L’ industria come investimento: Anima Bond

Macchina per l'automazione

di Laura Magna ♦ Potrebbe essere un ausilio decisivo  per le PMI della meccanica alla ricerca di risorse per impianti, tecnologie e ricerca e sviluppo 4.0, e una buona opportunità per gli investitori. Come funziona e a chi è destinato lo strumento finanziario  messo a punto da Federazione Anima e dal Politecnico.

Uno strumento alternativo di finanziamento per il settore della meccanica industriale più che mai necessario e forse decisivo in un momento in cui il manifatturiero affronta la sfida della trasformazione digitale e l’economia reale cerca l’ energia per ripartire con lo sviluppo. Ma non solo, anche una appetibile opportunità di remunerazione per gli investitori grazie a un meccanismo che dovrebbe consentire di diversificare il rischio. Si chiama Anima Bond Industria 4.0. e contiene nel nome quello della Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia ed Affine che lo ha pensato in collaborazione con il Politecnico di Milano. L’ obbiettivo è quello di consentire alle imprese di ottenere il capitale necessario per finanziare progetti di investimento di medio-lungo termine per acquisire nuovi impianti, fare ricerca e sviluppo, investire in brevetti o acquisire altre imprese. Ma anche per rifinanziare progetti già in essere.







Imprese alla ricerca del credito

Di fonti diverse dalle banche per trovare credito c’ è un gran bisogno, visto che il nostro tessuto industriale è ancora troppo dipendente dalle banche, e ce ne sarà sempre più, dal momento che gli istituti di credito italiani siedono su una montagna da 200 miliardi di sofferenze, stretti in una morsa tra la necessità di rispettare parametri di capitale sempre più severi, come vuole Basilea, e una crisi che non molla la presa. Il risultato è che le maglie del credito bancario sono ancora strette – soprattutto per le PMI con poco o nullo potere contrattuale – e non c’è trasferimento sufficiente verso l’economia reale.

A tentare di colmare questo vuoto arriva l’idea di Anima. Anima è l’organizzazione che, in seno a Confindustria, rappresenta le aziende che fanno macchine e impianti per diversi settori, dall’energia alla chimica, all’alimentare, all’edilizia, alla sicurezza di uomo e ambiente, alla logistica. Un’industria che occupa 210.000 addetti e fattura 44,7 miliardi di euro, di cui il 58,5% viene esportato (dati riferiti al preconsuntivo 2016).

Lo strumento che l’associazione di categoria propone è un paniere di mini-bond: ovvero ogni singola azienda interessata emette il suo mini-bond e questo viene usato come mattone per costruire insieme ad altri mini-bond un portafoglio diversificato e appealing in cui investitori privati e soprattutto istituzionali avranno interesse a immettere liquidità.

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Fabbrica 4.0

I mini-bond, strumento valido ma mai decollato

I mini-bond, introdotti e perfezionati da una serie di interventi legislativi, per primi i Decreti “Sviluppo” e “Sviluppo-Bis” del 2012, seguiti nel 2013 dal Decreto “Destinazione Italia” e da quello “Competitività” nel 2014, non sono mai veramente decollati. Le norme hanno reso possibile alle imprese, anche di piccola e media dimensione costituite come società di capitale, di chiedere denaro al mercato ma dal 2013 sono state emesse solo 200 obbligazioni ricadenti in questa categoria con una raccolta totale di appena 11 milioni di euro.

Una cifra infima che dipende, a dire degli esperti, proprio dal fatto che non esiste poi a valle un mercato di investitori specializzati. Una volta emesso il titolo di debito, cioè, diventa difficile trovare qualcuno che si accolli il rischio elevato che questo racchiude in sé, essendo emesso da imprese piccole e poche conosciute.

