Biennale Innovazione – Kpmg: necessarie le fabbriche 4.0

Michele Parisatto
Michele Parisatto

“L’impresa antifragile è capace di amplificare gli impatti positivi delle discontinuità, di usare strategie per diventare più competitivi e crescere in fasi, come quella attuale, in cui il cambiamento continuo è il paradigma dominante”. Michele Parisatto, managing (foto in alto) partner di Kpmg Advisory, alla Biennale di Venezia racconta la sua fabbrica camaleontica: per cui il cambiamento frequente e imprevedibile non è un ostacolo ma un’opportunità da sfruttare. Gli imprenditori lo sanno: è un sondaggio sempre a firma Kpmg a rivelarlo. Il 72% dei ceo a livello mondiale crede che nei prossimi tre anni ci saranno trasformazioni più radicali che negli ultimi cinquant’anni. La cosiddetta disruption. Ma nessuna paura: il nemico si combatte con l’innovazione. Ma che cosa è l’innovazione oggi, nel contesto appena descritto?

Nuova strategia







“Per un’impresa innovativa – risponde Parisatto che del sistema finanziario e industriale domestico è un grande conoscitore, oltre a essere tra gli ideatori di Italy Works, il progetto di ricerca e comunicazione di Kpmg, che promuove processi di internazionalizzazione e innovazione delle imprese italiane – l’innovazione è parte integrante della propria strategia e non un’opzione opportunistica. Si tratta di un processo continuo e non un caso sporadico o una fortunata coincidenza. Per questo implica capacità manageriali. Inoltre, l’impresa veramente innovativa ha ormai interiorizzato l’innovazione. Questa dinamica fa parte del Dna e della quotidianità dell’azienda come altre attività aziendali. In queste imprese l’innovazione diventa un modo di essere, un elemento costitutivo dell’identità aziendale diffuso a tutti i livelli organizzativi. Da questo punto di vista un prerequisito dell’innovazione è la capacità di leadership. Le aziende innovative di solito sono caratterizzate da leadership forti, con una chiara visione strategica di medio lungo periodo”.

San Servolo, Venezia, dove si tiene la Biennale Innovazione
San Servolo, Venezia, dove si tiene la Biennale Innovazione

Shock time

Una dote che diventa particolarmente importante nel nuovo paradigma del cambiamento continuo, e che le imprese dovrebbero apprendere, per non soccombere a shock sistemici potenzialmente fatali. “Viviamo in un’epoca di shock radicali – continua Parisatto – Ne abbiamo avuto un esempio di recente con la Brexit, una discontinuità assolutamente non prevista. Nella nostra esperienza però al di là delle formule, occorre dire che innovare non è mai un’operazione banale. Si possono seguire però alcune linee guida”. Innanzitutto, bisogna essere integrati con i clienti e saper ascoltare i segnali che arrivano dalle nuove generazioni che saranno i clienti di domani. “Per esempio, i millennials – continua il manager di Kpmg – hanno modelli di interazione profondamente diversi dalle generazioni precedenti che implicano un alto livello di feedback. Per innovare bisogna anche investire in competenze, soprattutto quelle di carattere tecnologico che poi hanno un effetto moltiplicatore all’interno delle aziende: Data & Analytics, Cyber Security, Data Scientist, Social Media. Inoltre, l’innovazione non è più un’esperienza solitaria. Bisogna creare degli ecosistemi, aprire l’azienda all’interazione con altri soggetti. È finito il mito dell’imprenditore nel garage che ha il lampo di genio dell’innovazione. Bisogna essere capaci di creare alleanze e partnership con università, centri di ricerca, start-up, fornitori, clienti. Questa logica di open innovation permette di colmare i gap ed accelerare percorsi di crescita e sviluppo”. Non solo. L’innovazione ha anche bisogno di aziende di dimensioni medio grandi, che hanno la possibilità di investire in ricerca e sviluppo. Quindi l’innovazione passa anche attraverso l’M&A: la piccola dimensione delle pmi italiane si supera favorendo processi di aggregazione in alcuni settori rilevanti della nostra economia.

Mercato mutevole

Il cambiamento non riguarda solo fattori esogeni al mercato: anche il mercato al suo interno è fortemente mutevole e la capacità di adattamento diventa per questo fondamentale. “Capacità di adattamento significa in primis tenere fissa l‘attenzione sul cliente e sulle sue aspettative – spiega Parisatto – Essere profondamente integrati sui suoi bisogni per riuscire ad anticiparli. Oggi è fondamentale riuscire ad assicurare una brand experience significativa per fidelizzare la propria base clienti. Tra gli ingredienti essenziali di questo percorso ci sono l’autenticità, la capacità di empatia e la personalizzazione del servizio”.

Data analytics
Data analytics

Capacità di adattamento

Le sfide che si presentano sono molte: da un punto di vista strettamente organizzativo, la capacità di adattamento al cambiamento richiede una configurazione organizzativa flessibile. “L’architettura dell’impresa che si adatta al cambiamento non può essere gerarchica. Servono sempre di più strutture a rete dove l’intelligenza e la capacità decisionale sono distribuite, come accade nei sistemi complessi”. Nell’economia delle reti i modelli organizzativi tradizionali che sono ancora di tipo piramidale top down rischiano di essere del tutto obsoleti. “Il paradigma dell’innovazione richiede il superamento di modelli tradizionali: organizzazioni e strutture meno gerarchiche, più orizzontali, che favoriscano la libera circolazione delle idee. Sotto questo profilo, soprattutto nel contesto italiano, spesso di tipo familiare, servirebbe una piccola rivoluzione manageriale – suggerisce Parisatto – Per essere orientata al cambiamento, accettando come normale e vitale l’innovazione di idee, capacità e modelli organizzativi serve anche il consenso di tutti gli stakeholders. Per questo è essenziale che l’impresa condivida a livello diffuso gli stessi valori che sono poi la cinghia di trasmissione che consente di allineare rapidamente le organizzazioni complesse di fronte alle discontinuità e ai cambiamenti del mercato”.

Dati per la fabbrica

E le sfide maggiori si presentano proprio per la manifattura che, rispetto ai servizi, è per sua natura più rigida e resistente alle novità. Nei servizi l’innovazione fa leva essenzialmente sulla capacità di trasformare masse enormi di dati in conoscenza grazie allo sviluppo di nuovi software: i data&analytics che permettono di sviluppare business nuovi, capaci di trasformare interi settori, come quello dell’ospitalità o dei taxi (leggi Airbnb e Uber) o bancario-finanziario con le Fintech. Per le fabbriche invece il discorso è più complesso o forse il cambiamento ancora in fase embrionale. “Il cambiamento in questo caso richiede una profonda trasformazione di tipo organizzativo e di processo anche a livello di impianti e di sistemi di produzione perché l’azienda da tradizionale si trasformi secondo le logiche e i sistemi del Manufacturing 4.0 – conferma Parisatto – Si pensi all’introduzione di sistemi di cognitive computing o all’intelligenza artificiale o addirittura alla robotica. Indubbiamente questo percorso richiede tempo, oltre a ingenti investimenti”.














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