bisogna partire dai protagonisti della sua fondazione. A partire da Teorema Engineering, azienda fondata nel 1988 da Michele Balbi, e che opera sul mercato come una IT Factory che supporta le imprese nel loro percorso evolutivo. Teorema negli anni è cresciuta realizzando partnership strategiche nell’ICT, in primo luogo con il gigante Microsoft, e affiancando clienti prestigiosi di tutti i comparti, dal manifatturiero al banking, con un approccio progettuale e con soluzioni tecnologiche di avanguardia. Oggi occupa oltre 100 persone in Italia, ha un quartier generale a Milano, una sede a Padova, ramificazioni in tutta Italia (con una prossima apertura a Roma), guarda ai mercati internazionali ed è stata appena ammessa al programma Elite di Borsa Italiana.

Logo Teorema payoff 2015 OK

L’altro promotore di TILT è AREA Science Park, ovvero uno dei 12 enti nazionali di ricerca che operano sotto il controllo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. AREA Science Park, situato in un territorio con una delle più elevate concentrazioni di istituti di ricerca in Italia, è un sistema complesso incentrato su innovazione, valorizzazione della ricerca e sviluppo di nuove imprese tecnologiche. Nei suoi 93.679 metri quadrati di laboratori attrezzati e spazi comuni, sviluppati su due campus a Trieste e uno a Gorizia, operano una novantina tra centri di ricerca e sviluppo e imprese hi-tech con oltre 2.400 addetti; i business vanno dalle scienze della vita, all’informatica, all’elettronica, alle telecomunicazioni, per arrivare alla fisica, ai materiali e alle nanotecnologie, passando per energia, ambiente e servizi qualificati. La mission di AREA è contribuire allo sviluppo del sistema imprenditoriale attraverso l’innovazione e la ricerca tecnologica.

Area Science ParkE’ in in questo humus fertile che nasce TILT e prende una forma concreta la vocazione di Trieste a essere un polo di sperimentazione e innovazione. Il contesto è quello di una città dove il terziario è predominante, con poca manifattura (solo il 10% della sua forza lavoro è impiegata nell’industria), ma che ha le potenzialità per fare la differenza sui temi dell’Industry 4.0 e dello smart manufacturing, in tutte le sue declinazioni. Non a caso con TILT Trieste si candida a diventare la prima città italiana che garantisca un ecosistema adatto allo sviluppo delle startup, accanto alla Silicon Valley, a Stoccolma, Tel Aviv e New York .

Per TILT, nel futuro, è prevista anche una sede propria. In accordo con la Fondazione Ananian, Teorema Engineering ha avviato la riqualificazione dei due palazzi storici di Piazza della Borsa, oggi in disuso e in decadimento, rinnovando l’area e realizzando, il Palazzo Tilt (Teorema Innovation Lab Trieste), che diventerà la sede di Teorema e delle start-up inserite suo acceleratore di impresa. All’interno del Palazzo Tilt verrà anche aperto un ufficio di rappresentanza di Area Science Park. La riqualificazione dei palazzi storici – che riguarda oltre 3.000 metri quadrati – sarà completata in due anni.

La collaborazione fattiva tra pubblico e privato

«Trieste ha tutte le caratteristiche per entrare in questa classifica e contribuire al benessere del territorio», dice Stefano Casaleggi, Direttore Generale di AREA Science Park, per il quale «TILT è un esempio lampante di collaborazione pubblico privato. Abbiamo bisogno di lavorare insieme alle altre eccellenze per dare vita a un laboratorio diffuso sul territorio, così da avere la disponibilità di un sistema che aiuti le aziende a trovare il modo di digitalizzarsi. In Friuli abbiamo 700 aziende che fanno Ict e 8200 imprese manifatturiere, ma per realizzare l’ upgrade è necessario che siano inserite in un ecosistema: perdere l’onda vuol dire lasciare solo l’imprenditore». E lasciare solo l’imprenditore equivale a perdere il treno dell’innovazione.

Michele Balbi
Michele Balbi, Presidente Teorema Engeneering

«Siamo nel bel mezzo della rivoluzione delle rivoluzioni – spiega Michele Balbi, presidente di Teorema – le aziende scaltre capiscono che devono inserire nei loro processi produttivi la tecnologia, non solo nella R&S dei prodotti. Bisogna abbandonare la condiderazione che le aziende possano fare tutto in casa, e ci si deve arrendere all’idea che sia necessario trovare consulenti digitali esterni che siano in grado di aiutarli ad anticipare le tendenze che si imporrano. Abbiamo un problema di tempo e dobbiamo abilitare le tecnologie che già esistono. Lo possiamo fare attraverso gli startupper che su queste tecnologie fondano le loro idee».

