I segreti di Bucci Industries Group, cinque aziende manifatturiere forti con l’automazione

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di Marco de’ Francesco♦ L’holding industriale guidata dal fondatore Massimo Bucci lavora per Ferrari e Lamborghini, ma produce anche macchine per il settore medicale. Ecco i piani per il futuro di questo innovatore del Quarto Capitalismo. E il parere di Kpmg

In questi anni difficili, l’Italia ha perso gran parte delle grandi industrie private che le hanno consentito di diventare un grande Paese industriale. Il cuore del sistema economico, ben radiografato da Fulvio Coltorti, per tanti anni direttore dell’ufficio studi di Mediobanca, è rappresentato dalle tremila, massimo 3500 aziende di quello che Coltorti stesso, mutuando una felice definizione del giornalista Giuseppe Turani, ha chiamato Quarto Capitalismo. Aziende manifatturiere di medie dimensioni, quasi sempre a proprietà famigliare, leader nella loro nicchia di mercato (spesso quella nicchia se la sono addirittura inventata), con forte propensione all’innovazione, molto esportatrici. A questo identikit risponde Bucci Industries Group, una holding industriale che di nicchie di mercato con quelle caratteristiche ne presidia addirittura cinque, in parte contigue e in parte autonomo. Il Quarto Capitalismo, in genere, non ama la luce dei riflettori ed è restio a raccontarsi. Preferisce pensare a lavorare. Bucci Industries non fa eccezione a questa regola. Pertanto, Industria Italiana è orgogliosa di essere fra i primi a raccontarla.

Bucci intende mettere assieme flessibilità e proiezione globale. Con due aree di business: da una parte i materiali compositi, dall’altra la divisione automazione e robotica, che riunisce quattro su cinque società del Bucci Industries Group di Faenza (Ravenna). E con un disegno chiaro: la strategia di nicchia è la porta d’ingresso ai mercati internazionali, nella consapevolezza che nei segmenti ridotti di mercato vincono le soluzioni innovative, inedite. Non solo, nella piena coscienza che hanno la meglio le strutture in grado di semplificare la complessità, anche integrando tra di loro aziende acquisite in tempi diversi, e che quindi hanno percorso, per un certo periodo, strade individuali differenti.







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La Ferrari utilizza componenti in fibra di carbonio prodotti da Riba

Riba Composites: verso l’automazione spinta

Alla Riba Composites di Faenza, una delle cinque aziende che fanno parte del gruppo, si sono dotati di un impianto particolare, per espandersi nei settori dell’automobile e dell’aeronautica. Una linea avanzata, chiavi in mano, dotata peraltro di una pressa con una forza di chiusura di 2.500 tonnellate. Serve a produrre pezzi in carbonio. «Prima – afferma Massimo Bucci, presidente del gruppo – per realizzare materiali compositi occorreva una considerevole mano d’opera. Perciò, la lavorazione costava molto. Ora si va verso l’automazione spinta dei processi, che consentirà una drastica riduzione del personale, nonché un sostanziale incremento della produttività». Ferrari, Lamborghini, Porsche e Maserati utilizzano componenti prodotti da Riba.

Peraltro, la Riba, anche grazie al supporto di Fraunhofer Institute for Chemical Technology e insieme ad altri partner (l’Università di Bologna e la Apptech srl), ha vinto un bando Europeo (“Carim”, nel contesto di “Horizon 2020”) per la progettazione e realizzazione di un cerchio in fibra di carbonio per automobili. Una ruota dal 30 al 50% più leggera di una in metallo, e con eccellenti prestazioni meccaniche. «Quest’anno sperimentiamo la produzione – continua il presidente – sulla scorta dei brevetti che abbiamo sviluppato. Abbiamo investito circa 5 milioni nel progetto».

Massimo Bucci 2016.10.27
Massimo Bucci, presidente Bucci Industries Group

 Tutte le aziende del gruppo

Ma la Riba è solo una delle aziende del gruppo; le altre, riunite in Bucci Automations, sono la IEMCA di Faenza , che progetta e produce caricatori automatici di barre per torni; la Giuliani di Faenza, che si occupa di macchine utensili speciali per il settore serraturiero, dell’automotive, della oleodinamica/pneumatica e della meccanica; la Sinteco Robotics di Longarone (Belluno), azienda con un robusto know how sia nella progettazione e produzione di linee automatizzate per assemblaggi che nelle soluzioni per la gestione delle dose unitarie negli ospedali; e infine la Vire di Faenza, che si occupa di sistemi robotizzati per il packaging. Il gruppo, fondato nel 1999 da Massimo Bucci insieme al fratello Stefano, con un fatturato a quota 140 milioni impiega 900 dipendenti, di cui 680 in Italia e 220 all’estero. Massimo Bucci è stato ad di CISA spa (dal 1985 al 1999), azienda fondata dal padre Roberto Bucci nel 1945.

