Italpollina tenta di innovare l’agricoltura con approcci e strumenti 4.0

di Laura Magna ♦ Big data, robot, droni: le tecnologie per la trasformazione digitale del settore ci sono e  vengono utilizzate. È il caso dell’azienda veronese guidata da Luca Bonini, che produce fertilizzanti organici e speciali.


L’agricoltura ha tirato la volata alla crescita nel primo semestre del 2016 (+1,8% contro lo 0,7% di media del PIL italiano), ma negli ultimi tre mesi dell’anno ha segnato, unica tra i settori produttivi domestici, un calo rilevante, del 3,7%. Questa analisi sui dati Istat  è di Coldiretti, che individua anche la causa di questa débâcle: prezzi in forte flessione, -5,2%. Complice la stagionalità, eventi catastrofici come il territorio in centro Italia e la deflazione generale.

Certo è che, in queste condizioni, fare margini è davvero difficile. Anche considerando quello che per il 2016 è stato un vero e proprio record: l’export, a quota 38 miliardi (+3% rispetto al 2015) (sempre secondo Coldiretti). A resistere in questo contesto sono solo le aziende che riescono a evolvere. E l’evoluzione, ancora una volta, si chiama industria 4.0, anche per chi fa agricoltura e per chi si occupa dell’indotto.







Luca Bonini
Luca Bonini, amministratore delegato di Italpollina

Il futuro dell’ agricoltura secondo Bonini ( Italpollina)

«Automazione e big data saranno i punti cardine del futuro», dice a Industria Italiana Luca Bonini, amministratore delegato di Italpollina, un’azienda che opera nel settore dei fertilizzanti che cresce e vede il fatturato aumentare anno dopo anno: nel 2016, in un settore che vale oltre un miliardo e mezzo (come testimonia Assofertilizzanti, l’associazione di categoria a cui aderiscono circa l’80% delle imprese del comparto) il giro di affari di Italpollina è arrivato a 50 milioni di euro, il 10% in più rispetto al 2015. E tutto questo grazie all’ innovazione.

Di questo è convinto Bonini,  che immagina il  futuro dell’agricoltura come «uno dei più avanzati a livello tecnologico, nonostante venga abitualmente considerato molto tradizionale e poco innovativo. Le tecnologie ormai esistono e sono presenti: si tratta solo di collegare i vari punti e di renderli finalmente fruibili sia per semplicità d’uso che economicamente per gli agricoltori».

Gli elementi abilitanti dell’ agricoltura 4.0

Quali sono queste tecnologie e cosa consentiranno di ottenere? «Se da una parte l’intervento umano tenderà a diminuire e a diventare sempre più tecnico e meno manuale (pensiamo ad esempio ai trattori a guida autonoma) – dice Bonini – dall’altra parte gli agricoltori saranno in grado di mappare, a livello satellitare o grazie all’utilizzo di droni, i propri terreni e individuare la presenza o meno dei componenti nutritivi presenti nel suolo (come i nano-satelliti CubeSat vedi Industria Italiana ).

In un futuro non poi così lontano, i dati raccolti permetteranno di programmare i macchinari a guida autonoma per andare ad applicare il prodotto nella maniera più precisa possibile e ottenere così un miglior risultato. Sembra fantascienza ma si tratta di tecnologie che si stanno già sperimentando su grandi superfici». Ancora, i big data verrranno utilizzati per selezionare le migliori variabili genetiche in termini di sementi per poi immettere sul mercato prodotti di maggiore qualità.

Una esperienza innovativa ante litteram

Bonini parla di questa evoluzione basandosi innanzitutto sulla sua esperienza di imprenditore: ha introdotto queste tecnologie in azienda già da alcuni anni, «in tempi non sospetti – sostiene – quando industria 4.0 non esisteva neppure come locuzione». Ma andiamo con ordine e cerchiamo di inquadrare innanzitutto la società. Italpollina muove i suoi primi passi nella provincia veronese nel 1971: la fonda Licinio Bonini, basandosi sull’idea di poter utilizzare la pollina nella produzione di fertilizzanti.

La pollina è un concime organico ottenuto dal riciclaggio per trattamento industriale delle deiezioni degli allevamenti avicoli. Per le sue caratteristiche chimiche, funzionalmente si colloca in una posizione intermedia fra i fertilizzanti organici e i concimi chimici. In questo modo Bonini centra due obiettivi: offrire agli agricoltori prodotti capaci di soddisfare le esigenze nutrizionali delle colture e risolvere il problema ambientale generato dall’eliminazione della pollina.

