McDermott (SAP): ecco chi saranno vincitori e perdenti nel mondo dell’Industry 4.0

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di Filippo Astone e Marco De’ Francesco ♦ Il CEO  della terza software house al mondo (e prima in Europa) parla con Industria Italiana di manifattura, design thinking, machine learning, big data, pensiero strategico. E di tutto quello che le aziende devono fare per non rimanere escluse da una competizione con regole nuove. Già, perché nel mondo interconnesso un’idea valida può far emergere di colpo, ma un errore può distruggere rapidamente posizioni consolidate storicamente

Industria, manifattura e digital transformation. Un processo che non coinvolge solo mezzi di produzione e le infrastrutture aziendali, ma che anzi implica cambiamenti organizzativi, manageriali e culturali. Occorre peraltro declinare l’intero ecosistema dell’impresa, riallineando il modello di business: dal momento che persone, cose e industria sono interconnesse, cambia il modo in cui un’azienda crea valore e interagisce con i clienti e i partner commerciali.







Ma quando scatta l’ora di innovare i sistemi gestionali, operazione che senz’altro rappresenta una tappa fondamentale lungo il percorso? La decisione è senz’altro soggettiva, purché si tenga presente che la trasformazione digitale sta accadendo ovunque, e che solo un’adeguata infrastruttura può aiutare l’impresa a sostenerla. E come si definisce la digital road map? Si può fare da soli o rivolgersi ad esperti del settore; ma anche i grandi gruppi che producono gestionale possono accompagnare le aziende nell’operazione.

 

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Headquarters SAP, Walldorf, Germania, veduta aerea

SAP  nel mondo e in Italia

Si pensi a SAP, di Walldorf (Germania). Un colosso da 22 miliardi di euro di fatturato, oltre 84mila dipendenti in più di 130 paesi, 345mila clienti in 180 paesi e più di 15mila società partner in tutto il globo. Domina il mercato: l’87% delle aziende più potenti del mondo (quelle, per intenderci, presenti nel ranking “Forbes Global 2000”) è cliente della multinazionale tedesca. SAP è attiva dal 1972. Dal 1990 si è sviluppata nel settore degli Erp (Enterprise resource planning) e dal 2010 produce un particolare sistema di gestione di basi di dati colonnare e in memory. Presente in Italia dal 1988 con sedi a  Milano e Roma, l’azienda fornisce soluzioni, applicazioni e servizi legati all’enterprise software per supportare la gestione del magazzino, il procurement, i computer e dispositivi mobili, i dati e le informazioni.

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Le dieci compagnie al top mondiale secondo la classifica Forbes per il 2017 relativa a “Software & Programming” industry

Il CEO McDermott: centrale per le aziende il rapporto con i consumatori

Alla guida di SAP, dal maggio del 2014, c’è William R. “Bill” McDermott, newyorchese, già co-ceo dal 2010. Secondo il Ceo, che Industria Italiana ha incontrato a Cernobbio in occasione del SAP Executive Summit, la questione principale da prendere in considerazione da parte delle aziende è quella del rapporto con i consumatori,una questione soggetta a fortissime dinamiche evolutive e che rappresenta, in realtà, solo una faccia della medaglia. Per il Ceo «oggi le aziende sono tenute a mantenersi in contatto con la vasta platea dei consumatori, utilizzando più canali, dal web ai social. Ma come è possibile realizzare una gestione così estesa e complicata della comunicazione? – si chiede McDermott – Anzitutto, si tratta di gestire i dati, che peraltro raddoppiano ogni 12 mesi. Per far ciò, si deve promuovere l’utilizzo di architetture informatiche, di sistemi avanzati in grado di soddisfare questa esigenza».