Parole d’ordine: crescere in mercati di nicchia

Si diceva delle due aree di business, da una parte i materiali compositi, dall’altra la divisione automazione e robotica: quale strategia dietro le acquisizioni? Secondo Antonio Cibotti, marketing manager del gruppo, le cose sono andate così: «Nel 1999 le aziende originarie erano la IEMCA e la Giuliani; l’anno dopo fu acquisita la Riba, nell’ottica di diversificare il business in un settore, quello dei nuovi materiali e della fibra di carbonio, con grandi prospettive di crescita. E, in effetti, da allora il volume d’affari è passato da uno a 26 milioni di euro.

IEMCA _ linea di produzione dell'Elite
IEMCA: linea di produzione dell’Elite

Nel 2004, poi, per completare il processo di differenziazione nel comparto dell’automazione, l’acquisto della Sinteco. Nel 2009, infine, è stata la volta della Vire, azienda fondata nel 1973 e finita in cattive acque. E, per noi, uno strumento per penetrare nel segmento del packaging». Per Cibotti «l’obiettivo del Gruppo è crescere in mercati di nicchia, puntando sull’innovazione tecnologica serrata, sullo sviluppo continuo dell’export e delle relazioni commerciali nonché sull’inserimento di giovani talenti».

Vire _ interno macchina packaging pannolini
Vire: interno macchina packaging pannolini

Puntare sull’innovazione

Quanto all’innovazione, di processo e di prodotto, non riguarda solo la Riba. Per esempio, la Bucci Automations ha vinto, con il punteggio tecnico più alto nella graduatoria dell’Emilia Romagna, un bando Por Fesr (legato, cioè, al fondo europeo di sviluppo regionale; ndr). Si trattava di un progetto per lo sviluppo di una nuova macchina transfer. In generale, questa consiste in un apparato utensile composto da varie stazioni: il pezzo passa dall’una all’altra a seconda della lavorazione da eseguire.

«Invece – chiarisce Bucci – il modello da noi ideato contempla l’utilizzo di una struttura rotante per quantità elevate di parti di precisione. La macchina è pensata per risparmiare (fino al 75%) su lubrificanti e refrigeranti, che costituiscono sempre un costo aggiuntivo; inoltre, dispone di un nuovo sistema di monitoraggio.In effetti, noi puntiamo molto sull’innovazione. Sono circa 100 i dipendenti coinvolti in attività di ricerca e sviluppo, a livello di gruppo. Disponiamo di laboratori interni, e poi collaboriamo con le università del territorio, come quelle di Bologna, Modena e Forlì».

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Giuliani : linea di produzione

I traguardi in vista

Gli obiettivi del gruppo sono ambiziosi. «Quanto al fatturato – continua Bucci – se tutto va bene, quota 150 milioni è raggiungibile. Si tratta di acquisire nuove quote di mercato in Estremo Oriente, negli Stati Uniti, in Sud America e in Europa. Con forze nuove, e cioè con giovani capaci e professionali. Attualmente, i paesi di riferimento, per noi, sono la Germania, la Francia, gli Usa, la Cina e la Corea. Il Brasile segna il passo da due anni, per problemi interni.

Di recente abbiamo fatto più volte capolino in Iran; il paese è interessante, e grandi sono le aspettative. Ma si tratta di un programma a lungo termine, per l’Iran. Quanto alla Turchia, ci preoccupa, a causa dei disordini interni». D’altra parte, uno degli asset principali del Gruppo è la struttura estera: filiali commerciali e di assistenza post vendita in Germania, Francia, Brasile, Usa e Giappone; e due stabilimenti produttivi, in Cina e a Taiwan. L’export contribuisce al 75% del fatturato.

Ad oggi circa l’82% del fatturato di Gruppo è generato dal ramo delle automazioni, mentre il resto dalle attività nei materiali compositi. Quale l’area di business più promettente? «Nel settore del carbonio non è difficile reperire aziende italiane assai competitive – afferma il presidente -; nel capo dell’automazione, non abbiamo da invidiare nulla a nessuno. Possiamo vendere cara la nostra pelle, anche in Germania; è un paese votato alla meccanica di precisione, ma otteniamo risultati considerevoli anche lì.»

Sinteco _ macchina
Sinteco: macchina per la gestione delle dose unitarie di medicinali nella farmacia degli ospedali

In particolare la Sinteco non solo produce impianti chiavi in mano per l’assemblaggio di componenti industriali nei settori dell’automotive, della meccanica e del serraturiero; ma anche progetta e realizza macchine automatiche per mettere insieme applicazioni medicali in camera bianca, nonché soluzioni per la gestione della dose unitaria (sistema di dispensazione dei farmaci caratterizzato dalla verifica di ogni prescrizione e dalla preparazione della terapia giornaliera per ogni paziente, corrispondente alla prescrizione informatizzata del medico; ndr) di medicinali in ambito ospedaliero.

