Altran: che cosa significa davvero l’open innovation

Aristide Ngatcha
Aristide Ngatcha

di Laura Magna ♦ L’innovazione? Deve essere aperta. È il mantra di Altran, nelle parole di Aristide Ngatcha (foto in alto), che alla Biennale Innovazione di Venezia parla appunto di open innovation. “L’internazionalizzazione fa sì che la conoscenza detenuta anche dal più grande centro di ricerca sia irrilevante rispetto alla totalità delle conoscenze disponibili”, spiega a Industria Italiana Ngantcha, managing director di Altran Italia per la Divisione Eilis (Energy, Industries & Life Sciences). “La open innovation è ormai l’unico percorso possibile da seguire, per localizzare pezzi rilevanti di conoscenza verso un autentico paradigma della (co)generazione di valore. Open innovation vuol dire facilitare la condivisione di conoscenze e lo scouting di idee provenienti da contesti differenti”.

Altran, big corporate francese che ha oltre 26mila dipendenti, un fatturato di quasi 2 miliardi, con una filiale italiana con ricavi per 208 milioni, e impiega 2.800 persone. Altran Italia ha circa 250 clienti ed è nata nel 1996, il suo mestiere è offrire consulenza avanzata in ingegneria e innovazione. Ha ha sedi, laboratori tecnici e presidi su buona parte del territorio nazionale: Genova, Torino, Milano, Trieste, Verona, Padova, Bologna, Modena, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Pomigliano, Bari, Brindisi.







Headquarters di Altran, a Parigi
Headquarters di Altran, a Parigi

Cinque aree

L’offerta in Italia si rivolge a vari mercati organizzati in cinque Industry: Automotive, Infrastructures & Transportation, Aerospace, Defense & Railway, Energy, Industries & Life Sciences, Financial Services, Telecoms & Media (Tem). In ambito Solution, l’offerta di Altran Italia si focalizza sulle cinque aree individuate, declinate sui clienti italiani con un elevato grado di specializzazione.

 “Quello che facciamo è spostare competenze da un’area ad altre per fare innovazione”, continua Ngatcha. “Le società industriali oggi più che mai hanno bisogno di gestire i flussi di ingresso di competenza e conoscenza per generare innovazione verso l’esterno. Il vecchio paradigma che consisteva nell’avere qualcosa che gli altri non hanno, magari protetto da brevetto, non funziona più. Mescolando la nostra conoscenza che prima proteggevamo con qualche competenza diversa che sta fuori dalla nostra azienda potremmo inventare business nuovi”. 

Secondo le stime più accreditate, la sola collaborazione tra start up ha prodotto a oggi 1,5 trilioni di dollari di ricchezza, e una quota pari all’1,9% del business italiano. “E questo numero da solo dovrebbe spiegare perché puntare sull’open innovation. Altran lo fa da dieci anni proponendo alle imprese due modelli: il primo uno strutturato di apertura all’innovation in generale, il secondo cosiddetto di cross innovation, che consiste nello spostare conoscenza da una parte all’altra”, prosegue il manager. La manifattura in particolare può cambiare radicalmente grazie a questo paradigma, e innovarsi in maniere oggi inimmaginabili.

“Si tratta di dare vita allo smart manifacturign: alcune funzioni ripetitive del lavoro alla linea vengono robotizzate, altre parti come la gestione di magazzini e della filiera viene affidata a modelli matematici di gestione”, aggiunge Ngatcha. “La parte creativa affidata alla open innovation. Che cosa accade nella pratica? Si mettono insieme, per esempio, due settori manifatturieri diversi che, parlando e confrontandosi, possono dar vita a una terza manifattura nuova. Oggi non accade: chi produce il burro non dialoga con chi fa il packaging per il burro. Chi produce gomma non ha interazioni con chi la usa come componente della sua produzione specifica”. Che cosa accade quando due business si parlano?

Pillole: Altran studia il dispenser intelligente
Pillole: Altran studia il dispenser intelligente

Oggetti intelligenti

“Nascono progetti come quello del portapillole intelligente. Guidato da un cluster competitivo francese, il progetto triennale ha suscitato l’interesse e la collaborazione di diversi player complementari, tra cui un leader globale nel settore farmaceutico, un laboratorio di ricerca applicata specializzato nel campo della microelettronica e delle tecnologie dell’informazione”, racconta il manager di Altran. “La soluzione si basa su un portapillole intelligente in grado di interagire con diversi sensori e piattaforme di telemedicina. Il sistema è controllato da un comitato etico composto da medici, farmacisti e infermieri. L’attuale modo di somministrazione del farmaco sarà sostituito da un processo di packing/unpacking per assicurare che i pazienti ricevano esattamente la dose prescritta. Tutti i player della health-care chain sono coinvolti: dal medico all’infermiere”. Il ruolo di Altran nel progetto è quello di fornire competenze sulle questioni normative, sulla gestione del rischio e sulle interfacce uomo-macchina per progettare la solution medica. Un altro esempio è un programma focalizzato sul miglioramento dell’efficienza della linea di confezionamento di prodotti farmaceutici, in collaborazione con gli operatori della manutenzione, dei team leader della linea, degli operatori della linea, degli operatori di magazzino e del middle e top management. “Le principali aree di intervento prevedevamo la ristrutturazione del reparto di manutenzione per allineare i target con obiettivi di produzione, migliorare il programma di formazione per gli operatori di manutenzione e l’esecuzione di una analisi di affidabilità delle macchine”, continua il manager. “Altran ha trasformato e migliorato il piano di manutenzione preventiva, ha ridotto i tempi di sostituzione delle macchine, ha migliorato l’efficienza delle rettifiche dopo la sostituzione per ridurre i micro-stop, ha rilasciato un sistema di indicatori per consentire la produzione continua e la valutazione dell’efficienza, e ha attuato un piano di manutenzione autonoma che consenta agli operatori della linea di imballaggio di risolvere la maggior parte dei problemi  in autonomia”.

Parla il mercato

L’open innovation può nascere anche dal “basso” per necessità di mercato. “La chiamiamo frugal innovation, innovazione con il minimo indispensabile. Per esempio, in Africa tanti fanno innovazione per necessità. È il caso degli smartphone: c’è bisogno di telefoni la cui batteria duri quattro giorni, device che siano usati per fare pagamenti più che per stare in modalità mobile. Io, produttore di telefoni posso allora creare un modello di business orientato al mercato di africano, 1 miliardo di potenziali clienti, e produrre con il minimo indispensabile ciò che serve a quel portatile e che costi poco. Ho creato un modello di business, incremento il Pil del Paese e soddisfo un bisogno nel mondo, anche di stampo sociale: open innovation al quadrato, insomma”, è la conclusione.

Ingegnerizzazione Cad
Ingegnerizzazione Cad

Sfide e competenze

Altran accompagna le aziende in questo percorso di open innovation a 360 gradi. Che funziona anche e molto bene per le piccole imprese italiane. “Tantissime aziende per cui abbiamo lavorato sono cresciute con il nostro supporto e con questo approccio”, afferma Ngatcha. “Un esempio è quello di un’azienda di prodotti di lusso per navi da crociera. Prodotti che devono sopportare ambiente salino ed erosione, ma che a un certo punto sono stati assediati da una produzione cinese più a buon mercato. Hanno iniziato a perdere quote di mercato e hanno optato per il redesign to cost: per poter offrire prodotti di buona qualità, ma a costi ridotti. Con questo modello siamo riusciti a ridurre del 30-40% il costo di produzione, facendo la reingegnerizzazione meccanica e riducendo i costi di elettronica. Si tratta evidentemente di un modello che può essere applicato a Pmi che operano in mercati a forte concorrenza o che vogliono  rinnovare o ottenere ulteriore fatturato”. Per farlo è necessario il confronto, con altre aziende, Università, mercati e start up. Una sfida che le nostre Pmi possono vincere.














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