Indagine Littler: più smart working e maggiore attenzione al benessere, ma l’occupazione calerà terminati i sussidi

Fra le priorità delle aziende europee ci sono il potenziamento dello lavoro agile, la gestione efficiente delle ferie e la riduzione della forza lavoro

Inoltre, solo il 50% degli intervistati statunitensi ha dichiarato di avere esteso il lavoro da remoto ad un numero maggiore di dipendenti, rispetto all'80% degli intervistati europei.

Lo studio di diritto del lavoro Littler ha pubblicato un’indagine su come affronteranno il post-covid le aziende europee. Uno studio realizzato intervistando 750 dipendenti HR, che ha messo in evidenza quello che dovremmo aspettarci nella fase post covid-19.
Il primo punto che emerge è che le aziende del Vecchio Continente non abbandoneranno lo smart working, anzi: il 41% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di garantire ulteriore flessibilità ai dipendenti, a patto che mantengano i loro livelli di produttività. L’80& indica di aver esteso – o avere intenzione di farlo – il numero di dipendenti che lvorano a distanza, così da consentire la chiusura degli uffici e ridurre il costo di implementazione delle misure di sicurezza. Il contrario di quanto accade invece negli Stati Uniti, dove meno di un intervistato su 3 (30%) dichiara l’intenzione di voler proseguire con il lavoro a distanza una volta terminata l’emergenza. «Sui dati che riguardano l’adozione e l’estensione del lavoro a distanza tra Stati Uniti e Europa, con un apparente maggior entusiasmo europeo per il lavoro da remoto, pesa senza dubbio il fatto che negli Stati Uniti, ben prima che da noi, tale modalità lavorativa è stata sdoganata», spiegano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, co-managing partner di Littler Italia. «Le dimensioni dei centri urbani e le distanze dei centri residenziali dai luoghi di lavoro hanno infatti favorito già da tempo l’adozione di politiche aziendali volte a consentire ai lavoratori di prestare, almeno in parte, la propria attività da remoto, così da coniugare più proficuamente la vita familiare con quella lavorativa».

Il rapporto di Littler evidenzia l’impegno profuso dai datori di lavoro per cercare di garantire un maggior benessere alla forza lavoro: Il 57% degli intervistati ha offerto orari di lavoro più flessibili per soddisfare le esigenze personali dei dipendenti, mentre il 51% ha sollecitato un feedback frequente sulla risposta della propria organizzazione alla pandemia. Fra le criticità, viene sottolineata la complessità del tema vacanze. La gestione delle ferie si è rivelata una sfida: il 34% degli intervistati ha iniziato a vedere un aumento delle richieste di ferie, facendo registrare problemi operativi per l’82% di essi. Alla soluzione del problema non aiuta peraltro l’avvicinarsi alla fine dell’anno, con un numero sempre maggiore di lavoratori che cerca di recuperare le ferie non godute.







La difficoltà principale, però, sarà quella di mantenere gli attuali livelli di occupazione. Se fino a ora l’occupazione ha in qualche maniera retto è anche grazie alle politiche salariali messe in piedi dai governi europei, ma questo approccio ha solamente spostato il problema di qualche mese: tra gli intervistati le cui organizzazioni hanno accettato il sostegno del governo, il 59% prevede di attuare riduzioni di personale alla fine del programma. Solo il 17% degli intervistati si aspetta di poter mantenere la forza lavoro attuale senza aiuti governativi. Inoltre, la maggior parte dei datori di lavoro intervistati si aspetta che le riduzioni avvengano rapidamente – il 63% dice che inizieranno non appena la legge lo permetterà, prima della fine dei programmi governativi o entro due settimane dalla loro scadenza. Solo il 10% si dice pronto ad attendere un arco temporale di tre mesi o più.

«Con l’aggravarsi dei danni economici della pandemia e senza che la crisi abbia fine, molti datori di lavoro europei sono costretti a prendere decisioni difficili su potenziali riduzioni della forza lavoro», ha commentato Guillaume Desmoulin, partner di Littler in Francia. «Tutto ciò è ulteriormente complicato dalla necessità di orientarsi tra i requisiti di legge in vigore nei vari paesi in cui operano».














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