Smart City 3 – L’industria della mobilità entra in città

Traffico a Milano
Traffico a Milano

di Luigi dell’Olio ♦ I nuovi (e vecchi) sindaci saranno alle prese con uno dei compiti più difficili: rendere il traffico delle città intelligente. La tecnologia c’è.

Smaltita l’euforia della vittoria elettorale, per i sindaci neoeletti si apriranno una serie di sfide di non poco conto in una stagione che a lungo resterà caratterizzata da una penuria di risorse in arrivo dal Governo centrale. In questo scenario occorrerà trovare un equilibrio tra la domanda di servizi dei cittadini e le casse sempre più vuote, pur nella consapevolezza che non si può rinunciare allo sviluppo “dell’intelligenza” nelle città per contrastare problemi stratificati negli anni e riportare efficienza nel contesto sociale. Ne abbiamo parlato con Matteo Colleoni, docente di Politiche urbane all’Università di Milano Bicocca.







Domanda. Il tema della mobilità è centrale nelle richieste dei cittadini, non solo delle grandi città. A suo avviso, da dove iniziare per affrontare i problemi?

Risposta. Le difficoltà di spostamento nelle aree urbane sono spiegate dall’eccessiva presenza e circolazione di veicoli privati. L’eccesso di presenza è motivato dal fatto che il tasso di possesso delle autovetture (o di motorizzazione) in Italia continua a essere tra i più elevati d’Europa (pari a 58 auto ogni cento abitanti rispetto alla media europea di 49 su cento). Poiché la maggior parte della popolazione italiana vive all’interno di aree metropolitane e urbane si capisce perché gestire la mobilità sia diventato uno dei principali problemi dei sindaci.

Matteo Colleoni
Matteo Colleoni

D. Questo significa che le iniziative di smart mobility dovrebbero essere prioritarie nelle strategie delle nuove amministrazioni comunali…

R. Le iniziative di questo tipo non possono che essere accolte con favore, a condizione però di essere inserite all’interno di politiche per la mobilità urbana sostenibile che sappiano affrontare i problemi in modo integrato e complessivo.

D. Quali sono le applicazioni intelligenti già in uso, che possono essere replicate altrove?

R. L’appellativo smart è normalmente attribuito alla mobilità in cui il riparto modale nelle scelte di spostamento abbia ricadute positive sulla città in termini di migliore sostenibilità, accessibilità e qualità ambientale. È smart, quindi, la mobilità nella quale le scelte modali siano equamente distribuite tra autovetture private, trasporto pubblico e mobilità lenta o dolce (gli spostamenti a piedi e in bicicletta). O, in altri termini, laddove l’intermodalità sia una pratica diffusa tra i cittadini e facilitata dalla presenza di poli di interscambio modale. Perché ciò si verifichi in Italia, occorre dimezzare i viaggi con le autovetture private, aumentare del 20% quelli con i mezzi pubblici e del 10% gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Eque ripartizioni modali sono presenti in città europee come Vienna, Berlino, Copenaghen e Oslo. Ma anche alcune città italiane mostrano una tendenze smart nella propensione a contenere l’uso dell’autovettura privata a vantaggio delle altre forme di mobilità, ed è il caso di città medie come Bolzano (30%), ma anche di grandi centri come Genova (36%) e persino di metropoli come Milano (dove per gli spostamenti interni l’uso dell’autovettura privata interessa una quota modale contenuta pari al 30%).

Traffico a Roma
Traffico a Roma

D. Come si innesta l’evoluzione della smart mobility nel più generale concetto di smart city?

R. Come per la smart city, anche per la mobilità le soluzioni tecnologiche sono pensate a supporto della sperimentazione di nuovi modi di muoversi e di vivere nelle aree urbane. Modi che siano funzionali a stili di vita sempre più connotati dalla maggiore mobilità spaziale e dalla progressiva diversificazione dei luoghi e dei tempi delle attività quotidiane. Gli interventi e le applicazioni della smart mobility si sommano, in tal senso, a quelli già in uso nel campo delle politiche urbane ambientali ed energetiche, dell’inclusione, del lavoro e del benessere sociale. Si pensi agli interventi innovativi nel campo delle applicazioni tecnologiche per il risparmio energetico e la raccolta differenziate dei rifiuti.

D. Come questo scenario andrà a impattare sul modo di vivere le città e sulle relazioni sociali?

R. L’abitante di una città spende oggi almeno un’ora e mezza del proprio tempo spostandosi tra i luoghi, sempre più distanti, in cui svolgere le diverse attività che compongono la sua agenda quotidiana. Per farlo ha bisogno di servizi di trasporto, ovviamente, ma sempre più di informazioni e di competenze. Più che un’attività finalizzata a raggiungere i luoghi, la mobilità è una pratica sociale che struttura abitudini di comportamento difficilmente modificabili in assenza di interventi capaci di coinvolgere la dimensione culturale degli attori sociali. Rispondendo a una nuova domanda di città, accessibile, bella e vivibile, i servizi e gli interventi innovativi della smart city portano a nuovi modi di muoversi e di interagire tra le persone. Ai nuovi amministratori è affidato un ruolo impegnativo e nel contempo privilegiato, quello di governare un cambiamento che con la forma della città modificherà anche quello delle società urbane che le abitano.














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