COMAU, il gigante della robotica made in Italy

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Aura Comau

di Luigi dell’Olio ♦ Nel futuro del gruppo guidato dal CEO Mauro Fenzi, prodotti open per Industry 4.0 a portata di PMI, allargamento delle collaborazioni strategiche (Engineering ed Ericsson), formazione per nuove competenze e soluzioni di automazione rivolte non solo all’automotive.

Non solo colossi americani e giapponesi. L’Italia gioca un ruolo primario nell’industria internazionale dei robot (6.700 quelli prodotti nel 2015), come dimostra il caso di Comau (Consorzio Macchine Utensili), gruppo che lo scorso anno ha fatturato 1,24 miliardi di euro e che quest’anno ha in programma un progresso nell’ordine del 5%, con l’ultima riga di bilancio che dovrebbe ancora segnare l’utile e sarebbe il settimo anno consecutivo. L’azienda, il cui CEO è Mauro Fenzi, ha la sede principale a Grugliasco – dove sono impiegati 1.300 dei 9mila dipendenti totali e può contare su 29 centri operativi e 15 stabilimenti in giro per il mondo, con una presenza globale in 17 Paesi. Gli Stati Uniti costituiscono il principale mercato di sbocco, seguiti da Cina e Germania.







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Mauro Fenzi, CEO Comau

Made in Fiat

Tutti questi numeri sono frutto di un percorso di crescita che dura da quasi mezzo secolo. Infatti l’azienda è nata nel 1973 come consorzio formato dagli ingegneri e imprese di Torino che avevano contribuito alla costruzione dello storico impianto automobilistico Volga in Russia. Un patrimonio di conoscenza rafforzato negli anni con l’espansione internazionale prima verso gli Stati Uniti e poi verso i mercati emergenti, con l’operatività che si è via via estesa abbracciando dall’aerospazio (come equipaggiamenti di produzione integrati e sistemi di assemblaggio per l’industria civile a militare) ai veicoli commerciali, dall’ heavy duty (minerario, costruzioni, agricoltura) e dal comparto ferroviario alle energie rinnovabili.

Fino appunto alla robotica, uno dei filoni sui quali la società mostra di voler puntare con maggiore forza, tanto da avervi dedicato energie e personale in quantità negli ultimi anni. Come dimostra il successo della linea Racer, che rientra nel comparto dei robot di piccola taglia (pesa 30 kg e sfrutta uno sbraccio massimo di 600 mm per una portata al polso di 3 kg), utilizzato soprattutto per i processi del settore delle materie plastiche e per applicazioni (assemblaggio, handling, asservimento macchine, dispensing e pick&place rapid) che richiedono il massimo della precisione e della rapidità in spazi di lavoro ridotti.

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Fabbrica FCA Melfi

Il business della robotica

Le previsioni sullo sviluppo di questo comparto sono tutte improntate all’ottimismo e Comau può fare un salto dimensionale importante. O addirittura essere valorizzata sul mercato, a voler dare ragione ai rumors che periodicamente la inseriscono tra gli asset di FCA Auto che potrebbero essere venduti per ridurre il debito a monte. Tra i possibili compratori si è fatto il nome delle cinesi Shanghai Electric e Sinomac, nonché di alcuni fondi di private equity, ma al momento non vi sono stati passi concreti in questa direzione.

Sergio Marchionne, CEO Fiat Chrysler Automobiles

L’ingresso nel gruppo del Lingotto – con il quale già da tempo intratteneva rapporti commerciali – risale al 1999, periodo nel quale il business era prevalentemente focalizzato sull’automotive. Da quel momento la diversificazione ha avuto una spinta, anche su base geografica, con l’apertura in particolare degli stabilimenti in Australia e Cina (nel gigante asiatico gli stabilimenti produttivi oggi sono quattro, con mille dipendenti e la previsione che nel prossimo triennio verranno venduti più robot qui che nel resto del mondo), oltre che di una divisione ingegneristica in Germania, per un totale di dipendenti che oggi ammonta a quota 12.600.

Robot Comau in azione nella fabbrica FCA di Goiana, Pernambuco, Brasile . (Foto: Juca Varella/FCA/FOTOS PÚBLICAS)

Oggi la capogruppo conta per il 28% delle vendite complessive, realizzate per la quasi totalità nel business automotive. Come dimostra la centralità ricoperta da Comau nella costruzione della linea di produzione dello stabilimento di Goiana, nello stato brasiliano di Pernambuco, dove si realizza la Jeep Renegade, inaugurato lo scorso anno. Lavorando sul progetto dal 2010, Comau ha realizzato la linea di saldatura dell’autotelaio, formata da 640 di robot, in parte sospesi, cosa mai realizzata da nessuno in precedenza.

