Ships and microchips a Livorno

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di Laura Magna ♦ La ricetta collaborativa di Ericsson per il porto toscano. Un laboratorio a cielo aperto per sviluppare le tecnologie di comunicazione IoT finalizzate alla movimentazione containers

Se il 2015 è stato l’anno della rinascita con oltre 32 mila tonnellate di merci movimentate, 6.800 navi in arrivo, oltre 2,5 milioni fra passeggeri e crocieristi ( fonte Autorità Portuale di Livorno), il 2016 si profila come l’anno dell’accelerazione verso il futuro: tutti i dati nei primi nove mesi di quest’anno rimettono il porto di Livorno al centro dell’interesse nazionale e internazionale.







Ricordiamo qui – riservandoci di approfondire temi e criticità – che nel nostro Paese è in atto un Piano strategico nazionale per il rilancio della portualità dettato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, partito il 28 luglio scorso con il decreto legislativo di ” Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, presentato dal Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. Il progetto Delrio prevede sportelli unici amministrativi e doganali e, nel segno di una nuova governance, 57 porti di rilievo nazionale coordinati da 15 Autorità di sistema portuale che, sul modello dei maggiori scali marittimi europei, verranno guidati da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale.

2018: Livorno primo porto del futuro in Europa

Con queste premesse il colosso delle telecomunicazioni svedese Ericsson ha scelto lo scalo labronico come laboratorio a cielo aperto per lo sviluppo di alcune sue tecnologie. Innanzitutto ponendo al centro la rete 5G che sarà l’infrastruttura su cui lavoreranno sensori e big data, device in collegamento tra di loro in una IoT che migliorerà efficienza e produttività del porto in totale sicurezza, rendendolo ancora più attrattivo di adesso.

«Livorno è un progetto pionieristico – dice a Industria Italiana Rossella Cardone, Head of Innovation, Sustainability and Corporate Responsibility, Ericsson Region Mediterranean – Altri scali nel mondo si stanno trasformando nella stessa direzione e questo è possibile grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, tra autorità portuali che raccontano quali siano le esigenze dei processi che si svolgono in loco e soggetti innovatori come Ericsson». Ericsson collabora con numerose Pubbliche Amministrazioni a livello centrale e locale, ed è già attiva in varie città italiane per la fornitura di servizi in fibra per l’attuazione del Piano nazionale banda ultralarga e a Livorno collabora anche con il CNIT ( Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni).

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Head of Innovation,Sustainability and Corporate Responsibility, Ericsson Region Mediterranean

«Lo scalo marittimo labronico – continua Cardone – offre un’eccezionale prospettiva di ricerca e sviluppo per il mondo dei sistemi di trasporto intelligenti: è un partner ideale con cui condividere idee tecnologiche e loro applicazione alla soluzione di casi concreti. Si tratta di un soggetto capace di immaginare un partenariato pubblico-privato e dunque evoluto nelle intenzioni di innovare. Poi il nostro obiettivo è espandere quello che costruiremo qui in altri porti importanti e non solo in Italia».

L’Italia vista da Ericsson

L’Italia riveste per il colosso svedese un ruolo strategico. Nel nostro Paese Ericsson é presente fin dal 1918. Con 4mila professionisti attivi sul territorio nazionale, fornisce tecnologie e servizi ai principali operatori di telecomunicazioni e industrie e ha prodotto quasi 100 brevetti nell’ultimo biennio degli oltre 39mila realizzati nel mondo. L’azienda, fondata nel 1876 a Stoccolma, è leader mondiale nella fornitura di tecnologie e servizi per la comunicazione: ogni giorno oltre il 40% del traffico mobile mondiale passa attraverso le sue reti. Vanta 2,5 miliardi di abbonati nei 180 Paesi in cui è presente, con oltre 116.000 dipendenti e un fatturato di 247 miliardi di corone svedesi (circa 251 miliardi di euro).

Nel Mediterraneo si è aperta una nuova era di scoperte

Il progetto toscano di Ericsson è in divenire. Il colosso svedese delle telecomunicazioni sta esplorando come sensori, telecamere e dispositivi possano connettersi a una infrastruttura di rete, creando un sistema di comunicazione integrato. Grazie a questo progetto, macchine, dispositivi ed esseri umani saranno in grado di condividere istantaneamente e senza interruzioni tutte le informazioni necessarie. « Ericsson si occupa non solo di fornire il 5G, la nuova rete di telecomunicazione a banda superlarga e superveloce che è l’infrastruttura di base – spiega Cardone – ma anche tutta una serie di componenti capaci di integrare device con sensori e gestire applicazioni e servizi legati all’Internet of Things. Tutti i dati raccolti sul campo – provenienti dai sensori ma anche dalle persone – possono essere correlati in maniera intelligente, secondo un approccio big data con tecnologia analytics, in ambiente cloud per poi restituire servizi estremamente avanzati che vanno a risolvere problemi concreti».

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Rotta sul porto di Livorno, 32 mila tonnellate di merci movimentate nel 2015

La nave al centro delle comunicazioni

Nel concreto: «Alcuni esempi  che chiariscono l’utilità pratica di quanto stiamo facendo. – dice Cardone – Pensiamo alla nave cargo che entra in porto carica di centinaia di container e alle complesse e pericolose manovre che deve effettuare: oggi sia l’attracco in porto che lo sbarco del carico sono operazioni che coinvolgono la sensoristica sulla nave e una serie di videocamere dislocate in diversi punti del porto e verso il mare, oltre che centro di controllo dell’autorità portuale. Interconnettendo tra di loro questi devices in modo intelligente è possibile abilitare la comunicazione in tempo reale tra chi sta nel porto, il capitano e chi guida la gru per semplificare e renderle più sicure tutte le operazioni».

Container che dialogano con i destinatari finali

Un altro aspetto è lo stoccaggio dei containers : al momento dello scarico di un container dalla nave, invece di dover contattare telefonicamente il centro di distribuzione e chiedere di spostarlo in una destinazione specifica, un’infrastruttura intelligente permette al container stesso di comunicare direttamente con la destinazione finale, così come con tutte le macchine e gli esseri umani lungo il percorso. «C’è l’esigenza di sapere dove si trova esattamente ogni container nel porto mercantile ?- racconta Cardone – Bene. È possibile abilitare software disegnati ad hoc per fare il rendering dell’immagine 3d del posizionamento dei container. Questa immagine può essere prodotta in tempo reale se i container comunicano tra di loro attraverso i sensori e i dati possono essere processati rapidamente in cloud».

Machine-to-Machine in azione

Infine, il terzo aspetto, quello della robotica, che proprio in questi giorni è entrata in fase di sperimentazione nell’aera portuale toscana. In particolare, il test sta avvenendo sul controllo a distanza automatizzato degli UGV (veicoli terrestri senza equipaggio) per le operazioni di carico e scarico nell’area del porto. «L’aspettativa – spiega Cardone – è che i robot cooperino lavorando in sciami, sfruttando la tecnologia del cloud e del calcolo distribuito. I veicoli senza equipaggio e quelli connessi, insieme ad una grande quantità di sensori scalari, saranno caratterizzati da comunicazioni M2M (Machine-to-Machine) e controlli da remoto. I porti ospitano diversi reparti, tra cui la guardia costiera, le dogane, la polizia, le autorità dei trasporti e altri organi istituzionali, per cui la possibilità di condividere i dati sulle operazioni comuni a tutti i dipartimenti, promuove un ambiente di lavoro più intelligente, sicuro ed efficiente».

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Grandi volumi di dati per grandi volumi di merci
5G: l’infrastruttura che incrementerà le prestazioni e spingerà all’iperconnessione

Il 5G è ovviamente l’infrastruttura abilitante perché tutto questo avvenga. Un’infrastruttura, è bene dirlo, ancora tutta in divenire e per le quale andranno definiti gli standard. Attualmente l ’Unione Europea ha assegnato 50 milioni di euro per realizzarla entro il 2020 e sottoscritto un accordo di cooperazione con la Cina in vista di un mercato sul web che sarà pari a un milione di miliardi di euro. A livello internazionale, la Corea del Sud sta portando avanti dei progetti destinati al 5G per proprio conto.
Gli spiriti che animano lo sviluppo del 5G sono due: da una parte si punta al “semplice” incremento delle prestazioni, e dall’altra a una più ampia “iperconnessione” che vede un collegamento globale di miliardi di persone e dispositivi.

Il 5G per l’Italia by Ericsson

Ericsson li considera nei suoi progetti entrambi. «Il 5G amplifica in maniera scalare potenza e storage: può supportare un volume mobile di dati di mille superiore e un numero di dispositivi collegati tra le 10 e le 100 volte superiore, solo per fare due numeri. Tutto questo consente una comunicazione immediata tra tutte le parti in gioco, senza distinguere tra veicoli, esseri umani e sensori impiantati, in quanto tutti condividono la stessa tecnologia di accesso – dice ancora Cardone – La transizione sarà graduale, con lo sviluppo di un sistema 5G commerciale e completo previsto nel 2020». Ericsson vuole sviluppare un programma “5G per l’Italia”, che abbia come scopo «quello di sviluppare un ecosistema di reti che si possa applicare all’industria 4.0, all’agricoltura, alla mobilità su due e quattro ruote, alla sanità migliorando in tutti i casi i processi in maniera decisiva».














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