Gestire i dati per estrarne valore

«E ciò non solo per scopi informativi,- prosegue McDermott,  ma per trovare un senso ai dati, e cioè per estrarne il valore: in termini di offerta, ma anche per prevedere le necessità della clientela e per prevenire i problemi. È il live business, quello in tempo reale. Ma questa è solo un’espressione dell’equazione, l’altra attiene alla semplificazione delle modalità operative, alla gestione: come compro i prodotti? Come li trasporto da posti lontani al minor prezzo? Come realizzo le relative transazioni nella rete finanziaria? Come posso essere più rapido dei miei competitor nel fornire al cliente beni e servizi?

SAP Italia
SAP Italia, la sede di Vimercate (MI)

Sono queste – secondo McDermott – le domande che l’azienda deve porsi. Perché è in questo punto che la catena della domanda incontra quella della gestione. E perché accade su larga scala anche in Italia: i clienti pensano al futuro, hanno voglia di investire i loro capitali nel futuro, e cioè nel machine learning, nell’intelligenza artificiale e nell’internet delle cose. Elementi che vanno integrati senza interruzione su un digital core system, il fulcro intelligente di un sistema IT, o un digital backbone system, che è una dorsale a cui collegare soluzioni a supporto del business (come produzione, distribuzione, logistica, ecc.) e soluzioni per la gestione di aree funzionali specifiche (procurement, marketing, HR, finance, solo per citare alcune aree). Dal momento che SAP già dispone del backbone system, è in grado di addentrarsi con sicurezza nel futuro, mostrando ai clienti come muoversi nel mondo digitale, perchè possano sfruttarlo al meglio senza restare indietro». Industria Italiana ha voluto approfondire  queste considerazioni   intervistando il Ceo di SAP.

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William R. “Bill” McDermott, CEO SAP

SAP e la manifattura in Italia

Parliamo di manifattura. Quanto è importante per SAP? Quali entrate rappresenta, in percentuale? E quali cambiamenti la attraverseranno, secondo il vostro business plan?

«In generale, per noi riveste un grande valore. In Italia, peraltro, rappresenta un’industria considerevole; pertanto, continuerà ad essere una fetta rilevante del nostro business. D’altra parte, i produttori dovranno iniziare a sfruttare l’IOT, a connettersi al business network e a semplificare drasticamente il modo in cui un prodotto arriva al mercato, perché le tempistiche si stanno accorciando enormemente. La manifattura, cioè, continuerà a crescere e ad essere importante per la nostra società».

 Perché le aziende manifatturiere dovrebbero iniziare proprio da Erp per digitalizzarsi?

 «Posso farvi l’esempio di un amministratore delegato che ieri mi stava raccontando le tre cose su cui è attualmente concentrato: i suoi piani, i suoi processi, il suo personale. Mi ha spiegato la sua strategia per rinnovare tutti e tre questi elementi: l’80% dell’investimento è destinato al piano, il 15% ai processi e il rimanente 5% alle persone. Cambiamenti in questi tre ambiti che hanno tutti a che fare con i moduli funzionali del sistema Erp di SAP. Ulteriori sviluppi si possono ottenere con Hana».

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SAP Italia, la sede di Vimercate (MI)

La tecnologia digitale vitale per lo sviluppo

Ma il sistema italiano è pronto per tutto questo?

 «Chi non riuscirà a sviluppare i propri processi tecnologici non durerà a lungo. La principale causa di fallimento per piccole aziende è il non aver provveduto alla costruzione di un sistema in grado di ampliare la propria dimensione. Parlo per esperienza: sono stato imprenditore di una PMI e so bene che senza adeguati apparati tecnologici non ci si può ingrandire. Se volete modificare la vostra dimensione, dovete usare la tecnologia digitale; e ciò per una migliore cura dei clienti, per guadagnarvi la loro fiducia, per espandere le vostre barriere geografiche e per esplorare nuovi business. Lo dico a tutte le piccole imprese: oggi è possibile noleggiare i software, entrare nell’economia moderna e ingrandirsi. Fino a cinque anni fa i costi erano proibitivi; oggi, invece, è tutto cambiato».

