Smre: il problem solver della manifattura

di Laura Magna ♦ Brevetti e soluzioni ad elevato contenuto tecnologico per automation e green mobility nel portfolio di questa azienda fortemente internazionalizzata. Che forte delle partnership con grandi gruppi  guarda al mercato asiatico e al business dello storage.

Si definisce “problem solver della manifattura”. Le parole sono quelle di Samuele Mazzini, amministratore delegato della Smre, sede a Umbertide, provincia di Perugia. 90 dipendenti e una forte vocazione internazionale (il 65% del fatturato è realizzato all’estero), due siti produttivi in Italia e una controllata negli Stati Uniti, Smre intende arrivare a un fatturato di 33 milioni nel 2018 partendo dai 9,8 milioni di fine 2016. Intende farlo con una crescita costante e rapida, distribuita lungo un percorso fatto di tante tappe. L’ultima, in ordine cronologico, vede un accordo di joint venture con Rotax, leader globale nella produzione e sviluppo di motorizzazioni per veicoli e aeromobili, un’ azienda controllata del colosso canadese Bombardier.

La joint venture con Rotax

«La nuova società si chiamerà Ric-Tech GmBh e avrà sede a Gunskirchen in Austria dove risiede la subsidiary europea di Rotax. L’obiettivo sarà quello di sviluppare i powertrain e i veicoli del futuro in alcuni mercati specifici, ed è una conferma dell’elevato posizionamento tecnologico della nostra azienda.- dice Mazzini a Industria Italiana – Poter vantare partnership con gruppi multinazionali in cui migliaia dei migliori ingegneri di tutto il mondo realizzano un’ampia gamma di prodotti, è certamente un grande successo». L’ A.d. di Smre non fa mistero di voler continuare a raccogliere capitali freschi sul mercato per realizzare i suoi progetti «non solo quelli del piano industriale che hanno già la copertura finanziaria sufficiente, ma cose nuove, anche operazioni M&A di rilievo strategico per l’intero gruppo» .







Samuele Mazzini, a.d S.M.R.E.
Samuele Mazzini, a.d S.M.R.E.

Il settore trainante: l’ automation

Allora, chi è e cosa fa Smre? Un Davide che gioca sul campo di tanti Golia, da Tesla, a Bosch a Siemens. E lo fa producendo soluzioni ad elevato contenuto di tecnologia, in due settori: automation e green mobility. Iniziamo con il descrivere le realizzazioni nel primo ambito, il più importante. Progettazione e realizzazione di macchinari e impianti industriali su misura valgono oltre 8,5 milioni del giro totale di affari: «il settore industriale è la nostra anima originale e cresce molto. Abbiamo lanciato quest’anno una nuova serie di macchine per la lavorazione delle fibre composite, come il carbonio -spiega Mazzini-. Si tratta di un mondo in rapida espansione, con applicazioni nel settore aerospazio e nell’automotive utilizzate per ottenere prodotti sempre più leggeri ed efficienti. L’automazione cresce a due cifre e ci aspettiamo anche nel 2017 un incremento superiore al 15%».

Mazzini cita tra i propulsori di questo successo anche il piano Calenda, ammettendo però che è soprattutto l’estero a trainare la domanda. Le macchine industriali che escono dalle fabbriche di Smre sono macchine per la saldatura, la cucitura e il taglio, e macchine speciali, disegnate su misura, per la lavorazione di tessuti tecnici e materiali flessibili, nonché impianti per tagliare e fresare materiali rigidi e semi-rigidi. «Combiniamo tecnologie innovative con metodi tradizionali e integriamo pneumatica, meccanica, elettronica e informatica con l’obiettivo di incrementare l’efficienza e creare una soluzione completa per le esigenze produttive dei nostri clienti».

Clienti che sono più di 2500, dalla piccolissima impresa di provincia alla multinazionale in tutti i settori: medicale, alimentare, agricolo, automotive, grafico pubblicitario, packaging, moda e arredamento. Le soluzioni installate dalla società di Umbertide sono più di mille in 45 nazioni in tutto il mondo. «Ho usato la definizione “problem solver della manifattura” perchè le nostre soluzioni vanno dalla macchina per tagliare i cubetti realizzata per Orogel nel settore alimentare, fino alla motorizzazione elettrica per la moto Polaris o il camion Isuzu. I kit per elettrificare le auto nascono di fatto nell’ambito della nostra struttura di problem solving e si nutrono di quel know-how», racconta Mazzini.

IMG_9950

La green mobility e i kit di elettrificazione

L’altra anima di Smre, quella della green mobility, è strettamente legata alla prima: «Il cuore di questa divisione sono i kit di elettrificazione che di fatto sollevano il produttore auto dall’investimento in una linea dedicata alla produzione di veicoli elettrici. La casa automobilistica può integrare le nostre soluzioni nei veicoli a motore termico, riducendo al minimo il time to market e guadagnando in competitività. Tutto il sistema di elettrificazione è proprietà della nostra controllata Iet e le soluzioni sono personalizzabili nel design, nelle funzionalità e nelle prestazioni», precisa l’amministratore delegato.

Il settore della green mobility vale solo un milione del fatturato attuale al momento, ma cresce esponenzialmente. E rappresenta la realizzazione di un sogno che Mazzini accarezza fin dal 1999, quando 21enne, in possesso solo delle sue idee e di un diploma da perito elettronico, fondò Smre. «All’epoca non esistevano le tecnologie necessarie a realizzare quello che io vedevo: oggi sì e il mondo dell’auto sta cambiando, passando da una visione hard a una soft. Mi spiego: le case auto producevano il motore e compravano i freni da Brembo, i cilindri da Interpump. Chi aveva il mercato era chi aveva l’hardware. Oggi invece comanda chi ha il software. E se prima per fare linee di produzione nuove erano necessari centinaia di milioni, oggi per passare all’elettrico basta un kit che costa 500 euro. Un kit che replica motore, batteria e relative elettroniche di controllo e funziona da interfaccia quando viene installato sull’auto a motore termico».

Questo kit per l’elettrificazione viene prodotto in Umbria, con il contributo di terzisti per alcuni componenti, mentre l’approvvigionamento del litio necessario per realizzare le batterie avviene in Cina. E si tratta di un prodotto che si presta a essere usato in settori dove «l’alimentazione elettrica apporta un vantaggio economico e funzionale e non è finalizzata solo a ridurre l’inquinamento. Penso, per esempio, ai mezzi per la raccolta dei rifiuti urbani: devono muoversi nei centri cittadini spesso preclusi ai messi inquinanti, e se alimentati a elettricità diventano silenziosi e possono essere ricaricati nei depositi, quindi non dipendono dalla presenza di colonnine di ricarica pubblica. Ma è solo un esempio: gli ambiti che si stanno velocemente convertendo al mondo elettrico sono molti e aumenteranno sempre più».

 

Motore Iet

I brevetti motore dell’espansione sul mercato

In questo campo giocano nomi del calibro di Tesla e aziende come Polaris e Ktm, nei veicoli elettrici; o Bosch, Magneti Marelli e Siemens nelle batterie e nei propulsori elettrici. «Noi, pur con dimensioni contenute, operiamo su tutta la linea e dunque siamo in competizione sia con i produttori di batterie che con quelli di motori», spiega Mazzini che grazie ai brevetti ottenuti negli ultimi cinque anni, è pronto a conquistare ampie fette del mercato. Questi brevetti riguardano le motorizzazioni a marchio HI-Permag, caratterizzate da corpi generanti a magneti permanenti con elevato rapporto tra peso e potenza ed elevatissima efficienza di funzionamento.

