Il mistero dei gemelli Sergio Marchionne

Sergio Marchionne
Sergio Marchionne

Ci sono quattro fratelli che si chiamano Sergio Marchionne oppure c’è un’altra spiegazione? Lo scoprirete leggendo Industriamo l’Italia!, nuovo libro di Filippo Astone.

industriamo-litalia-copertinaEcco alcuni buoni motivi per leggere Industriamo l’Italia, il nuovo libro di Filippo Astone, appena uscito per i tipi di Magenes. Li abbiamo chiamati pretesti di lettura, mettendo il relativo numero di pagina.







Prima però, un veloce pro-memoria sul libro.

Rivoluzioni sociali e manifatturiere. Internet of things, Industry 4.0, Big data, Nanotech, Robot collaborativi, Stampa 3D. Sono queste le parole che segnano la Quarta rivoluzione industriale, quella che tutti noi stiamo già vivendo e che produrrà nel breve tempo nuovi equilibri competitivi fra aziende, Paesi e classi sociali. Industriamo l’Italia! ne parla diffusamente.

Industriamo l’Italia! attraversa l’economia reale italiana (la seconda in Europa e la settima nel mondo) proprio nel momento del cambiamento orientato a questa rivoluzione, offrendosi al lettore come una guida utile a fare i conti con una opportunità epocale per il nostro Paese: occasioni di ampliamento di business, razionalizzazione e innovazione nel modo di produzione, ampliamento della ricerca con acquisizione di nuove conoscenze, formazione di nuove figure professionali.

Industriamo l’Italia! è anche un’appassionata difesa della politica industriale. Nel libro si spiega che cosa sia essa davvero, come mai la sua assenza sia alla base del declino dell’economia nazionale, come sia importante che l’Italia se ne doti velocemente come hanno fatto  di altri grandi Paesi industrializzati. È grazie a scelte forti di indirizzo economico che Germania e Stati Uniti progrediscono economicamente e procedono rapidi nella direzione tracciata dall’Industry 4.0, investendo direttamente e/o costruendo istituzioni finanziarie e di ricerca che accompagnano lo sviluppo dell’impresa.


Pretesti di lettura

C’è un Sergio Marchionne living in the Usa: contratta ogni sua mossa sul suolo americano con i sindacati e il Governo federale.
Un altro Marchionne abita in Brasile: negozia con il presidente e compie investimenti importanti in ricerca e sviluppo. Un terzo Marchionne agisce in Serbia: fabbrica auto vendute in tutta Europa, col marchio italiano, e ha come socio Belgrado, che possiede il 33% delle quote della joint venture di Kragujevac (all’azienda nata a Torino, oggi Fiat Chrysler Automobiles,
le restanti). Un quarto, il Sergio Marchionne italiano, calca il suolo nazionale a muso duro contro i sindacati, e quando smobilita gran parte della vecchia Fiat dall’Italia, non dice una parola a nessuno. Il Governo italiano, se e quando parla con lui, lo fa per chiedergli: «Di cosa hai bisogno?», «Cosa possiamo mettere in campo?» Come è possibile che ci siano quattro Marchionne così diversi in giro per il mondo contemporaneamente?

Da sinistra, Filippo Astone, Vincenzo Boccia, Fabio Storchi
Da sinistra, Filippo Astone, Vincenzo Boccia, Maurizio Stirpe, Claudio De Albertis

PRETESTO 1 ➤ A PAG 25

In Italia, senza industria non c’è futuro per niente e per nessuno.

PRETESTO 2 ➤ A PAG 29

L’assenza di politica industriale
 è tra le principali cause della nostra crisi economica, della crescita della disoccupazione, della deindustrializzazione, dell’impoverimento progressivo, della mancanza di speranza in
un futuro migliore per gran parte
dei giovani che studiano.

PRETESTO 3 ➤ A PAG 30

Il panorama di insieme è quello di una smobilitazione generale. Nessun altro paese del G8 e dell’area euro è riuscito, come l’Italia, a cedere agli stranieri tanti preziosi gioielli di famiglia.

PRETESTO 4 ➤ A PAG 36

Il caso Ilva, con tutti i danni che ha generato (a cominciare da centinaia
di morti, che non bisogna mai dimenticare), è la più chiara dimostrazione di come l’assenza di politica industriale possa produrre mostri. Solo in termini economici, l’affaire Ilva ci è costato 10 miliardi
di euro di Pil.

PRETESTO 5 ➤ A PAG 39

Solo il manifatturiero – soprattutto se di qualità – può essere il motore principale di una crescita economica sostenibile e duratura, in virtù dell’innovazione tecnologica che esso crea e alimenta, e che dalle fabbriche si irradia al resto del sistema-paese.

PRETESTO 6 ➤ A PAG 49

Tutto il nostro discorso su manifattura, politica industriale, crescita economica e sociale porta
a sottolineare il ruolo centrale che lo Stato,
nelle sue varie articolazioni, ha e deve avere. Questo, che per noi è un dato di fatto, comporta un’operazione faticosa ma necessaria: ribaltare almeno due decenni di retorica anti-statalista e pro “libero mercato” (in realtà chi usa questa locuzione si riferisce al mercato sregolato) a tutti i costi. Bisogna anche ripensare l’approccio alla politica, che oggi – grazie a retorica “anti-casta” e populista alimentata da comportamenti inaccettabili di molti politici – è vista come qualcosa di negativo qualunque colore abbia e chiunque siano gli esponenti della classe politica.

Deindustrializzazione
Deindustrializzazione

PRETESTO 7 ➤ A PAG 63

Lo Shale gas – che è un fenomeno quasi esclusivamente americano – ha potuto affermarsi solo grazie alle politiche pubbliche.

PRETESTO 8 ➤ A PAG 108

L’industria genera il 60%
del valore aggiunto italiano, anche se, in termini nominali, rappresenta solo il 16%
del Pil.

PRETESTO 9 ➤ A PAG 148

Il maggior investimento richiesto all’imprenditore sta nell’intelligenza
del progetto. Gli investimenti economici vengono dopo, diventano quasi secondari rispetto alla componente culturale.

PRETESTO 10 ➤ A PAG 191

Qualunque prodotto sarà monitorato in tempo reale, da parte di chi lo possiede e anche da parte di chi lo ha realizzato. L’uso delle informazioni ottenute da questo monitoraggio cambierà il modello di business di quasi tutte le aziende, che in molti casi si trasformeranno da fabbricanti di prodotti a erogatori permanenti di servizi attraverso quei prodotti. E ciascuna impresa, per sfruttare queste informazioni, dovrà essere interconnessa con moltissime altre: clienti, fornitori, trasportatori, perfino concorrenti. Insomma, il risultato dell’Industry 4.0 sarà un ambiente di produzione molto più flessibile, con minore controllo centrale e più
intelligenza diffusa.

PRETESTO 12 ➤ A PAG 192

Ogni azienda manifatturiera dovrà trasformarsi, a suo modo, in una software house.

PRETESTO 11 ➤ A PAG 192

Le imprese devono essere pronte a cavalcare anche questa rivoluzione tecnologica in modo da averne vantaggio, facendo adeguati investimenti e scelte strategiche appropriate. Altrimenti, molte di loro potrebbero facilmente venir spazzate via. Sarebbe anche molto importante che ci fosse una regia politica che le facilitasse. Insomma (e non ci stancheremo mai di scriverlo), ci vuole un’adeguata ed efficace politica industriale.

PRETESTO 13 ➤ A PAG 196

Nel 2018, il settore della costruzione di apparecchiature elettroniche sarà il primo in cui i robot saranno meno costosi della manodopera umana. Per il settore dell’arredamento, il sorpasso è previsto nel 2023.
Nel giro di dieci anni, quasi tutte
le attività umane potranno essere
svolte da robot in modo più economico ed efficiente.

PRETESTO 14 ➤ A PAG 197

È un dato di fatto: oggi in Italia di politica industriale parlano solo Confindustria e qualche isolato professore.

Il logo di Confindustria
Il logo di Confindustria

PRETESTO 15 ➤ A PAG 253

Nessun partito, oggi in Italia, ha
tanti iscritti e tanto consenso quanto Confindustria. In ogni provincia,
in ogni angolo remoto d’Italia, esistono articolazioni confindustriali che coinvolgono centinaia di persone nella loro vita.

PRETESTO 16 ➤ A PAG 256

Confindustria è ormai l’associazione delle piccole e soprattutto delle medie imprese del Quarto capitalismo, che costituiscono quell’ossatura del sistema produttivo di cui abbiamo parlato diffusamente nel terzo capitolo di questo libro. Il mondo dei salotti, dell’aristocrazia capitalistica, dei signori con la R moscia non c’è più.

PRETESTO 17 ➤ A PAG 259

Una proposta in dieci punti su come potrebbe essere una politica industriale efficace e realizzabile

1 Scegliere che tipo di paese vogliamo essere, e lavorare in quella direzione

2 Creare un ambiente favorevole all’innovazione

3 Far crescere la manifattura e il Quarto capitalismo

4 La finanza deve tornare
ad alimentare l’economia reale

5 Un programma italiano per l’Industry 4.0

6 Agire sui territori, che devono darsi una politica industriale basata
sui loro punti di forza

7 Attrarre investimenti internazionali e impostare un approccio diverso alle relazioni con l’Europa

8 Tecnoscienza, ricerca, innovazione

9 Rimettere denaro nelle tasche degli italiani (anche col reddito di cittadinanza) e ricominciare a investire

10 Far crescere la dimensione media delle aziende, e farle evolvere

PRETESTO 18 ➤ A PAG 277

Il nostro è un paese vecchio, di vecchi e per vecchi. È difficilissimo cambiare, innovare, approcciare il mondo dell’economia con nuovi punti di vista. Tutto ciò ha conseguenze pesantissime anche sullo sviluppo economico. L’industria si basa sempre e solo sull’innovazione. Da questo punto di vista, l’ambiente italiano è uno dei più sfavorevoli al mondo.

PRETESTO 20 ➤ A PAG 283

L’Industry 4.0, per le caratteristiche che ha, è un tema eminentemente politico.

Lavoratori in pausa
Lavoratori in pausa

PRETESTO 21 ➤ A PAG 288

L’idea del reddito di cittadinanza ci piace
e riteniamo che possa favorire l’industria 
e lo sviluppo economico. Sarebbe un modo efficace per rimettere denaro nelle tasche degli italiani, alimentare la domanda interna, ridurre gli squilibri sociali e garantire una flessibilità del lavoro che
 non coincida con la precarietà.
Una simile forma di sussidio esiste in
quasi tutti i paesi europei, con le punte
più avanzate in Germania e Belgio.

PRETESTO 22 ➤ A PAG 296

Apertura del mercato non significa la possibilità di licenziare facilmente, ma fare in modo che le persone (lavoratori e anche datori di lavoro, che così potrebbero assumere più liberamente e a salari decenti e senza troppi grattacapi) sperimentino le loro idee e le loro possibilità in un mercato aperto e non controllato da corporazioni e rendite di posizione.














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