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 “Chi non riuscirà a sviluppare i propri processi tecnologici non durerà a lungo. Se volete modificare la vostra dimensione, dovete usare la tecnologia digitale.”

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La costruzione di un ecosistema di business può aiutare le PMI ad entrare nel mondo della tecnologia digitale?

 «Sì, certo, condivido questa impostazione. Soprattutto in Italia, sarebbe una delle mosse più importanti da fare: si tratta di cooperare con le piccole imprese, e di fornire loro spunti sulla tecnologia; a loro volta, queste potrebbero trasmettere il messaggio ad altre imprese su come avviare il processo. Dobbiamo coinvolgere gli studenti universitari, formandoli ed assumendoli; e istruendo al contempo l’ecosistema. Perché, se questo sa come comportarsi, si può creare un grande movimento in tutta Italia. In realtà, è ciò che stiamo già facendo, selezionando giovani talenti nelle università. Si tratta di formare persone competenti da dislocare ovunque, perché è ciò di cui i clienti hanno bisogno».

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“In Italia costruire un ecosistema di business sarebbe una delle mosse più importanti da fare: cooperare con le piccole imprese, fornire loro spunti sulla tecnologia. A loro volta, queste potrebbero trasmettere il messaggio ad altre imprese su come avviare il processo.”

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SAP AG in Walldorf Germany, March 9, 2010
Interno Headquarter SAP AG, Walldorf, Germania

Dalla boardroom digitale gli input per le decisioni strategiche

Si parlava della necessità di nuove architetture informatiche.

 «Ci troviano di fronte a cicli innovativi sempre più rapidi; e i nostri clienti devono stare al passo per soddisfare le richieste dei loro consumer. Per noi, si tratta di garantire alla clientela processi rapidi di manifattura, per una gestione sempre più veloce della domanda. E di fornire nuove architetture. Di qui SAP HANA, un sistema di gestione di basi di dati colonnare (memorizza i dati delle tabelle come sezioni di colonne di dati piuttosto che righe di dati; ndr) e in memory (il data base management system gestisce i dati nella memoria centrale; ndr). In pratica, un solo database fa al contempo analisi applicate e transazionali: grazie a SAP HANA non solo gestisci i dati delle transazioni – e quindi vieni a sapere in tempo reale cosa stanno comprando i clienti – ma puoi anche, sulla stessa piattaforma, analizzare i dati.

Per esempio, pensate quale vantaggio rappresenti, per un’azienda, sapere che donne tra i 18 e i 25 anni stanno acquistando un certo prodotto in vendita in Brasile, ma non lo stanno facendo a New York o in Messico. In pratica, ora nella boardroom digitale abbiamo tutto ciò che serve per prendere decisioni in tempo reale su come portare il prodotto sul mercato, su come soddisfare i consumatori, sui prezzi e su quali zone geografiche agire. Facciamo tutto questo in tempo reale. È esattamente ciò che sta succedendo, là fuori. E non è la sola cosa che accade: tutto è connesso a qualcosa; quindi, nella catena di gestione, ciò che succede al tuo cliente viene trasmesso come feedback alla tua piattaforma analitica, sempre all’istante.

E così se un macchinario a Cernobbio sta funzionando male, hai un dispositivo che ti dice che puoi comprare un certo materiale in Cina a metà prezzo, in arrivo a Cernobbio entro domani, prima che l’attrezzatura si rompa del tutto; utilizzando il sistema HR (fornisce informazioni sulle risorse umane) della SAP in Cloud, puoi trovare un tecnico specializzato in grado di procedere alle riparazioni: avrà risolto il problema prima ancora che il cliente se ne accorga. In questo modo tutti sono soddisfatti; inoltre, avendo seguito un business network, usando l’internet delle cose e sfruttando al meglio il capitale umano, hai fatto il 40% in più su quella transazione. Pertanto, le aziende stanno reinventando i loro modelli di business, perché ora sono in grado di utilizzare la tecnologia digitale per creare nuove opportunità di fare soldi, o di risparmiarne; e questo, com’è ovvio, cambia tutto».

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“Nella boardroom digitale abbiamo tutto ciò che serve per prendere decisioni in tempo reale su come portare il prodotto sul mercato. Tutto è connesso a qualcosa; quindi, nella catena di gestione, ciò che succede al tuo cliente viene trasmesso come feedback alla tua piattaforma analitica, sempre all’istante.”

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SAP, Centro di calcolo a Walldorf; copyright: Reto Klar

I vantaggi del design thinking

Vi occupate anche di business suite.

 «Sì, si tratta di applicazioni integrate che consentono alle imprese di gestire con efficacia le strategie di business e quelle IT. In particolare, SAP S/4HANA è una suite di gestione delle risorse aziendali in tempo reale per il business digitale. Si basa sulla nostra piattaforma avanzata in-memory SAP HANA, e offre un servizio personalizzato. È disponibile in cloud o on-premise (installazione del software direttamente su macchina locale) e può portare in valore istantaneo in tutte le linee di business – a prescindere dal settore o dalle dimensione dell’azienda».

 Nel rapporto con il clienti, SAP ha adottato il design thinking, che può essere definito come come l’applicazione di metodologie di design alla risoluzione di problemi in ambiti diversi. Quali vantaggi ha apportato questo approccio?

 «È una questione che attiene a quella della nostra leadership. Mi piace pensare a SAP come ad una compagnia della conoscenza, appunto perché abbiamo applicato questi nuovi principi alla risoluzione dei problemi dei nostri clienti».

 Ci sono più definizioni di design thinking, che si riferiscono a processi strutturati in un numero di fasi diverso a seconda dell’autore. Per alcuni è ispirazione, immaginazione, e implementazione. Per altri è consiste nel definire, immaginare, sintetizzare, prototipare e provare. Come funziona, in realtà?

 «Il design thinking ti insegna a porti tre generi di domande. La prima è: abbiamo un sogno? La seconda: lo possiamo realizzare? E pertanto, abbiamo un piano? La terza: è di valore? Possiamo farci dei soldi? Questo è il valore aggiunto che arrechiamo agli amministratori e ai responsabili marketing e finanziari. In secondo luogo, operiamo in 25 diversi settori industriali, dall’utility al retailing e ai prodotti high-tech; ognuno di questi comparti ha dinamiche proprie, evoluzioni che abbiamo considerato con attenzione nel realizzare la nostra equazione. Alla fine abbiamo dato vita a un software che fa tutto il lavoro – circostanza che ci distingue dalle aziende di consulenza e da quelle di hardware. Disponiamo di una leadership consolidata».

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“Mi piace pensare a SAP come ad una compagnia della conoscenza perché abbiamo applicato con il  design thinking nuovi principi per risolvere i problemi dei nostri clienti in 25 diversi settori industriali.”

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Headquarters SAP a Walldorf, Germania

La sicurezza dei dati

Secondo lei la privacy e le questioni di responsabilità possono rappresentare un problema per le compagnie digitali?

 «Non possediamo dati. Sono i nostri clienti ad esserne provvisti. Per quanto ci riguarda, utilizziamo tutti gli strumenti che il sistema mette a nostra disposizione per proteggerli. Non ci sono porte laterali o scorciatoie nei processi ingegneristici della SAP. Niente di tutto ciò. Abbiamo clouds in tutti i maggiori teatri del mondo, dove la privacy e la gestione dei dati sono fondamentali. Altri cloud-provider in giro per il mondo detengono dati. Noi no, è una differenza importante».

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Luisa Arienti A.D. SAP Italia

Il machine learning: intuizioni dalle macchine per migliorare il lavoro

Come cambierà nelle aziende il rapporto tra uomo e macchina, anche considerando il machine learning, e cioè la possibilità di un apprendimento automatico della seconda, anche senza programmazione?