Quest’ultima attività consente di distribuire i farmaci in formula personalizzata, e cioè di raggruppare, con il nome del paziente, quelli prescritti. « Si tratta di realizzare una terapia personalizzata.- spiega Bucci – È una rete di automazioni dove ciascun componente è connesso agli altri permettendo vantaggi pratici, qualitativi e di risparmio. Insomma, siamo approdati anche nel settore medicale. In sintesi, considerate le due diverse aree di business,- sottolinea Bucci – direi che il successo del carbonio, materiale che interessa diversi settori, dipende dalla circostanza che si riesca ad abbassare i costi; quello dell’automazione, invece, anche dall’andamento dei mercati. Ma siamo competitivi, a mio avviso, in entrambe le aree. Difficile sbilanciarsi».

L’azienda ha passato un periodo complicato dal 2008 al 2011. «Come tante altre – termina il presidente – abbiamo sentito la crisi, che ha comportato anche un certo ridimensionamento. Ma dal 2012 abbiamo ricominciato a crescere a buon ritmo. Ora i mercati funzionano all’estero, dove ci eravamo strutturati prima della congiuntura sfavorevole. Certo, se avessimo dovuto contare solo sul mercato italiano, per noi tutta la vicenda sarebbe stata molto più seria».

kpmg
La sede di KPMG

La sfida dell’integrazione

Secondo Alessandro Manzo, senior manager di KPMG – multinazionale leader nei servizi di consulenza aziendale che dispone di un team specializzato nei processi di upgrade tecnologico e organizzativo per le imprese italiane di eccellenza – «il gruppo Bucci è senz’altro innovativo, in crescita, e presidia la robotica a Faenza; inoltre, non si accontenta della posizione raggiunta, ma anzi vuole svilupparsi e fare filiera». Per Manzo, «la sfida più importante che Bucci si trova ad affrontare è quella di integrare processi e sistemi per lavorare in modo ancora più efficiente. È una situazione tipica di gruppi dotati di diverse business unit nate per acquisizione».

Il processo è in corso. Secondo l’azienda, dopo le acquisizioni si è lavorato con assiduità per mettere a fattor comune la rete commerciale Bucci Industries, originariamente sviluppata per la sola Iemca; l’anno scorso, poi, le quattro divisioni di automazione sono state inserite nello stesso contesto societario, la Bucci Automations; si tratta, a questo punto, di ottimizzare i processi integrando servizi comuni e portando avanti la digitalizzazione avviata nel 2014.

Riba _ stabilimento
Ingresso stabilimento Riba

Per Bucci «il programma di integrazione raggiungerà gli obiettivi che sono consentiti dal grado di omogeneità fra le diverse aziende. Per quelle riunite in Bucci Automations, sono state avviate importanti sinergie in termini di organizzazione commerciale; per esempio, le filiali estere sono state costituite in vista di una attività funzionale a tutte e quattro. La questione è più complicata per Riba, a mio avviso, perché è assai dissimile dalle altre unità. Comunque sia, il lavoro più importante lo abbiamo già alle spalle: si tratta di perfezionare l’attività già intrapresa».

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BUCCI INDUSTRIES GROUP

RIBA COMPOSITES Si occupa della progettazione e produzione di parti strutturali e componenti in materiali compositi avanzati (carbonio, vetro, fibra aramidica).

IEMCA È leader nel comparto dei caricatori di barre, che progetta e produce dal 1961. Quell’anno venne avviato un gruppo di lavoro per sviluppare soluzioni dirette a caricare in automatico le barre a bordo di macchine per la produzione di chiavi. Ora l’azienda è riferimento a livello globale quanto ad applicazione per torni, centri di lavoro, rettificatrici, dentatrici ed altre macchine utensili.

GIULIANI Fondata a Bologna nel 1957, è attiva nella progettazione e costruzione di macchine utensili per il settore serraturiero. È entrata nel mercato delle macchine a trasferta, a tavola rotante e a tamburo, nonché nei centri di lavoro per la lavorazione di parti per l’automotive, la componentistica idraulica e pneumatica, la refrigerazione e altro.

SINTECO ROBOTICS Si occupa di progettazione e produzione di impianti per l’automazione industriale ed ospedaliera. Tre divisioni. Quella “industrial” realizza macchinari chiavi in mano per l’assemblaggio di componenti per l’automotive, la meccanica, il serraturiero, e altro. Quella “medical” si occupa di macchine automatiche per l’assemblaggio di applicazioni medicali in camera bianca. Quella “hospital”, infine, realizza soluzioni per la gestione della dose unitaria di medicinali in ambito ospedaliero.

VIRE Realizza macchinari per il packaging di prodotti igienici monouso assorbenti, pannolini e prodotti femminili; nonché macchine per la produzione di cerotti e bende medicali.

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