Maurizio Cremonini_Head of Marketing Comau
Maurizio Cremonini, Head of marketing di Comau

L’opportunità di industria 4.0

«L’avvento dell’ Industria 4.0 determina un cambiamento radicale dei modelli di business e di produzione delle imprese», dice a Industria Italiana Maurizio Cremonini, Head of marketing di Comau. «La trasformazione digitale richiede alle aziende l’adozione di processi produttivi sempre più flessibili, orientati su piccoli lotti, altamente personalizzabili e con un ridotto time-to-market, senza rinunciare a elevate prestazioni tecniche». Sfide alle quali l’azienda risponde puntando a rendere sempre più basse le barriere di accesso alle soluzioni di automazione industriale attraverso prodotti e soluzioni open e easy-to-use, anche per le piccole e medie aziende.

Un ruolo importante, poi, lo gioca la carta delle collaborazioni con aziende che possono portare competenze ulteriori, come dimostra l’accordo con Engineering Ingegneria Informatica Spa per lo sviluppo e la commercializzazione di soluzioni di manutenzione predittiva avanzate per l’acquisizione e l’analisi di dati di campo nell’industria manifatturiera. E lo stesso vale per l’intesa raggiunta con Ericsson per la gestione congiunta di una serie di progetti legati allo sviluppo di servizi e soluzioni per l’industria 4.0 che prevedono l’impiego in fabbrica di tecnologie di telecomunicazione 5G.

Comau_La famiglia di robot
La famiglia di robot Comau

Automazione in cerca di nuove strade

Guardando in prospettiva, per Cremonini l’automazione industriale punterà sempre più a farsi strada in settori che finora hanno visto uno sviluppo limitato se non addirittura nullo di questa opzione. «L’automotive rimane il punto di riferimento, ma le scelte di automazione cominciano a essere sempre più apprezzate e diffuse anche in ambiti come la logistica, l’elettronica,il bio-medico, il packaging e food and beverage solo per fare alcuni esempi», sottolinea Cremonini.

Quanto alle aree geografiche più promettenti indica il Nord America e, in particolare, gli Stati Uniti, dove Comau collabora con molti big del settore automobilistico. Tra gli emergenti, l’ Head of marketing di Comau vede spazi soprattutto in Cina, dove l’azienda è già presente con diversi stabilimenti e un centro di innovazione.

Azienda tra i banchi

La partita più grande si gioca sul piano della formazione, con la necessità di formare professionalità adeguate alle nuove sfide.Questo spiega la decisione presa dall’azienda di Grugliasco di stringere accordi con le istituzioni scolastiche. «Collaboriamo con centri di ricerca e atenei in tutto il mondo per progettare e poi realizzare i programmi di formazione della nostra Academy», racconta Cremonini . «Abbiamo accordi in atto con il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Tum di Monaco di Baviera, la Tonjii University e l’Harbin Institute of Technology in Cina, nonché la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa».

Accordi che richiedono investimenti aziendali aggiuntivi rispetto a quelli già sostenuti per le attività di ricerca interne, che il manager di Comau motiva così: «Per guidare la fabbrica del futuro sono sempre più necessarie nuove skill, e quindi nuove figure professionali.» Nella factory 4.0 vengono a mutare non solo le competenze, ma anche le modalità di apprendimento. Da qui la scelta di Comau di dotarsi di un’Academy, impegnata nello sviluppo delle competenze tecniche e manageriali sia dei propri dipendenti, che di professionisti, studenti e neolaureati che vogliono formarsi nell’ambito dell’automazione industriale e nei processi di digitalizzazione.

Un esempio concreto è il nuovo Executive Master in “Manufacturing Automation & Digital Transformation”, (vedi Industria Italiana) realizzato in collaborazione con Escp Europe, una delle più antiche e prestigiose business school internazionali. Si tratta di un percorso formativo che ha lo scopo di sviluppare tutte quelle skill indispensabili per progettare e gestire soluzioni di automazione industriale sempre più innovative e al passo con le richieste dell’Industry 4.0.














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