 «Le macchine hanno ormai l’abilità di imparare. Ad esempio, un’applicazione di cui disponiamo combina resumè (brevi curricula). Molte compagnie dispongono di personale che si occupa di trovare il profilo perfetto, analizzando migliaia di documenti del genere. Ora, noi non pensiamo che gli uomini debbano essere sostituiti dalle macchine; piuttosto; dovrebbero essere in grado di ottenere delle intuizioni dalle macchine, di prendere decisioni di qualità e più rapidamente: l’intelligenza umana va sfruttata per cose più importanti.

Col machine learning potremmo rimuovere le biografie dal processo decisionale, perché alla macchina non importa da dove vieni, o se assomigli a me o meno; la macchina sceglie semplicemente le giuste competenze per il lavoro in questione. Questa è la grande novità. Ciò che si vedrà sempre di più è che molti processi – ritenuti da sempre refrattari all’automazione – saranno automatizzati grazie al machine learning. Ieri, per esempio, ho fatto un intervento all’Università di Roma. Un giovane mi ha chiesto: “Le macchine rimpiazzeranno le persone?” No. Le persone otterranno intuizioni dalle macchine per fare un lavoro migliore. Ma a cambiare sarà anche il lavoro».

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“Non pensiamo che gli uomini debbano essere sostituiti dalle macchine, ma  gli uomini dovrebbero essere in grado di ottenere delle intuizioni dalle macchine. L′intelligenza umana va sfruttata per cose più importanti. Con il machine learning la macchina sceglie semplicemente le giuste competenze per il lavoro in questione.”

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Soluzioni a noleggio per le piccole imprese

Le cose stanno avanzando molto rapidamente.

 «Ormai la lavastoviglie e la stufa sono smart. Nella vita di tutti i giorni gli oggetti con cui interagiamo sono smart-devices, che sfruttano l’IoT (Internet of Things) e ci inviano segnali grazie a sensori. Le informazioni arrivano anche ai produttori, che così sono posti nella condizione di soddisfare meglio le richieste dei consumatori, e di risolvere i problemi prima che si ingigantiscano. Tutto questo sta succedendo in tempo reale. Purtroppo per le società di database del 20esimo secolo – che utilizzano vecchie strutture che non stanno al passo coi tempi. Siamo di fronte ad un nuovo ordine mondiale, nel quale stiamo procedendo al passo serrato».

 Tornando al processo di digitalizzazione, quali consigli per le aziende?

 «Anzitutto, le aziende dovrebbero fare un inventario di ciò che è produttivo, e di ciò che andrebbe dismesso per liberare capitale da investire nella nuova frontiera. Capita che il 70%-80% del budget aziendale per la tecnologia sia impiegato per sostenere i costi di strutture del passato. Al nuovo è riservato il 20% o il 30%. Occorre rivedere questi rapporti. E poi, le aziende devono iniziare a praticare il design thinking. Anche per questioni di risparmio. Un esempio: oggi, per il servizio clienti, sono impiegate centinaia di persone nei call-centers. In una azienda ci possono essere anche 90 tipi di scenari diversi di problematiche.

Col machine learning, si può lavorare sugli algoritmi in modo che dall’altra parte della linea, al telefono, ci sia una macchina capace di risolvere questi 90 problemi in automatico. Con questa sola innovazione, si potrebbero abbattere i costi di milioni di dollari. Ora, si diceva che occorre una nuova architettura. In Italia l’80% delle aziende ha meno di 10 dipendenti. Queste piccole realtà non sanno che abbiamo soluzioni in cloud per le imprese di quelle dimensioni, e che pertanto non devono più comprare l’hardware, il software e i servizi. Possono prendere a noleggio ciò che occorre loro, un po’ come si fa con un abbonamento della TV, diminuendo drasticamente i costi e migliorando l’operatività».














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