Contesto 2
Un momento del summit: intervento del Presidente Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani

Adottare una start up

E veniamo all’ azione pratica. Nel corso del convegno sono state presentati i tre progetti di startup con caratteristiche disruptive che  TILT ha selezionato  tra 30 candidati . Tra le aziende sponsor che le adotteranno o che hanno mostrato interesse a partecipare al loro sviluppo, spiccano nomi prestigiosi dei settori Food & Beverage e Industriale come Fincantieri, Illycaffè, Principe San Daniele, Geoclima. Che testimoniano come TILT e dunque le startup, siano un potenziale bacino di risorse e idee per nuove soluzioni applicative e tecnologiche.

«Nel nostro DNA c’è il technology scouting – ha affermato Massimo Debenedetti, Corporate Vice President Research & Innovation di Fincantieri – l’80% della nostra produzione è realizzata da terzisti: non possiamo non fare open innovation. In relazione al prodotto di oggi ci poniamo il problema di capire quali sono le esigenze nuove che emergono dal lato cliente (armatore e passeggero). Un esempio di queste esigenze può essere la gestione della connettività sulle navi da crociera: in questo caso, come in altri, identifichiamo le funzioni innovative che vogliamo introdurre e poi le tecnologie in grado di realizzarle, e quindi andiamo alla ricerca dei partner in grado di costruire questa tecnologia».

Geoclima, che opera nel settore dei condizionatori e della refrigerazione «progetta e produce sistemi di climatizzazione in particolare per applicazioni energivore e “mission critical”. – spiega l’amministratore delegato Paolo Ferraris. – La ricerca di soluzioni innovative per garantire l’efficienza energetica e la continuità di funzionamento ci ha portato a sviluppare sempre più la parte dei controlli digitali, allo scopo di ottimizzare il funzionamento delle macchine, adattandole alle reali condizioni degli impianti. E di recente abbiamo brevettato e stiamo per industrializzare un sistema che abbiamo creato grazie alla cooperazione con l’università e con una startup che veniva dal mondo delle analisi predittive nell’automotive».

Le macchine industriali e la rivoluzione 4.0 sono vitali anche in un settore apparentemente lontano come il food. «Noi facevamo industria 4.0 negli anni ’90 – dice Fulvio Suggi Liverani, Senior Director R&D di Illycaffè – con robot che selezionavano la materia prima scartando quella difettosa e che, sostituendo le persone che prima facevamo lo stesso lavoro manualmente, hanno ridotto l’errore in maniera drastica. Le macchine nell’industria alimentare sono ciò che consente di mantenere uno standard e una qualità».

Le tre start up prescelte

E lo stesso vale per il produttore di salumi Principe San Daniele, sei stabilimenti produttivi, ai vertici del mondo della salumeria Italiana. rappresentato al summit TILT dall’amministratore delegato Vladimir Dukcevich, che per spingere l’innovazione considerata vitale per lo sviluppo ha scelto di contribuire alla crescita di una delle tre startup di TILT, adottandola.

FOOD_ROLL

Foodchain traccia il cibo

Fondata a Como, Foodchain ha realizzato una piattaforma basata sulla tecnologia blockchain – la stessa su cui è fondato il funzionamento di Bitcoin, per intenderci – che consente di tracciare e materie e prodotti alimentari lungo tutta la filiera produttiva, rendendo i dati fruibili e condivisibili via web e mobile a chiunque intenda consultarli. Un codice univoco ( QRcode, tag NFC o Rfid) viene applicato al prodotto che si intende tracciare e viene associato all’account del produttore, che carica su quel codice tutte le informazioni che vuole divulgare al cliente. Queste informazioni diventano fruibili in maniera trasparente, univoca, certa, inalterabile e indelebile per tutta la vita.

Attraverso l’applicativo fornito, l’azienda cliente decide il grado di visibilità delle informazioni caricate: rendere pubblici tutti i dati inseriti oppure riservare l’accesso a dati specifici solo a utenti identificati, con la libertà di poter cambiare disposizione in ogni momento con una semplice operazione sull’applicativo. Durante tutto il percorso che il prodotto compie all’interno della filiera è possibile aggiornare o aggiungere dati associati al prodotto, inclusa la sua posizione. I benefici di questa innovazione sono evidenti sia per la filiera produttiva, sia per la distribuzione  e sia per il consumatore finale che ha garantita la totale trasparenza per ciò che acquista.