Novamin[1][3]
Stabilimento Novamin, parte del gruppo Italpollina

Italpollina

L’azienda, quaranta anni dopo, opera in tre diverse aree di produzione: fertilizzanti organici e organo-minerali prodotti attraverso una tecnologia proprietaria di disidratazione in ambiente controllato, dove le materie prime attraversano una serie di processi che permettono di eliminare gli agenti patogeni salvaguardando gli altri microrganismi utili (PGPR-Plant Growth Promoting Rhizobacteria) e offrendo quindi un prodotto biologicamente attivo; microrganismi riprodotti in vivo (Micorrize e Trichoderma) tramite una tecnologia esclusiva che consente, rispetto alla produzione in vitro, di ottenere prodotti di maggiore qualità; e biostimolanti a base di idrolizzati proteici di origine esclusivamente vegetale, anche questi prodotti attraverso un processo biotecnologico registrato, il LISIVEG.

R&S cardine del successo

«Importantissimi sono per noi gli investimenti in ricerca & sviluppo, che assorbono ogni anno circa il 5% del fatturato. Investiamo per realizzare formulati sempre migliori per le colture dei nostri clienti e per sviluppare tecnologie di produzione sempre più avanzate e aggiornate – spiega Bonini – Italpollina è principalmente una società produttrice che punta ad avere il 90% dei prodotti a catalogo realizzato in house». E non solo i prodotti ma anche i processi produttivi e il design industriale viene fatto internamente in azienda «il che ci garantisce un ulteriore vantaggio competitivo: la nostra è una caratteristica quasi unica nel panorama internazionale – continua Bonini – creiamo i nostri prototipi, realizziamo e testiamo i primi prodotti e poi li esportiamo negli altri nostri impianti».

LATTUGA AEGIS

I fertilizzanti e l’espansione internazionale

I fertilizzanti vengono prodotti in tre stabilimenti (due in Italia e uno in Spagna), ai quali se ne aggiungerà a breve uno negli Usa, attualmente in costruzione. Ma negli ultimi venti anni, l’azienda ha compiuto una forte espansione all’estero, con dieci sedi operative nel mondo, l’ultima inaugurata in Russia, le altre in Francia, Giordania, Corea del Sud, USA, Cina, Argentina, Brasile, Cile e Messico: in più c’è una rete in grado di servire oltre 80 Paesi. «Siamo in ogni caso sempre alla ricerca di nuove opportunità commerciali per rispondere ai bisogni di nuovi mercati», precisa Bonini.

L’asso nella manica, anche di questa espansione internazionale, sta nel 4.0: «Come dicevo, – spiega Bonini – abbiamo sempre cercato di anticipare le innovazioni future sia nei nostri processi produttivi, sia nella ricerca e sviluppo. Avere processi produttivi controllati da computer offre la possibilità di seguire con maggior precisione tutte le fasi di produzione, monitorando il corretto funzionamento di tutte le componenti, e garantisce così un maggior controllo sulla qualità».

«Se pensiamo, ad esempio, alla produzione di concimi organici, quando si sono iniziate a realizzare le miscele di organici e organo-minerali quasi più di 30 anni fa, il concetto di controllo con computer è stato fin da subito uno dei punti cardine dell’azienda. Oggi, per una produzione di 700 tonnellate giornaliere, sono necessarie solo 3 persone, mentre il resto del personale è impegnato su attività complementari, come per esempio la manutenzione».

Biostimolanti: robot e competenze

Nella produzione di biostimolanti e di concimi liquidi, l’azienda si affida sia all’automazione che alla robotica. «In questo ambito, siamo stati tra i primi nel settore ad adottare i robot – continua l’AD -. Questo perché abbiamo visto in queste tecnologie la possibilità di poter contare sul concetto di flessibilità. Flessibilità nell’utilizzare diverse materie prime anche in piccole quantità, di dosarle nel modo più corretto e di avere, quindi, un controllo molto più elevato sulla qualità finale del prodotto. Tutto questo, sia ben chiaro, non toglie importanza alla figura umana, anzi.»

«L’azienda, infatti, in questo modo necessita di impiegare figure professionali di livello più alto -precisa Bonini- e, soprattutto, si impegna a fare formazione interna su queste persone, che dovranno essere in grado di utilizzare macchinari ad elevato contenuto tecnologico. L’utilizzo di robot in questo settore è, inoltre, legato sia a questioni di sicurezza sul lavoro perché spesso le materie prime utilizzate sono considerate pericolose e una manipolazione umana sarebbe da evitare il più possibile, sia a questioni ambientali, perché permette di lavorare senza rischiare spargimenti di materiale all’interno dell’azienda o all’esterno della stessa, con un controllo più forte quindi sulla gestione dei vari prodotti chimici che vengono utilizzati».

La gestione dei Big Data

Nel dipartimento di ricerca e sviluppo, l’altro caposaldo di Industria 4.0 attuato da Italpollina è quello dei big data. «Nella ricerca, quando vengono sperimentati i prodotti per vedere se un formulato è migliore di un altro, occorre raccogliere una enorme quantità di dati, che devono poi essere elaborati e analizzati – spiega l’amministratore delegato -. Noi abbiamo accordi con diversi istituti di ricerca, sia nazionali che internazionali, dove per sperimentare i nostri prodotti utilizziamo dei macchinari di genomica, di metabolomica e di fenomica, macchinari che permettono di analizzare il genoma, i cambiamenti chimici causati dai fitofarmaci e lo sviluppo conseguente della pianta.

L’analisi metabolomica, in particolare, consente di analizzare, dopo che è stato applicato un prodotto, quale è stato il cambiamento nella produzione di determinati metaboliti (che sono i prodotti finali del metabolismo, le sostanze assimilate e trasformate dall’essere vivente, ndr.) all’interno della pianta. Questi possono essere diverse migliaia e quindi essere in grado di valutare qual è la differenza statistica nella loro presenza in una pianta trattata o non trattata con un determinato formulato diventa importante per creare il prodotto più idoneo allo scopo che si sta ricercando (per poter cioè incidere sul colore del frutto, il numero di frutti, la resa, la shelf life, che è quel periodo di tempo durante il quale il prodotto mantiene le sue caratteristiche qualitative nelle normali condizioni di conservazione e utilizzo). »

micorrize
Riproduzione in vivo di microorganismi

 Tera dati dalle serre

Come si trasforma in realtà questo complesso apparato tecnologico? «Per fare un esempio concreto, noi ci avvaliamo di serre altamente tecnologiche utilizzate per eseguire le prove dei prodotti, serre collegate a sale server che raccolgono i dati di cui sopra – spiega Bonini – Quando andiamo a misurare centinaia di piantine per vedere quale effetto ha avuto l’applicazione del prodotto raccogliamo tera-dati che poi elaboriamo e valutiamo. E’ in questa fase che la Ricerca e Sviluppo richiede l’intervento di personale altamente qualificato. Spesso è personale che non ha niente a che fare con l’agronomia e con l’agricoltura, spesso si tratta di matematici, statistici e informatici in grado di analizzare i dati».

Il vantaggio competitivo : costi ridotti e flessibilità produttiva

Tutte queste tecnologie hanno consentito un aumento significativo della produttività per Italpollina: «Essere tra i pionieri e tra le aziende che più utilizzano l’automazione per la produzione di concimi organici, ci permette di avere una capacità produttiva, una risposta al mercato e una quantità di produzione più elevata rispetto a qualunque altro nostro competitor – conferma Bonini – Ci fornisce, inoltre, la possibilità di avere costi più competitivi rispetto agli altri e quindi di esportare concimi organici in tutto il mondo. I nostri competitor sono principalmente nazionali e si tratta di una concorrenza che utilizza tecniche di produzione ancora piuttosto tradizionali.»

«Guardando, invece, al settore dei biostimolanti, l’introduzione di queste tecnologie permette – ribadisce Bonini – il vantaggio competitivo di essere flessibili: anche se inizialmente molto costosi, nel corso del tempo garantiscono la possibilità di cambiare ingredienti, prodotti e formule in modo veloce al fine di adattarci rapidamente a produrre quello che il mercato richiede. Rispetto ad altre aziende, il fatto di poter avere questa flessibilità di proposta grazie a un impianto completamente automatizzato permette di abbattere i costi fissi di produzione e di avere un controllo qualità elevato».














Articolo precedenteAlleanza Comau, Microsoft e ICONICS per automazione industriale e IT
Articolo successivoOlimpiadi dell’Automazione Siemens: in vista del podio






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui