Omron LD: un fattorino dotato di Intelligenza Artificiale

di Laura Magna ♦ E’ stato battezzato EMIGLIO come un famoso giocattolo degli anni 90, è un robot ma non lavora in fabbrica, lavora negli uffici di Agenzia Italia di Finint. Un esempio dell’automazione pervasiva che investirà tutti gli ambiti lavorativi in un prossimo futuro

Il recente Rapporto di McKinsey e Company, “A future that works: automation, employement and productivity”, che Industria Italiana ha più volte citato  ultimamente, passa in rassegna, con orizzonte temporale al 2055, l’impatto delle trasformazioni tecnologiche derivate dal progresso dell’ automazione nel mondo del lavoro, e nello specifico investiga i modi della sostituzione delle macchine agli umani nel portare a termini compiti più o meno specifici. In questo tutti i vari settori produttivi saranno interessati, e in maniera più o meno profonda. Per alcuni la sostituzione sarà quasi completa, per altri parziale. In ogni caso il processo sarà pervasivo: a diversi livelli toccherà tutte le attività lavorative umane.

Quando si pensa a questi scenari si immaginano esssenzialmente fabbriche popolate da robot. Ma la realtà sarà un’altra: i robot saranno presenti dappertutto. Nel settore dei lavori di tipo amministrativo, ad esempio, si reputa che il lavoro potenzialmente automatizzabile raggiungerà una percentuale fino al 39 per cento, misurata su scala globale. Nell’ ambito delle mansioni lavorative specifiche di questo settore di servizi, in aggiunta al lavoro immateriale (esempio l’ impiego di software, call center ), una quota inferiore di questa percentuale vedrà destinati ai robot compiti che riguardano anche attività fisiche. Ma non sostituiranno i lavoratori, semplicemente consentiranno che vengano impiegati in compiti meno ripetitivi e più gratificanti.







D2 e Omron LD, i robot impiegati in Agenzia Italia

I Robot di Agenzia Italia

Non è una realtà lontana anche in Italia: il robot all’ opera è un’immagine che si può osservare ogni giorno negli open space di Agenzia Italia, che da qualche mese ha integrato nei suoi flussi di lavoro Omron LD, un veicolo autonomo da interno (AIV) che si avvale, per la navigazione, di un software per la guida autonoma. Omron si aggiunge a un apparato robotico già presente in Agenzia Italia,  D2,  uno strumento per l’help desk remoto che prevede l’interazione fra chi richiede l’assistenza e chi la fornisce. Potremmo definire Omron LD un fattorino intelligente. Come funziona e cosa fa?

«Omron LD è un apparato di dimensioni contenute con una capacità di carico di 60 kg e un’autonomia di 19 ore. È particolarmente adatto all’uso in passaggi stretti ( larghezza massima 90 centimetri) e affollati», spiega a Industria Italiana Gianni Donadel, amministratore delegato e presidente di Fin.it, la controllata IT Company di Finint. Agenzia Italia, invece, è la società del gruppo nata nel 1986 per offrire servizi di Business Process Outsourcing alle Società di Leasing, poi estesi al mondo del Noleggio e dei prodotti Bancari. I clienti si concentrano sul core-business, e il partner Agenzia Italia si occupa dei back-office: sinergia che eleva la qualità e taglia i costi di gestione in carico al cliente. Si tratta, tra le controllate del Gruppo Finanziaria Internazionale, di quella a più alta intensità di capitale umano con circa 300 dei 700 dipendenti totali.

Enrico Marchi
Enrico Marchi, Presidente Finint

La carta negli uffici continua a esistere: e va smistata

«Perché l’introduzione di questo robot in Agenzia Italia è così utile? Perché viviamo in un mondo digitale, dove però il cartaceo è ancora molto pervasivo – spiega Gianni Donadel -. Smistare la posta, che è quello che l’LD fa in sostanza, è un’attività che prima impegnava una persona. Al posto di un operatore con il carrello che va avanti e indietro tutto il giorno a spostare carte, c’è…. un cubo semovente. La macchina non ha rubato il lavoro a chi era destinato a questa mansione; semplicemente ha consentito al lavoratore di passare a un ruolo più gratificante».

Il robot è prodotto da  Omron, un’azienda giapponese con più di 80 anni di storia, e che da trent’anni in Europa fornisce sistemi per l’automazione industriale e altri componenti elettronici per il settore healthcare. «Lo abbiamo scelto – spiega Donadel – perché è un apparato che non ha bisogno né di strisce magnetiche né di Gps. Ovvero, una volta che ha compiuto un  percorso costruisce la mappa nel suo cervello elettronico e più volte al secondo ricontrolla gli oggetti che ha intorno per stabilire dove si trova. Chiaramente va riprogrammato ogni volta che nella struttura dell’ufficio ci sono degli spostamenti strutturali permanenti».