Emoj

Emoj e la customer experience

La seconda delle startup selezionate è Emoj, che ha concepito un business basato sull’offerta di un Toolbox che utilizza un sistema di sensoristica capace di captare dalle espressioni del viso e dai micromovimenti dei muscoli le sensazioni del consumatore quando è in prossimità del prodotto o di un brand, proponendo delle reazioni (luce, suoni, servizi custom) che agiscano a livello emotivo e affettivo, così da migliorarne la sua Customer Experience. Il toolbox è completo, costituito sia da una serie di strumenti hardware e software integrati nel negozio che permettono di eseguire analisi e proporre soluzioni in tempo reale, sia da un servizio smart di consulenza grazie a cui le aziende possono interpretare i risultati ottenuti e avviare strategie di marketing appropriate.

MySnowMaps

Mysnowmaps

Infine, Mysnowmaps. Nata a Trento per iniziativa di ingegneri ambientali sensibili alle tematiche del risparmio energetico, ha una valenza sia business to business sia business to consumer: a questi soggetti rende disponibili mappe che possono essere aggiornate dalla community, e che mostrano l’innevamento di un determinato territorio o lo stato di conservazione dell’acqua, permettendo anche una previsione accurata sulla evoluzione idroclimatica, grazie a modelli matematici. Questo patrimonio di dati permette la condivisione fra utenti e la pianificazione di escursioni e viaggi, stimola azioni orientate alla sicurezza, contribuisce al monitoraggio del territorio a beneficio delle comunità scientifica e sportiva.

_MG_7581
Meeting nella sede di Teorema

Il valore dell’ecosistema

Insomma, il caso Trieste è emblematico del cambiamento che il mondo delle imprese sta attraversando. La locuzione che tutti i protagonisti del summit TILT  ripetono come un mantra è “fare sistema”. «Finora molti ostacoli hanno impedito di sfruttare il potenziale delle startup per avviare i percorsi di formazione digitale necessari alle aziende e al Paese – spiega Balbi – La fuga dei migliori talenti che hanno trovato all’estero in solide multinazionali il terreno fertile per sviluppare una attività; la mancanza di capitali da investire in R&D che immobilizza molte delle nostre imprese eccellenti; il gap di competenze e know how che limita l’adozione delle tecnologie più innovative. Oggi noi ci poniamo l’obiettivo di proseguire in questa sinergia virtuosa tra istituzioni, aziende e Università per fondare un ecosistema dove la startup possa crescere e una volta avviata, entrare a far parte di una azienda strutturata ».

Un momento del summit: intervento di Stefano Casaleggi, Direttore Generale AREA Science Park

Il ruolo delle istituzioni

Per fare che questa opportunità venga colta al meglio, è necessario il supporto delle istituzioni. «Industria 4.0 è un’ottima occasione – dice Debora Serracchiani, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia -. Nel caso di Trieste e del Friuli Venezia Giulia abbiamo individuato gli obiettivi e la strategia di specializzazione, ora è necessario mettere insieme tutti i protagonisti e gli attori di questa sfida. Siamo tutti troppo piccoli per poter stare sui mercati internazionali ed è impensabile affrontare le sfide del futuro da soli. Sul terreno delle startup l’Italia ha aderito al manifesto europeo dando seguito a oltre l’80% delle richieste. Abbiamo le risorse, ora ci vuole la concretizzazione, evitando l’”italianizzazione” del fenomeno: in Italia è tutto sperimentale, non vorrei startup che durano anni. O la creazione di contenitori fini a se stessi. Ma penso che la direzione sia giusta, ora bisogna finalizzare».

Universita di Trieste

 

Anche l’Università può essere agente di cambiamento. Secondo Maurizio Fermeglia, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trieste: «L’Università ha da sempre il ruolo di formare professionisti per mestieri ad alto contenuto intellettuale, e  il mondo sta andando verso una convergenza delle scienze, delle tecnologie e della società con la necessità di affrontare temi trasversali (energia, cibo, ambiente, salute) che abbisognano di un approccio multidisciplinare. Le gabbie sono un limite del pensare italiano che va superato. E nell’alta formazione è necessario inserire le cosiddette soft skills: nel 2020 la più importante sarà il lavoro di gruppo, poi ci vorrà creatività, leadership, e infine lo skill specifico. Nel nuovo scenario che abbiamo davanti, dovremo modificare il nostro modo di operare sia nei contenuti (nuovi percorsi formativi) che nei metodi (metodologie innovative basate su gaming)».

L’apporto di banche e big corporate

Di questo ecosistema finalizzato alla proliferazione delle startup fa parte la politica, l’università e fanno parte anche il canale bancario e la big corporate. Le startup sono fonte di «grande valore economico sociale e culturale», secondo Sebastiano Musso, Regional Manager Nord Est di UniCredit: «rappresentano un importante volano per le aziende corporate. L’interesse di Unicredit non è estemporaneo, ma si concretizza in un programma nazionale ad hoc, una piattaforma dinamica in cui interagiscono università, centri scientifici, fondi di venture capital, con la finalità di aiutare le startup a crescere» L’ultima edizione del programma di accelerazione di UniCredit Start Lab, diretto a startup e PMI innovative costituite da non più di 5 anni si è chiusa all’inizio di maggio, e ha visto la partecipazione di 797 startup in tutto il Paese: di queste 120 sono nordestine e 19 friulane.

IT_StartLab-banner_1

 « Ma è necessaria ora una rivoluzione culturale, – precisa Musso – soprattutto da parte delle PMI che sono più indietro sul fronte della consapevolezza della necessità vitale di accogliere l’innovazione. Anche per queste aziende abbiamo aperto un tavolo interattivo per affrontare il tema dell’innovazione che non può essere più prorogata: alle aziende abbiamo parlato, in un programma durato cinque mesi sul territorio, di digital manufacturing, digital marketing, industria 4.0 e   abbiamo fatto sì che  incontrassero Borsa italiana. Non dobbiamo solo erogare credito ma portare avanti iniziative».

Carlo Purassanta
Carlo Purassanta, amministratore delegato Microsoft Italia

E anche per una Big corporate come Microsoft, il tema startup è centrale, tanto da avere avviato un programma ad hoc da ben sette anni. Per Carlo Purassanta, l’amministratore delegato della società in Italia, tornato a casa dopo 18 anni all’estero, le debolezze del sistema domestico sono evidenti: «Abbiamo in Italia 6mila startup e 109 incubatori : una cifra esorbitante, ne basterebbero un decimo. Abbiamo un venture capital che vale una briciola di quello di una città come San Francisco e che deve essere sviluppato perché ci siano le condizioni per lo sviluppo delle startup. Una volta realizzate le giuste condizioni, startup con approccio BtoB, business to business, in una filiera verticale nei nostri settori di eccellenza, moda, cibo, manifattura, salute, senz’altro possono diventare agenti di grande trasformazione».

E sostituire in qualche modo gli investimenti in tecnologia che a partire dagli anni Novanta sono stati drasticamente ridotti in Italia,  con il risultato che   il nostro  «  è il Paese industrializzato che ha sofferto di più della crisi finanziaria del 2008, con un PIL che è oggi solo il 76% di quello pre-crisi. La Francia è l’82% di quello che era nel 2008, il Giappone all’l’85%, la Germania all’89%, Regno Unito e Canada sono tornate allo stesso livello, quindi circa al 100 % e negli Stati Uniti il PIL nel 2015 è stato superiore del 22% rispetto al 2008. Dobbiamo ritrovare il vigore e l’energia e capire cosa vuol dire investire oggi, e farlo in un quarto fattore produttivo che è quello dei dati, che diventano vitali nell’affiancamento ad asset e persone nel mondo della produzione».

E’ per questo, conclude Purassanta, che:  «Siamo impegnati, insieme ai nostri partner e a moltissime realtà del Paese, a sviluppare un ambiente collaborativo in cui idee e progetti imprenditoriali possano diventare nuove aziende in grado di contribuire allo sviluppo del nostro tessuto industriale ed economico. La strada intrapresa insieme a Teorema ci conferma che, solo attraverso una sinergia tra diversi attori sul mercato, è possibile accelerare l’innovazione mettendo in contatto – in un’ottica di collaborazione aperta- le grandi imprese espressione del Made in Italy e le startup più promettenti».














Articolo precedenteIl progetto Italia Meccatronica al Manufacturing Summit
Articolo successivoIGI SGR e NEIP cedono VIMEC agli svedesi di Latour






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui