A Como le imprese incontrano l’automazione

ComoNext

di Laura Magna ♦ A Como i primo Centro di Competenze italiano: un laboratorio in cui imprenditori e manager possono osservare come funzionano le macchine per l’automazione.







In un ex cotonificio, nel Parco Scientifico e tecnologico di Como (ComoNExT, www.comonext.it), è nato il primo Centro di competenze italiano. Di cosa si tratta? Di un laboratorio dove gli imprenditori potranno osservare il funzionamento delle più avanzate tecnologie per l’automazione, essere formati al loro utilizzo e acquistarle, per poi essere seguiti anche nello sviluppo in fabbrica.

Utopia? Nient’affatto: si chiama Synesis ed è già realtà, da oltre due anni, nel contesto di ComoNext. “Se ne parla anche nel piano italiano di Industria 4.0 – dice a Industria Italiana Franco Antonio Cavadini, che del progetto è Coordinatore e di Synesis Chief Technical Officer – anche se in quel caso l’obiettivo è dare vita a centri in cui siano aggregate insieme competenze diverse, anche in collaborazione con le università. Noi invece ci siamo concentrati sull’automazione industriale, avendo le spalle coperte dalle tecnologie sviluppate negli anni. Nel nostro percorso ideale c’è la volontà a un certo punto di fonderci con un centro di competenza a più ampio spettro e non a caso stiamo lavorando con il Politecnico di Milano preminentemente su aspetti legati a training e formazione”.

Formazione alle imprese

Al momento però l’obiettivo è molto più concreto: portare a conoscenza la microimpresa italiana della possibilità di accedere a tecnologie innovative che consentirebbero di lavorare in un modo mai esperito prima e formare chi lavora dentro le imprese sul corretto utilizzo di quelle tecnologie. “I centri di competenza – continua Cavadini – per loro definizione dovrebbe consentire l’applicazione pratica e immediata della tecnologia: noi mostriamo agli imprenditori che con questo strumento possono fare di più di quello che hanno fatto fino ad oggi. In più offriamo servizi di ingegneria e innovazione. Pensiamo a un costruttore di macchine che vuole fare la sua linea innovativa con con tecnologie 4.0 e non sa dove partire: ecco, ci poniamo come il suo punto di riferimento, dove avere supporto. Gli portiamo qualcosa di concreto e gli insegniamo a utilizzarlo e integrarlo nei suoi strumenti”. Uno pacchetto fisico, una soluzione d’automazione e controllo distribuita (basata su tecnologie IEC-61499) da integrare nei propri sistemi e che poi il costruttore di macchine metterà nelle sue macchine amplificando l’effetto per «n» volte.

Macchina per l'automazione
Macchina per l’automazione

Prima delle leggi

Il progetto di Synesis precorre i tempi perché si appoggia a un progetto europeo – e non ha aspettato il legislatore italiano. “L’iniziativa europea Daedalus è stata concepita e costruita a partire dalla consapevolezza che miglioramenti puramente tecnologiche non sono suffi- cienti per soddisfare le esigenze di innovazione del mercato dell’automazione industriale – spiega Cavadini – È infatti necessario che i principali attori di questo settore siano dotati anche di nuovi strumenti metodologici che permettano loro di entrare a far parte ed alimentare un ecosistema economico ad elevato valore aggiunto”. In questo contesto, Synesis si pone come operatore nel trasferimento tecnologico, lavorando su Template contrattuali per aiutare le aziende tecnologiche a diventare a loro volta fornitori del Centro di competenza, regolando il flusso che va dalla singola tecnologia per Industria 4.0 alla piccola impresa che poi lo utilizza. “Ci poniamo come front end di una piattaforma tecnologica verso il mercato – continua l’esperto – quello che il governo ha in mente per suoi Centri di ricerca in verità è più nebuloso”. Ma chi è Synesis? Una società privata no-profit in cui tutto ciò che entra sotto forma di utile viene reinvestito: tra i soci ci sono sia realtà private, in particolare pmi italiane e tedesche, sia partner accademici come il Cnr e il centro di ricerca privato tedesco Fraunhofer. Un ente che si colloca perfettamente a metà tra due mondi, quello della ricerca e quello della produzione e che dunque ha le carte in regola per farli comunicare. E la forte connessione con la Germania fa già pensare a un possibile salto oltre confine. “Per il momento – continua Cavadini – ci rivolgiamo solo all’Italia, come mercato di sbocco. Anche perché è necessario lavorare a stretto contatto con le aziende e ci stiamo focalizzando sul territorio, in particolare su Lombardia ed Emilia. Senza considerare che l’impresa italiana ha delle specificità forti ed è molto diversa da quella tedesca. Ma in divenire l’idea di replicare il nostro modello in altre nazioni europee c’è e ci stiamo lavorando”.

Germania e Spagna

In particolare, sono in corso le discussioni con un centro di trasferimento tecnologico proprio in Germania, il Fortiss; con quello spagnolo Innovalia e poi con una università finlandese. Sempre nell’ottica di avere un partner forte che conosca l’impresa locale e possa adattare un modello che funziona per l’Italia a realtà diverse dal punto di vista normativo, competitivo e ambientale. Per ora, appunto, la diffusione è complessa anche in Italia. “La pmi italiana è ancora forte – dice Cavadini – e possiede la creatività industriale necessaria ad aggirare i vincoli anche statali e a essere sempre produttiva. Il problema è che il tessuto è fatto quasi esclusivamente di microimprese, a carattere familiare con un imprenditore che spesso è chiuso alle novità. Certo la crisi ha falciato molte aziende che non si sono sapute innovare. Ma in quelle che restano manca la capacità di guardare oltre”. Manca all’imprenditore italiano una visione del futuro: c’è la competenza nel fare ciò che sta nel core business ma è completamente assente, anche a livello di management, un progetto che indichi come investire in innovazione laddove per 30 anni si è investito comprando una nuova macchina per produrre a più basso costo. “L’automazione implica un cambio di mentalità, perché abilita a soluzioni rivoluzionarie: quindi non basta pensare all’aspetto tecnologico ma bisogna lavorare molto sulla cultura, sulla diffusione di questa potenza di fuoco che l’automazione possiede. Abbiamo un’opportunità enorme: sta agli imprenditori capirlo. L’alternativa è perdere il treno e restare al palo”. In termini pratici, quello che Synesis offre sono i cosiddetti Cyber Physical System (CPS), ovvero sistemi interconnessi, dotati d’intelligenza integrata resa possibile grazie alla diffusione di microcomputer a elevata potenza computazionale. I Cps interagiscono tra loro utilizzando protocolli Internet standard e analizzano dati provenienti dalla fabbrica, per reagire in tempo reale a cambiamenti nella domanda e auto-configurarsi di conseguenza.

L'area di ComoNext
L’area di ComoNext


Sensori e robot

“In sostanza parliamo di ogni singola macchina utensile, gli elementi dell’automazione, i robot industriali, i prodotti… tutti i componenti, insomma, presenti nella fabbrica dotati di intelligenza (grazie a sensori e microcontrollori integrati) e connessione. Tutti questi elementi sono collegati, al di là della singola impresa, lungo la catena del valore: è così che la raccolta e l’analisi intelligente dei dati rende i processi più veloci e resilienti, più flessibili ed efficienti per produrre beni di qualità superiore a costi ridotti e in tempi minori”.

Una rivoluzione che somiglia a quella avvenuta con la diffusione dell’informatica a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta e resa possibile dalla continua miniaturizzazione dei chip e dall’abbattimento dei costi: “i cps sono lo strumento ma chi lo ha deve saperlo usare – continua Cavadini – quindi forniamo lo strumento ma anche l’affiancamento per spiegare come funziona. Nel centro di competenza, ci sono dimostratori interni che fanno toccare la tecnologia con mano all’imprenditore; la tecnologia che può essere acquistata e i servizi di ingegneria innovativa post vendita”. Ovviamente tutto questo ha un costo e per il piccolo imprenditore già ferito dalla crisi e con una forte attenzione al bilancio il costo può essere uno scoglio difficile da superare. “Ovviamente l’imprenditore di chiede e ci chiede cos’è concretamente per lui questa automazione in chiave industria 4.0, e come conciliarla con l’esigenza immediata di portare a casa nuovi ordini mentre evado quelli già acquisiti. Sicuramente gli strumenti che il governo sta mettendo a disposizione, come il super e l’iperammortamento, aiutano un po’ eliminando i costi a bilancio e portando un guardano netto immediato. Quello che noi facciamo anche è lavorare insieme a società esperte in finanza agevolata per ridurre i costi quanto più possibili”.

Corrado Passera (quando era ministro allo Sviluppo) in visita a ComoNext
Corrado Passera (quando era ministro allo Sviluppo) in visita a ComoNext













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