Paolo Galloso
Paolo Galloso, responsabile dell’Ufficio Studi di Anima

Come funzionerà Anima Bond

L’obiettivo di Anima è proprio superare questo difetto e dare vita a uno strumento per le imprese che sia allo stesso tempo appetibile per gli investitori. Anima Bond Industria 4.0 è stato elaborato con la collaborazione del Politecnico di Milano e sarà gestito da una SGR.  Una  Società di Gestione del Risparmio da individuare e che « già opera nel mercato – dice a Industria Italiana Paolo Galloso, responsabile dell’Ufficio Studi di Anima -. Siamo in fase di screening per scegliere il soggetto giusto. Il 13 marzo si è aperto il tavolo tecnico alla chiusura del quale saremo in grado di fornire maggiori dettagli. In ogni caso quello che possiamo dire adesso è che noi, come Anima, ci occupiamo di fare cultura e diffondere modelli innovativi, non facciamo il finanziamento in sé  ». La società veicolo che conterrà i diversi mini-bond cartolarizzati sarà creata appunto da una SGR.

Giancarlo Giudici
Giancarlo Giudici, , professore associato di Finanza Aziendale al Politecnico di Milano

Anima Bond: per quali imprese?

Ma quali sono le imprese che, se vorranno, potranno accedere  ad Anima Bond? « Imprese sane e solide che prevedono un investimento in tecnologie 4.0 a partire da 2-3 milioni di euro – spiega Giancarlo Giudici, professore associato di Finanza Aziendale al Politecnico di Milano, università partner scientifico del progetto .- Si tratta di un’operazione di sistema che ha l’obiettivo di favorire l’opportunità per le PMI italiane che intendono investire nelle tecnologie manifatturiere 4.0. Le imprese raccoglieranno capitale attraverso l’emissione di mini-bond, che saranno sottoscritti da un veicolo che a sua volta (con un’operazione di cartolarizzazione) si finanzierà sul mercato da grandi investitori.

Questo meccanismo dovrebbe consentire  di diversificare il rischio e fare massa critica proprio perché le emissioni delle singole imprese sono troppo piccole per attirare l’attenzione degli investitori internazionali. L’operazione  mira d’altrocanto a consentire alle PMI di ridurre la dipendenza dal canale bancario e disporre di una fonte certa di finanziamento sul medio-lungo termine, senza rinunciare a tutti gli incentivi statali (iperammortamento, Sabatini, credito d’imposta)».

Andrea Orlando Anima
Andrea Orlando, direttore generale di Anima

Uno strumento per le imprese allo stesso tempo appetibile per gli investitori

I vantaggi sono quindi sarebbero presenti sia per chi ha bisogno di liquidità sia per i finanziatori. «Sul fronte delle imprese – continua Galloso – è bene sottolineare che si tratta di un prestito non revocabile di media lunga durata: una cosa che lo rende più interessante rispetto al prestito bancario che forse consente anche di ottenere tassi di interesse inferiori ma è soggetto a revoca. Per l’investitore invece un primo beneficio è la diversificazione: cercheremo di attrarre una massa critica di 30-40 progetti sul mercato. Per massa critica intendiamo un ammontare che si aggira introno agli 80-100 milioni.

«Anima vuole sostenere in questo modo lo sviluppo delle nuove tecnologie e la necessità di ‘fare squadra’ »,  dice Andrea Orlando, direttore generale di Anima. Ogni azienda sarà responsabile per il suo progetto, ovvero le aziende non devono garantire per le altre. Anche per quanto riguarda il funzionamento, ogni azienda agirà da sé: farà la sua richiesta alla società veicolo che metterà il mini-bond della richiedente nella sua pancia insieme a tutti gli altri prestiti raccolti e chiederà al mercato di sottoscriverli». Tra le mille aziende che oggi fanno parte di Anima «ne risultato finanziabili 250-300 – precisa Galloso – L’operazione tuttavia non è rivolta solo agli associati: se dovessero arrivare richieste di altre aziende le prenderemo in considerazione».














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