Emiglio all’ opera

Un Robot chiamato  E.M.I.G.L.I.O: carta d’ identità

Come tutti gli individui, LD ha un nome  «E’ stato battezzato Emiglio dai suoi colleghi, evidentemente influenzati dai ricordi di infanzia (E.M.I.G.L.I.O era un robot giocattolo radiocomandato, venduto in milioni di pezzi negli anni ’90, il cui acronimo sta per  E.lectronic M.echanical I.ndustrial G.enerated for L.ogical I.nfiltration and O.bservation ndr) e si occupa sia di raccogliere le pratiche in 18 zone diverse degli uffici per consegnarle poi al centro di lavorazione, sia di portare la posta, una volta scansionata e smistata, a 10 postazioni di destinazione –  spiega Donadel -. Una volta arrivato nei vari punti, a seconda delle necessità, emette degli avvisi sonori o parla per fornire istruzioni agli operatori su cosa inserire o prelevare. In una giornata carica e scarica oltre 500 volte».

Gianni Donadel, A.D. e presidente di Fin.it

Non basta: presto Emiglio sarà utilizzato per chiamate on demand; su richiesta potrà raggiungere una postazione, dire all’operatore che documentazione deve ricevere, andare al punto di destinazione e anche qui parlare all’operatore per chiedere di scaricare il documento a lui destinato. Attenzione però, Emiglio – nonostante il nome e le capacità – non è un robot antropomorfo: «E’ diverso da macchine che costano moltissimo e che sono molto complesse da programmare, anche per muovere un solo passo – continua Donadel –. Emiglio si presenta come un parallelepipedo con una dimensione di 50 cm per 70 e un’altezza di 40. E più paragonabile a un roomba, il robot aspirapolvere o tosaerba, o a un auto a guida autonoma, o a Flippy, un braccio meccanico che cuoce gli hamburger e poi chiama il cuoco per mettere il formaggio. E’un robot di quella famiglia, adatto a muoversi in spazi piccoli. Fa una parte del lavoro e collabora con gli umani, e per portare a termine il suo compito cammina per corridoi anche angusti».

 

L’A.I. di Emiglio

A vederlo all’opera dà in effetti piuttosto l’idea di uno scaffale o una cassettiera semovente, più che di un collega dei dipendenti di Agenzia Italia, ma questo robot è  molto più di una cassettiera semovente: è dotato di intelligenza artificiale, grazie alle quale riesce a rilevare con sonar e laser gli ostacoli. Ad esempio le persone con cui interagisce: «dice loro di spostarsi in linguaggio naturale – continua Donadel – o emette segnali acustici diversi, per dire “sono arrivato in postazione” o per avvisare (5 secondi prima) quando è pronto per partire. Questi messaggi acustici facilmente riconoscibili sono importanti perché avvisano gli operatori di prendere i documenti e infilarli nella corretta posizione. Emiglio a quel punto riparte e va alla postazione della posta che viene scansionata e consegnata a un altro robot che la distribuisce. Successivamente aggiungeremo dei led colorati per evidenziare ulteriormente i cassetti sul robot».

L’Intelligenza artificiale è ciò che consente al robot non solo di vedere ma di interpretare e di adeguarsi ad eventuali cambiamenti dell’ambiente, «per esempio la presenza di una persona cui Emiglio può chiedere di spostarsi. Il robot vede gli eventuali ostacoli che bloccano il suo percorso, calcola una via alternativa e cambia strada, oppure, se si trova in un vicolo cieco, si blocca », racconta Donadel.

In aggiunta  ai led colorati,  è previsto un prossimo update che  abiliterà il robot  a passare, salendo su di un ascensore, da un piano all’altro: «Il robot verrà messo in grado  di chiamare un montacarichi, aprire la porta e avviarsi a destinazione. Lo fa già nell’industria orafa nella quale è impiegato da tempo con questà varietà di movimento : apre la prima porta della cassaforte, la chiude, apre la seconda porta, prende il materiale e lo porta da un punto all’altro. E va a chiudersi in cassaforte di notte».

Emigilo all’ opera

Emiglio non ruba il lavoro a nessuno

La tecnologia corre veloce ed Emiglio in Agenzia Italia  è ora parte dell’ambiente, nessuno teme di inciamparvi addosso – perché è ormai risaputo che è in grado di schivare ostacoli anche mobili come le persone – e quasi è considerato un collega. «La paura degli apocalittici della tecnologia è ingiustificata – dice Donadel -; il 50% dei lavori, quelli dei call center per primi, nei prossimi decenni scompariranno ma non il 50% dei lavoratori che, anzi, potranno svolgere compiti meno ripetitivi e alienanti. E’ poi la tecnologia stessa che crea lavori nuovi: quella dei droni, per esempio, ha dato impiego a 5000 persone in Italia, distribuite su 700 aziende, e anzi, molte di più, considerando tutto l’indotto che va dalle batterie e ai corsi per pilotarli».

Inutile – oltre che impossibile, secondo il punto di vista di Donadel – resistere all’invasione della robotica, «è un’evoluzione e rivoluzione inevitabile, ma dobbiamo tenere bene a mente che ci saranno ancora almeno venti anni di affiancamento tra macchina e uomo prima che alle macchine sia possibile svolgere la maggior parte dei compiti. Un tempo necessario per assorbire i cambiamenti vertiginosi che le attuali tecnologie esponenziali oggi impongono a un ritmo mai conosciuto prima».














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