E il sistema Iet (Integrated electric transmission), prodotto dalla controllata omonima. Un sistema che consente l’integrazione della motorizzazione elettrica con un cambio meccanico di tipo tradizionale e un forte risparmio energetico, pari a quasi la metà rispetto agli altri motori elettrici in circolazione. Infine, nella gamma dei brevetti di Smre c’è Mrt (Multiple rotor transmission), un sistema a rotori multipli che permette di avere un’efficienza di dissipazione del calore generato irraggiungibile con sistemi tradizionali a rotori singoli, e può concentrare elevate potenze in dimensioni estremamente compatte. È un particolare importante, perché consente al veicolo di restare nei parametri di peso cui la normativa europea vincola per consentire il passaggio all’elettrico.

La sede della Smre a Umbertide

Le joint venture asiatiche

Un business che ha grandi potenzialità anche nell’Asia, per Mazzini un nuovo terreno d’azione. A gennaio il manager ha annunciato una joint venture produttiva in Cina e subito dopo siglato un accordo di sviluppo e fornitura tra la controllata Iet e uno dei primi 5 produttori di veicoli industriali al mondo, che sui nuovi modelli monterà la tecnologia Mrt. L’accordo prevede al termine della fase di industrializzazione una prima fornitura per la motorizzazione di mille veicoli. La gamma in sviluppo comprende 5 modelli dalle 2,5 alle 25 tonnellate complessive e la produzione sarà avviata ai primi di settembre 2017.

Non è tutto, nell’intesa è prevista anche  la procedura di omologazione delle cinque piattaforme a cura del costruttore, di cui tre entro dicembre 2017 e le due rimanenti entro giugno 2018. «I grandi costruttori cinesi già producono migliaia di veicoli commerciali elettrici al mese. La nuova regolamentazione locale, imponendo vincoli di efficienza e qualità elevati, di fatto ci ha portato di colpo in cima alla lista dei costruttori di powertrain elettrici per veicoli commerciali. Avere lavorato da sempre con l’obiettivo di elevata efficienza e pesi contenuti sta pagando più di quanto avremmo mai immaginato», dice Mazzini, che anticipa di aver «appena presentato tre brevetti dedicati al mondo della green mobility nei sistemi di gestione e controllo da veicoli elettrici, e una serie di prodotti nuovi legati al mondo della attrezzature elettriche su veicoli non elettrici. Come, per esempio, un compattatore per rifiuti che rimane diesel, ma la cui la parte di lavoro è elettrica ».

E, ultima delle novità in ordine di apparizione nella storia di Smre, la joint venture Tawaki tra Faist Group e IET Spa, focalizzata nello sviluppo e nella produzione di soluzioni innovative e customizzate nel settore delle batterie e degli accumulatori. L’obiettivo è proporre sistemi tecnologicamente avanzati per il supporto della mobilità elettrica e hybrid e di tutti quegli ambiti applicativi che necessitano di supporto energetico cordless.

Il business dello storage

Solo il mese scorso   questa joint venture ha lanciato «tutta la nuova serie di prodotti per lo storage domestico e industriale, un business che esplode: noi in sostanza migriamo la tecnologia sviluppata per le batterie dei veicoli allo storage industriale, un po’ come fanno Tesla, Nissan e Mercedes. I prodotti vanno dal sistema Maui di accumulo di energia elettrica prodotta dal sole per uso domestico fino ai multipack per applicazioni industriali per rendere più efficiente la produzione», continua Mazzini. Utilizzando la tecnologia sviluppata per l’auto Smre ha dato vita a batterie per usi non destinati alle auto molto più efficienti e performanti di quelle presenti sul mercato. «Non è un caso che molte volte siano stati i colossi ad venire da noi chiedendoci di diventare loro fornitori», afferma Mazzini. Lasciando intendere che ci sono buone possibilità che questo succeda anche nello storage nonostante, ancora una volta, se la giochi con veri e propri giganti.

 














Articolo precedenteTorino come Coventry: presto il Manufacturing Technology Centre?
Articolo successivoDynatrace: saper gestire la complessità giova alla digital transformation






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui